LE DONNE DI ULISSE: NAUSICAA, L’AMANTE MANCATA


Nausicaa, con due “a”, figlia di Alcinoo, con due “o”, re dei Feaci, stranamente con una sola “i”, vive tranquilla a Scheria, ridente isola dello Ionio, vagheggiando il suo avvenire di sposa e madre felice. Eh sì, ella è proprio, come si dice, una giovinetta in età da marito ma forse perché il suo carattere allegro e spensierato le fa godere fino in fondo il sapore della libertà, lei, al matrimonio, non ci aveva pensato con troppa serietà. Fino a quel giorno, s’intende, fino al momento in cui il suo destino non s’incrocia con quello di Ulisse. Ma, neanche a dirlo, anche qui c’è lo zampino di una dea: Atena, infatti, sotto le mentite spoglie di un’amica di Nausicaa, le era comparsa in sogno e l’aveva distolta dal puerile torpore dei sensi invitandola a recarsi al fiume a lavare le vesti e le tele del corredo nuziale. Più per far contenta l’amica che per una forte convinzione, la fanciulla, di buon mattino, fa caricare un carro con il corredo e insieme alle ancelle si avvia verso il fiume.

Dopo aver assolto ai doveri del bucato, in attesa che i panni si asciughino al sole, le ragazze si mettono a giocare a palla, così per passare il tempo. Qualche malizioso sostiene che sia le ancelle che Nausicaa fossero nude; Omero, tuttavia, non lo dice. Chi è nudo, invece, ed ignaro se ne sta dormendo dietro ad un cespuglio, sopraffatto dall’ultimo faticoso naufragio, è Ulisse. Un lancio non ben misurato da Nausicaa oltrepassa l’ancella a cui era diretto e fa cadere la palla nel fiume. Le urla delle fanciulle destano il nostro eroe che, più sconfortato che mai, s’interroga:

Ahimè, alla terra di quali uomini nuovamente son giunto?
Saranno violenti, selvaggi e ingiusti,
o amici degli stranieri e rispettosi degli dei?
(Odissea, l.VI, vv.119-121)

Viste le esperienze passate, un po’ di diffidenza ci vuole! L’unica speranza è che gli ignoti abitanti di questa terra siano almeno rispettosi degli dei e degli ospiti. Quando poi sente le urla muliebri, forse un po’ di timore lo assale: saranno cattura-uomini come Circe e Calipso? Veramente questo Omero non lo dice, ma sono certa di interpretare correttamente il pensiero del nostro eroe. Ad ogni modo deve farsi coraggio e, coprendosi come meglio può le virili nudità, si avvicina alle fanciulle. Se avesse avuto uno specchio, comunque, non l’avrebbe fatto, nonostante l’urgente necessità. Infatti:
Terribile apparve loro, lordato dalla salsedine,
ed esse fuggivano qua e là lungo le sponde del fiume
. (VI, vv.137-138)
In realtà non fuggono tutte; la principessa, infatti, rimane là, di fronte a lui, né incantata da una bellezza che Ulisse non ha, né spaventata dalla sua bruttezza. Rimane là semplicemente perché Atena, ancora lei, le ispirò forza nel cuore e le sciolse il timore dalle ginocchia (v.140). Questo, però, Ulisse non lo sa e la cosa che più gli preme in questo preciso istante è che lei non scappi.

Nausicaa, in verità, è l’unica speranza che gli rimane, è l’ancora di salvezza; l’eroe non sa esattamente chi ella sia, anche se è facilmente intuibile che la fanciulla abbia un certo aspetto regale, poi con quel seguito di ancelle! Principessa o non, bella o brutta, giovane o vecchia, Nausicaa per Ulisse è lo strumento attraverso il quale ottenere l’aiuto sperato per far ritorno, finalmente, a casa. Certo non è come chiedere l’autostop, non basta alzare il dito, serve qualcosa di più, oltre al coraggio già manifestato presentandosi in quello stato al cospetto di cotali fanciulle. Deve, quindi, giocare d’astuzia, sua grande dote, e sfoderare, nello stesso tempo, tutta la sua abilità oratoria che l’aveva contraddistinto in passato nelle varie missioni diplomatiche. Però, parlare a re o guerrieri è una cosa, convincere una ragazza è un’impresa ben più ardua! Ma Ulisse è un donnaiolo e sa come affascinare le donne, anche quando la prestanza fisica viene meno: ed eccolo cimentarsi in un discorso che, intessuto di lodi più o meno gratuite, è proprio una captatio benevolentiae:

Mi inchino a te, signora: sei una dea o una donna mortale?
Se infatti sei una dea di quelle che abitano l’ampio cielo,
Artemide sembri, figlia del grande Zeus,
per l’aspetto e la figura slanciata;
ma se sei una donna mortale, di quante abitano la terra,
tre volte beati il padre e la madre veneranda,
tre volte beati i fratelli: molto il loro cuore
sempre si colma di gioia grazie a te,
quando vedono un simile bocciolo intrecciare movenze di danza.
Ma felice in cuore più di ogni altro
chi, portando più doni, ti condurrà alla sua casa in sposa
. (l.VI, vv.149-159)

Il discorso non è finito, ma immaginatevi Nausicaa mentre sente queste parole! Già essere paragonata ad una dea doveva essere il massimo, a quei tempi, un po’ come se, oggi, un uomo dicesse ad una ragazzina “Mi sembri Elisabetta Canalis”! Roba da toccare il cielo con un dito! E poi, darle il potere di rendere felice un intero nucleo familiare! Ora, non so come stessero i genitori di Nausicaa, ma attualmente avere una ragazzina per casa dà un sacco di grattacapi, specie se si tratta di uscire la sera, andare in discoteca, con l’ecstasy in agguato, e lasciarsi riportare a casa da amici carrozzati amanti della velocità. Beh, ai tempi di Ulisse tutto ciò non succedeva, ovviamente, ma comunque tutta questa gioia a me sembra un tantino esagerata. Un po’ più realistica vedrei la felicità del marito, visto che Nausicaa doveva essere un bocconcino niente male.

Il discorso di Ulisse perlopiù prosegue su questo tono finché l’eroe arriva all’argomento che più gli preme:

Indicami la città, dammi un cencio da gettarmi addosso, [….]
A te gli dei concedano tanti doni, quanti in cuore ne desideri,
un uomo, una casa e la concordia serena,
come compagna.
(VI, vv.178-182)

Ed ecco, quindi, nuovamente il riferimento alle nozze, neanche Odisseo fosse stato a conoscenza del sogno che la fanciulla aveva fatto. Ma Nausicaa sembra non ricordarsene proprio, del sogno, e gli si rivolge con parole gentili ma formali, sentendosi in dovere di aiutare il naufrago poiché, come poi dirà rivolta alle ancelle, da Zeus vengono tutti, gli stranieri ed i mendichi (ibidem, v.207).
Dopo essersi presentata allo sconosciuto come la figlia del magnanimo Alcinoo, re dei Feaci, ricorda, sempre alle compagne, che il loro popolo è amato dagli dei, quindi non possono temere nulla dallo straniero, anzi bisogna rifocillarlo, lavarlo e vestirlo.

M’immagino la gioia di Ulisse nel sentire quelle parole, ma anche il disagio provato al solo pensiero di essere lavato dalle ancelle. Non che ciò fosse inusuale, anzi per gli uomini era normale che delle donne facessero loro il bagno; il fatto è che Ulisse si vergogna per essere così sporco di salsedine ed alghe, forse, quindi declina l’offerta e fa da solo. Oddio, proprio da solo no, visto che la sollecita Atena interviene e gli fa un lifting veloce; infatti:
più grande lo rese
e più robusto a vedersi, spiover gli fece dal capo
inanellate chiome
[…]
così a lui riversò la grazia sul capo e le spalle. (VI, vv.229-235)

Solo ora la ragazza sembra accorgersi di lui; ovvero sembra prestare più attenzione all’uomo che al naufrago mandato da Zeus e adesso è lei che lo paragona ad un dio ed in cuor suo si augura che sia lui il misterioso sposo del sogno. Ma, superato il momento di defaiance, Nausicaa riprende il suo self-control e dà allo straniero le necessarie istruzioni per raggiungere la città.
Scheria non doveva essere una metropoli ed una faccia sconosciuta poteva destare delle curiosità; la giovinetta sa, poi, che le male lingue sono in agguato e lo invita a mantenere le distanze. Il discorso che fa sui suoi compaesani è molto attuale:

Voglio però sfuggire alle loro chiacchiere maligne, poiché temo
che qualcuno mi mormori alle spalle: ci sono dei prepotenti tra il popolo:
e uno più maligno, incontrandoci, potrebbe dire:
“Chi è questo straniero, bello e forte, che segue Nausicaa?
Dove mai lo ha trovato? Certo sarà suo sposo.
Oppure ha soccorso un naufrago
[…]
Oppure è un dio […] e l’avrà per sempre?
Meglio se da sé si è trovata un marito
che viene da fuori: infatti disprezza quelli della sua terra,
i Feaci, che numerosi e pur nobili, la desiderano in moglie
” (VI, vv.276-285)

E’ proprio il caso di dirlo, tutto il mondo è paese e neppure il tanto esaltato progresso fa cambiare, con il passare del tempo, la mentalità della gente! Lo sappiamo noi che ogni giorno abbiamo a che fare con le male lingue e con i pregiudizi della gente, lo sa bene Nausicaa che ammette:
E anch’io biasimerei un’altra, che si comportasse così,
che contro il volere del padre e della madre
andasse in giro con uomini, prima delle pubbliche nozze
. (l.VI, vv.286-289)

Insomma, non può compromettersi così; d’altra parte ad Ulisse tutte queste precauzioni poco interessano. In un modo o nell’altro, da solo o in compagnia, deve giungere al palazzo. Sembra che in tutto questo passo a lui non importi della bellezza di Nausicaa, non badi per nulla al suo fascino, alla sua giovane età, alla ventata di novità dopo i lunghi sette anni trascorsi con Calipso che, seppur bella e immortale, era sempre la stessa ogni notte. Sembra che giunto a questo punto della storia, al nostro eroe interessi solo ritornare in patria, pur consapevole del vantaggio che avrebbe avuto fermandosi lì con una sposa bambina, piuttosto che ributtarsi nelle braccia di una moglie ormai presumibilmente in menopausa. Poco importa, quindi, basta con le avventure, basta con i viaggi interminabili, basta con fatali naufragi; siamo di fronte ad un ex latin-lover, un uomo che, seppur abbellito e ringiovanito da Atena, rivela tutta la sua stanchezza, il segno del tempo nello spirito, se non nel corpo, la sua raggiunta, forse solo momentaneamente, pace dei sensi.

È per questo che in tale episodio è Nausicaa ad avere la parte del leone, ad essere il personaggio vincente: vigile, attenta a non lasciarsi trasportare dai sentimenti, oppone resistenza all’attrazione fatale che questo straniero emana da tutti i pori, e mantiene la sua razionalità. Forse rimarrà in lei l’illusione espressa in un colloquio interiore, forse si pentirà di non avere osato, non aver sfoderato le sue armi di seduzione, forse è semplicemente troppo bambina per essere maliziosa, è troppo pudica per fare il primo passo e lascia che sia lui a proporsi quale sposo. Forse semplicemente è più saggia di Calipso, sa che il sentimento che lega quell’uomo alla sua terra, alla sua gente, ai suoi cari è troppo forte; è consapevole che anche se avesse gettato le reti e Ulisse vi fosse caduto dentro, non l’avrebbe fatto suo per sempre. Quindi non le resta che farsi da parte, lasciare che siano gli dei a decidere sulla sorte dell’eroe e gli uomini, i suoi compaesani, ad aiutare il naufrago nell’ultimo viaggio verso casa. I Feaci possono aiutarlo, loro godono dell’amicizia degli dei e non hanno nulla da temere. In realtà così non sarà, avranno anch’essi i loro guai, ma tutto si risolverà per il meglio.

Dopo una fugace apparizione nell’VIII libro, in cui si congeda da Ulisse pregandolo di ricordarsi di lei, sua soccorritrice, Nausicaa esce di scena, in punta di piedi, da vera signora. C’è da aggiungere che è la prima rappresentante dell’universo femminile dell’antica Grecia che non abbiamo trovato al telaio: tuttavia non è un’eccezione, ella è ancora giovinetta, si sta godendo gli ultimi sprazzi di libertà, prima di accingersi alle nozze. Ahimè, devo proprio ammetterlo: anche per lei ci sono un fuso ed un telaio in agguato!

[nella foto Barbara Bach (Nausicaa) e Bekim Fehmiu (Ulisse) nello sceneggiato televisivo “Odissea” del 1968]

PER LEGGERE LE ALTRE “PAGINE D’EPICA” CLICCA QUA

16 pensieri riguardo “LE DONNE DI ULISSE: NAUSICAA, L’AMANTE MANCATA

  1. ulisse se fosse stato un donnaiolo avrebbe sposato sia circe che quella ingrata e stupida di calipso aromatica di agrumi, lui era solo un gentiluomo e basta,lui ama solo la dolce e bella penelope ma mai quella tre sciaquette ingnoranti maschiaiole

    "Mi piace"

  2. Quello che hai scritto non mi ha entusiasmata, soprattutto quei paragoni fuori luogo. Mi piace ricordare tutto così come l’ho visto in quel meraviglioso sceneggiato L’Odissea 1968 con il grande professionista Bekim Fehmiu, brava anche Irene Papas.

    "Mi piace"

  3. @ Angela Prete

    Le mie sono letture semiserie di alcune pagine d’epica. QUI ne spiego la genesi. Anch’io ho apprezzato molto la riduzione televisiva dell’Odissea e anche se ero bambina ricordo bene alcuni episodi,come quello che vede Ulisse alle prese con Polifemo.

    "Mi piace"

  4. … Nel 1975 per strana sorte o per sorte strana ho incontrato nei pressi di Milano il grande Bekim Fehmiu. Lui stava girando un film. Certe cose non credi che possano accadere fino a quando non accadono a te … come in una favola. Fui colpita dal suo fascino e dalla sua dirompente personalità … bellissimo Becky !

    "Mi piace"

  5. Non ho visto pubblicato il mio commento, forse non era in tema … io ho voluto ricordare un grande attore che ha interpretato Ulisse ( L’Odissea di Dino De Laurentiis) .

    "Mi piace"

  6. I commenti vanno in moderazione quindi non vengono pubblicati immediatamente. In questo periodo sono lontana dal blog (nel senso che non lo aggiorno con regolarità) e mi accorgo dei commenti solo tramite le notifiche giunte per e-mail.

    Detto questo, il commento in questione è carino, un bel ricordo. Anch’io ho memoria del bel Bekim e della sua straordinaria interpretazione ne l’Odissea televisiva.
    Grazie.

    "Mi piace"

Lascia un commento