I FUNERALI DI RAIMONDO VIANELLO DOMANI IN DIRETTA SU CANALE 5


Ieri, dopo la notizia della scomparsa di Raimondo Vianello, la moglie adorata, Sandra Mondaini, aveva avuto un malessere. Sarà stato per questo che sin dall’inizio si era diffusa la notizia che non ci sarebbe stata nessuna camera ardente e il rito funebre si sarebbe svolto in forma privata. Poi, forse sentendo il calore dimostrato dalla gente comune e dal mondo dello spettacolo nei suoi confronti, Sandra ha cambiato idea.

Da stamattina, infatti, è aperta la camera ardente allestita nei suoi studi, quelli di Canale 5 a Cologno Monzese. Molti vip hanno già fatto visita a Raimondo, molti, anche gente comune, hanno mandato messaggi e fiori. Una fila interminabile e silenziosa che sta sfilando, in queste ore, ancora incredula: non sentiremo più le sue battute, non vedremo più i suoi sorrisi né assisteremo più ai bisticci con Sandra.

I funerali si svolgeranno domani mattina nella parrocchia “Dio padre” di Milano 2, il quartiere dove viveva con Sandra Mondaini, la donna che ha condiviso con lui cinquant’anni di vita. Domani Raimondo ripercorrerà per l’ultima volta quei pochi chilometri che in tutti questi anni lo dividevano dagli studi frequentati da quando, negli anni Ottanta, aveva lasciato la Rai per l’allora Fininvest, oggi Mediaset.
Grande amico del comico scomparso, il premier Silvio Berlusconi molto probabilmente sarà presente alle esequie. E Canale 5, la rete di Raimondo , trasmetterà in diretta, a partire dalle 11 i suoi funerali. In diretta, per il suo pubblico, ancora una volta. L’ultima.

[la foto è tratta dal sito de La Stampa]

AGGIORNAMENTO DEL POST, 17 APRILE 2010: L’ULTIMO SALUTO A RAIMONDO


Una cerimonia semplice, proprio come Raimondo avrebbe voluto. Pochi sorrisi, però, e molte lacrime a cominciare da quelle di Sandra, sua compagna di una vita e ora rimasta inconsolabilmente sola. Uno spettacolo straziante si palesa agli occhi di tutti, presenti e telespettatori, quando la Mondaini arriva davanti alla chiesa di “Dio Padre”, a Milano 2. Dall’automobile scendono dapprima due piedi nudi, scarni. Quando Sandra viene adagiata sulla sedia a rotelle, che da tempo ospita il suo corpo provato dalla malattia, si nota una benda all’occhio, seminascosta dagli inseparabili occhialoni. Indossa un abito rosso sfumato, con una mantella nera che le avvolge il corpo scarno, adagiandosi sulle spalle. Dalle maniche ampie sbucano due mani scarne: le dita magrissime della mano destra si ergono ed accennano ad un saluto che pari le costi una fatica immensa. Ma non può deludere chi la sta aspettando; non può deludere quel pubblico che ha amato moltissimo Raimondo, il suo Raimondo, e continuerà ad amare lei ancorandosi alla speranza che superi questo immenso dolore con quella forza che altre volte, nella malattia, ha saputo dimostrare. Allora, però, c’era il suo Raimondo e il solo pensiero di doverlo lasciare la spronava a lottare per sopravvivere, per continuare a vivere al suo fianco.

Molti i vip presenti, accanto alla gente comune: il pubblico fedele di Vianello. Parla Magalli, parla di Sandra e manifesta la sua preoccupazione per lo stato di salute di quella piccola grande donna che ora fa emergere tutta la sua debolezza. Riferisce che al telefono ieri Sandra ha pianto, lei che non ha mai versato lacrime nella malattia e nell’immobilità. Ora piange perché si sente sola, pur percependo attorno il caldo abbraccio del suo pubblico.
Poi è il momento di Baudo: anche lui è preoccupato per Sandra e ricorda con quanta pazienza ha sopportato le battute, a volte ciniche, del marito. Ma Raimondo era così: ironizzare sul suo matrimonio era una sorta di rito scaramantico per prolungare per tutta la vita quel suo amore immenso.

In chiesa una piccola folla accoglie Sandra che viene accompagnata vicino alla bara dagli inseparabili “nipoti” filippini che Raimondo aveva amato come se fossero davvero suoi figli. Chiama per nome il marito racchiuso in quella bara chiara, lo chiama forte, con una voce che sembra un lamento e che esprime tutto il suo dolore. Un richiamo costante che durerà per tutta la cerimonia e che sovrasterà qualsiasi altro rumore nei momenti di pausa della celebrazione. Una voce che echeggia nella chiesa gremita e che sembra quasi giungere dall’aldilà, come se Sandra fosse già con Raimondo con il quale tante volte ha recitato. Questa volta, però, non si tratta di finzione; la sua voce proviene dal profondo di un cuore straziato, che ora si sente abbandonato dal momento che l’amore del marito non può confortarlo. Anche se la sua voce talvolta si affievolisce e l’urlo diviene solo un lamento, lei è la vera protagonista di questa cerimonia. Qualche mano l’accarezza dolcemente, cercando di offrirle un conforto che non la può raggiungere, nonostante gli applausi e le voci di incoraggiamento del suo pubblico.

Quando il premier Silvio Berlusconi fa il suo ingresso, raggiunge Sandra velocemente, l’abbraccia e non si allontana da lei per l’intera cerimonia: le mani spesso le accarezzano il viso o i capelli, talvolta si china su di lei per sussurrarle qualche parola di conforto. È arrivato l’amico Silvio, quell’amico con cui Raimondo ha iniziato l’avventura di Fininvest, tanti anni fa. Un amico che oggi ha smesso di essere il personaggio pubblico almeno per un’ora, ed è semplicemente un uomo, come tanti altri, che ha amato Raimondo e che ora cerca di consolare la sua vedova.

La giornata è un po’ uggiosa: fa freddo, il cielo è plumbeo, sembra quasi triste anch’esso per la scomparsa di un uomo che, pur essendo personaggio pubblico, ha vissuto in modo quasi schivo, sembrando a volte quasi infastidito dalla presenza attorno a lui di tanti amici e tanti affettuosi telespettatori. Eppure oggi sono in tanti nella chiesa e sul prato di fronte all’edificio di culto, pronti ad assistere al suo funerale, a dargli l’estremo saluto.
La cerimonia inizia alle 11 e 20, celebrata da mons. Faccendini, vicario episcopale della diocesi di Milano. Le letture sono affidate alla voce ferma, nonostante l’emozione e il dolore, dei due “nipotini” di Raimondo: inizia il più piccolo che nel nome, Raymond, perpetuerà il ricordo del suo grande “zio”, poi sarà la volta del maggiore, Gianmarco.
Dopa la lettura del Vangelo secondo Matteo, mons. Faccendini ricorda Raimondo con parole semplici: “La morte di Raimondo Vianello ha commosso tutti … sono stato colpito dall’affetto da cui è stato universalmente conquistato … era come se fosse entrato adagio adagio nelle case di tutti e appartenesse a pieno titolo alla vita di tutti”. Poi il vicario si chiede il perché di tutto questo affetto; la risposta è semplice: “perché ci ha fatto ridere, tutti, da più di cinquant’anni e non è semplice far ridere continuando a farlo per tutti questi anni, occorre avere classe e qualità non comuni”.
L’officiante prosegue poi l’omelia sottolineando l’eleganza, il garbo, l’ironia non volgare, mai sopra le righe, e la sua autoironia, nonché la capacità di stemperare le polemiche con un sorriso. Mons. Faccendini dice: “Credo che si sia presentato così a Gesù”, poi rivela che in uno degli ultimi colloqui che aveva avuto con il comico milanese, lui gli aveva detto: “Mi devo preparare bene per arrivare da Gesù”; mons. lo aveva rassicurato: “Gesù ti accoglierà con un sorriso”.
Poi lo sguardo si sposta su Sandra, sempre immobile e protesa verso la bara che non smette di accarezzare, sempre protetta dallo scudo dei suoi familiari, unico conforto in questo dolore. Faccendini definisce quella di Raimondo e Sandra “un’unione fondata sul rispetto e il dialogo costante” e ricorda la loro generosità nell’aver accolto la coppia di filippini e i loro figli come se facessero parte della famiglia.
Solo la morte ha potuto separare questa coppia inossidabile. Molto semplicemente l’officiante osserva che Vianello è stato una “brava persona” e come tale la gente l’ha conosciuto e amato. Il suo stile di vita semplice è stato un modello da seguire e continuerà ad esserlo. L’omelia si conclude con delle parole toccanti: “L’abbraccio di Dio è più sicuro del nostro. È bello pensare a Raimondo abbracciato a Gesù”.

Un’omelia semplice e toccante. Sandra l’ha seguita con le braccia innalzate verso il cielo, quasi a voler raggiungere idealmente il suo Raimondo, ormai stretto nell’abbraccio del Signore. E anche gli officianti, Faccendini e altri due sacerdoti concelebranti, raggiungono la Mondaini e l’abbracciano forte, mentre Berlusconi continua a proteggerla, ad accarezzarla e a consolarla rimanendo fermo alla sue spalle.
Alla predica seguono gli interventi di Raymond e Gianmarco, i “nipoti” che Raimondo amava come figli: essi stessi, nelle parole pronunciate con voce incerta e rotta dalla commozione, riconoscono nell’amore per lui quello filiale. Quindi si accosta al microfono Pippo Baudo, l’unico fra gli amici famosi ad intervenire: lo ricorda quando agli inizi avevano dato vita, insieme a Berlusconi, alla prima tv commerciale, parla dell’amore speciale per l’amico Silvio, del suo carattere che lo portava a sfottere tutti. “Tu non sei appartenente alla Rai o a Mediaset ma a tutta l’Italia cui hai regalato sorrisi”, dice rivolto all’amico. Poi l’attenzione si sposta su Sandra che non vuole mangiare e la rassicura: “Raimondo è nel Paradiso degli Artisti e si farà delle risate, perché un sorriso rimane per sempre”. Quindi invita la Mondaini a chiamare il suo adorato compagno per nome: il grido “Evviva Raimondo”, accompagnato dagli applausi degli astanti si diffonde per tutta la chiesa.

Il rito funebre si conclude alle 12 e 19 con un applauso. Raimondo si congeda dai suoi cari e dal suo pubblico come avrebbe voluto fare. Ora il suo viaggio continua per Roma, sua città natale: il suo corpo riposerà in pace nella tomba di famiglia al cimitero del Verano.

BUON VIAGGIO, RAIMONDO

[Foto dal sito de Il Corriere]

VENDITA DI MMS HARD: A SCUOLA SI SAPEVA DA TEMPO


Sulla vicenda della tredicenne che vendeva video hard ai compagni di classe in cambio di ricariche telefoniche e doni vari ho già scritto un post. (LINK). Ora, però, la notizia ha avuto un seguito: la “denuncia” di una madre, apparsa sulle pagine del quotidiano friulano Messaggero Veneto, secondo la quale la vicenda era nota da tempo e lei stessa, genitrice di una compagna di classe della studentessa intraprendente, aveva informato il preside di questo commercio atipico, visto che si svolgeva nei corridoi, nelle aule e nei bagni della scuola.

La signora era stata informata dalla figlia del commercio di video hard (al vaglio degli inquirenti ci sono più di mille foto e video!) e dell’atteggiamento orgoglioso con cui la ragazzina non si poneva alcun problema a descrivere ciò che faceva girando i video –cose che imbarazzerebbero anche un adulto, a detta della signora- e a farli vedere ai compagni durante la ricreazione. Quando, però, aveva denunciato il fatto, ad inizio dell’anno scolastico, il preside aveva commentato la rivelazione sostenendo che bisognava aver pazienza perché la ragazza aveva grossi problemi in famiglia, assicurando, tuttavia, che avrebbe preso dei provvedimenti. Ma nulla accadde, a parte qualche nota sul libretto. Nemmeno quando la tredicenne fu ritrovata da alcuni compagni mentre in bagno baciava un’altra studentessa furono presi provvedimenti. L’insegnante che era stata messa al corrente del fatto aveva osservato che bisogna rispettare le abitudini sessuali di tutti.
A questo punto, prima di proseguire con la cronaca, mi permetto un’osservazione: la stessa insegnante, se trovasse due allievi mentre consumano un rapporto sessuale protetto nel bagno della scuola, farebbe passare sotto silenzio l’episodio e lascerebbe impuniti i protagonisti lodando il fatto che abbiano usato il preservativo?

Quello che lascia sconcertati, leggendo il seguito di una notizia che già di per sé è sconcertante, è l’incuranza con cui la scuola ha lasciato che tutti sapessero senza provvedere né ad una sospensione né ad un tempestivo supporto all’alunna a livello psicologico. Tanto più che, a detta del preside stesso, si tratta di una ragazzina che ha seri problemi a casa. Tacere e non intervenire significa ignorare un fatto gravissimo e far passare un messaggio certamente scorretto nei confronti dei coetanei: se hai dei problemi, allora puoi anche fare la puttana che sei giustificata, poverina. Ma che discorso è?
Non dico che una punizione possa essere lo strumento migliore per convincerla a smetterla, anzi. Credo, però, che assecondare il suo, diciamo così, “talento” sia altamente diseducativo. Come testimonia la madre intervistata dal Messaggero Veneto, non solo non c’è stato nessun provvedimento disciplinare nei suoi confronti, ma alla tredicenne è anche stato concesso di partecipare alla gita scolastica, proprio negli stessi giorni in cui la vicenda appare su tutti i giornali, nazionali e locali. A questo punto non vorrei essere una delle insegnanti preposte alla sorveglianza: se cose del genere sono successe, e in modo ripetitivo, a scuola, non riesco nemmeno a immaginare cosa possa accadere al di fuori dell’edificio scolastico.

[fonte: Il Messaggero Veneto. L’immagine è tratta da questo sito]

AGGIORNAMENTO del 25 APRILE 2010:
GENITORI ALL’ATTACCO

Sul Messaggero Veneto si rende noto che è stata inviata una lettera aperta alle istituzioni scolastiche e comunali del paese, a firma Sidef, sindacato delle famigli che prende le difese dei molti minorenni invischiati in questa vicenda di filmini a luci rosse.

La lettera inizia con queste parole: Questo nostro intervento ci è stato chiesto da tanti ed è finalizzato a rompere la situazione di immobilismo che perdura nonostante la vicenda sia grave e non certo la più eclatante tra le varie criticità della scuola, media in particolare. L’obiettivo di queste famiglie è quello di evitare che il fenomeno dilaghi sempre più, coinvolgendo altri giovanissimi. Per questo motivo secondo il gruppo Sidef è necessario che la scuola, in tutte le sue componenti, agisca e non tergiversi come è accaduto nei mesi scorsi, nonostante le segnalazioni di diversi genitori: Chi ha responsabilità educative non può attendere che le vicende assumano rilevanza penale affinché se ne interessino quelli che si limitano alla sola azione repressiva, per loro gratificante risultato mass-mediatico, ma spesso inefficace socialmente.

Nella lettera si precisa che non c’è alcuna intenzione di accusare nessuno ma che è necessario che ciascuno si assuma le proprie responsabilità perché è sbagliato il far finta di nulla, il semplice aspettare che passi la buriana e che se la vedano soli i coinvolti: è interesse dell’intera comunità una sana e corretta crescita dei ragazzi, un’educazione basata su valori condivisi, una scuola in linea con questi».

I genitori, quindi, concludono che un intervento è doveroso anche a costo di togliere le mele bacate dal cesto, per curarle prima che marciscano, ma evitando che rovinino le altre.