ELUANA HA RAGGIUNTO LA SUA “QUIETE”

Pochi minuti fa, circa alle 20 e 30 di oggi, 9 febbraio 2009, alla casa di cura “La quiete” di Udine è morta Eluana Englaro. Lei che ha scatenato, involontariamente, una serie di reazioni da parte di laici e cattolici, di politici e magistrati, ha raggiunto la sua quiete proprio a poche centinaia di metri da casa mia.

Questo pomeriggio, passando davanti alla casa di riposo, sono rimasta bloccata per qualche minuto con la mia auto: c’erano molte persone che manifestavano ma questa volta non solo contro quella che è stata definita una condanna a morte crudele; alcuni hanno espresso, finalmente, la solidarietà nei confronti di papà Englaro. Quest’uomo che per tanti anni ha lottato per ottenere la fine delle sofferenze sue e di Eluana, ora può cantare vittoria. Ma non lo farà. Perché se da un lato la sentenza della Cassazione e la sua applicazione hanno dimostrato che, nonostante le polemiche e le voci di dissenso che si sono alzate, viviamo in uno stato di diritto, dall’altro questa vittoria ha un sapore amaro. La fine di una vita, anche di una “non vita”, rappresenta un dolore e se soffriamo noi, che nemmeno la conoscevamo, il dolore della sua famiglia è inimmaginabile. Ora lui, Beppino, dovrà fare i conti con la sua coscienza ma non gli sarà difficile autoassolversi. Se avesse avuto dei dubbi, dei rimorsi, avrebbe fatto marcia indietro. E invece no, è andato avanti per la sua strada, senza ascoltare gli appelli rivolti da tante persone che hanno vissuto o vivono tuttora un’esperienza analoga. Non ha ascoltato la voce del Vaticano o quella di Palazzo Chigi. Ha ascoltato la voce del suo cuore e nessuno può dire che forse è stata una voce stonata, fuori dal coro.

Non era al capezzale della figlia, Beppino Englaro. Non l’ha vista esalare l’ultimo respiro. Forse pensava che vivesse più a lungo ma l’ottusità di chi ci governa ha accelerato i tempi della fine di Eluana. Ma che importa? Per il padre era già morta da diciassette anni; una morte senza una tomba, senza un funerale. Ma ora Eluana avrà il suo funerale, avrà la sua tomba su cui la famiglia potrà piangere, se c’è ancora qualche lacrima da versare, se le lacrime non si sono esaurite in tutti questi anni di dolore. O forse i suoi cari andranno a portare i fiori al cimitero sorridendo, con la consapevolezza che il destino di Eluana si è compiuto, come lei voleva. Con un ritardo di diciassette anni.

Addio, Eluana. Una preghiera e una lacrima per la tua pace.

14 pensieri riguardo “ELUANA HA RAGGIUNTO LA SUA “QUIETE”

  1. Il presidente della Repubblica, appresa la notizia della morte di Eluana Englaro, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “dinanzi all’epilogo di una lunga tragica vicenda, il silenzio che un naturale rispetto umano esige da tutti puo’ lasciare spazio solo a un sentimento di profonda partecipazione al dolore dei familiari e di quanti sono stati vicini alla povera Eluana”. [fonte tgcom]

    Ora Napolitano invoca quel “silenzio” che a lungo, specie in questi ultimi giorni, Beppino Englaro ha supplicato. Ora parla di quel “rispetto” che è stato negato al padre di Eluana. Invita a lasciare spazio a un “sentimento di profonda partecipazione al dolore dei familiari e di quanti sono stati vicini alla povera Eluana”, ma c’è qualcuno che ha già scritto che ora il signor Englaro sta stappando lo spumante.

    Credo che la morte di Eluna non porterà pietà e umana compassione nei cuori di chi è stato capace solo di giudicare.

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  2. Ormai quando parlo, ma ancor meglio quando scrivo, preferisco ricordare che quella che stò per dare è solo la mia opinione e che chiunque deve sentirsi libero di condividerla o meno.
    Fortunatamente non ho mai vissuto situazioni simili a questa, quindi non posso basarmi sull’esperienza ne diretta ne indiretta, di conseguenza la mia opinione perde importanza; posso però ragionare e cercare di immaginare.
    Io alcuni anni fa dicevo che se mi fossi trovato in quelle condizioni avrei preferito morire, oggi non lo so, forse avrei paura, forse preferirei resistere nella speranza di una scoperta scientifica, oppure nella speranza di un qualcosa che la scienza non ha scoperto, non lo so.
    Non so neppure se soffrirei, ho visto una persona sana con figli sani con una casa un lavoro la tv a colori e l’auto in garage che ha preferito morire saltando giù da un ponte, ho visto un ragazzo tetraplegico che deve essere assistito in tutto, che non trattiene la bava e nemmeno l’urina innamorarsi e volere sapendo di non potere eppure l’ho visto sorridere.
    Un uomo forse non può vivere solo per alimentarsi e consumare ossigeno, forse un uomo ha bisogno di qualcos’altro, forse però in quella situazione un uomo si accontenta di pensare, sognare, non lo so. Credo anche che a volte non basti camminare, muoversi, parlare per poter vivere e allora forse si può vivere anche senza camminare, muoversi, parlare. Avere poco o avere molto non fa differenza, fa differenza quanto sai apprezzare. La volontà di Eluana oggi non la sa nessuno, nemmeno il papà può saperla.
    Io credo che a mio figlio non toglierei mai quell’alimentazione, non è la mia vita, è la sua ed io non posso decidere per lui di vita o di morte basandomi su un pensiero fatto in una situazione completamente diversa.
    Non lo so, forse dopo che hai visto tuo figlio sorridere, parlare crescere non riesci ad accettare che non possa farlo più e speri che dopo la morte possa di nuovo farlo.
    Quello che so è che se un giorno dovessi sapere che mio figlio è in una condizione per la quale credo sia meglio morire, allora non mi importerà più di nulla, andrò oltre la legge le istituzioni i rapporti, oltre la mia stessa vita, farò quello che credo meglio per lui senza attendere sentenze e non mi importerà di nulla ne di eventuali punizioni ne dei giudizi ne delle opinioni altrui.
    Credo poi che se dovessi farlo non lo farei così, non farei morire mio figlio in tre giorni di fame e di sete anche solo nel dubbio che lui possa soffrire.
    Non lo so, forse è meglio così ma allora non capisco come mai nessuno è felice.
    Chi a favore chi contro, si è divisa L’Italia, si è divisa la coscienza di ogni persona, tutti uniti però nel volere una cosa: il bene di Eluana, questo a dimostrare che le persone non muoiono mai invano.

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  3. Ciao Luca e ben tornato.

    Molto belle le tue parole, davvero toccanti.
    Non è indispensabile che tutti siano d’accordo su tutto; quello che però è doveroso da parte di tutti è rispettare l’opinione altrui.

    Ho notato che il tuo commento è caratterizzato da tanti “credo”, “forse”, “non so”. Questo perché l’argomento è talmente delicato e lontano, fortunatamente, dalle nostre esperienze di vita che è impossibile parlare pensando di dire “verità assolute”. Ci si dovrebbe comunque astenere dallo scagliare anatemi, esprimere giudizi, condannare … Per me Eluana è finalmente libera. Non so se ora è felice, ma sono sicura non lo fosse prima.
    Tu ti chiedi “come mai nessuno è felice”. Epicuro, nella sua Lettera a Meneceo dice: “Cerchiamo di conoscere le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è abbiamo tutto”. Ecco, il punto della questione è questo: sappiamo quali sono le cose che fanno la felicità? Evidentemente no, ma quando le abbiamo trovate, non ce ne accorgiamo. Ci rediamo conto della “felicità perduta” quando non abbiamo più quelle cose che prima ci rendevano felici anche se non ce ne rendevamo conto. Non so se sono stata chiara, ma l’argomento è filosofico, quindi complesso.

    In ogni caso, penso che Eluana l’abbia raggiunta quella felicità perduta diciassette anni fa: la vita. Sembra paradossale, ma se uno ha fede, e io ce l’ho, crede che ci sia un’altra vita e per Eluana sarà senz’altro migliore. Se uno la fede non ce l’ha, può almeno sperare che ora Eluana sia libera. Semplicemente.

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  4. È probabile che tu abbia ragione dicendo che Eluana era infelice, ma se uno è fedele e crede che ci possa essere una continuazione all’esistenza terrena allora deve poter anche credere che forse ad Eluana era dato sapere cose che noi non sappiamo, che forse a lei era data la possibilità di esistere in un modo che noi non conosciamo, se uno crede in ciò che non si può percepire con i sensi e nemmeno concepire con la ragione e la logica allora deve poter credere a qualsiasi cosa possa albergare nella sua fantasia.
    Io non credo che questa vita continui anche se in cuor mio lo spero, forse dopo la vita c’è semplicemente il nulla proprio come prima che la vita cominciasse. Non lo so. ed è per questo che difronte all’affermazione “meglio morire” alzo le mani, se una cosa non la conosci allora come puoi paragonarla e dire che è migliore di un’altra, credo che preferirei soffrire ma rimanendo aggrappato alla mia misera vita perché forse in quelle condizioni e tutto ciò che mi resta, poi morirò comunque, ma ho finito tutto quello che avevo nel piatto anche l’ultima briciola di vita poi non so.

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  5. La scienza, purtroppo, non ci aiuta a comprendere perché nessuno realmente sa cosa “passa per la testa” ad un essere umano che si trova in stato vegetativo persistente. Così non posso basarmi su dati certi e scientificamente provati quando affermo che sono sicura che non lo fosse prima. Tuttavia provo a immaginare la situazione: se davvero Eluana era in grado di comprendere cosa le stava accadendo ma non di esprimere quello che provava, non posso pensare che fosse felice. La felicità è anche condivisione, relazione con il mondo e questo alla donna era negato. Se io provo dolore e lo grido, so che qualcuno condividerà questo mio dolore e, nonostante tutto, sono felice perché sento che altri mi ascoltano e mi comprendono. Questo ad Eluana era impossibile.
    Se poi diamo retta ai medici che affermano che se la corteccia cerebrale è irrimediabilmente compromessa si è in un completo stato di incoscienza, allora posso pensare che Eluana “sognasse” e basta. Un sogno lungo diciassette anni senza avere la possibilità di raccontarlo non è un’esperienza felice. Per me sarebbe un incubo. Questo è il mio modesto parere.

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  6. Sono arrivata alla conclusione che in questo Paese sia verammente difficile rispettare le libertà individuali.Personalmente non mi permetterei mai di stare a sindacare le scelte ,molte volte difficili, che ogni uomo nel corso della vita si trova ad affrontare. Ritengo che ognuno abbia il diritto di scegliere liberamente rispetto alla propria vita e che nessuno, tano meno lo Stato ,si possa arrogare il diritto di scegliere per gli altri.Addirittura costringere una persona per legge ad un’alimentazione forzata. Nessuno penso voglia imporre ad un cattolico la possibilità di vivere anche nelle situazioni più estreme con l’impiego di tutto ciò che la scienza medica mette in campo per prolungare la vita.Non vedo però perchè questo stesso diritto non si voglia riconoscerlo ad altri che non sono meno legati alla vita e al suo valore. Adddirittura sentono il dovere di fare delle vere e proprie crociate con toni sinceramente sopra le righe. Passando sopra a tutto,convinti di possedere la Verità assoluta.Non so se invidiarli ma io tutte queste certezze assolute non le ho, non so neanche come mi comporterei in certe situazioni posso solo cercare di capire, mettermi al posto di… e rispettare le decisioni che sicuramente non sono state prese con leggerezza.

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  7. Cara Mariella,

    sono completamente d’accordo con quanto tu dici. Anch’io mi sforzo di capire le ragioni degli altri, ma purtroppo trovo che molti si ostinano a voler imporre le loro opinioni senza dare possiblità di appello a chi non la pensa allo stesso modo.

    Io sono cattolica e praticante – anche se in questo periodo devo ammettere che sono un po’ meno praticante! – ma difendo Beppino Englaro e ritengo che se quella era la sua volontà, anche se si è concretizzata nel “sacrificio” di sua figlia, è comunque da rispettare.

    Molto più vergognoso è stato l’atteggiamento dei politici in questa circostanza. Ma siccome c’è stata la “buona volontà”, anche se inutile, di bloccare l’esecuzione della sentenza, ciò basta per assolvere il governo. Chi, invece, difende Beppino Englaro è “condannato”, ritenuto incivile, comunista (?) e senza Dio. 😦

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  8. Tutte le persone con cui lavoro sono cattoliche e tutte si sono sentite ferite da certi atteggiamenti poco cristiani assunti da molti che si definiscono tali. Per fortuna nella comunità cristiana esistono queste sensibilità. Io non ho la fede mi sono allontanata dalla chiesa sin da piccola, non sopporto l’ipocrisia che vi alberga.Rispetto profondamente tutti quelli che nella vita sono animati da forti ideali, capaci di usare la ragione e il senso critico. Non nego, anche se può sembrare assurdo,che quando sono andata a lavorare il giorno dopo la morte di Eluana, tutte le mie colleghe mi hanno raccontato di aver provato un senso di liberazione, come se fosse stata una loro cara, ognuna ha ricordato momenti tristi della loro vita,quando hanno visto soffrire una persona a loro molto vicina. Come si può pensare che questo sentire comune sia un sentire da assassini. L’assassinio non fa parte di chi si fa mille domande e spesso non sa darsi una risposta, la cultura della morte è patrimonio di uccide e affama donne , vecchi e bambini in nome di Dio, Patria e Famiglia.

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  9. Anch’io la mattina dopo la morte di Eluana ho avuto la sensazione di una partecipazione diffusa al dolore che tutti abbiamo sentito un po’ nostro. Nell’aula scolastica, poco distante dal luogo in cui Eluana si trovava, ho chiacchierato con i miei allievi: è stata una conversazione civile, nessuno ha alzato i toni eppure so che qualcuno non aveva condiviso la scelta del signor Englaro. Poteva parlare, ma non l’ha fatto.

    Credo che in questa circostanza molti abbiano perso di vista quelli che sono i concetti basilari del cristianesimo: carità e perdono. Ha letto le mie risposte ai commenti di don Francesco nel post su Crisafulli?

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  10. Ho letto la sua risposta al caro Don Francesco che sicuramente ha tanti impegni nella sua Chiesa: accogliere e consolare. Lei è stata puntuale e precisa nel rispondere, ma non credo che abbia sortito l’effetto da lei desiderato. Le voglio raccontare una mia esperienza personale avuta con soggetti simili. Mia madre, donna che aveva fatto solo la scuola elementare, si era ritrovata a crescere ben sei figli proprio nel ’68. Tutto era cambiato nella sua vita semplice di moglie e madre allevata nel santo timore di Dio. Convinta di essere immortale non ha mai mollato fino a quando si è ritrovata in una stanza di ospedale prossima alla morte. Stava conducendo la sua ultima battaglia per la vita , perchè lei ci credeva nella vita ,e si è presentato il prete per darle l’estrema unzione. Lei ha provato un fastidio tanto grande che pur moribonda ha manifestato con una forza incredibile. Non le dico cosa ho dovuto fare, prima con delicatezza, poi con decisione per mandare via quel santo uomo che insisteva oltre ogni decenza e umanità nei confronti di una donna che lottava per vivere anche quando lei stessa probabilmente sapeva non c’era più nulla da fare. I suoi occhi mi hanno supplicata di liberarla di quell’essere e per fortuna sono riuscita a farlo. Chiedo a questi santi uomini se credono che Dio sia tanto meschino da non capire la sofferenza umana e che abbia bisogno della loro stupida ritualità per accogliere un essere umano. Io come le ho detto non ho il sostegno della fede,ma sicuro ho più rispetto di Dio ,qualora esistesse ,per pensare che sia animato da sentimenti così “umani”.
    Mi scuso per essere entrata nel personale , l’ho fatto solo per ribadire un concetto fondamentale, non si può entrare con i carriarmati nella vita degli altri. Sono pienamente d’accordo con lei quando afferma che i peggiori sono quei politici senza scrupoli che cavalcano le disgrazie umane per i loro spochi interessi. Berlusconi ha avuto il “coraggio” di affermare che in fondo la povera Eluana avrebbe potuto generare dei figli.
    Esiste un limite?

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  11. Tacere e non esprimere una propria opinione, giustamente argomentata, è: rispetto o ipocrisia?
    Questo caso ha diviso l’Italia in due, per l’ISTAT 46% contro la sospensione dell’alimentazione e il 54% a favore della causa del papà.
    In questo caso la risposta migliore è: “non mi esprimo”. Per poi argomentarla con: “per rispetto nei confronti di…”. Ovviamente questa risposta non va contro il pensare di alcuno e rende immuni da giudizi pesanti quali: assassino, illiberale, comunista, dittatore, ecc.
    Io credo che su un fatto come questo ognuno di noi abbia un’opinione e credo che sia giusto che ognuno di noi la esponga, in modo rispettoso e quindi senza termini assoluti e senza imporre nulla a nessuno, ma con quante più argomentazioni possibili. Non esprimersi quindi, secondo me, diventa l’unico modo per non dare ad Eluana il nostro apporto. Ognuno di noi è convinto di essere nel giusto e deve dare il suo apporto con il proprio pensiero, tacere è solo un modo egoistico per non esporsi, tutto questo vale tanto di più se una persona ha deciso come proprio cammino di essere un portavoce, un politico, un presidente del consiglio deve mettersi in discussione e dire il suo pensiero anche rischiando critiche e perdere consensi, questo lo dovrebbe fare anche chi rappresenta l’opposizione e ancor più chi rappresenta la costituzione e l’intera nazione. Il presidente della repubblica fa bene a non firmare , ma deve dire la sua, per esempio:”spero che il papà ci ripensi” oppure “sono vicino al papà nella sua battaglia”. Non credo che lavarsi le mani e dire: “hanno deciso così per me va bene comunque” sia un a risposta da presidente. Chi gestisce questo blog e chi ci scrive deve pensarla per forza così altrimenti uno se ne frega e affronta temi meno spinosi.
    Se non mi risulta male nella divina commedia gli gnavi venivano considerati nemmeno dal demonio tanto poco era il loro valore.

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  12. @ Mariella

    Grazie per la Sua testimonianza. Ammiro la determinazione di Sua mamma e la coerenza che ha mantenuto fino in fondo. Accade, infatti, che quando una persona si ammala seriamente o quando va un po’ in là con gli anni (per non dire invecchia) ritrovi la fede o la scopra per la prima volta. Questa “riconversione”, però, mi convince poco; è come se, trovatosi a fare i conti con la fine dell’esistenza terrena, uno rifletta e si chieda: “Dicono che c’è un’altra vita dopo la morte. E se fosse vero? Non si sa mai …”. Un po’ come ciò che è accaduto all’Innominato di Manzoni che si converte nel momento in cui comincia a credere che potrebbe essere punito per i suoi delitti e tende una mano a Lucia. Ma “I promessi sposi” sono un romanzo. La vita vera è un’altra cosa e ci vorrebbe più coerenza nelle azioni umane.

    Nei commenti io ho sempre difeso Beppino Englaro, ma non ho mai detto che io mi sarei comportata come lui. Sono una madre e so quanto i figli siano preziosi, so quante energie si impieghino per educarli, proteggerli, preservarli da ogni male. Questo è un atteggiamento umanissimo e credo che, anche quando si sceglie di fare l’esatto contrario, come ha fatto Beppino, lo si fa per il loro bene. Perché non si può operare per fare del male ai figli.

    Le racconto anch’io una mia esperienza. Quando aspettavo il secondo figlio, ho rischiato di perderlo. Mi sono ritrovata in ospedale, lontana dal mio bambino, incompresa dalla mia famiglia che non condivideva la scelta di mettere al mondo due figli a così breve distanza (hanno 22 mesi di differenza), con un marito che soffriva insieme a me ma non vicino a me, perché doveva badare al piccolo che aveva 16 mesi. Io quel bambino che portavo in grembo da 12 settimane non lo sentivo ancora parte di me, avevo visto solo il suo cuoricino battere in un monitor; sapevo che lottava per vivere ma io non ero disposta a lottare insieme a lui perché suo fratello aveva bisogno di me e io non potevo stargli vicino. Così, mentre i medici mi rimproveravano perché non me ne stavo ferma immobile nel letto, non mi davo pace e ho fatto un patto con quella creatura che mi teneva bloccata in un ospedale: gli ho detto “senti piccolo mio, se vuoi vivere, devi un po’ arrangiarti da solo perché non posso stare chiusa qui dentro a lungo”. Insomma, ho semplicemente lasciato che la natura facesse quello che doveva fare: se voleva salvare il bambino, l’avrebbe salvato, se invece non mi avesse permesso di metterlo al mondo, ciò avrebbe significato che per quel bimbo il destino era segnato, non sarebbe mai nato. Mi sono sentita enormemente in colpa per quei pensieri ma ora, quando guardo mio figlio, lo considero un miracolo, non so se di Dio o della Natura, ma questo non ha importanza.
    Grazie ancora per il Suo contributo e … a presto. 🙂

    @ Luca

    Il Presidente Napolitano, dopo aver appreso la notizia della morte di Eluana, ha espresso il suo dolore e ha chiesto “silenzio e rispetto”. Dal punto di vista umano, quindi, il suo comportamento è stato ineccepibile. Nella veste di capo delle Stato ha fatto ciò che ha ritenuto opportuno fare e ha giustificato il suo rifiuto di firmare il DDL. Questo è quanto ci basta, sia come uomini sia come cittadini italiani. Ogni altra affermazione da parte sua, avrebbe alimentato i pettegolezzi e la forza degli opposti schieramenti. Napolitano è una persona che sa il fatto suo, non uno sprovveduto. Se poi ha una coscienza, con quella farà i conti, ma anche questo non è affar nostro.

    Ovviamente questo è il mio parere e, come dici tu stesso, “ognuno di noi è convinto di essere nel giusto e deve dare il suo apporto con il proprio pensiero”.

    Ciao ciao 😀

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  13. Guardando ed ascoltando “Anno zero ” ho fatto una riflessione rispetto a me stessa. Io non sarei capace, forse per scaramanzia, di stabilire cosa farei in situazioni estreme, e vorrei che a decidere per me fossero le persone che mi vogliono bene e mi conoscono profondamente. I politici prenderanno in considerazione situazioni del genere? O vorranno decidere loro per me?
    C’è vermente troppa ferocia in certe posizioni e mi spaventano, non posso pensare di ritrovarmi inerme in un letto di ospedale e i miei cari non possono fare niente per mettere fine alle mie sofferenze.

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