BEPPINO ENGLARO: INCOSTITUZIONALE LA LEGGE SUL BIOTESTAMENTO

Ho dedicato al caso Englaro numerose pagine in questo blog. Nelle discussioni con i lettori ho sempre difeso l’operato del padre di Eluana in quanto, a mio parere, dovrebbe essere sempre garantita la libertà di scelta individuale, anche in casi delicati e a maggior ragione quando si tratta della vita e della morte di un proprio caro. Ho difeso Beppino da quanti l’hanno accusato di “omicidio”, l’hanno insultato e chiamato “assassino”. L’ho fatto non perché condividessi la sua scelta ma perché ritenevo che, avendo la Legge dalla sua parte, nessuno potesse e dovesse giudicarlo. Come si fa, in piena coscienza, a sostenere che abbia fatto male o bene? Ha fatto ciò che si è sentito di fare e chi più di un padre può scegliere in una situazione così drammatica? Chi meglio di un padre può decidere, con il cervello prima ancora che con il cuore, quale sia la scelta giusta?

Il fatto più pietoso, secondo me, è stato il tentativo del governo di far approvare un decreto ad hoc per evitare la morte di Eluana, ripristinando l’alimentazione e l’idratazione forzate che le erano state sospese. In quella occasione il Presidente della Repubblica Napolitano si era opposto, energicamente: non aveva voluto firmare. Un coro di voci di dissenso si erano levate da parte dei vari movimenti per la vita e associazioni cattoliche. Una delle poche volte in cui il comportamento di Napolitano è stato così aspramente criticato.

Il “sacrificio” di Eluana, così com’è stato impropriamente definito, doveva servire da monito: c’era chi gridava a gran voce la necessità di un Testamento Biologico per “salvare” altre vite (il caso Englaro, infatti, ha pur sempre creato un precedente) e chi, al contrario, rivendicava il diritto di scegliere per coloro non sono in grado di farlo in prima persona ma che hanno inequivocabilmente espresso una volontà in proposito mentre erano in piena coscienza.

Ora una proposta di legge c’è ed è proprio quella che ci si aspettava. Una legge che riguarda il fine vita e che esclude la possibilità di sospendere l’alimentazione e l’idratazione forzate.
Così recita la DAT (Dichiarazione anticipata di trattamento che rappresenta il cuore del ddl) a tale proposito:

Alimentazione e idratazione – che “non possono formare oggetto di Dat” – “devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente in fase terminale i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo”.

Immediata la reazione di Beppino Englaro:

«E’ un disegno di legge “incostituzionale” che va “contro i principi di diritto”. Così Beppino Englaro nella conferenza stampa indetta da Ignazio Marino, e alla presenza di Mina Welby, sul testamento biologico. Il ddl “va nella direzione opposta di quella in cui dovrebbe andare, secondo i principi di diritto della nostra Costituzione. Principi che – sottolinea Englaro – sono emersi chiaramente nella sentenza del 16 ottobre del 2007 della Corte Suprema di Cassazione. L’autodeterminazione terapeutica – continua – non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte, che non ha niente a che vedere con l’eutanasia. Nessuno, né lo Stato né un medico può disporre della salute di un cittadino. Le libertà fondamentali delle persone non possono essere messe in discussione da una legge. Questo è chiaro… Più anticostituzionale di così si muore…”.

Englaro ribadisce che occorre andare “fino in fondo”, “informare”. “Un’opinione ben informata è una ‘Corte Suprema’ per chi legifera. Oggi il clima culturale è diverso. Loro (riferendosi al governo e alla maggioranza, ndr) devono rendersi conto che i cittadini non sono dei minorati, si sanno tutelare da loro, non hanno bisogno di essere tutelati da leggi non costituzionali”.» (LINK)

So che, come è già successo trattando il caso di Eluana, sarò fraintesa (tanto per evitare equivoci, come l’altra volta: non sono Radicale!) e criticata, ma non posso che dare ragione a Beppino. Il che, tuttavia, non significa che al suo posto avrei fatto la stessa scelta. Ci sono situazioni in cui un genitore non vorrebbe mai trovarsi. Per questo ho ammirato il coraggio di Englaro che dalla sua aveva anche la Legge degli Uomini. Per quella divina farà poi i conti lui con la propria coscienza.

Pubblicità

RICORDANDO ELUANA: LE PAROLE DI BEPPINO ENGLARO E DI BERLUSCONI


Nel primo anniversario della morte di Eluana Englaro, il padre Beppino, che per anni si è battuto per “liberare” la figlia dalla prigionia di un corpo immobile e insensibile agli stimoli esterni, ha scritto una lettera al direttore di Repubblica. Per lui un anno fa è finito un incubo e dalle sue parole traspare una certa incredulità nel constatare che qualcuno oggi grida “mai più Eluane”. Per Beppino la situazione deve essere capovolta: nessuno deve avere il potere di disporre di un’altra vita com’è avvenuto per Eluana. Il miglior modo di tutelare la vita in tutte le situazioni è affidarne le decisioni a chi la vive. Sia a chi è in condizioni di intendere e volere, sia a chi non è più capace, ma ha spiegato che cosa avrebbe voluto per sé.
Ricordando le parole della figlia: “La morte l’accetto, fa parte della vita, ma che altri mi possano ridurre a una condizione di non-morte e di non-vita, no, questo non l’accetto”, s’interroga su quali possibilità abbia oggi chi non accetta la “non-vita” e arriva a rispondere che non c’è ancora alcuna possibilità, nonostante lo zelo con il quale il Parlamento aveva tentato di impedire, con un decreto urgente, l’esecuzione di una regolare sentenza della Cassazione, in altre parole, che Eluana morisse. Non risparmia le critiche ai politici, Beppino. Secondo lui non hanno capito nulla: i politici ne fanno una questione di conflitto di poteri, di chi decide che cosa. Dimenticano che la corte costituzionale s’è già espressa, avallando l’operato della magistratura di fronte a un cittadino che s’era rivolto a loro per il riconoscimento di un suo diritto. E se questi politici leggono bene la sentenza del 16 ottobre 2007, capiscono che è perfettamente allineata ai principi della nostra Costituzione. Per superare questo empasse, il mondo politico ha bisogno di una presa di coscienza su un tema, quello della fine-vita, che è urgente. Il signor Englaro osserva che Se i politici vogliono riappropriarsi, come del resto a loro spetta, del diritto “dell’ultima parola” su temi eticamente controversi, devono tenere conto di quello che è accaduto sinora.

La morte di Eluana non ha cancellato l’affetto paterno, come qualcuno sarebbe portato a credere. L’opinione di molti, infatti, un anno fa era che quel padre non poteva amare la figlia, altrimenti non l’avrebbe fatta morire. Ma l’opinione e i sentimenti di Englaro sono altri: Un anno dopo la morte di Eluana, io voglio semplicemente separare la tragedia privata di aver perso una figlia dalla violenza terapeutica. Non credo che la medicina giusta sia quella che offre una “vita senza limiti”. Eluana un anno dopo è come un anno fa, o diciotto anni fa: un simbolo pulito della libertà individuale. Ed è nel mio cuore costantemente.

Nello stesso giorno in cui ricorre il primo anniversario della scomparsa della giovane, un’altra lettera viene pubblicata da Repubblica: quella di Silvio Berlusconi, indirizzata alle suore di Lecco che per molti anni hanno accudito Eluana. Nel ringraziare le religiose per l’assistenza che esse quotidianamente offrono a chi soffre, ricorda Eluana e si rammarica per non aver potuto impedire la sua morte. Vorrei soprattutto ringraziare tutte voi per la discreta e tenace testimonianza di bene e di amore che avete dato in questi anni i gesti di cura che avete avuto per Eluana e per tutte le persone che assistete lontano dai riflettori e dal clamore, scrive il premier. Non a caso le sue parole sono perfettamente in linea con l’editoriale di Marco Tarquinio su L’Avvenire :
Amare la vita umana, difenderla, sostenerla e – comunque e sempre – accoglierla e rispettarla è la cosa più semplice di questo mondo. E viene naturale. È naturale e umano proteggere chi è piccolo e fragile, aiutare chi è in pericolo, consolare chi soffre. È naturale e umano dar da mangiare e da bere a chi non può provvedere da solo. Innaturale e terribile è invece l’idea di negare, in qualunque modo, la vita di chiunque o anche solo di abbandonarla nella debolezza, nell’estrema dipendenza, nella difficoltà. Innaturale e terribile è anche solo pensare di lasciar andare alla deriva una persona totalmente disabile.

Punti di vista differenti. In questo caso, non importa scegliere da che parte stare. Per Eluana non ha più importanza. Per altri, però, potrebbe averne: quanto tempo si dovrà attendere per una giusta legge sulla fine-vita?

LEGGI ANCHE L’ARTICOLO CORRELATO: LINK

ELUANA ENGLARO, UN ANNO DOPO

Il 9 febbraio 2009, alle ore 19 e 45, presso la struttura di assistenza per anziani “La Quiete” di Udine, il cuore di Eluana Englaro ha cessato di battere. Sulla città friulana, sconvolta per l’attenzione mediatica sul caso di Eluana, è calato il silenzio. Un silenzio rispettoso, dopo una settimana di chiasso, alimentato da chi, su opposti fronti, difendeva il suo diritto di morire o si scagliava contro il padre, Beppino Englaro, che aveva deciso di porre fine all’esistenza della figlia, immobile in un letto da ben diciassette anni.

Il caso Englaro ha scosso l’opinione pubblica e ha posto all’attenzione di tutti il problema della fine vita, la possibilità di scegliere se continuare un’esistenza nello stato vegetativo o propendere per la morte, sospendendo le cure e l’alimentazione forzata. In altre parole, si è discusso sulla necessità di un testamento biologico che in Italia manca, sull’autodeterminazione dell’individuo che ha il diritto di scegliere. Ma, come sappiamo, subito dopo la scomparsa di Eluana il dibattito sul testamento biologico è passato al silenzio, mentre per Beppino Englaro e l’equipe medica che aveva assistito Eluana nell’ultimo viaggio si apriva un iter legale, dovuto, secondo i giudici, ma assolutamente inutile secondo chi aveva appoggiato il padre aiutandolo nell’applicazione della sentenza della Corte di Cassazione.

L’accusa di omicidio volontario ha impegnato la Procura di Udine per alcuni mesi. La perizia medico-legale eseguita sul corpo di Eluana ha posto fine ad ogni dubbio: Eluana non si sarebbe mai ripresa dal come. Alla fine, l’archiviazione della denuncia e il proscioglimento di Beppino, De Monte e gli altri indagati.

Nel frattempo, però, Englaro non è stato a guardare inattivo questo accanimento nei suoi confronti: i suoi legali, in particolare l’avvocato Massimiliano Campeis, hanno indagato a loro volta, cercato su migliaia di siti internet chi, commentando o scrivendo nei blog, aveva chiamato “assassino” il padre di Eluana. Alla fine, una trentina di persone sono state individuate e denunciate ed è stato dato il via, per la prima volta in Italia, ad una civil action sullo stile americano che, qualora avesse successo, potrebbe fruttare parecchi milioni di euro di risarcimento. Con quei soldi, ha promesso Beppino, verrebbe finanziata l’attività dell’Associazione “Per Eluana” (questo il SITO). In attesa dei riscontri legali, l’associazione è già una realtà: è stata, infatti, presentata oggi stesso a Udine. Sul sito si legge che è presieduta da Beppino Englaro, fondatore insieme ad Amato De Monte, Massimiliano Campeis, Ferruccio Saro, Gabriele Renzulli. Soci onorari sono tutti gli infermieri che hanno contribuito ad esaudire la volontà di Eluana. Come finalità, si propone di tutelare il diritto individuale a una scelta libera e consapevole riguardo l’accettazione od il rifiuto dei trattamenti sanitari; garantire il rispetto della libertà e dignità personale, così come previsto dalla nostra Costituzione; educare ed informare sulle possibilità di cura offerte dalla medicina, ma anche sui suoi limiti; sostenere il riconoscimento e la validità delle dichiarazioni anticipate di trattamento; promuovere la conoscenza delle cure palliative e del loro ruolo nel migliorare la qualità di vita dei pazienti, favorendo in tal modo la concreta attuazione del principio di autodeterminazione.

Domani, giorno del primo anniversario della scomparsa di Eluana, a Paluzza, paesino della Carnia di cui è originaria la famiglia e nel cui cimitero riposa la ragazza, sarà celebrata una messa di suffragio, alle 8 e 30. Beppino non ci sarà, così come non è stato presente alle esequie un anno fa. Giustifica così la sua assenza: Quando ci vado [sulla tomba di Eluana, Ndr] voglio essere sempre e solo con lei, per me questa è una condizione sacra. Solo così riesco ad avere un po’ di intimità con lei.

Questa mattina, ospite a Buongiornoregione (tg3 del Friuli Venezia-Giulia), intervistato da Marinella Chirico, la stessa giornalista che il giorno prima della morte era stata ammessa al capezzale di Eluana, Englaro ha detto di essere a posto con la sua coscienza. Ha tenuto a precisare: Rifarei tutto quanto fatto, senza cambiare una virgola. Perché nella trasparenza e nella legalità in cui abbiamo deciso di muoverci, non c’erano altre strade percorribili.
Quando Marinella Chirico gli ha chiesto come fosse Eluana, il padre ha risposto: La creatura più straordinaria mai incontrata nella mia vita.

[fonte: Messaggero Veneto]

PER LEGGERE TUTTI GLI ARTICOLI SU ELUANA ENGLARO CLICCA QUI

SALVATORE CRISAFULLI: EUTANASIA IN BELGIO

Poco meno di un anno fa a Udine, nella casa di riposo “La Quiete”, moriva Eluana Englaro. Poco meno di un anno fa Pietro Crisafulli faceva pubblicare sul sito di Tg.com una lettera in cui accusava Beppino Englaro di aver mentito sulla volontà di Eluana: non era vero, avrebbe confessato Englaro a Crisafulli, che la figlia aveva espresso la volontà di morire qualora si fosse trovata in coma vegetativo irreversibile.
Allora avevo pubblicato un post in cui esprimevo il mio disappunto sulla decisione, presa da Pietro Crisafulli, di rendere nota una presunta confidenza del padre di Eluana, proprio nei giorni in cui la sentenza della Cassazione ,che prevedeva l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione alla povera ragazza, in quello stato da 17 anni, trovava la sua esecuzione.

Il mio articolo aveva scatenato una serie di commenti contro il parere da me espresso. Chi voleva che Eluana rimanesse in “vita” e chiamava Beppino “assassino”, prendeva come esempio di abnegazione proprio Pietro Crisafulli che aveva accudito suo fratello Salvatore, in coma vegetativo a sua volta, senza mai perdere la speranza di un risveglio. Di contro, altri commentatori condividevano la mia opinione mettendo in risalto quanto fosse discutibile il risultato di un’indagine, curata da Crisafulli, sulla volontà delle persone, che si trovavano in una situazione simile a quella di Eluana, di continuare a vivere anche in quello stato.

Riprendo a parlare di Crisafulli, dopo lungo silenzio, in quanto è recente la notizia secondo la quale Salvatore sia ormai avviato verso morte certa, attraverso un’iniezione letale. In altre parole: eutanasia. Quella stessa eutanasia così fieramente avversata da Pietro Crisafulli e dai suoi sostenitori solo fino a un anno fa. Cos’è che gli ha fatto cambiare idea?

A Mattino 5 Pietro ha confessato d aver preso questa decisone in quanto la sua famiglia sarebbe stata abbandonata dallo Stato, dalla Chiesa e dalle Istituzioni. La situazione in casa Crisafulli è, infatti, molto critica specie dopo che Marcello, fratello maggiore, è in gravissime condizioni a seguito di un incidente e la madre, ormai anziana, non è in grado di seguire due figli immobili in un letto. Vale la pena ricordare che Salvatore, in coma dal 2003, si era risvegliato nel 2005 senza, tuttavia, poter riprendere una vita autonoma, essendo tutt’oggi a letto immobilizzato.

L’eutanasia, come si sa, in Italia è un reato. Inevitabile, quindi, la decisione di portare Salvatore in Belgio. Ormai il trasferimento è vicino e non è escluso che si scelga proprio il 9 febbraio, data in cui ricorre il primo anniversario della morte di Eluana, per l’iniezione letale. Una chiara provocazione, forse nella speranza che lo Stato italiano intervenga a bloccare la realizzazione del progetto.
Nonostante gli aiuti che ora sembrano piovere da ogni parte – Stato e Chiesa compresi – pare che la decisone presa dalla famiglia Crisafulli sia irrevocabile.

Ora, di fronte a questa tristissima notizia che merita tutta l’umana comprensione, io mi chiedo: perché accusare di omicidio Englaro che non aveva fatto altro che applicare una sentenza della Cassazione che gli aveva dato ragione, seppur dopo un bel po’ di anni? Almeno lui ha voluto che la Legge avvallasse la sua richiesta. Perché propendere per l’eutanasia, illegale in Italia, invece di affrontare un iter legale che, grazie al precedente che si è creato con il caso Englaro, sarebbe forse più semplice e meno lungo? Qual è la differenza tra l’ “omicidio” commesso da Beppino (non è una mia valutazione bensì quella di Crisafulli) e l’eutanasia che sempre omicidio è seppur legale in Belgio?

Probabilmente Pietro si aspettava queste domande. Tant’è che ha precisato: È vero lo aiutiamo a morire, ma non è una morte come quella di Terry Schiavo o di Eluana Englaro, ma è una iniezione che gli fanno e che lo addormenta, e così possiamo trovare pace, io, i miei figli e tutti. Ma se è vero che Salvatore si è svegliato dal coma, un minimo di coscienza dovrebbe averla. Non è nemmeno paragonabile al caso di Terry Schiavo e di Eluana Englaro. E perché mai Pietro va cercando un po’ di pace per sé, per il fratello e per tutti i suoi e ritiene ciò sacrosanto, mentre la ricerca della stessa pace non era, secondo lui, legittima per Englaro, accusato di essere insensibile, egoista, bugiardo, inumano …. chi più ne ha, più ne metta?
Pur rispettando il dolore della familgia Crisafulli, così come ho rispettato quello della famiglia Englaro, a me sembra che queste ultime affermazioni, quel patetico tentativo di creare un distinguo tra questo caso e i precedenti, siano solo un modo per lavarsi la coscienza.

Condivido la speranza del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella che, riguardo a questa vicenda, ha osservato: anche se in queste condizioni sono comprensibili anche momenti di disperazione e decisioni che ci auguriamo siano solo frutto di un momento di sconforto.

[fonte: quotidianonet.sole24ore.com]

AGGIORNAMENTO del 30 GENNAIO 2010

A proposito della decisione – o è solo una minaccia? – annunciata da Pietro Crisafulli di portare in Belgio suo fratello Salvatore per l’eutanasia, nonostante l’uomo sia vigile ed uscito dallo stato di coma vegetativo permanente ormai da cinque anni, leggo sul sito salvatorecrisafulli.blog.kataweb.it , questa testimonianza:

[…] Non si possono far morire persone così, afferma Pietro Crisafulli, nell’anima hanno la stessa nostra vita, anche se sono imprigionati nel proprio corpo. Inoltre nessuno ha stabilito con esattezza l’irreversibilità nei casi di coma vegetativo. Per questo morti come quelle di Eluana ci lasciano senza fiato. Anche perché le sue condizioni erano assimilabili a quelle di Salvatore. Il 9 febbraio per noi è un giorno di lutto prosegue Pietro – quando ci hanno comunicato la morte di Eluana, io mi sono messo a piangere, mentre Salvatore, che aveva sentito la notizia dai telegiornali, urlava fortissimo. Si rende perfettamente conto del mondo che lo circonda. […]

Il post è datato 9 marzo 2009. Pietro afferma a chiare lettere che “non si possono far morire persone così”, riferendosi ad Eluana Englaro, e assicura che suo fratello, in visita a Paluzza sulla tomba della giovane friulana, “si rende perfettamente conto del mondo che lo circonda”.

Leggere queste righe mi fa accapponare la pelle: se Pietro è così sicuro che suo fratello si renda perfettamente conto del mondo che lo circonda, come si fa a pensare all’eutanasia? Posso supporre che sia Salvatore stesso a reclamare il suo diritto alla morte. Ma un altro testo mi spinge a rifiutare questa congettura. Sul sito salvatorecrisafulli.it (LINK ) leggo:

Dal mio letto di quasi resuscitato alla vita cerco anch’io di dare un piccolo contributo al dibattito sull’eutanasia.
Il mio è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita ma era ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere.
Durante quegli interminabili due anni di prigionia nel mio corpo intubato e senza nervi, ero io il muto o eravate voi, uomini troppo sapienti e sani, i sordi? Ringrazio i miei cari che, soli contro tutti, non si sono mai stancati di tenere accesa la fiammella della comunicazione con questo mio corpo martoriato e con questo mio cuore affranto, ma soprattutto con questa mia anima rimasta leggera, intatta e vitale come me la diede Iddio.
Ringrazio chi, anche durante la mia “vita vegetale”, mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre. Ma cos’è l’eutanasia, questa morte brutta, terribile, cattiva e innaturale mascherata di bontà e imbellettata col cerone di una falsa bellezza?
Dove sarebbe finita l’umana solidarietà se coloro che mi stavano attorno durante la mia sofferenza avessero tenuto d’occhio solo la spina da sfilare del respiratore meccanico, pronti a cedermi come trofeo di morte, col pretesto che alla mia vita non restava più dignità?
E invece tu, caro Pietro, sfidavi la scienza e la statistica dei grandi numeri e ti svenavi nel girovagare con me in camper per ospedali e ambulatori lontani. E urlavi in TV minacce e improperi contro la generale indifferenza per il mio stato d’abbandono
. […]
Sì, la vita, quel dono originale, irripetibile e divino che non basta la legge o un camice bianco a togliercela, addirittura, chissà come, a fin di bene, con empietà travestita di finta dolcezza.
Credetemi, la vita è degna d’essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato.
Intorno a me, sul mio personale monte Calvario, è sempre riunita la mia piccola chiesa domestica
. […]

Questa la testimonianza di Salvatore tornato alla vita dopo due anni di coma. Questa la voce di un uomo che grida contro la crudeltà dell’eutanasia e ringrazia i suoi cari per aver sempre sperato e creduto in un suo recupero, per averlo accudito amorevolmente. Quel suo “la vita è degna di essere vissuta sempre…” stride, però, con l’annunciato viaggio della morte.

Quali parole avrà ora Salvatore per suo fratello e per la famiglia? Dopo aver letto quest’inno alla vita mi è difficile credere che possa ringraziare ancora quella sua piccola chiesa domestica che ha deciso la sua morte.

ELUANA ENGLARO NON SI SAREBBE MAI PIÙ RISVEGLIATA. L’ATTESA RISPOSTA DEGLI ESAMI ENCEFALICI

gabbiano in voloDopo qualche mese ritorno a parlare di Eluana Englaro, la donna morta a Udine il 9 febbraio di quest’anno, dopo diciassette anni di coma vegetativo. La sua vicenda, anche grazie alla lotta che il padre, Beppino, ha dovuto sostenere prima che la legge gli consentisse di fermare per sempre il calvario della figlia e di tutta la sua famiglia, ha diviso l’opinione pubblica: da una parte il mondo cattolico e i benpensanti, inorriditi che un padre potesse volere la morte della sua creatura, anche di fronte all’evidenza di una vita, quella di Eluana, spezzata per sempre tanti anni prima; dall’altra tutte le persone mosse dall’umana comprensione che hanno appoggiato la scelta dolorosa di Beppino.
Quando ormai la decisone di sospendere le cure ad Eluana era stata presa, sulla base di una sentenza della Corte di Cassazione che aveva dato ragione all’Englaro, il mondo politico, governo in testa, si era mosso per bloccare tutto, attraverso un decreto urgente che, però, il Presidente dello Stato Napolitano non aveva voluto firmare. Quel rifiuto fu pure oggetto di polemiche e accesi scontri politici. Inutile qualsiasi tentativo di prolungare l’esistenza di Eluana: alla fine, sorprendentemente, il suo cuore ha cessato di battere nel breve spazio di qualche giorno, incurante del “caso” che si era scatenato sulla sua vicenda.

A nove mesi dalla morte di Eluana, sta per essere depositata la perizia degli esami fatti sull’encefalo, disposti dal procuratore di Udine Biancardi per fugare qualsiasi dubbio sulla morte della ragazza. Come anticipa L’Espresso, Eluana non si sarebbe mai risvegliata da quello stato vegetativo in cui da così lungo tempo si trovava. Quel corpo l’avrebbe tenuta per sempre prigioniera senza che lei potesse rendersi conto della sua condizione, senza poter sentire alcun suono, senza riuscire ad esprimere alcun sentimento attraverso una voce che si era spenta per sempre. I risultati della perizia parlano chiaro: fin da quel lontano 18 gennaio 1992 il suo cervello era andato in balck out. Nessuna possibilità che la situazione variasse nel tempo, come avevano sperato dapprima i suoi genitori. Certamente, almeno per la scienza, nessuna speranza che qualche miracolo accadesse e facesse ritornare in vita Eluana. E quando dico “vita”, intendo la vita vera, quella che qualsiasi ragazza prima, e giovane donna poi avrebbe diritto a vivere.

I risultati della perizia dovrebbero scagionare definitivamente Beppino Englaro, indagato a suo tempo per omicidio volontario, insieme al professor Amato De Monte e ad altri componenti dell’equipe medica che aveva assistito Eluana negli ultimi giorni di vita. Un’accusa, quella rivolta al signor Englaro, da parte di associazioni e comuni cittadini che l’avevano chiamato “assassino”. Proprio per questo, gli avvocati del padre di Eluana hanno a loro volta sporto denuncia contro chi gli aveva mancato di rispetto, mettendo in atto una civil action sullo stile americano ma non ancora praticata in Italia: i milioni di euro che dovrebbero essere ricavati come riconoscimento dei danni morali, andrebbero all’Associazione “Per Eluana” che, a detta del padre, si batterà per una giusta legge sul Testamento Biologico.

Ormai che Eluana non c’è più, Beppino chiede solo che sia data la possibilità ad altri, che dovessero trovarsi nelle stesse condizioni, di non prolungare quel supplizio. Ora che l’anima di Eluana vola libera, riappropriatasi della libertà che anche al suo corpo era stata negata per diciassette lunghi anni, l’unica battaglia che il padre ha ancor la forza di combattere è quella per il biotestamento. Nella speranza che si riesca a convincere il mondo politico che in casi come quello di Eluana non si uccide. In quei casi, la vita vera è quella che inizia dalla fine.

PER LEGGERE TUTTI GLI ARTICOLI SU ELUANA ENGLARO, CLICCA QUI.

PROTOCOLLO RISPETTATO PER LA MORTE DI ELUANA ENGLARO

La perizia medico-legale, riguardante gli accertamenti sulle modalità con cui si è proceduto alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione ad Eluana, depositata alla Procura di Udine , non contiene né sorprese né novità di rilievo: la giovane donna, morta a Udine il 9 febbraio 2009 dopo aver vissuto per diciassette anni in uno stato di coma persistente, è stata accompagnata alla fine dei suoi giorni in modo regolare. In altre parole, il protocollo che il padre, Bebbino Englaro, aveva elaborato attraverso i suoi legali, avvocati Vittorio Angiolini e Giuseppe Campeis, è stato rigorosamente seguito dall’equipe medica, diretta dl professor Amato De Monte, che ha assistito fino all’ultimo la giovane ricoverata presso la casa di riposo “La quiete” di Udine.

Vale la pena ricordare che il comportamento professionale di De Monte era stato fin da subito oggetto d’indagine da parte dell’Ordine di Medici di Udine che, tuttavia, non aveva rilevato alcuna scorrettezza. In seguito, sempre il professor De Monte, la sua equipe e lo stesso Beppino Englaro erano stati indagati – e lo sono tuttora, in quanto le indagini non sono concluse – dalla Procura del capoluogo friulano per “omicidio volontario”. Ciò, a detta della Procura stessa, si configurerebbe come atto dovuto a seguito dei numerosi esposti giunti al magistrato competente da parte di singoli cittadini o associazioni che hanno interpretato il gesto dell’Englaro, quello di procurare la morte alla figlia in stato vegetativo, come un vero e proprio omicidio. Tutto ciò, nonostante la Corte d’Appello di Milano, in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione depositata nell’ottobre 2008, abbia dato piena facoltà al papà di Eluana di procedere alla sospensione dell’alimentazione e idratazione alla giovane figlia.

La controrisposta di Englaro è stata la minaccia di querele nei confronti di quanti l’hanno ingiuriato attraverso tutti i mezzi informativi, web compreso. Una sorta di civil action, come l’hanno chiamata i legali della famiglia, sul modello americano che, se dovesse andare a buon fine, frutterebbe un bel po’ di milioni di euro da utilizzare per l’associazione “Per Eluana”, nel frattempo fondata da Beppino, e per finanziare la battaglia sul testamento biologico. Viste le proposte fatte a questo riguardo dal Parlamento, che escluderebbe la possibilità di interrompere la nutrizione al malato grave, la battaglia in effetti si prospetta alquanto dura.

Tornando alla perizia medico-legale, affidata dal procuratore di Udine Antonio Biancardi al dottor Gastone Zanette, ricercatore di Anestesiologia e Rianimazione dell’università di Padova e al professor Enrico Facco, essa non mette in dubbio la regolarità delle procedure attuate dall’equipe di De Monte ed esclude che la morte di Eluana sia stata in qualche modo accelerata. D’altra parte, le condizioni della giovane erano peggiorate già nella giornata di domenica 8 febbraio, lo stesso giorno in cui al suo capezzale era stata ammessa la giornalista del TG3 del Friuli Venezia – Giulia, Marinella Chirico, che aveva testimoniato quanto fossero penose le condizioni della paziente ormai in fin di vita.
Nella perizia si legge, inoltre, che la “somministrazione degli attuali farmaci sedativi non può essere ritenuta causa o concausa della incapacità di alimentazione naturale di Eluana Englaro”, come sostenuto in alcuni esposti. Al contrario, il trattamento farmacologico “rientra nei compiti del personale che assiste la paziente durante l’attuazione del processo di interruzione”. È stata, inoltre, fatta una prova sulla capacità di Eluana di deglutire, somministrando alla giovane mezzo cucchiaino di acqua naturale; la reazione, un forte accesso di tosse, ha confermato che la ragazza non era in grado di alimentarsi in modo naturale cosa che, tra l’altro, avrebbe evitato l’utilizzo del sondino nasogastrico.

Ogni dubbio, dunque, è stato fugato: la perizia scagiona De Monte poiché, come si legge nel documento, «non esiste alcun elemento che possa dare adito a dubbi relativi a ipotetiche inottemperanze nella condotta del personale che ha assistito Eluana Englaro negli ultimi giorni della vita, che si è spenta in modo silenzioso e senza apparenti segni di sofferenza».

Un capitolo chiuso, per ora. Rimane da attendere i risultati della lunga e minuziosa indagine che la Procura di Udine sta effettuando su Englaro e l’equipe medica, indagine che potrebbe concludersi con l’archiviazione del caso, visti anche gli esiti della perizia medico – legale. Almeno, questa è la speranza che personalmente nutro perché, qualunque sia il giudizio che su Englaro ognuno di noi possa avere, rimane il fatto che sia un uomo che ha sofferto e continua a soffrire e, soprattutto, dalla Legge ha sempre qualcosa da aspettarsi, visti gli anni di iter legale già passati per “rendere giustizia” alla sua Eluana.

[fonte principale: messaggeroveneto.it, articolo non firmato del 16 aprile 2009]

BEPPINO ENGLARO QUERELA CHI L’HA CHIAMATO “ASSASSINO”

beppino englaroLa pazienza ha un limite. Era evidente che prima o poi anche quella di Beppino Englaro dovesse finire. Sulla vicenda di Eluana, sulla sua giusta o ingiusta fine aveva chiesto, implorato il silenzio senza essere ascoltato e aveva promesso di tacere. E infatti ha dato voce ai suoi avvocati che annunciano querele su querele, per calunnia e diffamazione, senza guardare in faccia nessuno, né prelati, né politici, né associazioni di sorta. Non solo a titolo personale, per giunta, ma anche a nome di tutti coloro che hanno accompagnato Eluana nell’ultimo viaggio, medici e personale paramedico, ora indagati per omicidio volontario grazie ai numerosi esposti giunti alla Procura di Udine.

Ma anche Beppino avrà una sua associazione, nel nome di Eluana, ed è proprio a quella che ha intenzione di devolvere i soldi che otterrà dal risarcimento richiesto per i danni subiti. Una civil action sullo stile americano, come chiarisce l’avvocato Massimiliano Campeis, figlio del noto Giorgio, che colpirà molte persone, tutte quelle che in vari modi, in varie forme con diversi mezzi hanno diffamato la famiglia Englaro. “Tutti i soldi che riceveremo per i danni subiti dal signor Englaro e dal primario Amato De Monte – spiega l’avvocato – saranno trasferiti all’associazione ‘Per Eluana, che sta per nascere”. I fondi sarebbero stimati in parecchi milioni di euro che attraverso l’associazione finanzieranno anche la lotta per ottenere una giusta legge sul Testamento Biologico, ipotizzando anche la proposta di un referendum qualora il Parlamento dovesse avvallare la richiesta già avanzata dalla maggioranza di non ammettere lo stop all’alimentazione e idratazione. L’idea dei legali di Englaro è quella di un “meccanismo di legittimazione congiunta” utilizzato negli Stati Uniti e colpirà chiunque abbia, anche in forma anonima o utilizzando un nickname, diffamato Beppino sul web. Senza dimenticare, ovviamente, tutti gli esposti che saranno debitamente esaminati.

Pare una guerra, dunque. Lo studio legale rende noto che “le prime raccomandate sono già state spedite: si tratta di diffide preventive a vendere case e beni fino a quando il giudice non avrà deciso”. Insomma, sembra che facciano sul serio.

Nei numerosi articoli che ho scritto sul caso di Eluana ho sempre difeso le ragioni di Beppino, sottolineando che nessuno può permettersi di giudicarlo. Mi sono scontrata con tanti commentatori che hanno chiamato “omicidio” la morte della giovane donna, sono stata accusata di prendere le difese di un assassino. Ora quei commentatori devono fare attenzione: non ho alcuna intenzione di cancellare i commenti e si sa che per degli esperti informatici il web non ha segreti …

[fonte principale Messaggero Veneto]

AGGIORNAMENTO del 7 SETTEMBRE 2009 – LA PROCURA DI LECCO INDAGA

Ha mantenuto la promessa il signor Englaro: grazie all’instancabile lavoro dell’avvocato Campeis che negli ultimi sette mesi ha “sfogliato” migliaia di siti e blogs, alla fine già una trentina sono gli indagati dalla procura di Lecco.
Ne dà notizia il quotidiano friulano Messaggero Veneto, dove, tra le altre cose, si legge:

Da quanto appreso, tra le trentina di responsabili di siti e bolg ci sono anche esponenti del mondo cattolico. Tra le persone denunciate e sulle quali si sta indagando, inoltre, c’è anche il responsabile del Movimento politico cattolico “Azione e tradizione”, Gianvito Armenise, come reso noto dall’ufficio stampa dello stesso movimento. Al momento non sono trapelati altri nomi e quindi non è nemmeno possibile sapere se tra gli indagati ci siano anche friulani, perchè, come detto, è la Procura di Lecco a portare avanti le indagini e sarà il Pm a dover individuare tutti gli autori degli articoli incriminati e riportati nell’esposto, compresi quelli “nascosti” da pesudonimi.

CASO ENGLARO: INDAGATO PER OMICIDIO VOLONTARIO IL PAPÀ DI ELUANA

Dopo le notizie poco confortanti dei giorni scorsi, che vedevano un’indagine in corso, da parte della Procura di Udine, per violazione dell’articolo 650 del Codice Penale che concerne l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria, in relazione alle fotografie scattate ad Eluana nei giorni di ricovero a “La quiete” di Udine, è di questa mattina la notizia che anche Beppino sarebbe indagato. L’ipotesi di reato, tuttavia, che non ha nulla a che fare con le foto, sarebbe addirittura di omicidio volontario.
Ne dà notizia il Messaggero Veneto, quotidiano friulano, che in merito alla vicenda afferma che altri sarebbero sotto inchiesta per lo stesso motivo: 14 persone, a partire dal primario anestesista Amato De Monte e, a seguire, tutti gli infermieri che hanno seguito Eluana durante la sospensione dell’alimentazione e idratazione.

Rimane da chiarire, però, il fatto che se l’iter legale, nell’applicazione della sentenza della Corte di Cassazione, è stato rispettato, come mai la vicenda dal punto di vista giudiziario sia appena iniziata, esattamente quando tutto sembrava tranquillo. All’indomani dell’autopsia, infatti, lo stesso procuratore generale di Trieste aveva dichiarato che non si erano riscontrate anomalie di sorta e che il protocollo previsto dall’applicazione della sentenza era stato rispettato.

Pare, comunque, che non vi siano collegamenti tra quest’inchiesta e le indagini volte ad appurare che gli scatti fotografici, voluti dallo stesso Beppino a corredo della cartella clinica della figlia, non violassero l’articolo del Codice Penale succitato. Nella serata di ieri, infatti, la Procura Generale di Trieste ha dato disposizione agli inquirenti di restituire le fotografie scattate dal reporter Francesco Bruni, a sua volta indagato per la stessa ipotesi di reato, insieme alla giornalista Marinella Chirico, un’infermiera e il professor De Monte. Il sostituto Procuratore della Repubblica di Trieste, Federico Frezza, non ha convalidato il sequestro delle foto scattate confermando quanto già sottolineato dal legale della famiglia Englaro, avvocato Giuseppe Campeis e dallo stesso Beppino Englaro, ovvero la possibilità per il padre di Eluana, in qualità di tutore, di poter decidere per la tutela della privacy della figlia anche in deroga ai divieti previsti nel protocollo.

A questo punto è ipotizzabile che le indagini, nelle settimane successive la morte di Eluana, abbiano silenziosamente e discretamente continuato il loro corso, fino alla notizia di due giorni fa, relativa alla violazione della privacy. D’altra parte, il procuratore di Udine Antonio Biancardi aveva detto all’indomani della morte di Eluana: “Valuterò personalmente tutti gli esposti che sono stati presentati e cercherò prove a conferma dei reati ipotizzati in essi”. Lo stesso avvocato Giuseppe Campeis, che difende De Monte, subito dopo il decesso della Englaro aveva affermato: “Adesso comincia la vera inchiesta giudiziaria”. Come precisa il Messaggero Veneto, “finora nessuno è stato raggiunto da informazioni di garanzia perché al momento per l’inchiesta non si sono resi necessari atti ‘esterni’ che comportassero le garanzie difensive”.

Se gli esposti di cui parla Biancardi non sono serviti a fermare la “macchina di morte” che ha portato Eluana alla fine della sua esistenza terrena, possono ora infamare ulteriormente il nome di Beppino e di molti professionisti che hanno avuto il coraggio di dire sì e di compiere quell’atto di pietà che il padre di Eluana chiedeva per la figlia. Ora che la giovane donna riposa in pace, la pace stessa non è dono che possa essere attribuito a chi ha lottato per lei fino a scontrarsi con l’opinione pubblica e la politica. Un atto coraggioso, certo, ma per la Legge anche il coraggio può diventare reato.

FOTO DI ELUANA: INDAGATO IL PROFESSOR AMATO DE MONTE

Sulla triste vicenda di Eluana Englaro non è ancora calato il silenzio. Mai avremmo pensato che ora, dopo che tutto è finito, dopo che il suo cuore ha smesso per sempre di battere, si parlasse ancora di lei, della sua vita e della sua morte.

Elauna, morta lunedì 9 febbraio alle 19 e 45 presso la struttura di assistenza per anziani “La Quiete” di Udine, ha trascorso i suoi ultimi giorni assistita dal professor Amato De Monte, primario di Anestesia dell’Ospedale del capoluogo friulano. A lui era stato affidato il compito di portare Eluana da Lecco a Udine e di applicare il protocollo per la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione della giovane, nel rispetto della sentenza della Corte di Cassazione che, dando ragione al padre di Eluana, Beppino Englaro, aveva accolto l’istanza più volte rigettata da altri tribunali.

Chi non ricorda le parole del professor Amato, a commento della sua esperienza; lui, medico, abituato a confrontarsi ogni giorno con la vita e la morte, si era definito “devastato come uomo, come padre, come medico e come cittadino. Tutta la società civile – aveva aggiunto – dovrebbe riflettere sullo scollamento tra il sentire sociale e la posizione della politica e della chiesa sul tema della vita vegetale.”

Subito dopo la morte di Eluana, De Monte era stato convocato presso l’Ordine dei Medici di Udine per essere “interrogato”; un atto dovuto, avevano detto. Tant’è che nessun capo d’imputazione era emerso, né per la Procura né per l’Ordine. Caso chiuso, dunque. Almeno così credevamo.
Oggi, tuttavia, il nome del professor De Monte è ricomparso sulle pagine della stampa: autorizzato dalla famiglia, il medico avrebbe scattato delle foto definite “cliniche” al povero corpo di Eluana, a testimonianza di quanto stesse accadendo nel segreto della camera che ha ospitato la ragazza negli ultimi giorni di vita. Un segreto violato, a quanto pare, visto che la Procura di Udine, dopo aver ascoltato dei testimoni, persone che a quella camera avevano libero accesso – l’equipe, fra medici e paramedici, era costituita da circa quindici persone – ha emesso un avviso di garanzia nei confronti del medico. Il reato ipotizzato sarebbe, secondo i carabinieri che indagano sul caso, la violazione del articolo 650 del Codice Penale che concerne l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Vale a dire che scattare quelle fotografie significa violare il protocollo legale – lo stesso voluto da Beppino Englaro – che imponeva, tra l’altro, il rispetto della privacy. Fra i vari divieti c’era anche quello di scattare fotografiche o video per mezzo di fotocamere o telefonini. Bisogna precisare, tuttavia, che tali regole erano state determinate dalla famiglia, assieme ai suoi legali, con preciso riferimento a terzi e per tutelare la ragazza dalla curiosità morbosa che avrebbe potuto manifestarsi nei suoi confronti nonché da occhi indiscreti.

Gli inquirenti, però, sono del parere che il divieto valesse anche per i familiari e per tutte le persone che hanno assistito Eluana nei suoi ultimi giorni a “La Quiete”. Di parere opposto è l’avvocato udinese Giuseppe Campeis, uno dei legali di Beppino, che conferma la validità delle regole sulla privacy solo in riferimento a terze persone; ribadisce, inoltre, che la decisione di far scattare le fotografie è stata presa per testimoniare quanto stesse effettivamente avvenendo all’interno della stanza di Eluna nel periodo compreso tra il suo arrivo, la notte del 2 febbraio, e il suo decesso, la sera del 9.

Insomma, pare che un provvedimento preso per tutelare gli ultimi giorni di Eluana si ritorca contro chi l’ha voluto. Per ora si sa che il rullino non è stato sviluppato e che è possibile che la Procura chieda il sequestro della macchina fotografica. Le indagini nel frattempo proseguono: in queste ore, a Udine, sono state infatti sentite alcune persone, dal servizio d’ordine che ha fatto la guardia sulla porta della casa di riposo 24 ore al giorno nel periodo della permanenza di Eluana nella struttura udinese, fino a chi ha avuto accesso, su specifica autorizzazione, alla stanza della donna in stato vegetativo persistente durante i giorni di sospensione dell’alimentazione e idratazione che ha protratto la sua vita fin dal 18 gennaio 1992, giorno in cui un incidente d’auto le aveva impedito per sempre il ritorno a casa.

AGGIORNAMENTO DEL POST. 26 febbraio 2009

L’indagine sulle foto scattate ad Eluana si allarga. Altre tre persone risultano indagate: la giornalista Marinella Chirico che domenica 1 febbraio era stata invitata da Beppino Englaro a trascorrere qualche ora nella stanza della figlia, il fotogiornalista Francesco Bruni e l’infermiera Cinzia Gori, compagna del dottor Amato De Monte.

Bruni avrebbe già consegnato spontaneamente le foto ai carabinieri, mentre per le foto scattate da De Monte è stata chiesta l’acquisizione alla Procura della Repubblica di Udine. «Le foto sono state consegnate dal medico alla famiglia Englaro – spiega l’avvocato di Englaro, Giuseppe Campeis – e sono ora custodite da Beppino Englaro che non ha alcuna nessuna intenzione di consegnarle senza un atto di sequestro». E su questo il Procuratore Antonio Biancardi dovrebbe decidere nei prossimi giorni.

Una battaglia legale, dunque, si profila da parte degli avvocati di Englaro, convinti che non vi sia stata alcuna violazione della legge in quanto, ribadiscono, si tratterebbe di “fotografie cliniche” che sarebbero state scattate proprio su richiesta del papà di Eluana. A confermare ciò è lo stesso professor Vittorino Angiolini, legale della famiglia e collega dell’avvocato udinese Campeis; ora si teme, sempre secondo i legali, che a seguito delle iniziative intraprese dalle forze dell’ordine le foto possano essere rese pubbliche. In tal caso, la famiglia «si riserva ogni azione giudiziaria a tutela della privacy di Eluana».

Intanto nemmeno le polemiche si placano. Il neurologo Gianluigi Gigli, ordinario di Neurologia all’Università di Udine e operante presso la locale Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia, si dice sconcertato dagli avvenimenti delle ultime ore. «Solo in una piccola città come Udine ed in una piccola regione come il Friuli, – afferma – avrebbe potuto determinarsi una concentrazione di poteri tanto compatta da essere impermeabile a ricorsi, ispezioni ministeriali, Nas e polizia». Non dimentichiamo che il medico in questione si era fatto promotore del Coordinamento friulano “Per Eluana e per tutti noi” e che sia prima della morte della donna, sia dopo la sua scomparsa aveva sparato a zero contro tutti coloro che si erano prodigati affinché la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione, come previsto dalla Corte di Cassazione, fosse applicata.

MESSA IN DUBBIO DALLE PAROLE DELLE SUORE DI LECCO LA TESTIMONIANZA DI MARINELLA CHIRICO SU ELUANA

Mi ero ripromessa di non scrivere più su Eluana. Sdegnata dal circo mediatico che si è venuto a creare sulla sua triste vicenda, avevo invocato il silenzio, quello stesso silenzio che con un filo di voce papà Beppino aveva implorato. Lui ora tace, non ha più la forza di parlare, rinuncia perfino ad assistere al funerale della figlia per sottrarsi all’assalto dei giornalisti. Nemmeno un po’ di rispetto per un uomo che soffre, per una famiglia trincerata nel suo dolore. Nemmeno i commenti cattivi si smorzano. Qualcuno ha ancora fiato per gridare il proprio disprezzo. Ancora malignità: su Beppino, sui medici che hanno accompagnato Eluana al traguardo finale di una vita già spenta da diciassette anni, sulla casa di riposo ove l’inaudito “assassinio” si è compiuto, sulla Procura di Udine che non ha saputo o voluto trovare qualche appiglio per fermare la “macchina di morte” allestita nella camera della donna, sui laici che difendono la legge e chiamano “giusta” la sentenza della Cassazione … Perfino un politico di riguardo, niente meno che il Presidente del Senato Alfano, ha provocatoriamente detto che “Eluana è morta di sentenza”. Non sa, Alfano, che al di là del tono polemico, ha affermato l’unica verità accettabile. Per quella sentenza papà Englaro si è battuto, fino allo stremo delle forze. Sì, una sentenza ha “condannato a morte Eluana”, se volete, ma un incidente diciassette anni fa l’aveva “condannata a vivere”.

Ieri ho pubblicato un articolo sulla testimonianza di Marinella Chirico, l’unica giornalista del TG3 Regionale che ha potuto vedere Eluana un giorno prima della sua fine. L’esperienza “devastante” della giornalista è stata raccontata con voce commossa, con uno sguardo triste che, per chi conosce Marinella e la vede quasi quotidianamente dietro alle telecamere del TG, non rientra nel suo aspetto naturale. È quasi sempre sorridente, Marinella Chirico, l’aspetto è sereno e lo sguardo è luminoso. L’aver visto Eluana ha completamente trasformato i tratti del suo viso.

Englaro aveva fermamente voluto che la giornalista vedesse Eluana per smentire, finalmente, le male voci, per porre un freno alle inaudite malignità che per giorni sono state dette sul suo conto. Eppure oggi c’è qualcuno che smentisce le parole di Marinella Chirico, che insinua il sospetto che tutto sia stato pilotato, che la testimonianza sia falsa, inventata.

Oggi sul quotidiano “Avvenire” è comparso un articolo che mette in dubbio la sincerità di Marinella. Il titolo è: «Deturpata? Era bella, sette giorni fa». Sembra che questo sia stato il commento delle suore di Lecco che a lungo hanno accudito Eluana. Secondo Suor Angela : «Non è possibile che Beppino abbia detto questo, forse si riferiva a questi ultimi giorni, dall’arrivo a Udine, ma come può essere cambiata così. […] Da qui è andata via che era bella del resto verranno pur fuori le cartelle cliniche, basterà andare a leggere l’ultimo bollettino di Defanti prima della partenza da Lecco. È scritta ogni cosa, qui in collaborazione con lui si seguiva un percorso ben preciso e dettagliato, risulterà tutto».

Ma poi la giornalista di “Avvenire” va oltre e insinua un altro sospetto, facendo finta di credere alle parole di Marinella. Verso la fine dell’articolo si legge: “A questo punto, però, di «ferocissimo e crudele» c’è solo un terribile sospetto: se davvero una settimana nella casa di riposo di Udine è bastata, come dice la Chirico, a fare di Eluana un corpo la cui vista era ‘devastante’, che cosa le hanno fatto? Come si distrugge in sette giorni un equilibrio stabile da quindici anni? Per Eluana ormai non c’è più nulla da fare, ma a chi di dovere ora almeno l’obbligo di far emergere tutta la verità. “

Già, la verità. Ma qual è la verità? A questo punto mi rammarico che Beppino Englaro non abbia voluto che le telecamere entrassero insieme a Marinella Chirico in quella camera e riprendessero il corpo immobile di Eluana. Nulla a che vedere, evidentemente, con la descrizione che sempre il quotidiano “Avvenire” pubblicò il 3 febbraio. “E intorno al suo corpo si davano da fare a turno quattro fisioterapisti: non stava mai ‘ferma’, Eluana, grazie a loro, e così braccia e gambe erano tornite, non avvizzite e magre, il viso era paffuto, la pelle morbida come un velluto. Ogni giorno le suore la spalmavano di creme e pettinavano i suoi capelli ancora nerissimi… anche Eluana come tutti noi quando era sera chiudeva i grandi occhi neri e si addormentava. Notte e giorno, veglia e sonno, senza confondersi mai, e al calare del buio anche il suo corpo chiedeva riposo alla fine di una giornata come tante. Un sonno tranquillo, senza incubi …”.

Ormai si è addormentata per sempre, Eluana. Forse la “verità” non interessa più a nessuno perché l’opinione pubblica sarà sempre divisa, ci sarà sempre chi griderà a gran voce che è stata “uccisa” e chi sussurrerà, per rispetto del dolore di chi è rimasto, che finalmente ha raggiunto la pace. Un sonno tranquillo, ora sì, senza incubi.