3 MILIONI DI… GRAZIE!


Il 28 dicembre 2014, nel commento al post in cui festeggiavo i 2 milioni di visualizzazioni di questo blog, l’amico frz40 scriveva:

E non c’è il 2 senza il 3…

Ed eccomi qui, a quasi quattro anni di distanza, a comunicare ai lettori il raggiungimento del traguardo del 3 milioni di click. Una cifra impensabile, dal momento che negli ultimi anni questo spazio, che è stato a lungo un vivace “salotto di conversazione”, è pressoché abbandonato.

Negli ultimi tempi ho pensato più volte di chiudere. Spesso mi ritrovo a leggere vecchi post e devo dire onestamente che non butterei via nulla.

Qualche anno fa, rovistando nella soffitta dei miei genitori, ritrovai il manoscritto del mio primo romanzo. Avevo 15 anni e una scritturina perfettina e quasi infantile. Pagine e pagine di un quadernetto ad anelli a quadretti, scritte fitto fitto a matita. E dire che a scuola ogni volta sbraito se vedo che i compiti di Italiano o Latino sono scritti a matita (“Se usate la matita significa che siete insicuri. MAI usare la matita, anche se è più facile cancellare. Gli errori devono essere evidenti e non semplicemente cancellati!”) o sui fogli a quadretti (“I quadretti si usano per fare i conti!”). Chissà perché a scuola a me non l’avevano insegnato.

Insomma, ritrovando quel manoscritto mi sono ricordata che scrivere è sempre stata una passione. Alle elementari componevo brevi testi poetici, poi mi sono data alla prosa. 🙂

Quando ho aperto questo blog, nel lontano 2008, l’ho fatto principalmente per i miei studenti. Infatti, se leggete la pagina info, si capisce che quello era lo scopo primario. Ho, però, subito compreso che su queste pagine virtuali avrei potuto coltivare la mia passione e così il blog è diventato un contenitore di pensieri, opinioni, notizie… alla fine, per non confondere i due piani – personale e professionale – è nato, nel luglio del 2011, il blog laprofonline.

Tenere attivi e aggiornati i due blog non è stato facile ma per alcuni anni ce l’ho fatta senza grossi sforzi. Poi è subentrata una certa apatia di cui onestamente non conosco né l’origine né la causa.

La domanda che spesso mi ponevo era: “Perché scrivere?” mentre più recentemente, anche ammesso che ne abbia tempo e voglia, mi chiedo: “Per chi scrivere?”. Il “perché” è presto detto: mi piace scrivere. Il “per chi” mi ha messo spesso in crisi.

Ai miei allievi, quando tratto autori della Letteratura Italiana che non hanno avuto un successo immediato pur essendo oggi dei grandi “classici”, ripeto sempre che nessuno scrive solo per se stesso. Forse un tempo, quando si tenevano i cosiddetti “diari segreti”, ma ora anche i classici “diari on line” ovvero i blog che nascono come sfogatoi e contenitori di confidenze, presuppongono che ci siano dei lettori, altrimenti la condivisione non avrebbe proprio senso. Un blog senza lettori, soprattutto senza commenti, è come un corpo senza l’anima. Devo averlo già scritto da qualche parte e scusate se mi ripeto.

Quindi, per chi scrivere? Certamente tutti noi abbiamo in mente dei lettori ideali ma il pubblico reale può essere composto da lettori molto diversi da quelli che ciascuno di noi ha in mente. Quando scrisse la Divina Commedia forse Dante Alighieri pensava agli studenti liceali degli anni Duemila? Il problema è, almeno per me, il non essere compresa. E’ chiaro che non voglio aver “ragione” a tutti i costi, il bello di un blog e della discussione che può scaturire dai post pubblicati è anche lo scambio di idee e di opinioni diverse. Talvolta, però, mi sono imbattuta in lettori troppo polemici, a volte anche non troppo educati, e ciò ha causato in me una sorta di disagio. Se un “perché” ce l’ho, il “per chi” mi condiziona.

Mi ritrovo sovente a pensare “se scrivo questo sarà compreso il mio pensiero?” e questa semplice domanda fa sì, almeno nella maggior parte dei casi, che io rinunci a scrivere. Da questa rinuncia e dalla consapevolezza che questo blog langue da troppo tempo, scaturisce un’altra domanda: “non sarà forse meglio chiudere?”.

Ma ogni volta che ci penso – e con questo ritorno alla riflessione iniziale – mi dico che no, non è necessario chiudere. Ci sono nella blogosfera molti siti abbandonati, a volte senza un perché, altri non più pubblici, e ciò fa pensare che la chiusura non sia definitiva. Alcune amiche blogger ci sono passate: qualcuna ci ha ripensato, qualche altra ha continuato a pubblicare (nonostante il “post d’addio”) di tanto in tanto, altre hanno cambiato dominio e altre ancora hanno trasformato il vecchio in qualcosa di nuovo.

Se considero, poi, che questo blog vive di vita propria (nella top ten dei post più letti il più “recente” è del 2013!) e il proprio servizio continua a farlo, non vedo proprio un valido motivo per chiudere. Infatti, è proprio questo aspetto che continua a caratterizzare le mie pagine: offrire un servizio, far sì che le persone abbiano delle risposte alle proprie domande.

Il post più letto in quasi 10 anni di attività è dedicato al “primo amore” (90mila visualizzazioni e 120 commenti, un record assoluto). Chi riscopre un’antica passione amorosa può semplicemente leggere il post o lasciare un commento. Ce ne sono di bellissimi e ho sempre cercato di rispondere. Questo è il senso della condivisone: sapere di non essere soli.
Poi ci sono gli appassionati di Omero e Virgilio che si soffermano a leggere le mie pagine d’Epica che spero sempre diventino un libro.
Non manca poi la curiosità nei confronti delle mamme-nonne (un argomento che vorrei tirar fuori nuovamente ma il “per chi” mi blocca, dato che spesso nei vecchi post sono stata ferocemente criticata) e non mancano nemmeno i lettori nostalgici delle poesie antiche, quelle che un tempo imparavamo a memoria fin dalla scuola elementare.
Infine, molti lettori sono alla ricerca di temi legati alla scuola che ormai tratto esclusivamente nell’altro blog ma anche le notizie non proprio fresche di giornata vengono lette tuttora.

Rileggendo quanto scritto finora (una buona abitudine che cerco di trasmettere ai miei studenti che non rileggono MAI quanto scritto nei temi!), mi rendo conto che mi sono “bruciata” molti argomenti che sarebbero stati più adatti al post “celebrativo” del 10° compleanno. Pazienza, vuol dire che a fine settembre troverò l’ispirazione giusta per scrivere qualcos’altro.

Devo ammettere che se non ci fosse stata questa coincidenza (i 3 milioni di click) oggi avrei scritto un post di tutt’altro tenore perché è un periodo di grande crisi su molti fronti. Non è escluso che il post che avevo in mente prima o poi lo scriva ma per ora posso affermare di aver trovato un altro “perché”: scrivere mi ha fatto bene, ora sono rilassata e per un’ora almeno ho allontanato i tanti pensieri che affollano la mia mente. Un motivo in più per non chiudere: tenere un blog è terapeutico!

GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI CHE AVETE RESO POSSIBILE IL RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO TRAGUARDO.

[immagine protetta da copyright prodotta con quozio.com]

PASSEGGIATA O BLOG?

scrivereOggi, anche se siamo solo a metà febbraio, la giornata è decisamente primaverile. Temperatura mite, il sole che scalda l’aria e asciuga l’umidità lasciata dai giorni di pioggia, giornate decisamente più lunghe… cose che scaldano il cuore e fanno venire voglia di una bella passeggiata. E invece no, invece sono nel mio studio davanti al pc e sto scrivendo questo post.

Prima di sedermi alla scrivania pensavo a quanto sia cambiata la mia vita negli ultimi mesi. Ho rallentato il ritmo e, nonostante tutto, sento una stanchezza infinita che non lascia spazio a nessuna attività in cui debba concentrarmi con la mente o che implichi uno sforzo anche minimo. Pigra? No. Demotivata, forse.

A parte ciò che è successo a casa dei miei e il rientro forzato a Trieste per tre settimane abbondanti, è proprio la routine quotidiana che non riesco a ritrovare. Complice, forse, un progetto che ho concluso ieri a scuola e che ha prosciugato tutte le mie forze, specialmente a livello intellettivo (ne parlo QUI, nella “Premessa”) ma che mi ha anche coinvolta emotivamente parecchio.

Per il resto, a scuola questo momento è tranquillo. Dalla prossima settimana inizierà la solita mitragliata di compiti, uno dietro l’altro, e la correzione non mi lascerà il tempo di respirare. Se oggi avrei potuto concedermi, dopo settimane intense di lavoro, una passeggiata in centro, dalla prossima settimana sarò agli arresti domiciliari.

E ora che sono qui davanti al monitor del pc, scrivo ma non so bene di cosa io debba parlare, cosa io abbia voglia di comunicare e soprattutto a chi.

Un tempo il blog era davvero il mio rifugio, il mio angulus, come direbbe Orazio. Ille terrarum mihi semper praeter omnes angulus ridet, scriveva in un’ode. Io il mio “angolo di terra” lo trovavo nel mio studio, 20 metri quadri di felicità.

Cercavo di dedicare alla scrittura ogni momento libero. Era il mio sfogo, un modo per rilassarmi. Qualcuno diceva “meglio andare in palestra”. Vero, ma io odio la palestra anche se so che fa tanto bene, specialmente alla mia età. E proprio questa consapevolezza mi fa odiare la palestra ancora di più. Quando ero più giovane e non ne avevo bisogno, trovavo il tempo di andare in palestra e lì trovavo la mia felicità, quello era il mio “angolo di terra”, sul materassino blu che, alla fine, arrotolavo con cura e mettevo sotto il braccio prima di recarmi nello spogliatoio. Poi, all’uscita, trovavo il mio amore ad aspettarmi e, assieme alla mia amica e il suo fidanzato, spesso rimanevamo fuori per cena. Così le calorie perse andavano a farsi benedire. Pazienza. Ero felice.

Ho aperto questo blog più di otto anni fa e, devo dire, mi ha dato molte soddisfazioni. Ricordo che qualche anno fa un lettore malevolo, mal celando un’invidia profonda, aveva insinuato che avessi qualcuno che scriveva per me. Rido pensando a Terenzio, commediografo latino, che doveva difendersi dalle accuse di essere solo un prestanome e di farsi scrivere le commedie da altri.

Scrivevo per me, ne ero convinta. Ma, come credo di aver avuto modo di dire in un altro post, sono tutte balle: nessuno scrive per se stesso, almeno non su una piattaforma pubblica. Insomma, il blog non è il diario segreto cui, da ragazza, affidavo le mie più intime confidenze, richiudendolo accuratamente con il lucchetto in attesa di riempire ancora un’altra pagina, e un’altra ancora.

Da ragazza scrivevo molte lettere, avevo tanti amici di penna, qualche amore lontano… lettere che emanavano il profumo dell’altro. E poi l’attesa della risposta, l’invio di un’altra missiva… tempi lontani, fatti di cose buone, genuine, spontanee. Adesso, pensando a chi scrive sul web, soprattutto a chi frequenta i social, realizzo che spesso i commenti sono cattivi, a volte le adulazioni sono troppo evidenti, altre l’autoreferenzialità è davvero eccessiva. Forse i blog ancora si salvano ma per essere vivi, veramente vivi, devono avere dei lettori.

Non ho mai badato ai like, non ho mai contato i commenti. Ricordo quanto un tempo mi pesasse rispondere a tutti, con puntualità, in modo tempestivo. Occupavo ogni momento libero, perfino le ore buche a scuola, quelle non pagate che ciascuno di noi è libero di passare come meglio crede. C’è chi fa un giro in centro, chi si rifugia al bar in compagnia di un cappuccino fumante e una fragrante brioche, chi approfitta del tempo libero per correggere compiti o preparare le lezioni. Io, cappuccino e brioche a parte, ora faccio questo. Prima rispondevo ai commenti o preparavo la bozza per qualche post, approfittando di una postazione libera dotata di pc e connessione.

Ora che sto per concludere questo post, mi rendo conto di scrivere per me. Qualche volta capita. Per me che sono ancora l’amministratrice di un blog ormai silente. Certo, l’ho trascurato parecchio negli ultimi tempi e capisco che un blog ha bisogno di cura per mantenere i contatti, per ricordare agli altri che esiste. I lettori non mancano, ma i numeri non mi interessano. Molti ancora passano di qua però, nonostante i 457 follower, quasi più nessuno lascia traccia di sé.

Il sole è ormai tramontato da un pezzo, dalla scrivania vedo le luci della città che brillano e penso che forse avrei fatto meglio ad uscire. Una passeggiata sarebbe stata senz’altro più salutare di questo sfogo amaro che pochi leggeranno. Forse questa volta deciderò di chiudere. Anche se, in fondo, il web è pieno di luoghi abbandonati di cui nessuno quasi si accorge. Forse queste pagine rimarranno aperte, forse domani avrò già cambiato idea. Forse mi iscriverò in palestra o andrò dall’estetista a fare qualche massaggio. Mens sana in corpore sano.

Forse…

[immagine da questo blog]

8 ANNI CON VOI

torta8candeline
Cari lettori, affezionati o di passaggio, questo blog oggi compie 8 anni. Dal lontano 27 settembre 2008 ad oggi ne ha fatta di strada…

Dando una scorsa ai post di “celebrazione” dei vari compleanni mi sono accorta che manca quello del settimo. Io credo che questa dimenticanza non sia casuale, anzi la ritengo un po’ freudiana. Questo blog, infatti, ha subito la crisi del settimo anno, come in tutte le coppie che si rispettano. Io e lui abbiamo passato momenti altalenanti, in particolare negli ultimi due anni. Devo dire che non ho mai pensato di chiuderlo, anche se è come se avessi preso un po’ le distanze. Non sempre ho voglia di scrivere, non sempre ho qualcosa da dire.

In questi anni ho visto blog chiudere o “spegnersi” lentamente senza un apparente perché. Ma forse c’è un’altra spiegazione a riguardo: la vita dei blog è continuamente minata dall’amplificazione che ormai sul web hanno i social network.

Io stessa, da quando sto su Twitter, dedico molto meno tempo ai blog (questo, laprofonline e summertimetogether), preferendo la pubblicazione di testi brevi (i 140 caratteri di Twitter non offrono di certo la possibilità di dilungarsi), immediatamente condivisi, se è il caso. Ho calcolato che se entro 2 minuti dalla pubblicazione di un tweet non arriva almeno una condivisione, il tweet è destinato al dimenticatoio, sarà letto ma non susciterà nessuna discussione.

Su queste pagine i lettori non mancano. Attualmente il blog ha superato 2.400.000 visualizzazioni, che non sono di certo poche. Quello che manca, invece, è la discussione. I commenti sono pochi e alla fine il blog cessa di essere un salotto e diventa un luogo silenzioso, triste.

Qualcuno dirà che scrivere non comporta necessariamente che ci siano dei lettori. Se qualcuno ama scrivere lo fa per se stesso. Balle.

Confesso che anch’io lo pensavo, all’inzio. Poi, complice anche il buon andamento del blog, ho cominciato ad apprezzare il senso di scrivere per qualcuno, trattare argomenti che possano interessare, suscitare una discussione che trasformi una pagina scritta da statica in qualcosa di dinamico. Non a caso la parola “dinamico” sottintende che ci sia una forza di fondo che dà l'”anima” ad ciò che è inanimato. Quest’anima è lo scambio di idee. Senza, il blog diventa un soliloquio.

Insomma, il blog è un po’ vecchierello e ha rallentato il ritmo. Nulla di male. Vorrà dire che in futuro cercherò di “rianimarlo” e se non centrerò l’obiettivo, pazienza. In fondo non è un lavoro, deve e vuole essere un passatempo. Così l’ho concepito all’inizio e continuerò a considerarlo tale.

Ringrazio tutti i lettori per avermi permesso di raggiungere questo traguardo e spero che continuiate a seguirmi… nonostante il mio passo sia un po’ lento.

Ciao! emoticon baci

POESIA (non si butta via niente)

PREMESSA
Oggi mi sono dedicata alle pulizie. No, non quelle che si fanno con straccetto e aspirapolvere. Ho eliminato un po’ di “roba” inutile nella casella di posta elettronica. Devo ammettere che ho anche barato: ho segnato come “letti” messaggi che in realtà mi ero ripromessa di leggere prima o poi. Ma quando si superano le 3000 mail non lette, ammetto che a me viene un po’ di angoscia. Purtroppo spesso si tratta di notifiche di post dei blog amici che avrei voluto effettivamente leggere, ma non ne ho avuto il tempo. Prometto che mi rifarò la prossima estate: decido fin d’ora che dedicherò una settimana a ciascuno degli amici, facendomi una scorpacciata di post non letti!
Sempre presa dalla frenesia delle pulizie di primavera (ormai quasi finita), sono passata al blog. Mi sono ritrovata tante di quelle bozze, post che non ricordavo nemmeno di aver iniziato …. e piantato là. Non è da me. L’incompiuto mi angoscia. Mentre scorro velocemente i titoli delle bozze, la mia curiosità è attratta da uno in particolare: “Poesia”. Apro l’editing ed ecco che qualcosa mi torna alla mente. Questo post staziona tra le bozze da più di un anno e mezzo. L’unica cosa che mi consola è che, se è vero che io ho lasciato tra le bozze il post, è anche vero che la blogger cui faccio riferimento non mi ha mai risposto… nemmeno agli altri commentatori.
Quindi, siccome non si butta via niente, eccovi il post e la mia… poesia. L’iniziativa non è male, potremmo rilanciarla. Le poetesse amiche – Ombreflessuose, Isabella Scotti, Diemme…- che ne dicono?
BUONA LETTURA!

Un po’ di tempo fa [ottobre 2014], una certa Stefania, a me sconosciuta, ha lasciato sul mio blog, commentando un post, un invito a passare dal suo dove avrei trovato una sorpresa.
Si trattava, in sintesi, di comporre un testo utilizzando cinque parole – silenzio guardai con tuttavia infinito – e traendo ispirazione dall’immagine che riporto qua sotto.

sera

L’idea mi piacque e di getto scrissi una poesia. Erano anni che non mi cimentavo con i versi e devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa dal modo in cui le dita scorrevano velocemente sulla tastiera a comporre il testo. Certamente non è un capolavoro e lungi da me l’idea di definirmi poetessa. Però quello che scrivo, bello o brutto che sia, appartiene alla mia anima, per sempre. Non si butta, insomma.

Devo dire con rammarico che Stefania non ha pubblicato il mio testo, lasciato nello spazio dei commenti. Nemmeno gli altri ospiti, cui è stato concessa la pubblicazione delle composizioni, in versi e in prosa, hanno avuto miglior trattamento, dato che la promotrice dell’iniziativa – che si è pure preoccupata di lasciare il link al suo post in giro per il web, anche a dei perfetti sconosciuti – non ha risposto a nessun intervento.

Ecco dunque il mio testo. A voi l’ardua sentenza …

ASCOLTO NEL SILENZIO LE TUE PAROLE

Ascolto nel silenzio le tue parole
lievi
come fiocchi di neve
cullati dal vento.
Sento nel petto i battiti del cuore
forti
come cavalli al galoppo.
Ricordo il tuo sguardo
triste
mentre andavi via
come un ladro nella notte.
Ti guardai.
Hai rubato la mia anima,
dissi,
mentre parole bagnate di lacrime
con rabbia uscivano
dalla bocca orfana dei tuoi baci.
Ho scritto la parola fine
sulle pagine della nostra vita.
Non tornare, spettro dell’amore che fu.
Lasciami nel mio dolore,
svuotata
come una tazza di tè bevuta
fino all’ultima goccia.
Grido nel silenzio l’odio
infinito
che non si spegne
come candela al vento.
E continuo ad amarti,
tuttavia.

MA VENERDÌ 17 NON ERA IERI?

venerdì17Non sono superstiziosa. Oddio, un pochino sì ma se c’è un numero che non mi spaventa è il 17.

Il 17 giugno di quasi 36 anni fa è iniziata la storia d’amore con mio marito, sicché non ho motivo per temere quel numero.

Venerdì, poi, è il giorno consacrato a Venere, la dea dell’amore. Perché mai dovrebbe portare sfiga?

L’origine di questa superstizione, come molte altre, risale a molto molto tempo fa. Già nell’Antica Grecia, i seguaci di Pitagora detestavano il 17 perché collocato fra due numeri perfetti, il 16 e il 18. Nell’Antico Testamento si legge che il giudizio universale iniziò il 17esimo giorno del secondo mese. Forse, però, l’origine di questa superstizione risale all’età medievale. Sulle tombe, i Romani scrivevano VIXI, ho vissuto, per decretare l’inesorabile termine della vita con la morte. Si pensa che durante il Medioevo, essendo l’analfabetismo molto diffuso, la scritta venisse confusa con XVII, il 17 secondo il sistema numerico romano.

Il venerdì, invece, è ritenuto un giorno sfortunato perché, nella tradizione cristiana, è il giorno della morte di Gesù Cristo.

Ma perché scrivo tutto questo oggi? Perché ieri, nonostante le superstizioni, tutto è filato liscio, mentre oggi …

Il sabato al lavoro è una giornata leggera: solo tre ore di lezione in due classi. Eppure mi è pesata così tanto, complice forse una settimana di lavoro intenso dovuto al fatto che giovedì c’era anche il ricevimento pomeridiano dei genitori, che sarebbe stata adatta all’altra data, quella di venerdì 17.

Per farla breve, mi sono arrabbiata con una classe la prima ora e ho continuato ad incazzarmi nell’altra classe la terza. Non è da me.

È un periodo particolare. A quasi sei mesi dalla mia rovinosa caduta sul marciapiede, non sono ancora guarita del tutto. Le mie settimane scorrono tra lezione al mattino, lavoro pomeridiano per la scuola (leggi: correzione compiti, soprattutto), fisioterapia, piscina ed esercizi quotidiani in casa. Non esco quasi più, per svago, intendo. Non ho il tempo di stare al pc e sto trascurando non solo i miei blog (di cui aggiorno regolarmente solo le pagine che servono ai miei studenti), ma anche i blog degli amici e questo mi dispiace moltissimo. Se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni da blogger è che, se non ti fai sentire con regolarità, nessuno ti si fila più. Pazienza.

Posso aggiungere che, sempre in tema di rotture, da novembre in poi si sono rotti:

1. il mio computer (non conviene ripararlo e non ne ho ancora comprato uno nuovo)
2. la macchina del caffè (sostituita)
3. la mano di mio marito (guarito)
4. il dito del mio precedente fisioterapista (ora vado da un altro … il sesto!)
5. la lavastoviglie (sto ancora lavando tutto a mano ma fortunatamente a breve arriva quella nuova)
6. la lavatrice (aveva trent’anni ma non era il momento … già sostituita anche perché i panni a mano non li lavo!)

Senza contare che, ancora prima di rompermi la spalla, si era rotto il tablet nuovo di zecca. 😦

Ecco, credo che se oggi ho sbraitato un po’, possa essere più che comprensibile.

Buon sabato 18 a tutti. 🙂

[immagine da questo sito]

Analisi del 2014 by WordPress

Come ogni anno, WordPress mi ha inviato il report sull’attività del blog nell’anno appena concluso. Mi piace condividere con voi quest’analisi, ringraziando tutti i lettori e commentatori assidui che hanno contribuito a rendere “grande” e speciale questo piccolo spazio.

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2014 per questo blog.

Ecco un estratto:

Il Museo del Louvre riceve 8,5 milioni di visitatori ogni anno. Questo blog è stato visto circa 250.000 volte nel 2014. Se fosse un’esposizione al Louvre, ci vorrebbero circa 11 anni perché lo vedessero altrettante persone.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

2.000.000

2000000
Due milioni, una cifra enorme. Cosa fareste voi con 2.000.000 di euro? Io non saprei davvero come gestirli. Certamente mi toglierei qualche sfizio ma per il resto la mia vita mi piace così com’è, non ho manie di grandezza.
Un sogno che certamente non si realizzerà mai.

Due milioni di click sulle pagine di un blog non cambiano la vita, non permettono di togliersi qualche capriccio, non danno la possibilità di guardare al futuro con meno ansia. Ma 2.000.000 di click danno un’enorme soddisfazione. Un traguardo che ho avuto il piacere di raggiungere prima della fine di questo 2014 che, diciamolo, non è stato per me un grande anno, soprattutto in questi ultimi due mesi.
Non lo posso chiamare sogno ma sapere che le pagine del mio blog sono state sfogliate 2 milioni di volte fa un certo effetto.

GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI CHE AVETE RESO POSSIBILE IL RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO TRAGUARDO.

[immagine da questo sito]

HAPPY BIRTHDAY!

google buon compleanno MARISA
Non amo le autocelebrazioni e per questo non ho mai scritto un post in occasione del mio compleanno. Questa volta ho deciso di fare un’eccezione per due motivi:

1. La mia carissima amica Diemme mi ha dedicato questo post e mi ha inviato come graditissimo dono un suo libro pubblicato di recente. Ancora una volta grazie, cara Diemme! ❤

2. Google mi ha dedicato un doodle personalizzato (che vedete nell’immagine sotto il titolo del post). Stamattina, aprendo il motore di ricerca per connettermi al registro elettronico a scuola, ho avuto questa gradita e inattesa sorpresa. Ringrazio, quindi, anche Google per aver festeggiato il mio compleanno. 🙂

E a tutti voi, cari amici, mando un saluto speciale e un forte abbraccio da “vecchia” blogger qual sono, che tenta di mantenersi bene nonostante il tempo che inesorabilmente passa … anche se Diemme dice che per me non passa mai. Magari!

6° COMPLEANNO DEL BLOG

torta compleanno 6 anniCari amici ( e lettori qui di passaggio), oggi questo blog compie sei anni. Tanti, considerato che non è facile tenere aperto un blog, aggiornarlo periodicamente, mantenere l’impegno preso prima di tutto con sé stessi e poi con gli altri.

Da cosa nasce l’esigenza di tenere un blog? Per quanto mi riguarda, sono una grafomane, lo sono sempre stata. Da piccola scrivevo poesie (ahimè, ho perso con il tempo la vena poetica!), tenere un diario era una consuetudine durante l’adolescenza, al liceo e all’università ho riempito quaderni di appunti, la stessa cosa ho fatto quando preparavo i concorsi a cattedra. Insomma, carta e penna sono stati i compagni di viaggio preferiti per gran parte della mia vita.

Poi è arrivato il computer. All’inizio lo odiavo, pensavo che non sarei mai stata capace di utilizzarlo. Più che altro non capivo a che cosa potesse servire, dato che avevo sempre scritto con la penna, al massimo con la macchina da scrivere …
Quando sei anni fa ho deciso di aprire questo blog (al quale sono seguiti altri due) in realtà non credevo che potesse essere una sorta di diario. Non mi piace molto parlare di me, delle mie abitudini, delle persone che amo, delle cose che faccio. Infatti, su un totale di 1177 post scritti in questo arco di tempo, solo 154 sono inclusi nella categoria “affari miei”. Però non si può dire che non mi stia sforzando di “sbottonarmi” un po’ di più rispetto agli inizi.

Molti amici hanno, nel corso del tempo, riflettuto su ciò che significa scrivere in un blog. Quasi tutti dicono che quando si scrive, lo si fa soprattutto per sé stessi. Concordo ma, soprattutto da quando si è formata una cerchia di blogger che si seguono a vicenda, quindi io seguo altri che seguono me, ho notato che a volte si è condizionati proprio dalla consapevolezza che le cose che scriviamo sono poi lette da chi conosciamo bene, e allora quello scrivere per sé stessi passa in secondo piano. Quante volte è capitato, infatti, di mettersi al pc e pensare che il post in via di pubblicazione possa piacere a Tizio più che a Caio. Ecco, secondo me questa è la fondamentale differenza tra un blog e un diario che è l’esclusivo destinatario dei nostri pensieri e delle nostre parole.

Fatto questo preambolo, mi avvio, seguendo ormai la consuetudine consolidata, a dare un po’ di numeri.

Ad oggi le visualizzazioni sono state 1.927.398. Nell’ultimo anno i click sono stati poco più di 231.000.

I commenti degli ultimi 12 mesi sono 1538 (una buona metà, comunque, sono costituiti dalla mie repliche!)

I POST PUBBLICATI NELL’ULTIMO ANNO: 129 (caso strano ma vero: esattamente quanti ne avevo pubblicato nell’anno precedente!)

La TOP TEN dei post (accanto al titolo il numero di visualizzazioni, sempre riferite agli ultimi 12 mesi e tra parentesi l’anno di pubblicazione):

1. IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI MA È MEGLIO NON CERCARLO (2012) 13.634

2. “MIO FIGLIO È STATO BOCCIATO. MALEDETTE LE PROF”. LO SFOGO DI UNA MAMMA FURIOSA (2010) 10.668

3. MAMME CINQUANTENNI: ADESSO E’ IL TURNO DI ALESSANDRA MARTINES (2012) 6.908

4. LE DONNE DI ULISSE: PENELOPE, L’AMATA SPOSA … MA TRADITA (2010) 6.757

5. NON VIAGGIATE CON RYANAIR, SE POTETE (2011) 6.123

6. LE POESIE DEL RISORGIMENTO: “SANT’AMBROGIO” DI GIUSEPPE GIUSTI (2011) 5.742

7. LE POESIE DIMENTICATE: “L’AQUILONE” di GIOVANNI PASCOLI (2013) 5.572

8. LE DONNE DI ULISSE: L’AMANTE NINFA CALIPSO (2010) 5.317

9. LE DONNE DI ULISSE: CIRCE, L’AMANTE MAGA (2010) 5.077

10. LATINO: UN METODO PER TRADURRE (2009) 5.004

Hanno visualizzato la HOMEPAGE del blog, sempre nell’ultimo anno, 20.955 persone.

Come potete notare, nessuno dei post citati è stato scritto nel corso degli ultimi 12 mesi e ciò mi spiace molto perché mi viene da pensare che davvero la mia “vena scrittoria” si stia esaurendo …
Ad ogni modo, io tengo duro e vado avanti. Sperando, naturalmente, di avere sempre con me i lettori affezionati che mi hanno, in molte occasioni, dimostrato il loro apprezzamento e la loro stima (che contraccambio!).

Non mi resta che ringraziare i miei amici blogger, alcuni sempre presenti anche come commentatori, i lettori abituali che mi seguono fedelmente e tutti quelli che passano di qua per caso … mi auguro trovino interessante il blog diventando anche loro followers!

Ciao a tutti e … al prossimo anno per un nuovo aggiornamento sui dati!

[immagine torta da questo sito]

CREDI DI AVERMI MESSA A FUOCO? LE SOLUZIONI E … UN PO’ DI ME

premio vero falso
Come promesso, riporto le soluzioni al “gioco”.

1. Quando sono nata, a Trieste soffiava una bora fortissima VERO
Qualcuno ha scritto che dipende dalla stagione, che è troppo scontato o che la bora a Trieste non è poi così frequente. Dico subito che la bora non ha stagione, c’è sempre. E’ vero che negli ultimi anni si è molto attenuata, nel senso che non sempre le raffiche sono violente come una volta. La bora legata alla mia nascita è, però, in un cero senso un fatto curioso.
Sono nata l’11 ottobre. Quando mia mamma è stata colta dalle doglie, sembrava piena estate. Indossava un abito leggero e sandali senza calze, praticamente un abbigliamento tipicamente estivo. Era talmente abbronzata che in ospedale le hanno fatto i complimenti, anche se in quella circostanza non credo le interessassero più di tanto.
Sono nata nel cuore della notte (alle 3 e mezza, credo) e proprio a partire dalla serata del 10 ottobre il tempo è cambiato: praticamente in una sola notte si è passati dall’estate all’autunno inoltrato. Mio papà, quando da ragazza mi arrabbiavo e andavo spesso su di giri, mi diceva che si vedeva che ero nata in una notte di bora, che sembravo io stessa un refolo di bora.

2. Da piccola ero allergica alle fragole VERO
Io le adoravo (e le adoro) ma mi facevano venire l’orticaria. Fortunatamente l’allergia se n’è andata com’era venuta e ora posso tranquillamente mangiarle … meglio se con una bella spruzzata di panna. 🙂

3. Vado pazza per il risotto alla milanese FALSO
Per carità, odio il sapore dello zafferano! Eppure i risotti sono la mia specialità culinaria e uno dei primi piatti che prediligo. Li preparo con tutto, carne, pesce, verdure ma lo zafferano no!

4. Ho preparato la prima torta a 12 anni VERO
Fin da piccola passavo ore a guardare mio papà o mia nonna mentre cucinavano (mia mamma, invece, non è una cuoca provetta) ma non li ho mai visti preparare una torta. Be’, mi sono detta, manca una pasticcera in questa casa!

5. Pur avendo sempre sentito la vocazione per l’insegnamento, per un certo periodo ho pensato che mi sarebbe piaciuto studiare medicina FALSO
Io ho sempre avuto paura dei medici, il mio pediatra, detto “testa d’uovo” per la forma del capo, mi terrorizzava. In più la vista del sangue mi ha sempre spaventata sicché non mi è mai passata per la mente l’idea di diventare medico.

6. I miei genitori volevano che facessi l’avvocato VERO
Ma non, come osserva Diemme, perché la maggior parte dei genitori sogna il figlio avvocato o come dice Alberto ci sia un avvocato in famiglia (papà, nonno ?). Semplicemente perché i miei genitori sono degli assicuratori e mi avrebbero trovato un posto sicuro e ben remunerato. Ora come ora mi sto chiedendo perché mai io non li abbia ascoltati. 😦

7. Indosso sempre scarpe con il tacco a spillo FALSO
Mi piacerebbe molto (il tacco alto e a spillo slancia che è un piacere e rende la figura più longilinea 😉 ) ma purtroppo i miei piedi detestano i tacchi. Eppure fino al mio matrimonio, proprio perché mio marito ha la bella altezza di 195 cm (forse ora 192, si è un po’ ingobbito con l’età 🙂 ) portavo i tacchi alti. Mi sono sposata con il tacco 12, per dire, e le scarpe le ho tenute addosso per quasi 12 ore senza soffrire. Altri tempi!

8. Odio indossare i jeans FALSO
E qui devo fare i complimenti ad Alberto che ricordava un mio post. Infatti, nella parte del suo commento che ho tagliato per non aiutare gli altri, ha riportato ciò che avevo scritto: “Non sono più la ragazzina viziata che faceva fare chilometri ai genitori per poter acquistare, prevalentemente in Veneto, i jeans Fiorucci, i preferiti. Ma quei pantaloni tanto amati occupano sempre lo spazio privilegiato nel mio guardaroba” (19/5/12). Bravo!
Grazie a Diemme per col tuo fisico i jeans sono una manna, spero per te che non li odi. Troppo buona!

9. Ho una sfrenata passione per gli anelli VERO
Non è solo passione, è una vera e propria mania. Io comprerei anelli tutti i giorni. Fortunatamente mi trattengo ma se ne vedo uno che mi piace davvero tanto (e che sia abbordabile, non parlo ovviamente di diamanti!), me lo compro. Ecchecaspita, si vive una sola volta, no? Comunque è una mania che mi porto dietro dall’adolescenza: allora ne mettevo uno, o anche più, per dito. Ora ho la mano seria, quella maritale (fede nuziale, veretta d’oro bianco delle nozze d’argento, anello di fidanzamento e trilogy regalatomi dal marito per i 25 anni, il tutto sull’anulare), ovviamente la sinistra, e quella informale, la destra, in cui indosso gli anelli più strani, sia sull’anulare sia sul medio. A volte anche decisamente voluminosi.
Mi spiace contraddire Alberto ma non si scrive male alla lavagna con troppi bijoux, semplicemente non scrivo spesso alla lavagna perché sono allergica al gesso. 😦 Per fortuna ora c’è la LIM …

10. Quand’ero assistente in una colonia estiva ho schiaffeggiato una bambina VERO
Brava Diemme ad avere intuito che proprio la veridicità di questa affermazione vi avrebbe stupiti. In qualche modo è andata oltre al semplice intuito dicendo: sono sicura che le hai salvato la vita. Be’, proprio salvato la vita no, ma la situazione era davvero particolare. Mi scuso ma qui devo aprire una lunga (e dolorosa!) parentesi.
Avevo 17 anni e durante l’estate volevo lavorare, per non dipendere dai miei. Un mio amico mi disse che sua zia era la direttrice di una colonia estiva a Cesenatico e che lui stesso aveva già provato l’esperienza di assistente. Da sola non ci sarei mai andata così mi ha accompagnato una mia compagna di liceo (una delle tre grazie, per intenderci!).
Mi fu affidata la “squadra” di bambine dai 6 ai 10 anni. Non sto qui a raccontare la pesantezza di quelle tre settimane che mi sembrarono 3 mesi. Vi dico solo che è stata un’esperienza terribile, specie perché la zia-direttrice del mio amico era, secondo me, la signorina Rottermaier che dai monti è scesa al mare per cercare un clima diverso e più persone da tormentare. Io fui la Heidi della situazione. 😦
A parte questo, nella mia squadra c’era una bimba di soli 5 anni perché i genitori volevano che stesse assieme alla sorella più grande. Fatto sta che quella era una vera peste. Si chiamava Pasqualina, e ho detto tutto. Sarà stata lei felice come una Pasqua, più piccola ovvero a sua misura, ma sembrava nata per rendere infelice me. Io avrei dovuto badare solo a lei e non alle, udite udite, altre 29 compagnette. Sì, 30 bambine affidate ad una sola persona giorno e notte, per di più minorenne. Altri tempi.
Insomma, la cara Pasqualina, oltre a farmi correre su e giù per la spiaggia di giorno, aveva deciso di non farmi dormire la notte. Lei non voleva dormire nel suo letto, preferiva il mio che era un letto singolo, scomodissimo, separato dal resto della camerata da una tenda. In piena notte vedevo il suo visino che sbucava dalla tenda, mi alzavo e la riportavo a letto dicendo che non poteva dormire con me, che in due saremmo state strette e che il suo letto era molto più comodo. Questo succedeva più volte, poi mi addormentavo stremata e la mattina dopo mi ritrovavo in “dolce” compagnia.
Ero rassegnata. Poi accadde una cosa che mi sconvolse letteralmente: venni a sapere che Pasqualina aveva i pidocchi. Aiutooooo!!! Ancora adesso non sopporto l’odore dell’aceto, tanto ne usai per lavarmi ogni giorno i capelli. Li avevo lisci e brillanti ma accuratamente avvolti in un foulard di seta. Sembravo una di quelle dive anni ’50 che popolavano i boulevard di Cannes. Peccato che Cesenatico non fosse Cannes e che io non mi sentissi affatto diva. Ero una derelitta, mi ero pure abbassata a scrivere un’accorata lettera a mia mamma. Io e lei quella volta a mala pena ci parlavamo.
Dopo la scoperta che dei poco simpatici animaletti popolavano la testa di Pasqualina, il mio rifiuto di dormire con lei fu categorico. Una notte, però, iniziò a urlare come una pazza, a piangere a dirotto, una scena isterica, con tanto di apnea e volto cianotico. Le tirai due ceffoni, per salvarle la vita, in un certo senso, ma soprattutto per prendermi una soddisfazione. Erano altri tempi, non mi beccai una denuncia, come accadrebbe ora. Mi beccai, però, due ceffoni dalla signorina Rottermeir in versione balneare. Ciò provocò una irrimediabile e insanabile rottura tra di noi. Il che significò per me passare il resto del tempo a maledire il momento in cui avevo accettato questo lavoro.
Certamente mi resi conto di aver fatto una cosa orribile. Però da madre, quando fui costretta ad affrontare gli spasmi affettivi del mio secondogenito, compresi che i due schiaffi mollati a Pasqualina furono davvero la soluzione ideale.

Ecco, questo è tutto. Come potete vedere, al di là delle soluzioni al giochino, ho raccontato delle cose e degli aneddoti che hanno senz’altro contribuito a farmi conoscere meglio.

Insomma, se non mi avete messo a fuoco ora, forse la prossima volta andrà meglio. 😉