STAMATTINA VI HO VISTI TUTTI CONCENTRATI …


AI MIEI STUDENTI DI QUINTA

Stamattina vi ho visti tutti concentrati, da lontano. Con quei fogli a quadretti davanti, a cercare le risposte ai quesiti della prova di matematica, a provare e riprovare, qualcuno tranquillo, sicuro di quel che stava facendo, qualcun altro molto più perplesso. Alcuni inquieti, con quel movimento sussultorio delle gambe che tante volte ho osservato durante l’esecuzione dei compiti in classe. Le ragazze con i capelli raccolti, con quel caldo insopportabile, quel caldo che doveva proprio arrivare improvviso, in concomitanza con l’inizio degli esami. Un caldo che solo una “vecchia” prof come me può sopportare tenendo ostinatamente i capelli sciolti. Ma sudavo, eccome se sudavo.

Anche ieri mattina vi ho visti tutti concentrati, da lontano. Con i fogli a righe davanti, intenti a ricomporre in ordine i pensieri sparsi per elaborare un tema decente, Almeno, spero lo sia stato. Non so nemmeno che tracce avete scelto, avrei voluto passare veloce fra i banchi e sbirciare qua e là. Me l’hanno impedito, ovvero mi hanno consigliato di chiedere l’autorizzazione alla presidente che, però, in quel momento non c’era. E me l’avrebbe data, certamente, l’autorizzazione, la conosco da così tanti anni … alla fine ho rinunciato però sono riuscita a vedere qualche testa che si sollevava dal foglio, come se aveste percepito la mia presenza. Come quando, durante i compiti, smettevate immediatamente di parlottare un secondo prima del mio passaggio dalle vostre parti.

Mi sembra così strano, così ingiusto che io non sia lì con voi ad accompagnarvi nell’ultima avventura da liceali. È come se mancasse qualcosa, è come se quel cordone ombelicale che ha tenuti uniti a me tutti voi facesse fatica a spezzarsi. I miei allievi! Una parola che ha origine dal verbo latino alo, nutro. Eh sì, vi faccio ancora una lezione di latino, l’ultima. Nutrire trasmettendo il sapere senza rinunciare alle emozioni, nutrire dei cuccioli che, ormai svezzati, stanno per prendere il volo. Questo è il nostro mestiere, quella cosa meravigliosa chiamata “insegnamento”.

Anche stamattina, quando poi mi sono avvicinata per sorvegliare la classe che mi era stata assegnata, ho visto gli sguardi alzarsi da quel foglio a quadretti. Ho percepito qualche sussurro, qualcosa come “sono quelle le scarpe arancioni”, l’ultimo acquisto di cui avevo parlato con alcune di voi. Sì, sono quelle. Belle vero? Mi avete definito una prof elegante: quella di oggi forse è stata l’ultima lezione. O forse no.

In teoria da oggi dovrebbero iniziare le mie vacanze. In pratica ho ancora delle questioni burocratiche da sbrigare negli uffici. Potrei farlo domani o magari sabato mattina. Mi toglierei il pensiero e da lunedì sarei davvero libera da impegni. Ma voi non ci sarete, nei prossimi giorni. E allora credo proprio che andrò negli uffici lunedì, farò un veloce passaggio fra i banchi per regalarvi un sorriso di incoraggiamento. Avviso subito le ragazze che non avrò le scarpe arancioni: non avete idea del numero esorbitante di vesciche che mi hanno procurato in tre ore di passeggiate su e giù per il corridoio. Neanche avessi fatto la maratona di New York …

E poi magari ci sarò anche per gli orali. Al diavolo le vacanze! Inizieranno per me e per voi nello stesso momento. Verrò a sostenervi, ad incoraggiarvi, a pregare con voi o a fare esercizi di respirazione assieme ai più tesi di voi. Non verrò ad ascoltarvi, lo prometto. Oddio, se proprio qualcuno me lo chiedesse … non sarebbe professionale ma chiedendo il permesso magari lo si potrebbe fare. E forse sarò ancora assieme a voi ad aspettare con il batticuore l’esposizione dei voti. Perché, ormai è chiaro, io senza di voi non ci posso stare.

Sono afflitta dalla sindrome da inizio vacanze, quella sensazione di vuoto, come se qualcosa mancasse, come lo stomaco che brontola quando ha fame … Ogni anno arriva inesorabilmente con gli stessi sintomi. Ed è inutile che mi ripeta che sono stanca, stanchissima, che ho bisogno di riposo, che ho tante cose da fare in casa (ad esempio, cambiare il guardaroba visto che nell’armadio ho ancora i vestiti invernali e quelli estivi sono appesi sparsi ovunque capiti in quasi tutta la casa). È proprio inutile che ripensi a quanta fatica abbia fatto per arrivare alla fine delle lezioni, con tutti quei compiti da correggere, tutte le interrogazioni da fare (nelle altre classi perché voi ve la siete cavata alla grande!), quella voglia di starmene a casa senza fare assolutamente nulla, almeno per qualche giorno. Eppure non ho ancora incominciato. Anche questo pomeriggio, tornata a casa quasi alle quattro, avrei voluto sedermi sul divano e dormire fino alle otto di stasera. E invece sono qui a scrivere a voi, di voi, per voi. Un post l’ho dedicato alle quinte negli ultimi quattro anni. Per voi non avrei fatto un’eccezione, tanto più che, in barba a quel che si dice, che tutti gli studenti sono uguali come ogni scarrafone è bello a mamma sua, ci sono classi e classi. Attenti, non sto dicendo che gli studenti non sono tutti uguali all’interno della stessa classe (non sarebbe deontologicamente corretto nemmeno pensarlo), sto dicendo che non tutte le classi sono uguali e la vostra è una di quelle speciali.

Questo non è un post d’addio, non so nemmeno se lo leggerete, presi come siete dallo studio per le ultime prove. È solo un post che nasce dalla voglia di esprimere il mio dispiacere nel non potervi accompagnare fino in fondo, anche se so che siete in buonissime mani. È un post che dovevo scrivere per dirvi ciò che, nel ruolo di insegnante o quello di commissario, non avrei potuto dirvi. Per farvi sentire la mia vicinanza e il mio tifo per voi, un tale tifo che nemmeno per l’Italia agli Europei di calcio!

Nel “libro della memoria” uno spazio per voi ci sarà sempre. Spero che anche voi manteniate di me un buon ricordo e … non giratevi dall’altra parte se mi incontrate per strada!

Buona fortuna, ragazzi.

LA “CLASSE” NON È ACQUA … E NEMMENO LA PROF


Venerdì sera sono stata alla cena di matura della mia quinta. A parte il fatto che sono appena rientrata da una tre giorni al mare (e ci voleva proprio!), quindi non ho fatto in tempo a trasferire sul blog le mie emozioni tempestivamente, ma devo dire che questa esperienza non è stata poi molto diversa rispetto all’altra. Quindi, anche se mi impegnassi ora, finirei con lo scrivere un post quasi identico.

Ora, non vorrei che i miei attuali allievi si offendessero: loro sono diversi, è vero, ma quando li si vede al di fuori dell’aula scolastica, tutti belli ed eleganti, i sentimenti che animano una “vecchia” prof che, a dispetto dei 4 in latino che non ha mai fatto mancare loro, ha un cuore grande così, sono sempre quelli. Vedere dei ragazzi che fino al mattino erano seduti ai loro banchi, con le magliette e i jeans sempre uguali, come stereotipati, e poi osservarli mentre si muovono, sorridono, chiacchierano, urlano, allegri nei loro begli abiti, le ragazze con i tacchi vertiginosi (un’invidia pazzesca!), le scollature, le schiene scoperte, le acconciature curate, i ragazzi in giacca e cravatta (non tutti, ma tutti comunque diversi rispetto a quei tipi sonnacchiosi che mi guardano dal banco troppo stretto, che quasi li fa sembrare dei giganti) … insomma, è uno spettacolo emozionante.

In una cosa, però, questi miei studenti che fra poco dovrò salutare, perché non sarò io ad accompagnarli all’esame di stato (e mi dispiace un sacco), si sono distinti. Gli altri, qualche anno fa, mi avevano incoronata “poeta vate”, in virtù del mio talento poetico giovanile, ed avevano trascritto su una “pergamena” un mio vecchio componimento in versi; i miei allievi di adesso, invece, mi hanno dedicato una poesia che se non mi ha emozionata a tal punto da scoppiare in lacrime è stato solo per l’imbarazzo provato di fronte alle colleghe presenti che, diciamolo, un pochino di invidia devono averla provata. Per non parlare delle rose – rosse, naturalmente – che hanno donato a me sola … Insomma, posso garantire che l’emozione c’è stata e continua ad esserci ogni volta che rileggo quelle parole di stima. Anche se, come ho detto loro, a leggerle pare che io non abbia fatto altro, in quella classe, che insegnare il bon – ton. Posso assicurare che non è così anche se, effettivamente, non posso assicurare che tutti abbiano davvero imparato quello che ho loro trasmesso con tanta passione.

Soprattutto posso assicurare che, se è vero che mi hanno apprezzata anche per la mia eleganza (e di ciò sono sinceramente e positivamente colpita), è anche vero che almeno un elegantiae arbiter, visto che il Latino gliel’ho insegnato e di Petronio abbiamo parlato recentemente, nella poesia ce lo potevano pure mettere.

GRAZIE, COMUNQUE, RAGAZZI!

P.S. Per leggere bene il testo della poesia, cliccare sull’immagine.

ESAME DI STATO: E SE ABOLISSIMO IL VOTO FINALE?

Riporto di seguito un articolo di Gianni Mereghetti, apparso su Il Sussidiario.net (11 luglio). L’autore propone di eliminare il voto finale dell’esame che, a suo dire, ha scarsa utilità sia nel proseguio degli studi, sia nel mondo del lavoro, sostituendolo con un giudizio di superamento degli esami che identifichi gli aspetti positivi della preparazione di uno studente, le sue abilità, le capacità sviluppate.

Io sono d’accordo, anzi, abolirei del tutto l’esame che ha dei costi ingenti e spesso, come osserva anche Mereghetti, non serve a premiare il merito e talvolta scontenta anche i docenti.

IL PROF: PERCHE’ NON ABOLIRE IL VOTO DI MATURITA’?

Gli esami di stato finiscono in un letto di Procuste. È questo l’esito di tante ansie e tanto impegno, sia degli studenti sia degli insegnanti: un numero che nella mente del legislatore dovrebbe essere la somma oggettiva del credito scolastico e delle prove e dovrebbe fotografare il valore di ogni studente. Questa è la favola che ci ha raccontato chi ha elaborato questo meccanismo che nella realtà difficilmente va a cogliere il valore reale della preparazione scolastica di ogni studente.

Sarebbe ora di denunciarlo a chiare lettere. Il meccanismo non funziona, il numero con cui si identifica l’esito finale degli esami significa poco o nulla, perché è una somma di prestazioni e molto spesso esito di una mediazione, per cui non si capisce che cosa di fatto abbia acquisito uno studente, che abilità abbia, che capacità sia in grado di esercitare. La fotografia più esemplificativa di questo pasticcio è come tante commissioni arrivano a esprimere il voto del colloquio. Si configura spesso una situazione del genere: gli insegnanti dell’area scientifica valutano il colloquio in modo appena sufficiente, quelli dell’area umanistico-letteraria lo ritengono buono, per cui bisogna mediare e il presidente propone di dare un bel 24.

Che cosa significa quel 24? Nulla, perché come vanno perse le difficoltà che ha lo studente nelle discipline scientifiche, così non vengono evidenziate le sue eccellenze a livello umanistico-letterario. E così il voto finale è l’esito di una somma di tante mediazioni, con la pretesa di identificare il valore complessivo della preparazione di uno studente. Lasciando da parte le ingiustizie che tale sistema produce, la questione seria è che questa forma di valutazione è assurda, è infatti un giudizio di massima sul valore scolastico di uno studente che non può come tale portare alla luce chi sia in realtà quello studente.

Sarebbe ora di eliminare il voto di maturità, che tra l’altro non serve a nulla, perché il mondo universitario lo registra a fatica e il mondo del lavoro non lo ritiene credibile. Al suo posto sarebbe più efficace un giudizio di superamento degli esami che identifichi gli aspetti positivi della preparazione di uno studente, le sue abilità, le capacità sviluppate. In questo modo ad ogni studente verrebbe riconosciuto il suo effettivo valore e potrebbe poi spenderlo o per trovare lavoro o per la scelta universitaria.

L’eliminazione del voto di maturità, oltre ad essere utile per gli studenti, toglierebbe gli insegnanti dalla contraddizione del sistema: un insegnante di storia avrebbe finalmente il pieno diritto di valutare nella sua materia senza poi dover fare strane alchimie per cui il voto finale deve essere la mediazione con la valutazione di scienze e di fisica. Bisogna mettere fine e al più presto a queste somme che non portano all’oggettività, ma solo a confusione e ingiustizie.

BRAVI RAGAZZI!


Ai miei studenti di quinta

La vostra avventura al liceo si è conclusa. Finiti gli esami ed esposti i voti sui tabelloni credo che vi possiate finalmente godere le meritate vacanze. Così non avrete più motivo di invidiare la mia abbronzatura che, faticosamente, ho conquistato facendo la spola tra Udine e Grado giusto nel periodo dei vostri esami.

La nostra conoscenza è stata breve, ma non così tanto da non lasciare alcuna traccia nella mia mente. Innanzitutto il mio pensiero ritorna a undici mesi fa, quando una mattina di agosto ricevetti la telefonata del preside e, con mia somma sorpresa, mi fu comunicato che avrei avuto una quinta. Tutto mi sarei aspettata meno che ritrovarmi in commissione d’esame a fine giugno 2011. Ma d’altra parte il bello del mio lavoro è che ci si imbatte in ragazzi sconosciuti che fin da subito diventano una “proprietà”: non si dice forse “i miei allievi”?

Ricordo ancora il mio primo ingresso nella vostra classe e quell’impressione, così strana, di trovarsi in mezzo ad un deserto. “Tutti qui?”, fu la mia prima domanda. Sì, tutti lì. Pochi, pochissimi rispetto ai numeri cui mi sono abituata in questi anni. Subito pensai ai vantaggi di quel numero così esiguo di studenti: potrò interrogarli spesso. Niente di più sbagliato! Eh già, perché con il programma rimasto terribilmente indietro, alla fine ho fatto un tour de force e voi vi siete approfittati senza alcun ritegno delle mie difficoltà a gestire l’avanzamento del programma con le interrogazioni: o l’uno o le altre, tutto non si può.

Una classe strana, la vostra. Una specie di porto di mare: arrivi e partenze e poi nuovi arrivi ed altre partenze, e poi ancora arrivi e partenze … così tutti gli anni. Studenti e docenti. Mai vista una cosa simile.
“Un incarico di fiducia” fu quello affidatomi dal preside. Che poi è una di quelle belle frasi che si dicono nell’atto di scaricare una patata bollente.
Una sfida? Forse, ma certamente non decisa da me. Una di quelle cose che si fanno perché quando si è in ballo, tocca ballare.

Così è iniziata la nostra avventura insieme. Con quelle risposte negative ad ogni mia domanda. “Avete studiato questo?”, “No”. “Vi ricordate quest’altro?”, “No”. “Mai sentito parlare di questo?”, “No”. Tutto no, sempre no. E quello sguardo, di molti ma non di tutti, sconfortato rivolto verso di me. “Non ce la faremo mai”, avrete pensato. O forse l’ho pensato solo io.
Quante volte vi ho detto che non dovevate crearvi l’alibi di non sapere qualcosa perché nessuno ve l’aveva spiegato? (che poi, ad essere onesti, era solo la vostra memoria un po’ vacillante) Quante volte ho ripetuto che non serve a nulla fare le vittime? L’unica cosa da fare era rimboccarsi le maniche e l’abbiamo fatto, io un po’ più di voi, a dire la verità.

“I compiti? Non serve che li correggiamo, prof, tanto solo pochi li fanno. Perdiamo solo tempo, andiamo avanti”. Questa è stata la cosa che più mi ha offesa, mi ha fatta sentire inutile. “Che ci sto a fare qui se non mi danno retta?”, mi sono più volte chiesta. Potevo solo spiegare e fare qualche domanda qua e là per rendermi conto che lo studio per molti di voi era solo un optional. Quando avete studiato? Solo per le prove scritte e molti di voi nemmeno in quelle occasioni. “Cosa aspettate per studiare? Avete un esame … o ce l’ho io?”, un giorno urlai per smuovervi un po’. “Siamo grandi abbastanza, ci organizzeremo”, ha risposto una di voi, centuplicando la mia rabbia e quel senso di impotenza che non mi ha quasi mai abbandonata per tutti i mesi passati assieme.

Già, siete grandi abbastanza. E con ciò? Anche i grandi hanno bisogno di una guida, hanno bisogno di imparare, di confrontarsi, di misurare le proprie capacità … anche i grandi non finiscono mai di imparare e, quelli più saggi, sanno di non sapere, come amava ripetere Socrate. Ma voi no, ad ascoltare un consiglio nemmeno ad ammazzarvi.

“Siamo grandi abbastanza, ci organizzeremo” è la frase che mi è risuonata nel cervello pochi istanti prima dell’inizio del “tema” e si è ripresentata puntualmente all’inizio degli orali. E, caspita, se vi siete organizzati. Al di là delle più rosee aspettative.
Certo ci sono stati dei momenti di panico, da parte mia, durante i colloqui. Formulavo le domande e cercavo di immaginare cosa frullasse in quel momento nella testa di ciascuno di voi. “Questa la so” oppure “Porca miseria proprio questo mi doveva chiedere che ho studiato altro” oppure “Non ne ho la più pallida idea ma qualcosa tirerò fuori”, a seconda della vostra preparazione o dell’abilità di togliersi dai guai.
E ascoltandovi pensavo “Oh, meno male, questa la sa” oppure “Mi pare di non averla azzeccata ….” o anche “Cavoli, sa pure arrampicarsi sugli specchi”.

Osservavo i vostri sguardi, a volte fissi negli occhi dell’esaminatore altre volte vaganti qua e là. E le vostre mani, dita che si attorcigliavano o che giocavano con il ciondolo di una collanina o di un bracciale o che entravano ed uscivano dalle tasche dei pantaloni (lunghi, per i maschi, non bermuda!) oppure arrotolavano le maniche della camicia, quasi andaste alla ricerca, attraverso i gesti più disparati, della giusta ispirazione.

Alla fine ce l’avete fatta, tutti. Avete dimostrato davvero di essere grandi e pronti per proseguire il vostro cammino. L’esame è stato il vostro ma anche un po’ il mio: vi ho dato molto, anche se non tutto quello che avrei voluto (l’anno è stato un po’ travagliato per me), ho seminato e ho raccolto anche se un po’ in ritardo. Diciamo che era una coltivazione autunnale, non estiva. Ha richiesto dei tempi più lunghi ma il raccolto è stato buono. Non ottimo, è vero, ma buono sì, abbastanza per essere soddisfatti, voi ed io.

Così finisce la nostra avventura insieme. Di voi ricorderò certamente le palline colorate che volavano per l’aula durante le mie spiegazioni e quella da tennis sequestrata dalla collega e poi ritrovata nel mio cassetto, con quella scritta che, lì per lì, non avevo bene interpretato. Ma rimarrà comunque nella mia memoria questo esame sui cui esiti pochi avrebbero scommesso … abbiamo vinto la sfida.

Grazie, ragazzi.

[immagine da questo sito]

ESAME DI STATO 2011: OGGI LA TERZA PROVA SCRITTA. MA NON CHIAMATELA QUIZZONE

Da quando, con la riforma dell’esame di maturità – che oggi si chiama Esame di Stato -, varata nel 1997, è stata introdotta la terza prova scritta, essa viene, tanto volgarmente quanto semplicisticamente, chiamata “quizzone“. In realtà è tutt’altro che un quiz, almeno nella maggior parte dei casi. Ma vediamo, per chi non ne fosse ancora informato, di che cosa si tratta.

La terza prova scritta, a differenza delle prime due che sono ministeriali (la prima è uguale per tutte le scuole secondarie di II grado d’Italia), è preparata dalla Commissione esaminatrice (costituita da tre commissari esterni, tre interni e un Presidente) che decide anche la tipologia degli esercizi da sottoporre agli studenti.
Esiste, è vero, la possibilità di predisporre dei quesiti a risposta multipla (da 30 a 40), ma la maggior parte delle commissioni propende per i questiti che richiedono una risposta sintetica. Possono essere proposti, inoltre, dei problemi scientifici a soluzione rapida (non più di 2), oppure, a seconda degli indirizzi di studio, si può richiedere la realizzazione di un progetto.

Insomma, tutt’altro che quizzone. Le discipline coinvolte possono essere quattro o cinque e il numero dei quesiti varia da un minimo di 10 a un massimo di 15. Generalmente la Terza prova è costruita prendendo spunto dalle simulazioni che vengono svolte dagli allievi durante l’anno scolastico, ma non si tratta di una regola ferrea. Ogni decisione, infatti, spetta ai membri della commissione che preparano le domande da sottoporre ai maturandi la mattina stessa della prova e non anticipano le materie oggetto d’esame.

Dal prossimo anno scolastico questa prova potrebbe andare in pensione per lasciar spazio ad un test a risposta multipla di tipo anglosassone simile a quello dell’Invalsi che viene proposto per l’esame di terza media. Il tutto – ha spiegato il ministro del MIUR Mariastella Gelmini– per avere «un sistema di valutazione omogeneo per tutto il Paese».

Le commissioni hanno lavorato tutta la giornata per la correzione delle prove perché fra un paio di giorni inizieranno gli orali. Non rimane, quindi, che quest’ultimo sforzo e poi … tutti in vacanza, finalmente!

ESAME DI STATO – PRIMA PROVA SCRITTA: COME SI FA L’ANALISI DEL TESTO (TIPOLOGIA A)

Pubblico qui, a beneficio dei miei studenti, ma non solo, un interessante contributo di Silvia Benatti, docente di Italiano e Latino al Liceo Scientifico “Carlo Alberto” di Novara, sullo svolgimento del tema d’Italiano (prima prova scritta) inerente alla Tipologia A.

Come si fa l’Analisi del testo di Silvia Benatti

L’analisi del testo è la prima delle prove presenti allo scritto di Italiano dell’esame di maturità.
L’autrice spiega in cosa consiste, quali sono le modalità dello svolgimento e come si possa essere in grado di analizzare anche un testo non letto nel corso dell’anno scolastico e magari scritto da un autore non trattato nel programma
.

La tipologia A della prima prova scritta dell’Esame di Stato ha come scopo quello di valutare il raggiungimento di obiettivi perseguiti durante tutto il corso di studi. Essi sono inerenti: alla conoscenza e all’uso delle tecniche di analisi, di cui viene richiesta l’applicazione a un testo di vario genere conosciuto e non; a una lettura critica, consapevole di tale testo, e a un’interpretazione fedele alla volontà comunicativa dell’autore; all’inserimento delle sue critiche formali e/o contenutistiche in un ambito tematico, letterario o più ampiamente storico-culturale; a un’esposizione corretta, coerente e adeguata.

Le sezioni in cui generalmente si articolano le richieste della prova sono dunque nell’ordine in cui vengono proposte: 1) Comprensione (o parafrasi); 2) Analisi; 3) Interpretazione (o Commento complessivo) e Approfondimenti.

I testi proposti dall’entrata in vigore del nuovo Esame di Stato sono stati testi poetici, narrativi, teatrali, di autori novecenteschi: G. Ungaretti (a. s. 1998/99), U. Saba (a. s.1999/00), C. Pavese (a. s. 2000/01), S. Quasimodo (a. s.2001/02), L. Pirandello (a. s.2002/03), E. Montale (a. s. 2003/04), Dante Alighieri (a. s. 2004/05), G. Ungaretti (a. s. 2005/06), Dante Alighieri (2006/07), E. Montale (2007/08), I. Svevo (2008/09) e P. Levi (2009/10).

Ognuna delle sezioni andrebbe esaurita in un singolo paragrafo evitando di collegare o trasferire elementi di sezioni diverse: ciò permette infatti allo studente di elaborare con maggior facilità un testo strutturalmente ordinato e coerente.

Molte informazioni sono già nella traccia
Dell’autore in genere vengono fornite alcune notizie per facilitarne l’inquadramento nel contesto d’appartenenza, anche nel caso in cui il candidato non ne abbia affrontato lo studio specifico. Dunque, oltre ai dati di natura bibliografica, in una nota introduttiva vengono sintetizzate le informazioni essenziali sulla poetica e sul panorama storico-letterario di riferimento.
Le indicazioni di svolgimento, infatti, offrono la possibilità di affrontare l’analisi di testi di autori di cui non viene data per scontata la trattazione specifica durante il curriculum scolastico. Può essere, perciò, prevista la possibilità di optare – relativamente agli Approfondimenti – tra percorsi diversi, ricollegandosi ad altri autori o a tematiche generali. Valga come esempio la richiesta relativa a tale sezione nella prova d’esame dell’anno scolastico 2001/02 che si riferisce alla poesia di S. Quasimodo, Uomo del mio tempo:

“Questa poesia è stata scritta nell’ultimo, atroce periodo della seconda guerra mondiale. Contestualizzala, scegliendo uno o più dei seguenti ambiti di riferimento:

► altre liriche dello stesso Quasimodo;
► testi poetici di autori a lui contemporanei o correnti artistico-letterarie coeve;
► la situazione socio-economica e politica dell’Italia nella prima metà del Novecento”.

In questo caso è chiaro che, possedendo le tecniche di analisi utili per una lettura critica e quindi una comprensione coerente del messaggio poetico, pur non avendo una conoscenza approfondita dell’autore, è possibile ottemperare esaurientemente alle richieste scegliendo di sviluppare il secondo e il terzo punto. Allora ci si riferirà per esempio a Montale (autore più diffusamente e frequentemente affrontato dalla maggior parte degli allievi) e alle conoscenze non solo più ampiamente letterarie, ma anche storiche e, auspicabilmente, artistiche riconducibili all’argomento. È dunque importante che il candidato legga attentamente tutte le consegne prima di gettare la spugna di fronte a un testo di qualsiasi genere di autore non affrontato o affrontato marginalmente durante l’anno scolastico. L’abitudine maturata nel corso di studi alla lettura critica e le conoscenze interdisciplinari relative ai periodi storico-culturali, alle correnti e agli autori più significativi possono, infatti, permettergli ugualmente di cimentarsi con successo nella prova.

Leggere attentamente le consegne
D’altra parte se il candidato possiede tali requisiti e decide di svolgere questa tipologia, è comunque sempre utile, anche se si tratti di autori o addirittura di testo sconosciuto, che egli legga con attenzione tutte le consegne relative a tutte le sezioni prima di cominciare il lavoro: esse costituiscono un percorso di svolgimento che è importante conoscere fin dall’inizio, anzi ancor meglio sarebbe se prima di affrontare in maniera sistematica la prima sezione, inerente alla Comprensione, l’allievo abbozzasse almeno sommariamente la seconda, e cioè l’Analisi, non solo sulla base delle consegne, ma seguendo criteri e procedimenti acquisiti durante il curriculum.
Questo per due motivi: il primo perché le richieste relative a questa sezione spesso suggeriscono una sorta di traccia al fine di facilitare la focalizzazione di termini-chiave, espressioni significative o figure retoriche utili a render chiaro a livello denotativo il testo e altresì a decifrarne il senso a livello connotativo; il secondo perché, in generale – come ben sa lo studente – le stesse scelte stilistiche dell’autore rivelano indizi utili alla comprensione dei contenuti a tutti i livelli. Ciò può costituire un valido aiuto sia che la sezione preveda di elaborare un riassunto, una divisione in sequenze, o che ponga quesiti sui singoli passi.

Valgano come esempio, tra gli altri, alcune delle richieste (punti 4 e 5) relative alla sezione Analisi riferita alla poesia di E. Montale Casa sul mare (sessione 2004): “2.4 Nella terza e nella quarta strofa si svolge un fitto dialogo con l’altra persona: sottolinea tutti gli elementi linguistici (pronomi, aggettivi possessivi, forme verbali) che indicano il ‘tu’ e l”io’ e interpreta il significato di questo confronto tra due destini” e “2.5 […] Che cosa significano le espressioni ‘l’ora che torpe’ del v. 18; ‘prima di cedere’ del v. 27; ‘solo chi vuole s’infinita’ del v. 22;… ‘l’avara mia speranza. A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla’ dei vv. 31-32”. Tali consegne offrono infatti un importante suggerimento, evidenziando punti nodali del testo da cui partire per procedere all’interpretazione della lirica a livello denotativo (ma anche connotativi), premessa ineludibile per sviluppare le indicazioni finali relative alla precedente sezione Comprensione della medesima prova: “Dopo una o più letture dell’intero testo, esponi (in non più di quindici righe) il contenuto informativo della lirica: con quale scena questa si apre. Quali scene o situazioni si susseguono strofa per strofa, quale tema è svolto nel dialogo tra il poeta e la persona (una donna) che gli sta accanto”.

Bisogna essere ‘scientifici’
Va poi ricordato che la tipologia A della prova di Italiano richiede l’elaborazione di un testo di natura in un certo senso ‘scientifica’, che prevede la conoscenza e l’applicazione di metodi e di tecniche specifiche, e un commento o approfondimento argomentato ricorrendo a conoscenze precedentemente acquisite: è dunque importante evitare giudizi scaturiti semplicemente dall’emotività e dal gusto personale o comunque non validamente sostenuti da elementi concreti e precisi, di natura tecnica, letteraria, culturale; su queste basi è invece, sì, auspicabile e apprezzabile che lo studente avanzi ipotesi o interpretazioni originali e personali.

Così come la sezione relativa all’Analisi va dunque esaurita giustificando sempre le citazioni tratte dal testo di riferimento e, commentando l’effetto o la finalità delle scelte stilistiche dell’autore che sono – in base alle richieste – via via oggetto di analisi, individuazione o catalogazione, parimenti la sezione relativa all’Interpretazione complessiva e agli Approfondimenti andrebbe caratterizzata da un impianto argomentativo scaturito da precise conoscenze pluridisciplinari, in cui l’aspetto espositivo risulti, quindi, strumentale e non esclusivo.

Un’ultima considerazione va riservata non solo alla correttezza degli aspetti più specificatamente formali – che va considerata un requisito di scontata e fondamentale importanza -, ma in particolar modo alla scelta del registro che deve essere formale e deve far ricorso in tutte le sezioni alla terminologia tecnica o specifica laddove sia necessario e a termini precisi anche a evidenziare sfumature di significati quando sia opportuno (qui si deve far appello a uno sforzo di impegno da parte degli studenti, in quanto spesso essi, pur possedendo un patrimonio linguistico relativamente ricco, non lo sfruttano, rischiando di banalizzare le loro affermazioni con l’uso di un vocabolario generico e approssimativo) e deve evitare in particolare toni intimistici o eccessivamente soggettivi, pur senza rinunciare all’originalità dello stile che è, se coerente e adeguata, indice di maturità critica e di familiarità con la scrittura e, a volte, anche di passione per ciò che si sta trattando.

[Fonte: Treccani.it]

SCUOLA: TEST INVALSI NEGLI ISTITUTI SUPERIORI. SECONDO LA GELMINI TUTTO SI È SVOLTO REGOLARMENTE

Il grande giorno è arrivato: oggi, 10 maggio 2011, negli istituti superiori italiani si è svolta la famigerata prova InValsi, nonostante le polemiche e i tentativi di ostruzionismo portati avanti da qualche sindacato e da molti docenti avversi alla rilevazione curata dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione.

Due prove, una di Matematica e una di Italiano, più la compilazione di un Questionario personale per ogni allievo. Le prove, rigorosamente anonime, saranno corrette dal personale docente delle diverse scuole. Nessuna possibilità di sottrarsi ad un ordine di servizio che i Dirigenti Scolastici hanno diramato, sollecitati, a quanto pare, dal ministro Mariastella Gelmini.

«Sulla valutazione non si torna indietro. È il punto di partenza per avere una scuola migliore. In tutti i paesi più avanzati funziona così», ha dichiarato il ministro del MIUR, aggiungendo: «Quelli che boicottano i test sono pochi. Solo alcuni sindacati più radicali sono contrari». Insomma, la guerra dei sindacati, specialmente i Cobas, non ha prodotto alcun risultato. Un’azione di forza? Può darsi, ma chi credeva di opporsi rivendicando i propri diritti, legittimi tra l’altro, è rimasto con un palmo di naso.

Pochi, comunque, secondo il ministero, sono stati i Collegi dei Docenti particolarmente agguerriti: il 40% appartiene proprio agli istituti della Capitale tra cui i licei Mamiani, Montale, Cavour e De Chirico. Anche alcuni studenti, secondo il Collettivo Studentesco Senza tregua, si sono uniti alla protesta, la maggior parte negli istituti romani Giulio Cesare, Visconti, Virgilio, Socrate, Orazio, Albertelli, Pasteur, Aristotele e Aristofane.

A Milano, invece, tutto si è svolto con regolarità, sia nelle scuole cosiddette campione, sia in quelle dove i test sono stati somministrati dal personale docente interno. A questo proposito, c’è da precisare che, secondo le disposizioni dello stesso InValsi, la sorveglianza delle classi durante la somministrazione e la correzione dei test dovevano essere affidate a docenti non appartenenti alle classi interessate. Sarà stato così in tutte le scuola italiane?

La Gelmini ha sottolineato che con i test non c’è l’intenzione di punire alcun insegnante, ma solo la volontà di «apportare miglioramenti al sistema». L’intenzione è quella di estendere, fin dal prossimo anno scolastico, l’uso dei test «portando la prova anche alla Maturità, così come è accaduto all’esame di Terza Media. Una prova oggettiva all’esame di Stato serve anche per mettere un freno a quell’esplosione ingiustificata di 100 e lode che si registra ogni anno con distribuzione anomala sul territorio».

Un altro obiettivo che il ministero si propone è di introdurre, sempre dal 2012, all’esame di Terza una prova nazionale di Inglese e di estendere il test anche per «materie al di fuori dell’esame», a partire dalle Scienze nella scuola primaria.

È proprio il caso di dirlo: siamo nelle mani dell’InValsi … sia fatta la sua volontà.

[fonte: Il secolo XIX]

ARTICOLO CORRELATO: Le prove Invalsi s’han da fare. Sì, sì

AGGIORNAMENTO DEL POST, 14 MAGGIO 2011

L’Ufficio Stampa del MIUR rende noto che su un campione di 2.300 classi, solo 3 non hanno svolto il test Invalsi. Quindi la percentuale di classi che non hanno eseguito il test è pari allo 0,13%.

È logico quindi ritenere che, su tutto il territorio nazionale, la percentuale delle classi dove il test non è stato svolto sia dello 0,13%.

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MATURITÀ 2011: USCITE LE MATERIE DELLA SECONDA PROVA E I COMMISSARI ESTERNI

ATTENZIONE: LE COMMISSIONI SONO STATE PUBBLICATE SUL SITO DEL MIUR, OGGI 31 MAGGIO 2011. CLICCA QUI PER ULTERIORI INFORMAZIONI.

QUI potete trovare le tracce d’Italiano uscite oggi.

Come lo scorso anno, il ministro del MIUR, Mariastella Gelmini, ha comunicato tramite il suo canale You Tube le materie della seconda prova dell’Esame di Stato, distinte per ciascuna tipologia d’istituto di Istruzione Secondaria di II grado.

Ecco le materie per i Licei: per il Liceo Classico avremo il latino; allo Scientifico matematica; il Liceo Linguistico avrà invece lingua straniera; per il Liceo Pedagogico ci sarà pedagogia; al Liceo Artistico disegno geometrico, prospettiva e architettura.

Ecco, ora, quelle degli istituti tecnici e professionali: l’istituto tecnico commerciale avrà economia aziendale, quello per geometri avrà costruzioni e l’istituto tecnico per il turismo avrà tecnica turistica; all’istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione la seconda prova verterà su alimenti e alimentazione, per l’istituto professionale per i servizi sociali ci sarà tecnica amministrativa e all’istituto professionale per tecnico delle industrie meccaniche la prova sarà su macchine a fluido.

Contestualmente alle materie della seconda prova scritta, il MIUR ha comunicato l’elenco delle materie che verranno affidate ai commissari esterni (clicca per vedere l’elenco completo) che si affiancheranno a quelli interni (ovvero i docenti della classe) nella commissione dell’Esame di Stato.

Ecco i principali:

Liceo Classico
1) Latino
2) Scienze naturali
3) Filosofia

Liceo Linguistico
1) Lingua/e straniera/e
2) Scienze naturali

Liceo Scientifico
1) Matematica
2) Scienze naturali
3) Disegno e storia dell’arte

Tecnico dell’edilizia
1) Tecnologie edilizie ed elaborazioni grafiche
2) Costruzioni e gestione di cantiere
3) Matematica

Istituto tecnico per ragionieri
1) Economia aziendale
2) Geografia economica
3) Scienza delle finanze

Istituto tecnico per programmatori
1) Informatica generale e applicazioni gestionali
2) Ragioneria ed economia aziendale
3) Matematica, calcolo delle probabilità e statistica

Istituto tecnico industriale – indirizzo chimico
1) Tecnologie chimiche industriali, principi di automazione e di organizzazione industriale
2) Economia industriale ed elementi di diritto
3) Matematica

Istituto tecnico perito agrario
1) Agronomia e coltivazioni
2) Elementi di costruzioni rurali e disegno relativo
3) industrie agrarie

[ fonti della notizia: haisentito.it e skuola.tiscali.it. IL TESTO DEL POST E’ STATO AGGIORNATO ALLE ORE 15:55]

ATTENZIONE: LE MATERIE DELLA SECONDA PROVA SCRITTA DELL’ESAME DI STATO 2012 SONO VISIBILI SU QUESTO SITO.

SCUOLA: NIENTE BONUS PER L’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ DEI MATURANDI NEL 2011


Una sorpresa amara per gli studenti meritevoli che si accingono a sostenere l’Esame di Stato nel 2011: il famigerato Decreto Milleproroghe stabilisce il blocco, anche per il prossimo anno, dell’assegnazione di un bonus – punteggio per l’accesso ai corsi universitari a numero chiuso.

Nel 2007 il governo Prodi aveva introdotto la norma che prevedeva la possibilità di premiare gli studenti più bravi con una dote di 25 punti attestante un curriculum studiorum particolarmente brillante. La norma, tuttavia, non è mai entrata in vigore perché la commissione ministeriale che dovrebbe applicarla non ha trovato un accordo sulla modalità di assegnazione. Questo perché le valutazioni degli studenti maturati non appaiono calibrate, nel senso che un 100 preso in un dato istituto pare non abbia ugual valore rispetto allo stesso punteggio ottenuto in un altro istituto. A questo divario, che appare abbastanza palese tra le scuole del nord e del sud Italia e sul quale il ministro Gelmini si è già espressa (leggi QUI), sembra non esserci soluzione. A ciò si aggiunge anche la valutazione dei titoli stranieri, come ad esempio il baccaloreato francese.

Il ministro, su sollecitazione dei rettori, aveva già stabilito di abbassare il bonus da 25 punti a 10. Ma, anche per quest’anno scolastico, i “problemi tecnici” impediranno agli studenti più bravi di usufruirne per l’accesso all’università.
Non è dato sapere, a tutt’oggi, se rimane valido il bonus economico di 1000 euro per i 100 e lode.

Insomma, lo studio non viene quasi mai premiato e rimane un obiettivo che gratifica solo a livello personale chi lo consegue. Spero che i bravi studenti comprendano che un 100 o una lode non hanno prezzo … indipendentemente dalla carta di credito posseduta.

[fonte: Tuttoscuola.com; l’immagine è tratta da questo sito]