“Hai provato il detersivo di Totti?”, mi chiede mia mamma.
La mia mente corre agli spot anni Settanta, dove il testimonial dello stesso detersivo per lavatrici, versione in polvere nel fustino cilindrico, era l’indimenticabile Paolo Ferrari, attore di grande talento che girava di città in città per proporre alle casalinghe di scambiare il fustino del loro detersivo preferito con due di un’altra marca. Naturalmente tutte rifiutavano.
I testimonial nella pubblicità ci sono sempre stati.
Ricordo Ernesto Calindri che, seduto a un tavolino nel bel mezzo del traffico, sorseggiava con ostentata tranquillità il “suo” amaro contro il logorio della vita moderna. Oggi come oggi, rischierebbe di essere travolto nel traffico impazzito delle città e altro che amaro: lo stress cui siamo sottoposti non è qualcosa da mandar giù con un bicchierino di amaro al carciofo.
E Tino Scotti, ve lo ricordate? Aveva un modo simpatico di convincere a ingoiare un lassativo con quel “basta la parola” che rendeva quel problema così semplice da risolvere. E dire che adesso i prodotti maggiormente pubblicizzati producono l’effetto contrario, basti pensare alla disinvoltura con la quale, uomini e donne per par condicio, fanno l’elenco dei disturbi intestinali legati al colon irritabile… a proposito di stress.
Ricordo con tenerezza il simpatico sorriso di Carlo Dapporto, nel ruolo di Agostino il cameriere, che rimane affascinato dalla cliente dai denti bianchi e splindenti (Giorgia Moll) grazie al dentifricio del capitano.
A proposito di detersivi, indimenticabile è anche l’uomo in ammollo: Franco Cerri, per provare l’efficacia del prodotto reclamizzato anche sullo sporco impossibile, stava in ammollo nella vasca da bagno. Un remind dello spot fu mandato in onda qualche anno fa (l’uomo che, con la camicia macchiata di gelato, si butta nella fontana pubblica aggiungendo il detersivo in polvere, sotto lo sguardo inorridito delle signore presenti) ma rimase un tentativo maldestro di riproporre un modello che ormai non convince più nessuno. Molto meglio Totti alle prese con la capsula 3 in 1. Almeno lui non si butta nella lavatrice per testare l’efficacia del prodotto che pubblicizza.
Erano gli anni del Carosello che per tutti, specialmente per noi bambini, era uno spettacolo irrinunciabile. Le storie raccontate erano spesso siparietti divertenti recitati da grandi attori e cantanti. Ve la ricordate Mina, testimonial di una famosa azienda che produce pasta? Lo charme della tigre di Cremona nulla ha a che fare con Claudia Gerini in camice bianco e il suo “rigorosamente”.
Ma torniamo all’uomo nella pubblicità attuale: com’è? Diciamo che o ha problemi con la dentiera, poveretto, ma li risolve grazie all’adesivo, oppure fa la pipì dieci volte a notte e non vuole dirlo alla moglie. Ma lei, intelligente, va in farmacia e acquista un integratore che fa dormire sonni tranquilli a entrambi. Consigliare il marito a farsi visitare da un urologo, no?
Gli uomini non sono tutti così sfortunati. Ci sono anche quelli belli e aitanti che danno mostra di sé, per pubblicizzare i più svariati prodotti. Qualcuno, però, mi deve spiegare perché quel giovane dal fisico michelangiolesco, per convincere il pubblico che un dato sito immobiliare con le sue proposte ti fa sentire subito a casa nel primo appartamento che vedi (una fortuna sfacciata!), deve sfoggiare il lato b desnudo: ma c’è davvero bisogno di mettere in mostra due chiappe per pubblicizzare le offerte immobiliari?
Anni fa mi sarei ubriacata di Jagermaister sentendo la voce sensuale e l’accento esotico di Raz Degan mentre pronunciava la frase: “Non bevevo Jagermeister… non so perché”.
Quel suo modo sexy di concludere lo spot con “Sono fatti miei” lo rendeva così intrigante da battere qualsiasi belloccio odierno in capacità persuasiva, anche senza esibire il lato b.
Nel ripercorrere vecchi spot mi rendo conto che forse sto invecchiando (togliamo il “forse”, va). Totti, comunque, lo lascio a mia mamma.