RENZI: “GLI INSEGNANTI OGGI SONO EROI”. BERSANI DOCET

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Gli insegnanti oggi sono degli eroi: con stipendi quasi ridicoli – e potremmo anche togliere il quasi – sono chiamati alle funzioni di educazione della persona“.

Intervenuto a un incontro a Milano alla rivista Vita, il premier Matteo Renzi si è lasciato andare a questa esternazione. Ha aggiunto, affrontando il discorso dell’edilizia scolastica, che la questione centrale è l’educazione, puntualizzando: ma io non sono credibile se pongo quella questione senza aver risistemato le scuole.

Be’, certo, se i soffitti ci piovono addosso effettivamente l’educazione passa in secondo piano. Peccato che lo Stato si sia impegnato per tre anni con l’Invalsi stanziando 14 milioni di euro per i famigerati test, soldi che avrebbe potuto utilizzare per iniziare a mettere in sicurezza le scuole. Una goccia nell’oceano, comunque, dato che per l’edilizia scolastica ci vorrebbero 4-5 miliardi.
Ma non è di questo che volevo parlare.

Quando ho letto la frase pronunciata da Renzi a proposito degli insegnanti eroi (ma chi di noi si sente effettivamente tale?), mi sono detta: questa l’ho già sentita.
Ecco dunque che rispunta nella mia mente un post che risale a quattro anni fa. Protagonista è un altro esponente del Pd, Pier Luigi Bersani.

Nel maggio 2010, intervenendo all’Assemblea Nazionale del partito si era così espresso nei confronti dei docenti e dell’allora ministro del MIUR Mariastella Gelmini (riporto le sue parole e perdonate il suo pessimo italiano): “Io sono per fare uscire da questa assemblea una figura eroica, i veri eroi moderni, gli insegnanti che inseguono il disagio sociale in periferia, lottano contro la dispersione”, aggiungendo che “la Gelmini gli rompe i coglioni” (e perdonate l’uso di gli per loro che a me fa accapponare la pelle … lo so, le grammatiche dicono che si può usare ma io non mi ci abituerò mai!).

Ecco dunque che l’allievo cita il maestro: Renzi fa suo il concetto di insegnante – eroe, anche se non può dire che “la Giannini gli rompe i coglioni”, essendo stata scelta da lui medesimo per rivestire quel ruolo.

ESAME DI STATO 2011: OGGI LA TERZA PROVA SCRITTA. MA NON CHIAMATELA QUIZZONE

Da quando, con la riforma dell’esame di maturità – che oggi si chiama Esame di Stato -, varata nel 1997, è stata introdotta la terza prova scritta, essa viene, tanto volgarmente quanto semplicisticamente, chiamata “quizzone“. In realtà è tutt’altro che un quiz, almeno nella maggior parte dei casi. Ma vediamo, per chi non ne fosse ancora informato, di che cosa si tratta.

La terza prova scritta, a differenza delle prime due che sono ministeriali (la prima è uguale per tutte le scuole secondarie di II grado d’Italia), è preparata dalla Commissione esaminatrice (costituita da tre commissari esterni, tre interni e un Presidente) che decide anche la tipologia degli esercizi da sottoporre agli studenti.
Esiste, è vero, la possibilità di predisporre dei quesiti a risposta multipla (da 30 a 40), ma la maggior parte delle commissioni propende per i questiti che richiedono una risposta sintetica. Possono essere proposti, inoltre, dei problemi scientifici a soluzione rapida (non più di 2), oppure, a seconda degli indirizzi di studio, si può richiedere la realizzazione di un progetto.

Insomma, tutt’altro che quizzone. Le discipline coinvolte possono essere quattro o cinque e il numero dei quesiti varia da un minimo di 10 a un massimo di 15. Generalmente la Terza prova è costruita prendendo spunto dalle simulazioni che vengono svolte dagli allievi durante l’anno scolastico, ma non si tratta di una regola ferrea. Ogni decisione, infatti, spetta ai membri della commissione che preparano le domande da sottoporre ai maturandi la mattina stessa della prova e non anticipano le materie oggetto d’esame.

Dal prossimo anno scolastico questa prova potrebbe andare in pensione per lasciar spazio ad un test a risposta multipla di tipo anglosassone simile a quello dell’Invalsi che viene proposto per l’esame di terza media. Il tutto – ha spiegato il ministro del MIUR Mariastella Gelmini– per avere «un sistema di valutazione omogeneo per tutto il Paese».

Le commissioni hanno lavorato tutta la giornata per la correzione delle prove perché fra un paio di giorni inizieranno gli orali. Non rimane, quindi, che quest’ultimo sforzo e poi … tutti in vacanza, finalmente!

ESAME DI STATO 2011: COME SI CALCOLA IL VOTO FINALE

Così si calcola il voto finale dell’Esame di Stato:

Punteggi
– Credito scolastico 25 punti
– I prova scritta 15 punti
– II prova scritta 15 punti
– III prova scritta 15 punti
– Colloquio 30 punti
Totale 100 punti
Bonus* 5 punti

La sufficienza per ciascuna delle prove scritte è di 10 punti su 15.

Al colloquio l’esito sufficiente equivale a 20 punti (il massimo del punteggio del colloquio è 30 punti)

*Bonus max di 5 punti per coloro che riportano almeno 15 punti di Credito e 70 punti nelle prove d’esame

Nuovi criteri per attribuire la Lode. Dallo scorso anno occorre essere in possesso di tutti e tre requisiti:

– Punteggio massimo nelle tre prove scritte (45 punti), nel colloquio (30 punti) e di credito (25 punti) senza fruire del Bonus di 5 punti a disposizione della commissione.
– La media del 9 conseguita nell’arco del triennio.
– Deliberazioni per l’attribuzione dei massimi punteggi delle prove e del credito dell’ultimo anno assunte all’unanimità.

Sono 25 i punti assegnati al massimo ai crediti formativi, distribuiti secondo la seguente tabella in base ai voti conseguiti negli ultimi tre anni. Il voto in condotta viene conteggiato nella media, al contrario di quello di religione e/o altre materie correlate alternative.

Per quanto riguarda i privatisti, la disciplina è regolata dalla seguente tabella riassuntiva.

NOTA – M rappresenta la media dei voti conseguiti in sede di scrutinio finale di ciascun anno scolastico.

Fonte Ministero dell’Istruzione

Normativa sulla lode Art. 21, Ordinanza n.37, del 19 maggio 2014 : «La Commissione all’unanimità può motivatamente attribuire la lode a coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 punti senza fruire della predetta integrazione del punteggio (il bonus), a condizione che: abbiano conseguito il credito scolastico massimo senza fruire della integrazione (una possibilità che il Consiglio di Classe ha per premiare l’impegno dello studente in particolari e motivati casi). Sempre relativamente ai candidati agli esami conclusivi del secondo ciclo di istruzione, a conclusione dell’anno scolastico 2013/2014, ai fini dell’attribuzione della lode, il credito scolastico annuale relativo al terzultimo, al penultimo e all’ultimo anno nonché il punteggio previsto per ogni prova d’esame devono essere stati attribuiti dal consiglio di classe o dalla commissione, secondo le rispettive competenze, nella misura massima all’unanimità (articolo 3, commi 1, 2 e 3 del decreto ministeriale 16 dicembre 2009, n. 99). Anche al fine di consentire l’effettuazione delle opportune verifiche da parte della commissione, si rammenta che, ai sensi del decreto ministeriale 16 dicembre 2009, n.99, articolo 3, comma 2, i candidati destinatari del punteggio massimo di credito scolastico (8 punti per la classe terza, 8 punti per la classe quarta e 9 punti per la classe quinta) devono avere comunque riportato, negli scrutini finali relativi alla classe terza, alla classe quarta e alla classe quinta, la media dei voti superiore a nove, con nessun voto inferiore a otto (ivi compresa la valutazione del comportamento)».

[post aggiornato in data 25 giugno 2014]

PER ALTRI DETTAGLI SULL’ESAME DI STATO II GRADO CLICCA QUI

ESAME DI STATO 2011: LE TRACCE USCITE

ATTENZIONE: PER LE NOTIZIE RIGUARDANTI LE TRACCE USCITE ALLA MATURITA’ (ESAME DI STATO) 2012 CLICCARE QUI

gelminiEccomi qui, appena tornata da scuola dove i miei allievi di quinta sono stati impegnati, fino quasi alle tre di pomeriggio, nello svolgimento del tema d’italiano.
QUI potete trovare le tracce uscite. Niente di speciale, perlopiù deludenti e alcune alquanto difficili, nel senso che richiedevano delle ampie e specifiche conoscenze sull’argomento proposto.

Ma ora sono troppo stanca per commentare. A più tardi.

AGGIORNAMENTO DEL POST, 23 GIUGNO 2011

Riporto il Comunicato del MIUR sulla prima prova dell’Esame di Stato 2011:

“Le tracce sono chiare e sintetiche, così come promesso – ha dichiarato il ministro Mariastella Gelmini – Mi è sembrato importante inserire, all’interno della grande tradizione della Maturità italiana, alcuni temi vicini alla sensibilità dei ragazzi: l’educazione ad una corretta alimentazione e il concetto di fama ai tempi di Youtube e Facebook.
La traccia che avrei svolto è il saggio breve di ambito storico politico su Destra e Sinistra.
Auguro in bocca al lupo ai ragazzi per le seconde prove di domani, che sono state predisposte dai tecnici del Miur. Purtroppo il numero di indirizzi della scuola superiore italiana non aiuta a semplificare la stesura dei quesiti. Con la nuova Riforma della scuola però saranno ridotti sensibilmente. Anche per questo sarà più facile controllare al meglio le tracce, evitando le imprecisioni che spesso hanno accompagnato soprattutto le seconde prove”.

E’ la traccia del saggio breve dell’ambito socio-economico il tema più gettonato dagli studenti che oggi hanno affrontato la prova di italiano dell’esame di Stato. Secondo i dati che emergono da un campione significativo di scuole infatti la traccia dal titolo “Siamo quel che mangiamo?” è stata scelta dal 42,7% degli studenti.

Al secondo posto il tema di ordine generale “Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti”, svolto dal 26,4% dei candidati. Al terzo posto nelle preferenze dei ragazzi il saggio breve di ambito artistico letterario “Amore, odio, passione” con il 14,7%, mentre l’analisi della poesia “Lucca” di Giuseppe Ungaretti è stata svolta dal 6,9%. Quinto posto per il saggio breve di ambito storico-politico “Destra e Sinistra”, affrontato dal 4,4% degli studenti. Subito dopo, al sesto posto con il 3,5% delle preferenze, il saggio breve di ambito tecnico-scientifico dedicato a Enrico Fermi. Settimo posto per il tema di argomento storico, scelto dall’1,4% dei maturandi.

Per quanto riguarda le percentuali registrate nei diversi tipi di scuola, nei Licei la traccia “Siamo quel che mangiamo?” è stata scelta dal 34,6%, l’analisi della poesia “Lucca” dall’11,6%, “Amore, odio, passione” dal 22,6%, “Destra e Sinistra” dal 5,9%, il saggio su Enrico Fermi dal 4,6%, il tema storico dall’1,4% e il tema di ordine generale dal 19,3%.

Negli Istituti Professionali l’analisi del testo è stata scelta dal 4,2% dei candidati, “Amore, odio, passione” dal 7,1%, “Siamo quel che mangiamo?” dal 49,5%, “Destra e Sinistra” dal 2,4%, il tema su Enrico Fermi dal 2,6%, il tema storico dall’1,4% e il tema di ordine generale dal 32,8%.

Negli Istituti Tecnici il 3,3% ha affrontato l’analisi del testo, il 7,7% il saggio “Amore, odio, passione”, il 49,7% “Siamo quel che mangiamo?”, il 4,3% “Destra e Sinistra”, il 3,1% il tema su Enrico Fermi, l’1,6% il tema storico e il 30,3% il tema di ordine generale.

Nei Licei Artistici e Istituti d’arte l’analisi del testo è stata svolta dal 4,5%, il saggio “Amore, odio, passione” dal 18,9%, “Siamo quel che mangiamo?” dal 40,1%, “Destra e Sinistra” dal 3,9%, la traccia su Enrico Fermi dal 2%, il tema storico dallo 0,7% e il tema di ordine generale dal 29,9%. (LINK)

NUOVO AGGIORNAMENTO DEL POST, 24 GIUGNO 2011

ECCO LE MIE OSSERVAZIONI SULLE TRACCE.

Tipologia A. Il testo Lucca di Ungaretti non è generalmente conosciuto dagli studenti perché non contenuto nelle antologie scolastiche. Le domande sono abbastanza mirate e non lasciano ampio spazio all’interpretazione personale. Qualcuna è davvero difficile e non so quanti abbiano colto fino in fondo il significato del testo. Per quanto riguarda l’approfondimento, il primo testo che mi viene in mente e che potrebbe essere messo in relazione con la poesia proposta è I fiumi, ma il confronto non è facile. Più alla portata degli studenti la riflessione proposta in alternativa sulla situazione storico-culturale dell’epoca di Ungaretti o le situazioni del nostro tempo.

Così Luciano Favini, 65 anni, ex insegnante ed ex preside, che dal 2008 è responsabile della struttura tecnica per l’esame di Maturità e sceglie le prove insieme al ministro Mariastella Gelmini, ha giustificato la scelta di Lucca: «L’analisi del testo deve essere fatta su un brano poco noto. Se diamo il “Sabato del villaggio” premiamo solo la diligenza nello studio e non l’autonoma capacità di interpretazione. E poi Ungaretti mancava da molti anni». Più che giusto.
Difficoltà: ***

Tipologia B.

Ambito artistico-letterario.
Già due anni fa era uscita una traccia sull’innamoramento e l’amore. Questa, però, punta l’attenzione su di una pluralità di sentimenti: non solo amore, ma anche odio e passione. Il primo testo di Manzoni, in cui si parla della “sventurata” Gertrude, la monaca di Monza, pone l’accento sulla passione amorosa che prevale sulla dignità stessa della persona. La lupa di Verga è la tipica ammaliatrice, una donna odiata e temuta dalle altre donne, amata ma tenuta lontana, facendosi violenza, dagli uomini, in particolare dal genero che lei amava, al punto dA costringere la figlia a sposarlo per poterlo avere sotto gli occhi in ogni momento della giornata. Anche in questo testo prevale la passione amorosa ma anche l’odio che, come il famoso ossimoro catulliano, può scaturire solo da un grande amore. Il testo di D’Annunzio è certamente meno noto ma lascia intravedere, anche qui, una passione insana che può portare alla morte. Non so perché, ma leggendo questo passo mi è tornata alla mente la scena finale del film La guerra dei Roses: quei due ex coniugi che insieme trovano la morte perché, pur odiandosi, non hanno mai smesso di amarsi. Infine, un brano tratto da Senilità di Svevo. Anche questo romanzo difficilmente si legge per intero e ad esso, purtroppo, non si dedica molto spazio, privilegiando l’assai più nota Coscienza di Zeno. Il brano, tuttavia, è piuttosto esplicito: qui prevale il sesso e la superiorità dell’uomo possessore di una donna che è tutt’altro che ingenua. Ma è amara la constatazione che Emilio fa di aver posseduto non la donna che amava, bensì quella che odiava. Ed ecco che ritorna a far capolino l’ossimoro catulliano: Odi et amo.

Così Favini replica all’osservazione che una traccia sull’amore era piuttosto recente: «Abbiamo pensato di approfondire il tema, invitando ad analizzare le varie sfaccettature dell’amore, che può portare anche a sentimenti negativi».
Un bel tema, fattibilissimo.
Difficoltà: *

Ambito socio-economico.
Di gran lunga il preferito dai maturandi: “Siamo quel che mangiamo?”. La domanda è stuzzicante, i testi proposti assai meno, a mio parere. Partiamo da quello di Adele Sarno: che l’alimentazione sia importante per la salute, soprattutto a livello cardiovascolare, è abbastanza noto e scontato. Il testo è in pratica un elenco di alimenti che caratterizzano, nella quantità e nella qualità, i pasti degli Italiani e che costituiscono una cattiva abitudine alimentare. Il messaggio è che dobbiamo modificare le nostre abitudini ma su questo non ci piove e mi pare che ci sia ben poco da aggiungere. Il secondo documento rappresenta l’elogio della dieta mediterranea dichiarata, il 17 novembre 2010, patrimonio dell’umanità. La cosa che a me pare notevole è che venga spiegato il reale significato del termine “dieta” che molti confondo con un regime alimentare adatto a chi vuole dimagrire. L’attenzione che poi viene posta sullo stretto legame tra la Dieta e la conservazione e lo sviluppo delle attività economiche tradizionali è interessante ma non so quanto possa costituire uno spunto di riflessione per i nostri ragazzi, abituati a nutrirsi nei modi più vari e insani. Il terzo testo di Carlo Petrini è incomprensibile, almeno per dei diciottenni alle prese con un esame di maturità. L’unico concetto che può essere preso in considerazione è quello del cibo come merce e lo spreco che ne facciamo, vivendo in una società consumistica dove tutto si butta e si può sostituire. Un po’ troppo riduttivo e banale. Infine, il brano di Silvia Maglioni è alla portata dei giovani, almeno di quelli abituati a consumare i pasti attaccati ai pc e ai video giochi. Ma io mi chiedo: che genitori hanno questi qui?

Ben contento dell’apprezzamento dei maturandi, Favini commenta così il successo di questa traccia: «si tratta di un argomento caro al ministero, al suo impegno per la formazione dei ragazzi anche sul tema della salute».
A pare mio sembra più semplice di quanto non sia in realtà perché si rischia di dire solo banalità.
Difficoltà: **

Ambito storico-politico.
L’argomento, “Destra e Sinistra” appare alquanto vago e per certi versi pericoloso … be’, dipende dal commissario e dalla sua capacità di valutare l’elaborato in sé e non il pensiero di fondo. Anche se il saggio breve dovrebbe essere il più oggettivo possibile, è pur vero che i ragazzi non si trattengono dal dire la loro su un argomento, la politica, che a molti sta a cuore ma di cui purtroppo capiscono ben poco o hanno un’opinione fortemente condizionata dalle frequentazioni, familiari e non.
Il primo testo di Bobbio è abbastanza comprensibile ed aperto a spunti di riflessione che ben si sposano con i concetti espressi da Veneziani nel secondo documento. Più ostico, almeno per me che non ho mai amato la politica né la sua storia, è il brano di Panebianco: ad una prima lettura sembra banale ma in effetti non so a quali approfondimenti possa portare. Esemplificativo dal punto di vista storico il testo di Carocci, di facile decifrazione. Tuttavia ho delle perplessità sulla preparazione degli studenti sull’argomento e temo che alla fine il saggio sia più compilativo che altro. Insomma, io non l’avrei scelto.

Di fronte allo scarso successo riscosso dalla traccia in questione, Favini spiega: «È un classico, diciamo che era una scelta per ragazzi impegnati».
Difficoltà: ***

Ambito tecnico-scientifico
Enrico Fermi, fisico”. L’argomento viene presentato in modo lapidario. Per una volta, però, l’ambito è veramente tecnico-scientifico, mentre negli anni scorsi i testi proposti propendevano per il sociale. I primi due testi, di Cabibbo e Bruzzaniti, per me sono molto tecnici e non proprio facilmente decifrabili. Ma ammetto i miei limiti che credo siano comuni a tutti gli insegnanti di Lettere che per la correzione chiederanno inevitabilmente il supporto dei colleghi di Fisica. Gli altri due documenti, entrambi di Fermi, sono molto più comprensibili e aprono ad una riflessione ampia sull’utilizzo delle scoperte scientifiche, non sempre ineccepibili dal punto di vista morale. C’è, poi, nel testo tratto dal discorso che il fisico italiano tenne nel 1947 uno spunto di riflessione sulla preparazione degli scienziati che dovrebbero essere spinti, nelle loro ricerche, più dalla passione per gli studi che dalla prospettiva di consensi e gratificazioni economiche.
Un po’ troppo specialistico, forse più alla portata degli studenti del liceo scientifico ma credo al di fuori delle competenze di chi ha frequentato altri licei oppure i tecnici e certi professionali.

Su questa traccia nemmeno Favini si pronuncia. Ciò mi consola non poco.
Difficoltà: ***

Tipologia C – Tema di argomento storico

Si parte da una citazione tratta dal Secolo breve di Hobsbawn incentrata sul periodo storico che lo studioso ebreo definisce “età dell’oro”, un periodo di crescita economica e di trasformazione sociale: un trentennio che si conclude con gli anni ’70. Certamente un’età importante e relativamente vicina a noi, ma decisamente fuori dalla portata degli studenti che nello studio della storia difficilmente arrivano ad approfondire questo periodo. Così Lucio Villari, storico di professione, commenta la traccia: “Strano quel tema sugli anni 70, strana quella interpretazione data. Chi ha dato quella traccia non è ben informato. Quella citazione di Hobsbawm è fuori posto“. Io mi affido al suo autorevole giudizio e ritengo veramente difficile questo tema.

Tuttavia Favini difende questa traccia e giustifica anche la scelta di tradurre erroneamente “età della catastrofe” ciò che sarebbe invece da rendere con “frana”: «Dobbiamo attenerci alle traduzioni disponibili. Non ci possiamo arrogare questo diritto». Quando, poi, gli si fa notare che a scuola gli anni ‘70’ nemmeno si studiano, replica: «Ed è un errore. Fin dai tempi di Berlinguer abbiamo modificato la scansione dei programmi di storia, spiegando che i ragazzi dell’ultimo anno si devono concentrare proprio sul ’900. Era anche un invito rivolto agli insegnanti, uno stimolo per seguire questa indicazione». Ma chi glielo spiega che, anche se gli insegnanti cogliessero gli “stimoli”, le ore di storia, sia al biennio che al triennio sono troppo poche?
Difficoltà: ****

Tipologia D – Tema di ordine generale

Anche qui si parte da una citazione: “Nel futuro ognuno sarò famoso al mondo per quindici minuti”. Parola di Andy Warhol, figura predominante del movimento pop art americano. Il candidato è invitato a riflettere sul concetto di “fama” (effimera o meno) proposto anche dalla televisione e dai Social Media.
Chi pensava di dover approfondire la riflessione su Warhol ha preso un grosso abbaglio. Ho letto in giro che qualche studente si è pure vantato di essersi volutamente soffermato sulla omosessualità dell’artista sapendo che un commissario esterno (o addirittura il presidente, non ricordo bene) è leghista. Una bella provocazione, non c’è che dire. Peccato che sia andato completamente fuori tema.
La traccia poteva essere sviluppata da chiunque sia interessato a questi fenomeni di costume e segua i Talent e i Reality Show o sia un fan accanito dei Social media. Ovviamente la posizione non dev’essere a favore, anzi. Le argomentazioni contrarie penso siano le più gradite. Ho un solo rammarico: peccato che Canalis e Clooney abbiano solo oggi avvisato della loro rottura. Che occasione mancata! Ci sarebbe stato da riempire un intero foglio protocollo sulla fama effimera della Canalis e soprattutto sulla sua incapacità di fare qualsiasi cosa nell’ambito dello spettacolo, tranne accalappiarsi per un paio di anni un bel tenebroso come il “nostro” George.

Favini definisce “sbarazzina” la traccia che partiva da Andy Warhol. Ha perfettamente ragione. Tra tutte la più abbordabile.
Difficoltà: *

N.B. Gli asterischi indicano la difficoltà delle tracce non in sé ma in relazione le une alle altre.

Chi volesse leggere tutta l’intervista a Luciano Favini può CLICCARE QUI.

BOCCIATURA ALLIEVI CON TROPPE ASSENZE: PER IL CODACONS E’ ILLEGITTIMA

Come è noto, il MIUR, attraverso la la circolare n.4 del 20 marzo 2011 ha chiarito che, per la validità dell’anno scolastico e l’ammissione degli studenti della scuola secondaria di I e II grado, è necessaria la frequenza del 75% del monte orario annuale. Sono, tuttavia, previste delle deroghe su cui il ministero si limita a dare dei suggerimenti. Si potrà, infatti, a discrezione dei singoli Collegi dei Docenti, tener conto delle assenze motivate da:

1. problemi di salute adeguatamente documentati
2. terapie e/o cure programmate
3. donazioni di sangue
4. partecipazione ad attività sportive e agonistiche organizzate da federazioni riconosciute dal Coni
5. adesione a confessioni religiose per le quali esistono specifiche intese che considerano il sabato come giorno di riposo.

Per quanto riguarda il punto 3, credo il problema non sussista in quanto per la donazione (solo per gli allievi maggiorenni) si possono perdere al massimo due mattinate per gli studenti maschi e una per le femmine. Quanto al punto 5, si potrebbe aprire un dibattito, visto che il sabato è una giornata “sacra” per gli ebrei, ad esempio, ma il venerdì lo è per i musulmani che, a quanto pare, sono gli immigrati più numerosi e anche abbastanza prolifici. Accogliere il suggerimento del MIUR, a questo punto, sembrerebbe discriminante.

In ogni caso, le deroghe saranno applicabili «a condizione, comunque, che tali assenze non pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla valutazione degli alunni interessati».

Detto questo, sembra non ci sia più nulla da discutere. A parte la presa di posizione della Rete Studentesca che, come ho scritto QUI, ha intenzione di presentare una class action contro il MIUR.

Ma a mettere i bastoni fra le ruote al ministro Mariastella Gelmini ci pensa ora il Codacons. L’associazione consumatori obietta, infatti, che «la giurisprudenza italiana ha sempre annullato le bocciature basate sulle assenze: le malattie e le assenze giustificate non possono mai portare alla bocciatura, in quanto “la scuola deve perseguire l’obiettivo della formazione e non già quello della punizione, con la debita considerazione di temporanee situazioni contingenti che possano aver influito negativamente sul profitto” (in tal senso si veda Tar Puglia, 8 marzo 2010; Tar Firenze, n. 628/2007)».

Per il Codacons, dunque, la disposizione presente nella circolare n.4 del 20 marzo 2011 «non può trovare applicazione pratica, in quanto già bocciata dai giudici». Pare legittimo, quindi, da parte dell’associazione «intentare ricorso al Tar del Lazio per ottenere la sospensione del provvedimento».

E la storia continua …

[Fonte: Tuttoscuola.com; immagine tratta da questo sito]

ESAME DI STATO 2011: PROSSIMA LA PUBBLICAZIONE DELLE COMMISSIONI

ATTENZIONE: LE COMMISSIONI SONO STATE PUBBLICATE SUL SITO DEL MIUR, OGGI 31 MAGGIO 2011. CLICCA QUI PER ULTERIORI INFORMAZIONI.

Le Commissioni degli Esami di Stato delle scuole secondarie di II grado 2010-2011 sono pronte per essere pubblicate. Si tratta, da parte degli USP, di fare la verifica di eventuali errori e la conseguente correzione,poi può avvenire la pubblicazione. Presumibilmente è prevista la pubblicazione per la fine della prossima settimana 27 maggio 2011 o il 30 maggio 2011.
(LINK della fonte)

AGGIORNAMENTO DEL POST, 30 MAGGIO 2011

Pare che le commissioni dell’Esame di Stato 2011 siano state pubblicate sul Portale del SIDI (LINK), per la comunicazione, da parte delle segreterie scolastiche interessate, delle convocazioni dei commissari.
Solo da domani, 31 maggio, saranno consultabili on line sul sito del MIUR (LINK)

[LINK della fonte dell’aggiornamento]

QUEL FLOP DEI COBAS SUI TEST INVALSI …

Il Ministero dell’Istruzione e dell’Università ha reso noto che, a prove Invalsi ultimate (l’ultima, alle elementari, si è svolta il 13 maggio), solo una minima percentuale di scuole ha fatto ostruzionismo e perlopiù limitatamente alle scuole superiori (CLICCA QUI per leggere i dati forniti da Tuttoscuola.com).

I Cobas, sindacato del personale della scuola, ha portato avanti per mesi la sua battaglia contro la somministrazione delle prove. Una contrarietà scaturita da osservazioni per la maggior parte legittime, specie se consideriamo la prospettiva dell’utilizzo dei test ai fini meritocratici. Ma la maggior parte dei docenti interessati non si è sottratto agli ordini di servizio diffusi dai dirigenti che non se la sono sentita di dire di no al ministero, facendo leva sul senso di responsabilità e di dovere degli insegnanti.

Ma se quello dei Cobas può essere considerato un flop a livello di protesta (solo una ventina i dimostranti davanti al Ministero dell’istruzione in una manifestazione indetta per venerdì 13), dobbiamo riconoscere al sindacato il merito di aver promosso una riflessione seria e non proprio politicizzata sulla validità delle prove InValsi e sull’opportunità di rivedere la tipologia delle stesse per il futuro. Perché è impensabile che il MIUR torni indietro e ormai alla rilevazione dell’Istituto per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione non si può dire di no. Ma le prove possono essere migliorate e adattate al contesto scolastico delle scuole italiane (assai diverso rispetto al sistema anglosassone, ad esempio, dove i test sono utilizzati da decenni), a condizione che si apra un dibattito tra “addetti ai lavori” e il ministero e se ne discuta anche a livello parlamentare.

Leggo su Tuttoscuola.com che in questi giorni il mondo politico ha preso piena consapevolezza della necessità di disporre di un sistema di valutazione libero da utilizzi strumentali, serio, attendibile e capace di sostenere la scuola nell’impegno quotidiano di assicurare qualità al servizio per gli alunni.
È stato chiaro a molti che i test non devono essere utilizzati per usi impropri. E il Parlamento ha chiesto di discuterne a viso aperto con il ministro. Merito anche, forse inconsapevole, dei Cobas
.

Questa riflessione mi sembra condivisibile e le premesse appaiono buone. E’, quindi, necessario che venga estesa al mondo politico per poter giungere ad un obiettivo comune che è quello di dare credibilità alle prove Invalsi, per evitare che siano sentite solo come un obbligo formale senza nessuna utilità pratica.
Secondo Tuttoscuola.com, la credibilità delle prove e la credibilità dell’Invalsi, passa attraverso almeno sei punti:

1) Le prove sono credibili innanzitutto se sono scientificamente corrette e oggettivamente valutate: da quanto emerge dai commenti degli insegnanti siamo sulla strada giusta, ma si può e si deve fare meglio.

2) Le prove sono credibili se non sono altro rispetto agli obiettivi di apprendimento definiti dalle Indicazioni nazionali: il rischio che le scuole si adeguino, di fatto, agli obiettivi contenuti nei test anziché a quelli delle Indicazioni nazionali, è reale. Spetta soprattutto al Miur chiarire la priorità e la portata degli obiettivi delle Indicazioni nazionali rispetto a quelli impliciti – ma non troppo – ricavabili dalle prove Invalsi.

3) Le prove sono credibili, poi, se sono condivise come strumento di lavoro e di autovalutazione utile e indispensabile per le scuole e per i docenti: i dirigenti scolastici e in primo luogo Miur possono concorrere a costruire questa credibilità nella condivisione delle forme, delle modalità e degli obiettivi.

4) Le prove sono credibili se il loro utilizzo non è inquinato dal timore di usi impropri che ne distorcano la finalità principale: la conoscenza dei punti di forza e di debolezza del sistema educativo da porre alla base delle decisioni delle politiche formative. Il dibattito in Parlamento può aiutare a consolidare questa consapevolezza.

5) Inoltre, le prove sono riconosciute dalle scuole anche in proporzione alla autorevolezza riconosciuta all’Invalsi, come autorità valutativa di eccellenza, autonoma il più possibile dal sistema di istruzione: è compito della politica assicurarne l’autonomia e la terzietà.

6) Concorrerebbe al superamento di comportamenti ostruzionistici l’esplicito riconoscimento del supplemento di lavoro e di fatica che accompagna le prove, con ricadute anche di natura retributiva con il salario accessorio nei confronti del personale coinvolto: sindacati e ministero al prossimo rinnovo contrattuale ne tengano conto.

Non credo ci sia altro da aggiungere. Spero solo che questa riflessione auspicata ci sia, in un futuro non troppo lontano, e che il dibattito dia dei risultati onesti e condivisi da tutte le forze politiche. Altrimenti il rischio sarebbe di vedere solo un’altra battaglia politica tra schieramenti opposti di cui la scuola non ha bisogno.

AGGIORNAMENTO DEL POST, 25 MAGGIO 2011

Anche se in ritardo, pubblico, per correttezza visto che ho citato l’articolo di Tuttoscuola.com, la replica inviata il 17 u.s. al quotidiano on line da parte del portavoce nazionale dei Cobas, all’articolo riportato nel presente post.

Cari redattori/trici di Tuttoscuola,

vi scrivo a proposito della vostra newsletter n.490 e della valutazione che, in uno degli articoli della stessa, date a proposito del ruolo svolto dai COBAS nella vicenda dei quiz Invalsi. Non entro nel merito, la discussione sarebbe lunga e complessa e non riassumibile in poche righe. Le nostre posizioni le potete trovare agevolmente nel nostro sito, articolate e dettagliate. Vi scrivo solo per tre precisazioni.

1) I dati sulle astensioni dai quiz che abbiamo fornito nella giornata del 10 maggio (quella davvero cruciale, perchè le prove si svolgevano, come sapete, per la prima volta alle superiori e non erano state precedute, quasi ovunque, da decisioni dei Consigli che vincolassero i docenti alla effettuazione dei quiz) sono reali e si riferiscono all’intero campione di 2 milioni e 200 mila studenti circa; la replica Miur non ha senso perchè si rivolge alle sole 2000 classi campione (studenti coinvolti meno di 50 mila, neanche il 3% del totale) dove a far svolgere i quiz ci hanno pensato gli ispettori ministeriali; l’astensione è stata diffusa e ampia, pur se spesso neutralizzata da interventi pesanti, minacciosi e repressivi di tanti presidi-padroni che sono stati convinti dal Miur di essere i proprietari dei loro istituti.

2) Noi non abbiamo convocato alcuno sciopero, perchè abbiamo ritenuto essenziale stare a scuola e condurre lì la nostra lotta, ora per ora. Lo sciopero, del tutto inutile e persino controproducente poi l’ultimo giorno di prove, è stato convocato da una micro-organizzazione che usa un nome simile al nostro, creando molta confusione nell’informazione, ma che non ha alcun peso nelle iniziative e mobilitazioni e che appunto, come giustamente rilevate voi, non è in grado di mettere in piazza più di una ventina di persone. Le nostre mobilitazioni nazionali di piazza, quando le facciamo, muovono sempre migliaia (o decine di migliaia) di persone: ed è facile dimostrarlo.

3) Dire che è “merito anche, forse inconsapevole, dei Cobas” di aver posto la questione dell’Invalsi e della valutazione alla attenzione nazionale come mai era successo in precedenza, è una pessima “chiusa” di articolo, che non fa onore al vero, che contraddice il titolo e l’intero scritto e che é davvero ingiusta nei nostri confronti. Il merito è TUTTO nostro (non “anche”) ed è totalmente CONSAPEVOLE: le nostre tesi sono state le uniche, in questi anni, di radicale opposizione ai quiz Invalsi (e i motivi, lo ripeto, li trovate ben argomentati sul nostro sito http://www.cobas-scuola.it), il nostro lavoro capillare e assiduo (nonostate la dittatura sindacale vigente in Italia ci neghi persino il diritto di svolgere assemblee nelle scuole in orario di lavoro) in questi mesi ha toccato tutte le province e le città ed è stato l’unica fonte di informazione e di protesta; il lavoro verso i massmedia è stato altrettanto diffuso e ampio. Tutto in piena consapevolezza: come ritengo avvenga per i vostri articoli, di cui non dirò mai che siano”inconsapevoli”.

Grazie comunque dell’attenzione e buon lavoro

Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS

QUANDO A BOICOTTARE LE PROVE INVALSI SONO GLI STUDENTI …

Le Prove InValsi non sono state osteggiate solo dai docenti ma anche da alcuni studenti. Ma i dati dipendono dalle fonti. Secondo il MIUR, infatti, su un campione di 2.300 classi, solo 3 non hanno svolto il test Invalsi. Ma i dati diffusi dal Collettivo studentesco Senza Tregua sono altri: al liceo classico Orazio, ad esempio, il boicottaggio ha toccato la percentuale più alta di Roma, circa l’83%: su 130 studenti presenti nelle classi dell’istituto, 108 hanno consegnato in bianco.

Alcuni hanno strappato i codici di riconoscimento: fra i casi più eclatanti, quello del Socrate, dove i ragazzi di due classi «hanno strappato tutti i codici di riconoscimento, minacciati di denuncia da parte degli ispettori esterni e di provvedimenti disciplinari dalla scuola».

Un’intera classe di venti studenti dell’Istituto d’arte di Roma è stata sospesa per essersi rifiutata di compilare il test. La decisione è stata presa dal dirigente scolastico dell’istituto.

Se consideriamo che le classi interessate erano delle seconde, stiamo parlando di ragazzini di quindici anni. Così piccoli e già così influenzabili dai sindacati che li hanno indottrinati per bene. Probabilmente, però, non capiscono nemmeno i motivi della protesta. E immagino che le famiglie stiano a guardare.

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