COME ARRIVARE ALL’ORALE DELL’ ESAME DI STATO IN PERFETTA FORMA

esame oraleAvendo un’esperienza più che ventennale nell’insegnamento, so che la maggior parte degli studenti arriva all’esame stressatissima. Il perché è presto spiegato: l’ultimo anno è di certo il più impegnativo e fin da settembre noi insegnanti abbiamo la pessima abitudine di ricordarglielo. D’altra parte, è per il loro bene, no? Peccato che gli allievi si stressino più a pensare che a fare. In altre parole, all’esame pensano molto facendo molto poco, o comunque impegnandosi in modo non costante.

Quest’anno, in un primo momento, si pensava che per l’ammissione all’Esame di Stato, non ci dovesse essere nemmeno un cinque in pagella. Ecco un altro motivo di stress. Perché se razionalmente avrebbero dovuto impegnarsi di più, emotivamente il pensiero “non ce la farò mai” ha vanificato qualsiasi sforzo per migliorare. Poi il ministro Gelmini ci ha ripensato; basta che la media della pagella sia almeno 6, compreso il voto di condotta. Un sospiro di sollievo, finalmente. Ma anche questa piccola rassicurazione ha danneggiato gli allievi più sfiduciati: il pensiero da “non ce la farò mai, si è trasformato nel più ottimista “va be’ vuol dire che qualche cinque me lo posso permettere”. Ragionamento errato, in primo luogo perché le materie in cui gli allievi affrontano maggiori difficoltà sono state un po’ trascurate, non molto, in verità, perché non sarebbe stato comunque consigliabile arrivare allo scrutinio con dei 4, in secondo luogo perché spesso non si tiene nella dovuta considerazione il punteggio del credito scolastico che, in presenza delle insufficienze, viene inevitabilmente decurtato. Inoltre, gli studenti alle volte non pensano che il credito accumulato costituisce una specie di “tesoretto” che li salvaguarda nel caso di un esame non proprio meraviglioso. Il che può succedere perché, se si aggiunge alla preparazione lacunosa l’emotività e la tensione accumulata nei mesi di studio, l’esito delle prove d’esame può essere deludente anche rispetto alle proprie aspettative.

Ma veniamo al discorso iniziale: come si fa ad affrontare serenamente il colloquio d’esame.
Archiviati gli scritti, in qualunque modo siano andati, lo stress è anche aumentato, specialmente se i risultati non sono quelli sperati. Prima di tutto bisognerebbe arrivare all’orale con la coscienza tranquilla, ma viste le premesse, non sempre lo è. Poi bisogna evitare di stressarsi all’infinito e infliggersi reclusioni forzate che altro non sono che autopunizioni. Non si sa perché, ma pare che più tempo si passa a casa maggiori saranno le possibilità di fare bella figura all’esame. Ma anche questo ragionamento è errato: quella che conta è la qualità del tempo che si dedica allo studio, non la quantità. A casa ci sono mille distrazioni, tanto vale uscire per distrarsi. Una passeggiata con gli amici, un po’ di shopping –senza pensare per forza a quali abiti indossare per l’esame, perché così facendo vi rovinereste anche il piacere dello shopping!-, un salto in palestra o una corsa per mantenere il fisico in esercizio e liberare la mente dai pensieri, possono essere delle soluzioni.

Un altro problema, a parte lo stress, è l’affaticamento mentale. Se all’esame i ragazzi arrivano affaticati significa che non si sono concessi un po’ di riposo. E mi riferisco non solo alle ore di studio, ma anche alle ore sottratte al sonno per motivi vari: la televisione, il computer, i messaggini con il cellulare … Uno studente di diciotto anni dovrebbe dormire almeno otto ore per notte e so che ciò non sempre accade. L’abitudine di far tardi a tutti i costi è deleteria. Poi succede che subentra l’insonnia: più tempo si sta alzati, dedicandosi ad attività che tengono ben svegli, meno ore di sonno ci si potrà concedere. Ma c’è anche chi recupera dormendo fino alle undici o a mezzogiorno. Pure questo comportamento è sbagliato perché, visto che a scuola ci si va alla mattina, gli studenti sono abituati ad essere attivi nella prima parte della giornata. Alzarsi tardi significa “mangiarsi” una bella fetta della giornata e non riuscire ad organizzare al meglio il tempo che rimane.
Dormire bene si può e si deve, ma se ciò non fosse possibile per motivi vari, una tisana a base di camomilla e melissa può essere la soluzione. In erboristeria o in farmacia se ne trovano di svariati tipi.

Ciò che si deve evitare, se non strettamente necessario, –nel caso di un fisico debilitato per altre ragioni- è l’uso di integratori alimentari. Se l’alimentazione è corretta, non servono. Tanto meno possono essere utili gli integratori per la memoria: a diciotto anni la memoria funziona benissimo e un integratore non è una pozione magica che fa venire in mente ciò che nella testa non c’è. Vale a dire: se non si studia abbastanza, non c’è fosforo che tenga.

Ma cosa s’intende per “buona alimentazione”? Innanzitutto un buon equilibrio tra le varie componenti: proteine, vitamine e carboidrati. Bisognerebbe evitare, in particolar modo, di sovrabbondare in carboidrati e proteine, trascurando le vitamine. Ad esempio, se si mangia la carne a pranzo, è meglio non consumarla alla sera. Stesso discorso vale per i carboidrati: non si trovano esclusivamente nel pane e nella pasta, come spesso si è portati a credere. I carboidrati sono degli zuccheri e la nostra dieta ne è piena, a cominciare dalla colazione. Spesso è trascurata dagli studenti, che vanno sempre di fretta, ma è indispensabile per affrontare a giornata. Una brioche o un panino, qualche fetta biscottata con la marmellata, dei biscotti non devono mai mancare, ovviamente non tutti assieme! Se non piace il caffè o il the, il latte è un alimento che sulla tavola della colazione non può mancare. Con un po’ di cacao è delizioso, se accompagnato ai cereali è un pasto energetico quanto basta. Ma se non si tollera il latte o non piace proprio, uno jogurt è un ottimo sostituto, accompagnato da un po’ di frutta. A pranzo e a cena la frutta non è indispensabile; molti dietologi sostengono che rallenti la digestione, quindi è meglio consumarla nello spuntino pomeridiano, oltre che a colazione. Anche un buon gelato alla frutta, però, costituisce un’ottima merenda.
Per la memoria l’ideale sarebbe il pesce ma mi rendo conto che la sua cottura richiede più tempo e pazienza, nonché maggior abilità culinaria che a volte alle mamme mancano, soprattutto il primo. Tuttavia, anche i bastoncini di pesce surgelati vanno benissimo. Ovviamente, essendo fritti, è bene non esagerare.

Non entro nel merito della questione del tempo che dev’essere dedicato allo studio perché quello dipende esclusivamente dagli studenti e dalla loro capacità di concentrazione: è inutile legarsi alla sedia per sei ore di fila quando è scientificamente dimostrato che l’attenzione cala dopo i primi venti minuti. Non significa, ovviamente, che si debba studiare solo venti minuti per ora, ma che ci si debba concedere delle pause e si alternino, possibilmente, argomenti più semplici e quelli più complessi. Anche questa distinzione, tuttavia, è personale: sono i ragazzi stessi a dover distinguere le materie in cui hanno più facilità nello studio e quelle che trovano particolarmente ostiche.

Infine, un consiglio: non studiare fino all’ultimo. Vale a dire, il giorno prima del colloquio si fa solo un ripasso, tanto quello che c’è in testa ormai è esattamente ciò che ci può stare. Per questo è buona norma iniziare a studiare per tempo le materie che non si digeriscono; all’ultimo si rischierebbe solo una … indigestione.
Assolutamente vietato fare tardi la notte prima del colloquio o alzarsi all’alba. Si rischia soltanto di presentarsi davanti alla commissione mezzo addormentati. Bere dieci caffè per tenersi svegli, invece, servirà solo ad arrivare all’esame nervosi e probabilmente con qualche tic che nessuno mai aveva sospettato di possedere. Per esempio, se lo studente si siede al tavolo della commissione con le gambe che “ballano” di continuo, procurerà ai commissari un fastidioso traballamento che di certo non li metterà di buon umore. Poi, non bisogna sottovalutare il fatto che quando il candidato appare tranquillo –anche se non lo è affatto!- dà l’idea di essere preparato e di non temere nulla. Se poi nel colloquio si “perderà”, i commissari potranno pensare che l’emozione, anche se ben nascosta, ha fatto dei brutti scherzi. In certi casi, infatti, la verità non è mai quella che appare … come sosteneva il “nostro” Pirandello.

ANZIANI E COMPUTER

anziani e computerUno dei testi compresi nella traccia del tema di Maturità sui Social Network, Internet e New media mi ha fatto riflettere sull’uso che gli anziani fanno del p.c.. Si tratta di un articolo del Sole 24Ore di qualche tempo fa e dice:

«Agli anziani le banche non sono mai piaciute un granché. Le hanno sempre guardate col cipiglio di chi pensa che invece che aumentare, in banca i risparmi si dissolvono e poi quando vai a chiederli non ci sono più. […] È per una curiosa forma di contrappasso che ora sono proprio gli anziani, e non i loro risparmi, a finire dentro una banca, archiviati come conti correnti. Si chiama “banca della memoria” ed è un sito internet […] che archivia esperienze di vita raccontate nel formato della videointervista da donne e uomini nati prima del 1940. […] È una sorta di “YouTube” della terza età.»
A. BAJANI, «YouTube» della terza età, in “Il Sole 24 ORE”, 7 dicembre 2008

Certamente Internet e l’informatica in generale sono utili a tutte le età, anche se le persone anziane ci mettono un po’ di più per imparare rispetto ai giovani; i bambini, poi, sono in assoluto i più avvantaggiati in questo senso, visto che hanno una capacità di apprendere alquanto veloce e quanto più si tratta di cose pratiche, tanto più la loro vivacità intellettuale si applica a dovere. Non mi stupirei se fossero proprio i nipotini ad avvicinare i nonni all’informatica.

Bella, poi, l’idea di questa specie di You Tube della terza età; per i non più giovani la memoria è fondamentale e il racconto delle esperienze fatte da nonni e bisnonni rappresenta un grande patrimonio culturale da trasmettere alle nuove generazioni.

Oggi, però, ho letto su TgCom una notizia che ha generato in me un po’ di perplessità riguardo i nonni e il p.c.: un anziano che vive in provincia di Pordenone, forse stufo della connessione lenta o del malfunzionamento del suo computer, ha afferrato la pistola, regolarmente registrata, e gli ha sparato.
Certo, ammetto che alle volte mi verrebbe da buttare il p.c. giù dalla finestra e, non avendo una pistola, gli darei volentieri una martellata. Quindi che il rapporto con il computer non sia sempre idilliaco è un dato di fatto ma sparargli addirittura cinque colpi di pistola … altro che “banca della memoria”!

VERSIONE DI CICERONE AL LICEO CLASSICO: ECCO LA TRADUZIONE

CiceroneLa traduzione che riporto di seguito è la più letterale possibile, per questo non bellissima. Sarà utile, comunque, agli studenti per capire gli eventuali errori o per gioire … se l’hanno fatta tutta giusta.
Naturalmente il testo di Cicerone tradotto lo trovate anche nei siti per studenti come splash.it, ma la traduzione può essere un po’ libera.

CICERONE, De officiis, I, 88-89

[88] Nec vero audiendi qui graviter inimicis irascendum putabunt idque magnanimi et fortis viri esse censebunt; nihil enim laudabilius, nihil magno et praeclaro viro dignius placabilitate atque clementia. In liberis vero populis et in iuris aequabilitate exercenda etiam est facilitas et altitudo animi quae dicitur, ne si irascamur aut intempestive accedentibus aut impudenter rogantibus in morositatem inutilem et odiosam incidamus et tamen ita probanda est mansuetudo atque clementia, ut adhibeatur rei publicae causa severitas, sine qua administrari civitas non potest. omnis autem et animadversio et castigatio contumelia vacare debet neque ad eius, qui punitur aliquem aut verbis castigat, sed ad rei publicae utilitatem referri.
[89] Cavendum est etiam ne maior poena quam culpa sit et ne isdem de causis alii plectantur, alii ne appellentur quidem. prohibenda autem maxime est ira puniendo; numquam enim iratus qui accedet ad poenam mediocritatem illam tenebit, quae est inter nimium et parum, quae placet Peripateticis et recte placet, modo ne laudarent iracundiam et dicerent utiliter a natura datam. Illa vero omnibus in rebus repudianda est optandumque, ut ii, qui praesunt rei publicae, legum similes sint, quae ad puniendum non iracundia, sed aequitate ducuntur.

88. In verità non dovranno essere ascoltati coloro che riterranno che ci si debba adirare fieramente coi nostri nemici, e crederanno che ciò si addica all’uomo magnanimo e forte: per un uomo grande e illustrissimo non c’è nulla di più degno della mitezza e della clemenza. In verità, presso le popolazioni libere e nell’imparzialità della legge devono anche essere praticate l’arrendevolezza e quella che viene definita elevatezza morale, per non incappare nell’inutile e odiosa capricciosità, qualora ci si adiri con chi si rivolge a noi in modo inopportuno o con chi ci fa delle richieste con sfrontatezza. E tuttavia la pacatezza e la clemenza devono essere giudicate positivamente cosicché per il bene dello Stato si adoperi anche la severità, senza la quale lo Stato non può essere amministrato. D’altra parte, ogni punizione e ogni rimprovero devono essere privi di offesa ed essere indirizzati non verso l’interesse di colui che punisce o rimprovera, ma al vantaggio dello Stato.

89. Bisogna anche fare attenzione che la pena non sia maggiore della colpa, e che, per le medesime ragioni, alcuni siano duramente colpiti, altri neppure chiamati in causa. Soprattutto bisogna evitare la collera nell’infliggere una punizione; chi si appresta a dare una punizione in preda all’ira, non terrà mai quella giusta via di mezzo, che si colloca fra il troppo e il poco, via che piace tanto ai Peripatetici, e piace a ragione, se poi essi non si mettessero a lodare l’ira dicendo che essa è un utile dono della natura. Al contrario quella (l’ira) dev’essere tenuta lontana in ogni circostanza e bisogna augurarsi che coloro i quali stanno a capo dello Stato si attengano alle leggi che sono portate a punire non secondo l’ira ma seguendo la giustizia.

ADDIO A MICHAEL JACKSON E FARRAH FAWCETT

Michael JacksonÈ morto ieri sera a Los Angeles Michael Jackson, mito pop che con la sua musica ci ha accompagnati negli ultimi trent’anni almeno. Si è spento a soli cinquant’anni, nella migliore tradizione dei miti immortali. La sua è la storia di un cigno nero che voleva diventare bianco. Quella sua incapacità di accettare la pelle scura, di appartenere alla razza nera che con grande sofferenza ha dovuto, attraverso i secoli, abbattere i pregiudizi. Qualcuno aveva previsto una morte precoce, causata da un tumore alla pelle dovuto agli innumerevoli interventi chirurgici cui si è sottoposto negli anni, prima di tutto per sbiancare la carnagione, in secondo luogo per affinate i tratti tipici della popolazione di colore. Ma alla fine è il suo cuore che ha ceduto, quello stesso cuore che ha trasmesso, attraverso la sua voce, un grande amore a generazioni di fan. E anche chi, come me, non è mai stato un fan accanito di Jackson, ora non può rimanere impassibile di fronte alla scomparsa del mito dei giorni nostri.

Una vita maledetta, la sua, tipica del “genio e sregolatezza” che ha caratterizzato l’esistenza di altri che l’hanno preceduto: Elvis Presley, James Dean, Marylin Monroe, solo per citarne alcuni. “Genio e sregolatezza” che nelle migliori tradizioni accorciano la vita, quasi a voler lasciare indelebili nella memoria di milioni di persone la gioventù bruciata prima ancora che il corso della vita abbia cancellato la bellezza e l’energia degli anni migliori.

Farah FawcettL’America, ma il mondo intero, non piange solo la scomparsa del mito Jackson; il destino ha voluto che poche ore prima della morte di Michael un altro mito, certamente meno potente e prepotente, si sia spento: dopo una lunga malattia e una vita segnata da dolori e dispiaceri se n’è andato l’ “angelo biondo” Farrah Fawcett. Anche lei ha segnato una parte della nostra vita e ha rappresentato per molte ragazze degli anni Ottanta un mito, un modello da seguire, partendo dall’inconfondibile capigliatura che molte adolescenti di quegli anni, me compresa, hanno imitato. Si è addormentata anche lei lasciando un ricordo indelebile, pur non avendo mai raggiunto gli stessi livelli altissimi di notorietà di Jackson. Lei, infatti, al contrario del cantante pop, ha condotto una vita privata nell’assoluta discrezione, salvo annunciare al mondo, attraverso un documentario, la sua fine imminente. Per essere un esempio, forse, di grande coraggio, un esempio da seguire. È facile, infatti , proporsi al pubblico quando si è al massimo splendore, ai vertici della popolarità; più difficile, invece, è mostrare il declino, quel cammino sul viale del tramonto che Michael non ha potuto percorrere.

Due stelle hanno brillato nella costellazione dell’effimero mondo dello spettacolo. Ora quelle stelle si sono spente ma la loro luce continuerà a brillare per sempre nella memoria di chi le ha conosciute e ne ha apprezzato il talento.

BAMBINI RUMOROSI ZITTITI DAL GIUDICE

vietato giocareIn un piccolo paese della provincia di Pavia, un condominio riesce a vincere la causa contro un … asilo nido. Il Giudice di Pace cui i condomini, che abitano a due passi dalla struttura per l’infanzia, si sono rivolti, ha dato ragione agli adulti brontoloni e ha intimato ai bimbi, di età compresa tra i due e i quattro anni, di giocare in silenzio. Non solo, le maestre devono vigilare attentamente e “tappare la bocca”, per modo di dire, ai bimbi che pare giochino in giardino facendo un po’ troppo rumore.

Nel leggere questa curiosa notizia, mi è venuto in mente un epigramma di Marziale, poeta latino vissuto a Roma nel I secolo d.C., famoso appunto per i suoi epigrammi, che elesse spesso vittima delle sue frecciatine il ludi magister, ovvero il maestro di scuola. Allora il maestro era tenuto in scarsa considerazione, malpagato e spesso insoddisfatto del suo mestiere. I ricchi lo snobbavano perché gli preferivano il pedagogo, un istitutore privato, con l’indubbio vantaggio di non dover portare i figli a “scuola”e, non essendoci scuole pubbliche, l’unica soluzione per il ludi magister era quella di tenersi in casa i fanciulli da istruire e vivere delle modeste somme che le famiglie pagavano per le lezioni.
In uno dei suoi testi Marziale si esprime così nei confronti del magister:

Cosa hai a che fare con noi, oh disgraziato maestro,
uomo odioso ai bambini e alle bambine?
I galli con la cresta non hanno ancora rotto il silenzio:
già tu tuoni con orribile strepito e con le frustrate.
I bronzi percossi sulle incudini risuonano in modo tanto molesto,
quando il fabbro sistema sul dorso di un cavallo la statua di un avvocato;
più mite infuria il clamore nel grande anfiteatro,
quando la folla acclama il suo gladiatore vincente
Noi vicini reclamiamo il sonno – non per tutta la notte -:
infatti stare svegli è tollerabile,
ma stare continuamente svegli è insopportabile.
Lascia andare i tuoi scolari. Vuoi, chiacchierone, ricevere
per stare zitto quanto ricevi per gridare?

I tempi cambiano ma pare che l’intolleranza dei vicini di casa non abbia limiti. Nell’epigramma di Marziale, però, la situazione è capovolta: nell’antica Roma, infatti, la quiete del vicinato era disturbata dal maestro che gridava e frustrava gli allievi fin dalle prime ore del mattino. Allora l’idea geniale fu: pagare il maestro per farlo tacere, con il conseguente congedo degli allievi.

Tornando alla vicenda dell’asilo pavese, la situazione è simile per quanto riguarda la retribuzione delle maestre, ma il giudice non chiede di mandare via i bambini rumorosi né le maestre “incapaci” di zittirli; tanto meno propone ai condomini di pagare gli stipendi delle insegnanti facendo chiudere l’asilo. Certo, al posto del Giudice di Pace io avrei trovato un’altra soluzione: far cambiar casa ai brontoloni, non prima di averli costretti a tenere per un mese intero nei propri appartamenti, naturalmente a turno, i vivaci pargoli. E le maestre? Libere di andare a fare shopping, senza rischiare le sanzioni del ministro Brunetta … ah, dimenticavo, si tratta di un asilo privato!

TEMA DI MATURITÀ 2009: LE TRACCE USCITE

gelminiEccomi qui, appena tornata da scuola dove i miei allievi di quinta sono stati impegnati, fino alle tre di pomeriggio, nello svolgimento del tema d’italiano. Le tracce uscite non hanno smentito alcuni pronostici: c’era Svevo, come avevo previsto anch’io, per quanto riguarda la tipologia A (analisi del testo), l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, mancava il Futurismo, anche se nell’ambito del saggio breve c’era una traccia sull’innovazione e la creatività. Delusione anche per chi si aspettava una traccia su Obama e sul caso di Elauna Englaro. Snobbata, per così dire, anche la crisi economica ma, onestamente, mi pare un tema assai difficile per dei diciottenni.
Gli altri argomenti erano attinenti al mondo giovanile: “Origine e sviluppi della cultura giovanile” e “Social Network, Internet, New Media”. Quest’ultimo tema deve’essere stato caldeggiato dal ministro in persona visto che si è buttata sul web, con i suoi interventi su You tube. Inaspettato il tema d’argomento storico: 150 anni dell’unità d’Italia, che però si festeggeranno nel … 2011. Per me non ha senso, però qualcuno l’ha scelto. De gustibus ….

Quando sono arrivata a scuola stamattina, prima delle otto, ho detto ai miei ragazzi: Se esce Svevo, propongo di urlare ‘Gelmini santa subito’. In effetti li ho stressati abbastanza con Svevo: mio concittadino, oltre che uno dei miei autori preferiti, non avrei potuto non “trattarlo a dovere”. Avevo anche, con un gran senso di colpa, trascurato i poeti del Novecento, compreso il “mio” Saba, ma n’è valsa la pena. Era un tema fattibilissimo, su cui erano preparatissimi … peccato che l’abbiano scelto in pochi! La maggior parte si è orientata sul Social network, tema sicuramente non tra i miei preferiti, ma in compenso qualcuno ha svolto il saggio breve sull’innamoramento e l’amore … molto romantico, non vedo l’ora di leggerli.

Naturalmente non sono mancate le solite fughe di notizie. Leggo sul Corriere.it che in un primo momento sul sito di Studenti.it erano uscite, prima delle 8 e 30, quindi in anticipo sull’apertura delle buste, delle tracce credibili ma assolutamente di fantasia. Ma dopo la “bufala” la fuga c’è stata davvero:

Alle 10 però eccoli i titoli veri: fotografati con un telefonino (rigorosamente vietato nelle aule) di ultima generazione e inviati a Skuola.net, che li pubblica sulla home page. Qualcun altro scrive direttamente ai siti. Una giovane di Caserta alle 8.44 invia un sms a Skuola.net e chiede aiuto per la prova di italiano. Anche su Studenti.it i testi per intero dei temi arrivano poco dopo le 10.«Si ripete anche quest’anno l’ormai consueta fuga di notizie dalle scuole dopo l’apertura delle buste.

A parte questo fenomeno che pare si ripeta ogni anno, si può dire che agli studenti non sia andata poi così male. Stamattina la Gelmini, ai microfoni dei vari TG, aveva promesso: tracce più semplici e brevi. Beh, almeno ha mantenuto la promessa. Però, quando ho letto la prima traccia e ho visto che trattava Svevo non ho urlato “Santa subito”, anche se ho fatto un gesto eloquente che voleva significare “e vai!!!!”. Credo che il ministro dovrà lavorare ancora molto per la beatificazione, soprattutto perché molti anziché con un’aureola sulla testa la vorrebbero vedere … su un rogo.

I VOTI AI PROF? MAH!

scuola1Grazie alla segnalazione di un “amico” commentatore, ho letto l’articolo del Corriere sull’iniziativa degli studenti del liceo Berchet di Milano che, assieme ai risultati dei loro scrutini, hanno esposto anche i giudizi sui propri prof. Che sia un primo passo verso la valutazione dei docenti auspicata dal ministro Gelmini, anche in vista di una progressione della carriera? Prima o poi ci saremmo arrivati, indubbiamente, ma che dei ragazzi adolescenti prendano l’iniziativa con il benestare del Dirigente Scolastico mi sembra veramente un tantino azzardato.

Non stupisce che da parte loro i docenti non siano così soddisfatti. E non stiamo parlando di chi è stato “bocciato” o ha rimediato qualche “debito”, magari in “spiegazione”, ovvero nella “capacità di trasmettere il sapere”. Beh, docenti non si nasce, com’è ovvio, ma si diventa, e, diciamolo, i “vecchi” docenti non hanno avuto, nell’ambito della didattica, alcuna preparazione. Per quanto mi riguarda, i concorsi ordinari che ho sostenuto e superato sono stati impostati sul puro nozionismo: i contenuti delle materie che poi si sarebbero insegnate e tutte le leggi che riguardano la scuola, in particolare, e la Pubblica Amministrazione, in generale. Poche nozioni di psicologia e pedagogia rientravano nei programmi ma, almeno a me, nessuno le ha chieste. Mi sorge il dubbio che nemmeno i commissari ne fossero edotti.

Della valutazione degli insegnanti si è parlato anche anni fa, quando il ministro Luigi Berlinguer aveva ipotizzato una specie di quizzone per saggiare la preparazione dei docenti. Ma anche in questo caso, il giudizio si sarebbe limitato alle conoscenze riguardo alle proprie materie. In più ci sarebbe stata una valutazione dei titoli che avrebbe contribuito al “voto” finale. Ricordo che allora ci fu un’insurrezione generale, anche da parte dei sindacalisti, che per la maggior parte sono di sinistra. Eppure il ministro e il governo di allora appartenevano al centro-sinistra. Lo sottolineo perché pare che un po’ di gente che lavora nel mondo della scuola abbia la memoria leggermente corta. Sembra, infatti, che gli errori madornali e le proposte un po’ bislacche siano da imputare solo ai ministri di centro-destra, ma in effetti non è così.

Sempre qualche anno fa il mio Dirigente di allora aveva proposto al Collegio dei Docenti una specie di questionario di gradimento, da somministrare ai ragazzi e alle loro famiglie, per valutare l’operato dei professori. Neanche a dirlo la proposta fu bocciata dai docenti che, stupiti e anche furibondi, ritenevano la questione una vera e propria ingerenza, un’ingiustificata intromissione nel lavoro altrui che quasi quasi avrebbe potuto preannunciare un’indebita violazione della libertà didattica che per i docenti è sacrosanta, quasi come il giorno libero. Certo, una reazione così non è del tutto biasimabile, al di là del fatto che ci sono persone che deliberatamente scelgono di insegnare per fare i loro comodi, sapendo che non c’è nessuno che li controlli e confidando nel fatto che i ragazzi non abbiano il coraggio di protestare. E in questo caso, non servirebbero nemmeno le minacce perché i ragazzi sono consapevoli che certi insegnanti sono un po’ come i clienti del ristorante: hanno sempre ragione. Si potrebbe aggiungere anche che hanno sempre il coltello dalla parte del manico, giusto per rimanere nell’ambito dei modi di dire, e che quel coltello si chiama voto. Non è da sottovalutare, infatti, la capacità di un docente di trovare il modo per “fregare” i propri allievi meritevoli di tale trattamento, ed è una capacità semplice da applicare, in fondo, se si conoscono i punti deboli dei ragazzi destinati alla crudele punizione solo perché hanno osato criticare l’operato dell’insegnante.

Fondamentalmente sarei d’accordo che ci si faccia giudicare dai propri allievi; sono contraria, però, all’esposizione dei “voti”, così come non condivido la prassi di esporre i risultati degli scrutini delle classi. E non mi si venga a dire che comunque i voti dei “bocciati” non vengono esposti al pubblico ludibrio; non è questo il punto, una volta che uno è bocciato i voti si possono immaginare e non è rilevante che abbia avuto più due o tre, o solo quattro e cinque. Quindi a maggior ragione sarei contraria all’esposizione dei voti per i prof perché verrebbe, in questo modo, messa in dubbio la loro professionalità attraverso il giudizio non sempre equo degli allievi. E non sto dicendo che ragazzi di quattordici o diciotto anni non siano in grado di giudicare, sto pensando alla loro obiettività. È naturale che un docente “odiato” da qualcuno, anche se preparato professionalmente e in grado di svolgere al meglio il proprio lavoro, anche dal punto di vista umano, potrebbe risultare un “fannullone”, per usare un’espressione tanto cara al ministro Brunetta, o un incapace. Dall’altro lato, un insegnante molto permissivo, che fa rilassare gli allievi concedendo pause durante le ore, o che li porta un po’ in giardino a scorrazzare così si stancano e non rompono, che non interroga mai perché ha altro da fare, tipo leggere il giornale o mandare sms alla fidanzata, che fa un compito a quadrimestre invece di tre e lo porta corretto tre mesi dopo, che regala i voti e s’inventa il numero delle assenze perché non ha nemmeno voglia di compilare il registro, che inventa pure il programma svolto e lo fa firmare agli allievi tranquillizzandoli che poi non darà il debito a nessuno, questo docente, signori miei, sarebbe un ottimo docente, avrebbe dei voti altissimi e, beandosi del successo ottenuto a fine anno, inviterebbe pure i ragazzi a mangiare la pizza.

Se poi, disgraziatamente, dovesse venir richiesta la valutazione da parte delle famiglie, allora i docenti, almeno alcuni, si troverebbero in un mare di guai. Cercherò di spiegare, in breve, perché le mamme e i papà non sono sempre in grado di giudicare obiettivamente un bravo docente.
Prima di tutto troppo spesso i genitori si fidano di quello che dicono i figli, naturalmente se c’è qualcosa che non va nel rapporto con un determinato docente o se il profitto è negativo; in questo caso la colpa viene addossata all’insegnante che non è capace di spiegare. Anche quando arrivano ai colloqui in cerca di un chiarimento, spesso i genitori non cambiano idea e, alcuni educatamente altri un po’ meno, insinuano che forse, dico forse, il programma va troppo veloce, le interrogazioni sono frettolose, l’insegnante non spiega bene , e magari non rispiega perché ritiene che chi non capisce al volo sia un emerito cretino e merita, quindi, di ripetere l’anno, quando non deve addirittura cambiare scuola o anche andare a zappare i campi perché, secondo molti, nelle aule scolastiche ci sono poche menti pensanti e troppe braccia rubate all’agricoltura. Ora, non dubito che qualche collega sia proprio così, ma ho delle riserve sulla reale obiettività dei ragazzi e sulla capacità dei genitori di comprendere le ragioni degli insegnanti. Questo succede anche perché spesso capita che mamme e papà arrivino ai colloqui ostentando la loro agiatezza .-che si concretizza in gioielli tempestati di diamanti e capi d’abbigliamento firmati- e guardino i docenti dall’alto delle loro centinaia di migliaia di euro di reddito annuo, al basso delle due decine di migliaia cui arriva a stento il guadagno di un docente con una certa anzianità di servizio.

È evidente, però, che ci siano pareri discordi tra ragazzi e genitori di una stessa classe riguardo al medesimo docente. È raro, infatti, che tutti la pensino allo stesso modo e se c’è una coesione tra le parti normalmente è volta a mettere in luce le “pecche” di un determinato docente, quasi mai le virtù. Poi, diciamo anche questo, il giudizio delle parti considerate è assai mutevole. Faccio un esempio: se il proprio figlio è bravo, arrivano al colloquio con un sorriso e si profondono in elogi; se, malauguratamente, il profitto cala, arrivano con il volto scuro, fare minaccioso e pretendono di vedere il compito cui è stato assegnato un due –cosa che, tra l’altro, rientra nei sacrosanti diritti, peccato, però, che del compito valutato con un bell’otto non gliene importi nulla- e poi chiedono anche com’è andato in generale, perché se ci sono tante insufficienze sarebbe da annullare. Insomma, lo stesso docente non può essere giudicato in modo obiettivo se il profitto dell’allievo è altalenante e altrettanto mutevole è l’atteggiamento dei genitori.

Ci sarebbero tante altre cose da dire ma è meglio che mi fermi per non annoiare i lettori. Un’ultima cosa, però, la voglio dire: non sono i prof a non voler essere giudicati, sono i ragazzi a voler fare i grandi e dimostrare anche loro di saper esprimere dei giudizi. Purtroppo però, mentre i docenti quasi mai danno i voti a caso, semmai utilizzano le più svariate griglie di valutazione, i ragazzi non hanno altri strumenti che il loro estro e del loro estro io personalmente non mi fido.

COME SCRIVERE BENE … LA SEMPRE VERDE “BUSTINA” DI UMBERTO ECO

fiammiferi minervaLa bustina di Minerva è una rubrica, curata da Umberto Eco, iniziata sull’ultima pagina dell’Espresso nel marzo del 1985 e continuata con regolarità settimanale sino al marzo 1998, quando è diventata quindicinale. Le “Bustine” sono state selezionate e raccolte in un libro, La bustina di Minerva, Bompiani editore (collana I Lemuri) nel 2001. Si spazia da riflessioni sul mondo contemporaneo, alla società italiana, alla stampa, al destino del libro nell’era di Internet, sino ad alcune caute previsioni sul terzo Millennio e a una serie di “divertimenti” o raccontini. La raccolta dà il senso alla rubrica che, come vuole il titolo, intendeva raccogliere quegli appunti occasionali e spesso extravaganti che talora si annotano nella parte interna di quelle bustine di fiammiferi che si chiamano appunto Minerva.

Una delle più famose “bustine” è quella in cui lo scrittore dà dei consigli semiseri su come scrivere bene. Alla vigilia della prova scritta d’Italiano dell’Esame di Stato, non si sa mai che qualcuno di questi consigli possa essere utile.

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10.Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11.Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
12.I paragoni sono come le frasi fatte.
13.Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14.Solo gli stronzi usano parole volgari.
15.Sii sempre più o meno specifico.
16.L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17.Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18.Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19.Metti, le virgole, al posto giusto.
20.Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21.Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.
22.Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23.C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24.Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25.Gli accenti non debbono essere né scorretti né inutili, perché chi lo fa sbaglia.
26.Non si apostrofa “un” articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27.Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28.Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29.Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30.Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31.All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32.Cura puntigliosamente l’ortografia.
33.Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34.Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35.Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36.Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37.Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38.Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.
39.Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.

“TEMA DI MATURITÀ”: POSSIBILI TRACCE E SPUNTI PER LO SVOLGIMENTO

studentiDa qualche tempo sul web è iniziato il toto-tema. Sulle possibili tracce si fanno delle congetture, alla ricerca degli argomenti più probabili. È chiaro che nulla è dato sapere fino all’apertura delle fatidiche “buste ministeriali”, che avverrà solo giovedì 25 giugno, pochi minuti prima dell’inizio della prova d’Italiano, tuttavia, dando uno sguardo alle tracce del passato e agli avvenimenti più rilevanti accaduti nel corso dell’anno, qualcosina si può ipotizzare.

Per quanto riguarda la Letteratura Italiana, negli ultimi dieci anni sono “usciti” soprattutto dei poeti: Ungaretti, Saba, Montale, Quasimodo, Cardarelli, Penna, Carducci, Sbarbaro, D’Annunzio, Dante, alcuni dei quali più volte e alcuni testi compresi anche nella tipologia B (ambito letterario). Altri autori, nei vari generi, sono stati Pavese, Foscolo, Manzoni, Pirandello. Insomma, facendo un calcolo, ci sono degli intellettuali che non sono mai “usciti”. Uno di questi è Italo Svevo.
Una plausibile traccia potrebbe riguardare Le donne di Svevo. In questo caso, l’analisi dovrebbe partire dall’Annetta di Una vita, passando attraverso Angiolina di Senilità (ma uno sguardo andrebbe dato anche ad Amalia), per arrivare alle donne di Zeno, Ada e Augusta in primis, ma senza dimenticare Carla.

Il teatro di Pirandello è talmente vasto che, anche se già nel passato una traccia è stata dedicata a Il piacere dell’onestà, è probabile che qualche altro pezzo capiti. Quello che bisogna mettere in risalto, parlando dell’autore siciliano, è il topos della follia e il confronto tra maschera e volto, binomio che compare praticamente in tutte le sue opere, romanzi compresi. Poco studiato, invece, è il Pirandello poeta. Una poesia che si sposa bene con il tema della “maschera e il volto” è La maschera, appunto. La poesia offre anche uno spunto per la trattazione dell’Umorismo, fondamentale per comprendere fino in fondo l’autore.

Un altro poeta che potrebbe “uscire” è D’Annunzio, ma la traccia potrebbe vertere sulla narrativa dannunziana, sempre un po’ trascurata. Fondamentale è il confronto tra il protagonista de Il piacere e i personaggi che animano i romanzi veristi. Parlando, in particolare, delle donne di D’Annunzio non si può scindere la sua opera dalla vita del poeta, caratterizzata da numerosi incontri con donne bellissime … d’altra parte era un esteta!

Considerando il centenario del Futurismo, è probabile anche che ci sia una traccia sull’argomento, inglobando sia la storia della letteratura sia quella dell’arte. Trattando l’argomento letterario, potrebbe essere richiesto il confronto con le altre poetiche del Novecento, seguendo il percorso che dai poeti decadenti porta ai crepuscolari e quindi ai futuristi.

Passando al tema di ordine generale, sono molti gli argomenti probabili. Vediamone alcuni.

1. Il caso di Eluana Englaro. Io onestamente non credo che possa “uscire” una traccia sul caso specifico; sono portata a pensare che possa essere trattato, piuttosto, l’argomento testamento biologico. In primo luogo bisogna sapere che cos’è, in secondo luogo, si deve conoscere la legge, ad esempio l’articolo 32 della Costituzione Italiana e informarsi sull’attuale stato dei lavori del Parlamento sulla legge ad hoc.
Come si sa, la proposta di legge esclude la possibilità di interrompere l’alimentazione e l’idratazione forzate, in quanto non ritenute “terapie”. Quindi, una morte come quella di Eluana Englaro non sarebbe legalmente possibile, qualora la proposta passasse. Questa considerazione potrebbe dare uno spunto alla riflessione sulla legittimazione, attraverso la Cassazione, di una morte che un’eventuale legge sul testamento biologico non renderebbe possibile.

2. Molte sono le ricorrenze che si festeggiano nel 2009: lo sbarco sulla luna, tema che potrebbe essere impostato sulle frontiere della scienza o sullo sviluppo delle tecnologie aerospaziali, che aprono la discussione sul turismo spaziale e sulla possibile colonizzazione dello spazio, non più in un’ottica puramente fantascientifica; i duecento anni dalla nascita di Darwin potrebbe ispirare una traccia sull’evoluzione della specie e quindi la trattazione potrebbe essere impostata sulla teoria darwiniana confrontata con la posizione della Chiesa, l’eterna diatriba tra fides et ratio di cui trattò anche papa Giovanni Paolo II nella sua famosa enciclica.

3. Uno degli eventi più importanti dell’ultimo anno è stata l’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti d’America. L’argomento potrebbe offrire l’occasione per fare delle considerazioni sulla popolazione di colore per secoli discriminata. La traccia comporterebbe la necessità di avere delle conoscenze sulla storia americana che non sempre nelle nostre scuole viene approfondita.
Direttamente collegato con Obama è il discorso della crisi economica mondiale che potrebbe essere impostato sul confronto con il ’29 e la politica del New Deal. È evidente che l’argomento è complesso e richiede delle conoscenze specifiche, per di più aggiornate, che non sempre dei diciottenni possiedono. Ma con l’ausilio della documentazione, nell’ambito del “saggio breve”, direi che è fattibile.

Spero di avere dato degli spunti utili. Non mi resta che aggiungere un “in bocca al lupo” a tutti gli studenti.

Articolo correlato: un altro buon consiglio, anche se un po’ datato, qui .

“TEMA DI MATURITÀ”: TIPOLOGIE E CONSIGLI PER LO SVOLGIMENTO

studente esameGli studenti che, giovedì 25 giugno 2009, si accingono ad affrontare la prima prova scritta dell’Esame di Stato (Maturità, con la vecchia terminologia), dovrebbero essere stati abituati, nel corso del triennio, a sviluppare tutte le tipologie testuali previste dalle tracce ministeriali. Ad ogni buon conto, le riassumo brevemente:

  • TIPOLOGIA :  ANALISI DEL TESTO

Viene proposto un testo letterario in prosa o versi, presumibilmente di un autore studiato, corredato di varie attività: la parafrasi (se è una poesia) o un riassunto del passo (se è un testo in prosa), la contestualizzazione dell’autore e del testo all’interno della sua produzione letteraria, l’analisi del testo proposto, un’interpretazione critica e un approfondimento che verte, generalmente, sul confronto dell’autore in questione con altri autori contemporanei e non, o appartenenti alla stessa corrente letteraria o che in tempi diversi hanno trattato lo stesso tema.
Ad esempio, se il tema è “l’esilio” è possibile confrontare testi antichi, come l’Odissea di Omero, con opere appartenenti ad epoche differenti come quelle di Foscolo o Manzoni.

  • TIPOLOGIA B:  REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
    1. AMBITO ARTISTICO – LETTERARIO
    2. AMBITO SOCIO – ECONOMICO
    3. AMBITO STORICO – POLITICO
    4. AMBITO TECNICO – SCIENTIFICO

N.B. Per questa tipologia, indipendentemente dall’ambito, bisogna fare attenzione alla premessa di carattere metodologico riportata di seguito:
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di “saggio breve” o di “articolo di giornale“, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano. Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e svolgi su questa base la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al tuo saggio un titolo coerente e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se scegli la forma dell'”articolo di giornale”, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo ‘pezzo’. Da’ all’articolo un titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.”

Questa tipologia, accanto all’argomento proposto, prevede una raccolta di testi di vario genere (opere letterarie, saggi, articoli di giornale …), che devono essere utilizzati per la stesura dell’elaborato. Si potrebbe dire che “possono essere utilizzati”, ma se vengono proposti è evidente che sia meglio fare riferimento a tutti, sia per confermare la propria tesi, sia per individuare una possibile antitesi. In questo caso, si dirà: “non sono d’accordo con quanto afferma Tizio perché con le mie argomentazioni ho proposto una tesi diversa ….”. Questo è solo un esempio, ovviamente. Evitate comunque di fare troppe citazioni; meglio una sintesi del documento. È inoltre sconsigliabile iniziare il tema con una citazione presa dai testi che avete di fronte.
È bene riflettere sulla scelta dell’ambito perché, se non avete molte conoscenze in questo senso, rischiate di non sapere cosa scrivere o di produrre una specie di testo compilativo dei documenti riportati. Cosa che, com’è ovvio, è vivamente sconsigliata.
Ricordate, inoltre, di riportare il titolo e di ipotizzare la destinazione editoriale. Nel dubbio, “fascicolo scolastico di ricerca e documentazione” va sempre bene … o almeno non dovrebbe essere contestato.
Visto che la scelta è tra “saggio breve” e “articolo di giornale”, non conviene cimentarsi per la prima volta in una tipologia che non avete mai sperimentato. Secondo me, con il “saggio breve” non si sbaglia mai.

  • TIPOLOGIA C:  TEMA DI ARGOMENTO STORICO

Per questa tipologia troverete la classica traccia del tema d’italiano, senza documenti da analizzare. A parte le conoscenze del periodo e dell’evento proposto, che non dovrebbero mancare, bisogna fare attenzione alla qualità di ciò che si scrive. Mentre nella tipologia B la documentazione fornita offre uno spunto per lo svolgimento del tema, in questo caso, se non avete molte conoscenze, può capitare di scrivere banalità e quindi anche qualitativamente il tema sarà scadente.

  • TIPOLOGIA D:  TEMA DI ORDINE GENERALE

Anche per quest’ultima tipologia troverete solo la traccia con l’argomento da sviluppare. Apparentemente questa tipologia è la più facile e meno rischiosa, ma in effetti non è così. Se nel tema storico i contenuti appresi vi aiutano, in questo tema di “ordine generale” potreste trovarvi di fronte un argomento su cui siete poco preparati. Se la scelta di questa tipologia viene fatta per “disperazione”, ovvero dopo aver escluso tutte le altre tracce per mancanza di conoscenze, chi correggerà il vostro elaborato se ne renderà benissimo conto, perché avrete scritto delle banalità anche se, qualora siate particolarmente abili, avete fatto finta di avere delle idee brillanti.

Leggi anche l’ ARTICOLO CORRELATO qui e la PAGINA SPECIALE sull’Esame di Stato QUI.