ESPOSIZIONE SUI TABELLONI DEI VOTI POSITIVI DEGLI ALLIEVI CON “SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO”: SÌ O NO?

L’anno scorso, al termine degli scrutini finali, si erano verificate delle incomprensioni tra le scuole e il ministro Mariastella Gelmini riguardo alla questione della comunicazione dei voti positivi agli allievi cui sia stato sospeso il giudizio. Allora in tal proposito erano stati assunti comportamenti differenti a seconda delle scuole e dei Dirigenti Scolastici: qualcuno ha interpretato alla lettera l’OM 92/2007, omettendo di riportare tutti i voti, anche quelli positivi, in quanto a tutti gli effetti il giudizio è sospeso e gli scrutini devono essere ripresi a settembre, dopo le verifiche del superamento del debito formativo; altri, invece, hanno comunicato alle famiglie, tramite la segreteria, i voti positivi; altri ancora hanno pubblicato sui tabelloni i risultati dello scrutinio, relativamente alle discipline in cui non sono state assegnate delle insufficienze.

Ma la normativa cosa prevede esattamente? Trattando la questione della “Sospensione del giudizio”, in ottemperanza al DM 80/2007 e all’OM 92/2007 , il Consiglio di Classe per gli studenti che, in sede di scrutinio finale, presentino in una o più discipline valutazioni insufficienti, procede ad una valutazione della possibilità dell’alunno di raggiungere gli obiettivi formativi e di contenuto propri delle discipline interessate entro il termine dell’anno scolastico, mediante lo studio personale svolto autonomamente o attraverso la frequenza di appositi interventi di recupero. In tal caso il consiglio di classe rinvia la formulazione del giudizio finale (OM 92/2007, art. 6 comma 3). Nel tabellone finale esposto verrà riportata solo la indicazione della “sospensione di giudizio (ibid., art. 7 comma 1). In seguito, saranno comunicate alle famiglie interessate, per iscritto, le decisioni assunte dal consiglio di classe: le singole carenze, i voti proposti nella o nelle materie insufficienti e gli interventi didattici finalizzati al recupero dei debiti contratti, con le modalità e i tempi delle relative verifiche (cfr. ibid. art. 7 comma 3).

Questo è quanto. Credo che ci siano pochi dubbi: le famiglie dovranno rassegnarsi ad attendere settembre per conoscere gli esiti dello scrutinio per tutte le materie. Nel frattempo, io fossi nei genitori degli allievi “rimandati” mi preoccuperei di farli studiare e magari di mandarli ai corsi di recupero che ogni scuola secondaria di II grado dovrebbe offrire, almeno per le materie in cui si sia verificato un alto numero di insufficienze. Per le altre discipline possono farcela anche da soli … almeno, questo è ciò che evidentemente pensa il ministro Gelmini, visto che i fondi per istituire le attività di recupero sono sempre molto esigui. O forse spera che, con la minaccia di una maggior severità della scuola del rigore che lei vorrebbe, i ragazzi si preoccupino maggiormente di un’eventuale bocciatura e studino di più durante l’anno?

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I VOTI AI PROF? MAH!

scuola1Grazie alla segnalazione di un “amico” commentatore, ho letto l’articolo del Corriere sull’iniziativa degli studenti del liceo Berchet di Milano che, assieme ai risultati dei loro scrutini, hanno esposto anche i giudizi sui propri prof. Che sia un primo passo verso la valutazione dei docenti auspicata dal ministro Gelmini, anche in vista di una progressione della carriera? Prima o poi ci saremmo arrivati, indubbiamente, ma che dei ragazzi adolescenti prendano l’iniziativa con il benestare del Dirigente Scolastico mi sembra veramente un tantino azzardato.

Non stupisce che da parte loro i docenti non siano così soddisfatti. E non stiamo parlando di chi è stato “bocciato” o ha rimediato qualche “debito”, magari in “spiegazione”, ovvero nella “capacità di trasmettere il sapere”. Beh, docenti non si nasce, com’è ovvio, ma si diventa, e, diciamolo, i “vecchi” docenti non hanno avuto, nell’ambito della didattica, alcuna preparazione. Per quanto mi riguarda, i concorsi ordinari che ho sostenuto e superato sono stati impostati sul puro nozionismo: i contenuti delle materie che poi si sarebbero insegnate e tutte le leggi che riguardano la scuola, in particolare, e la Pubblica Amministrazione, in generale. Poche nozioni di psicologia e pedagogia rientravano nei programmi ma, almeno a me, nessuno le ha chieste. Mi sorge il dubbio che nemmeno i commissari ne fossero edotti.

Della valutazione degli insegnanti si è parlato anche anni fa, quando il ministro Luigi Berlinguer aveva ipotizzato una specie di quizzone per saggiare la preparazione dei docenti. Ma anche in questo caso, il giudizio si sarebbe limitato alle conoscenze riguardo alle proprie materie. In più ci sarebbe stata una valutazione dei titoli che avrebbe contribuito al “voto” finale. Ricordo che allora ci fu un’insurrezione generale, anche da parte dei sindacalisti, che per la maggior parte sono di sinistra. Eppure il ministro e il governo di allora appartenevano al centro-sinistra. Lo sottolineo perché pare che un po’ di gente che lavora nel mondo della scuola abbia la memoria leggermente corta. Sembra, infatti, che gli errori madornali e le proposte un po’ bislacche siano da imputare solo ai ministri di centro-destra, ma in effetti non è così.

Sempre qualche anno fa il mio Dirigente di allora aveva proposto al Collegio dei Docenti una specie di questionario di gradimento, da somministrare ai ragazzi e alle loro famiglie, per valutare l’operato dei professori. Neanche a dirlo la proposta fu bocciata dai docenti che, stupiti e anche furibondi, ritenevano la questione una vera e propria ingerenza, un’ingiustificata intromissione nel lavoro altrui che quasi quasi avrebbe potuto preannunciare un’indebita violazione della libertà didattica che per i docenti è sacrosanta, quasi come il giorno libero. Certo, una reazione così non è del tutto biasimabile, al di là del fatto che ci sono persone che deliberatamente scelgono di insegnare per fare i loro comodi, sapendo che non c’è nessuno che li controlli e confidando nel fatto che i ragazzi non abbiano il coraggio di protestare. E in questo caso, non servirebbero nemmeno le minacce perché i ragazzi sono consapevoli che certi insegnanti sono un po’ come i clienti del ristorante: hanno sempre ragione. Si potrebbe aggiungere anche che hanno sempre il coltello dalla parte del manico, giusto per rimanere nell’ambito dei modi di dire, e che quel coltello si chiama voto. Non è da sottovalutare, infatti, la capacità di un docente di trovare il modo per “fregare” i propri allievi meritevoli di tale trattamento, ed è una capacità semplice da applicare, in fondo, se si conoscono i punti deboli dei ragazzi destinati alla crudele punizione solo perché hanno osato criticare l’operato dell’insegnante.

Fondamentalmente sarei d’accordo che ci si faccia giudicare dai propri allievi; sono contraria, però, all’esposizione dei “voti”, così come non condivido la prassi di esporre i risultati degli scrutini delle classi. E non mi si venga a dire che comunque i voti dei “bocciati” non vengono esposti al pubblico ludibrio; non è questo il punto, una volta che uno è bocciato i voti si possono immaginare e non è rilevante che abbia avuto più due o tre, o solo quattro e cinque. Quindi a maggior ragione sarei contraria all’esposizione dei voti per i prof perché verrebbe, in questo modo, messa in dubbio la loro professionalità attraverso il giudizio non sempre equo degli allievi. E non sto dicendo che ragazzi di quattordici o diciotto anni non siano in grado di giudicare, sto pensando alla loro obiettività. È naturale che un docente “odiato” da qualcuno, anche se preparato professionalmente e in grado di svolgere al meglio il proprio lavoro, anche dal punto di vista umano, potrebbe risultare un “fannullone”, per usare un’espressione tanto cara al ministro Brunetta, o un incapace. Dall’altro lato, un insegnante molto permissivo, che fa rilassare gli allievi concedendo pause durante le ore, o che li porta un po’ in giardino a scorrazzare così si stancano e non rompono, che non interroga mai perché ha altro da fare, tipo leggere il giornale o mandare sms alla fidanzata, che fa un compito a quadrimestre invece di tre e lo porta corretto tre mesi dopo, che regala i voti e s’inventa il numero delle assenze perché non ha nemmeno voglia di compilare il registro, che inventa pure il programma svolto e lo fa firmare agli allievi tranquillizzandoli che poi non darà il debito a nessuno, questo docente, signori miei, sarebbe un ottimo docente, avrebbe dei voti altissimi e, beandosi del successo ottenuto a fine anno, inviterebbe pure i ragazzi a mangiare la pizza.

Se poi, disgraziatamente, dovesse venir richiesta la valutazione da parte delle famiglie, allora i docenti, almeno alcuni, si troverebbero in un mare di guai. Cercherò di spiegare, in breve, perché le mamme e i papà non sono sempre in grado di giudicare obiettivamente un bravo docente.
Prima di tutto troppo spesso i genitori si fidano di quello che dicono i figli, naturalmente se c’è qualcosa che non va nel rapporto con un determinato docente o se il profitto è negativo; in questo caso la colpa viene addossata all’insegnante che non è capace di spiegare. Anche quando arrivano ai colloqui in cerca di un chiarimento, spesso i genitori non cambiano idea e, alcuni educatamente altri un po’ meno, insinuano che forse, dico forse, il programma va troppo veloce, le interrogazioni sono frettolose, l’insegnante non spiega bene , e magari non rispiega perché ritiene che chi non capisce al volo sia un emerito cretino e merita, quindi, di ripetere l’anno, quando non deve addirittura cambiare scuola o anche andare a zappare i campi perché, secondo molti, nelle aule scolastiche ci sono poche menti pensanti e troppe braccia rubate all’agricoltura. Ora, non dubito che qualche collega sia proprio così, ma ho delle riserve sulla reale obiettività dei ragazzi e sulla capacità dei genitori di comprendere le ragioni degli insegnanti. Questo succede anche perché spesso capita che mamme e papà arrivino ai colloqui ostentando la loro agiatezza .-che si concretizza in gioielli tempestati di diamanti e capi d’abbigliamento firmati- e guardino i docenti dall’alto delle loro centinaia di migliaia di euro di reddito annuo, al basso delle due decine di migliaia cui arriva a stento il guadagno di un docente con una certa anzianità di servizio.

È evidente, però, che ci siano pareri discordi tra ragazzi e genitori di una stessa classe riguardo al medesimo docente. È raro, infatti, che tutti la pensino allo stesso modo e se c’è una coesione tra le parti normalmente è volta a mettere in luce le “pecche” di un determinato docente, quasi mai le virtù. Poi, diciamo anche questo, il giudizio delle parti considerate è assai mutevole. Faccio un esempio: se il proprio figlio è bravo, arrivano al colloquio con un sorriso e si profondono in elogi; se, malauguratamente, il profitto cala, arrivano con il volto scuro, fare minaccioso e pretendono di vedere il compito cui è stato assegnato un due –cosa che, tra l’altro, rientra nei sacrosanti diritti, peccato, però, che del compito valutato con un bell’otto non gliene importi nulla- e poi chiedono anche com’è andato in generale, perché se ci sono tante insufficienze sarebbe da annullare. Insomma, lo stesso docente non può essere giudicato in modo obiettivo se il profitto dell’allievo è altalenante e altrettanto mutevole è l’atteggiamento dei genitori.

Ci sarebbero tante altre cose da dire ma è meglio che mi fermi per non annoiare i lettori. Un’ultima cosa, però, la voglio dire: non sono i prof a non voler essere giudicati, sono i ragazzi a voler fare i grandi e dimostrare anche loro di saper esprimere dei giudizi. Purtroppo però, mentre i docenti quasi mai danno i voti a caso, semmai utilizzano le più svariate griglie di valutazione, i ragazzi non hanno altri strumenti che il loro estro e del loro estro io personalmente non mi fido.

“6 ROSSO”: UN NO SECCO DAL MIUR

In questi giorni sulla stampa e sul web si è molto dibattuto sulla possibilità di ammettere gli alunni della Secondaria di I grado (scuola media) alla classe successiva anche in presenza di insufficienze. Il “Regolamento sulla valutazione degli studenti” del 28 maggio scorso, infatti, stabilisce che gli alunni possono essere bocciati anche con una sola insufficienza. Lo scrupolo, giustissimo in linea di principio, degli insegnanti era: ma se parliamo della scuola dell’obbligo, dove fino a poco tempo fa era difficilissimo respingere gli alunni, come facciamo ora a non ammetterli alla classe successiva anche con una sola insufficienza in pagella? Ecco, allora, pronto l’escamotage: si promuovono ma si evidenziano le lacune ancora persistenti in alcune discipline con un “6 rosso”.

La nota diffusa ieri, 8 giugno, firmata dal Direttore Generale del MIUR Mario Dutto, ammette la possibilità di promuovere gli allievi che non hanno raggiunto gli obiettivi disciplinari qualora il Consiglio di Classe lo ritenga opportuno, ma nega la possibilità di evidenziare le carenze con il “6 rosso”, in passato usato solo nella Secondaria di II grado, nel caso in cui gli allievi fossero promossi con i Debiti Formativi. In alternativa viene raccomandata una comunicazione alle famiglie in cui sia dato risalto alle lacune ancora presenti nella preparazione degli alunni.

Ecco il testo della nota ministeriale:

In risposta a quesiti pervenuti alla scrivente relativamente alle forme e alle modalità da impiegare nella valutazione degli alunni del primo ciclo di istruzione si forniscono i seguenti chiarimenti.

L’articolo 3 del decreto legge 1.09.2008, n. 137, convertito con modificazioni dalla legge 30.10.2008, n. 169, dispone che “Sono ammessi alla classe successiva ovvero all’esame di Stato conclusivo del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline”.
La normativa in questione prevede, dunque, che i voti relativi allo scrutinio finale per l’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato siano sempre deliberati a maggioranza dal consiglio di classe, su proposta, non vincolante, del docente della singola disciplina. Ciò ovviamente anche nel caso in cui il giudizio di sufficienza venga formulato, con adeguata motivazione, in presenza di carenze in una o più discipline.

In tale ultimo caso il consiglio di classe, prima dell’approvazione dei voti, procede ad una valutazione che tenga conto, oltre che del livello di preparazione raggiunto, anche del percorso compiuto dall’alunno nel corso dell’anno e della possibilità dell’alunno stesso di raggiungere gli obiettivi formativi e di contenuto propri delle discipline interessate, nel corso dell’anno scolastico successivo. Naturalmente, ai fini dell’ammissione, tutti i voti relativi agli apprendimenti devono avere un valore non inferiore a sei decimi. E’ da ricordare, inoltre, che l’articolo 4 (autonomia didattica) del Regolamento dell’autonomia scolastica (DPR 275/1999) prevede che le istituzioni scolastiche “Individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale…”.

Sono, dunque, rimesse direttamente alle scuole, nella loro autonoma e responsabile determinazione, le modalità e le forme per la comunicazione alle famiglie e allo studente relativa alla preparazione raggiunta, inclusa la eventuale situazione di carenze formative, e all’ammissione o alla non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato.

Pertanto nel caso in cui l’ammissione alla classe successiva sia comunque deliberata in presenza di carenze relativamente al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento, la scuola può inserire una specifica nota al riguardo nel documento individuale di valutazione da trasmettere alla famiglia dell’alunno.

In questo contesto, è del tutto improprio il riferimento al “sei rosso”, dicitura utilizzata solo in passato nella scuola secondaria di secondo grado e collegata al recupero del “debito scolastico”. Tale previsione non corrisponde all’attuale quadro normativo. Nella scuola secondaria di primo grado l’ammissione all’anno successivo e all’esame di Stato non è, infatti, condizionata; viene deliberata dal consiglio di classe e determina il proseguimento del percorso dello studente nell’ambito del ciclo di istruzione.

Ciò non esclude, ovviamente, che la scuola, nell’ambito della propria autonomia didattica e organizzativa, possa programmare, rispetto agli alunni per i quali siano emerse carenze, tutti gli interventi didattici e formativi opportuni per il recupero di tali carenze, sin dalla fase di avvio del successivo anno scolastico.

Il Direttore Generale
f.to Mario G. Dutto