AL FORUM DI ASSAGO PER UN CONCERTO ROCK? NO, PER FARE LA MAESTRA

Era dal 2004 che il Comune di Milano non bandiva un pubblico concorso per insegnanti nella scuola dell’infanzia e negli asili nido. Ed ecco che al recente bando per 50 posti si sono presentati in … 6000! Ci voleva il Forum di Assago: di certo non sarebbe bastata una scuola.

Oggi si è svolta la preselezione, in due turni: il primo al mattino per 2000 candidati, il secondo al pomeriggio per i rimanenti 4000. La stragrande maggioranza donne, ma pare non siano mancati gli uomini; molti laureati e con anzianità di servizio anche quindicennale. Tutti con la speranza del posto fisso, di un contratto a tempo indeterminato che ormai pare quasi un miraggio, con una retribuzione di 20mila euro all’anno.

In 2000 passeranno la preselezione e saranno sottoposti, il 15 giugno, all’esame scritto. In seguito si svolgeranno gli orali, per i soli che avranno superato gli scritti, ma non è dato sapere il numero. A rigor di logica, non ci dovrebbe essere un numero prestabilito, ma è facile immaginare che molti, anche bravi e preparati a diventare educatori, rimarranno delusi. Solo 50 saranno fortunati a poter iniziare a lavorare a settembre; gli altri dovranno aspettare ma forse non troppo. Mariolina Moioli, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano ha, infatti, spiegato che c’è sempre la speranza di poterne assumere altri nel 2011, attingendo dalla graduatoria del concorso.

Una risposta alla crisi e anche un modo per zittire le malelingue che accusano la Gelmini di aver tolto posti di lavoro e di aver bloccato le nomine in ruolo. A quanto pare, finora sono state 20mila le assunzioni nei vari ordini di scuola. Per il futuro vedremo. Ora, però, un in bocca al lupo ai 6000 coraggiosi non lo si può negare.

[fonte: Il Corriere]

UN ANTIPASTO FRESCO E SFIZIOSO: SPECK COTTO ALL’ACETO BALSAMICO

Ieri ero a pranzo sul Carso triestino, in un’incantevole locanda con cucina dove mangio sempre benissimo e soprattutto digerisco! La cucina carsolina è, in effetti, un tantino pesante e il mio stomaco spesso si ribella alle ricette tipiche di quei posti. Allora cerco di non rischiare con intingoli superunti, anche se non rinuncio, ahimè, al dolce: là, ad esempio, quello tipico è la pasta crema che non è esattamente la pastina tipo diplomatica che si trova dappertutto, in ogni pasticceria; no, è una sberla da mezzo chilo che, se avessi il coraggio di mangiarla, mi sazierebbe senza bisogno di mangiar altro. Non avendo questo coraggio, mi limito a gustarmi una bella fetta di strudel (in quella locanda lo fanno buonissimo anche con i fichi!), semplice e leggera, un po’ di sfoglia e solo delle mele, al limite arricchito con un po’ d’uvetta e pinoli. Come lo faccio io, insomma.

Tornando al pranzo di ieri, per non appesantirmi ho optato per un antipasto, semplicissimo ma davvero gustoso: speck cotto all’aceto balsamico. Facilmente qualcuno si meraviglierà, conoscendo lo speck come un insaccato crudo, simile al prosciutto, solo che è affumicato. In realtà questa varietà è nota anche con il nome di “prosciutto cotto tirolese” e si trova in tutti i supermercati … almeno qui!
In definitiva il piatto che mi hanno servito era questo: su un “letto” di rucola, alcune fette di speck cotto tagliate un po’ spesse e tiepide, il tutto irrorato con del buon aceto balsamico. C’est tout! Nemmeno un filo d’olio, anche perché lo speck ha un po’ di grassetto e scaldandolo si scioglie quel che basta per non far sentire la mancanza di altro condimento. Lo speck scaldato, poi, cuoce un pochino la rucola.

Buonissimo e semplicissimo. Un’idea fresca per l’estate. Mi è piaciuto condividerla con i miei lettori e … BUON APPETITO!

SCUOLA: IL PD PREPARA MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA

L’altra settimana hanno destato scalpore le parole -meglio dire parolacce- con le quali il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha descritto i rapporti tra i docenti ed il ministro del MIUR Mariastella Gelmini (ne ho scritto in questo post).

Oggi, leggendo le news di Tuttoscuola.com, mi sono imbattuta in un interessante articolo, che riporto per intero, in cui si ipotizza che dietro le parole volgari di Bersani si nasconderebbe un intento politico: quello di arrivare ad uno scontro diretto con il governo, su un terreno, quello della scuola, in cui la protesta di massa è favorita dallo scontento generale. Se poi aggiungiamo che Bersani ha definito “eroi” gli inseganti -anche se non tutti- e la Gelmini una rompico****ni, c’è da immaginare una protesta davvero massiccia.

Scuola: manifestazioni del Pd in tutta Italia

La “parolaccia” usata dal segretario del Pd Bersani nei confronti della Gelmini in occasione dell’assemblea nazionale del partito non era forse casuale, non era uno “scivolone maschilista”, e neanche una scelta di comunicazione volgare ma diretta, nazionalpopolare, come alcuni commentatori si erano affrettati a scrivere.

Era in realtà una scelta politica: quella di aprire nel modo mediaticamente più clamoroso un fronte di scontro con il governo – e con uno dei ministri più vicini a Berlusconi – su un terreno come quello della scuola, giudicato favorevole dal punto di vista dell’organizzazione della protesta di massa.

La settimana si apre in effetti con una “mobilitazione del Pd in tutta Italia in difesa della scuola”, come annuncia un comunicato del partito. Nella giornata di lunedì 31 maggio “i parlamentari del Pd saranno presenti in decine di scuole in tutta Italia per raccogliere indicazioni e dati sulle conseguenze dei tagli del governo ai danni della qualità della scuola pubblica italiana”.

Sono previste iniziative in tutte le regioni italiane, durante le quali i parlamentari del Pd “incontreranno docenti, dirigenti scolastici, studenti, genitori e personale Ata per ascoltare le voci di quelli che Bersani ha definito ‘eroi moderni’”, con la partecipazione, tra gli altri, di Rosy Bindi, Massimo D’Alema, Giovanna Melandri, Ignazio Marino, Giovanni Bachelet, Andrea Orlando, Maria Pia Garavaglia, Vittoria Franco e tanti altri.

Come segnala lo stesso comunicato del Pd, sono molti i motivi che giustificano la protesta, dai bilanci in rosso delle scuole all’aumento del numero di allievi per classe, dallo sfondamento del tetto del 30% di alunni stranieri ai moltissimi edifici scolastici non a norma. E poi per le decine di migliaia di precari, per i tagli agli orari delle scuole secondarie superiori, etc.

Ancora una volta la scuola, coi suoi milioni di studenti, insegnanti e genitori, viene individuata come un terreno privilegiato per una battaglia politica campale: lo aveva fatto il centro-destra contro il ministro Berlinguer, e di volta in volta le destre e le sinistre in Paesi come la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna. Naturalmente, la politica e i politici perseguono prima di tutto obiettivi politici, cioè di aggregazione del consenso (o del dissenso). C’è solo da sperare che le ragioni della politica non facciano dimenticare che i problemi di fondo della scuola sono problemi di tutti.

[foto da questo sito]