LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO … GRAZIE ALLA RU486


Caro bambino che stai progettando la tua vita futura, sappi che non ci sarà vita per te, solo morte.
Te ne stai beato, poco più di una manciata di cellule, a cullarti nell’oscurità di quello che da altri viene definito”grembo materno”. Sappi che quel grembo sta ospitando solo una promessa di vita non progettata affatto: sei, come si suol dire, un ospite indesiderato. In altre parole: non ti vogliono.
“E chi non mi vuole?”, ti chiederai. Eh già, per te parole come “mamma” e “papà” ancora non hanno un senso e mai l’avranno. Tu sei già orfano, prima di vedere la luce. La luce, sai, è bella anche se a un bambino appena nato dà un po’ fastidio. Sarà per quello che piange appena la vede, lui che voleva rimanere in quel dolce buio, stretto a quel grembo materno che non sapeva bene cosa fosse, ma gli pareva una calda coperta confortevole.

Caro bambino, il destino non ti lascia scampo: hanno deciso che morirai, la mamma e il papà. Perché di morte si tratta, bambino, anche se tecnicamente la tua morte sarà definita un “aborto per espulsione farmacologia di una gravidanza in atto”. Ma per te parole così difficili che significato possono avere? Tu vuoi vivere, ma te lo impediranno e ciò è l’unica cosa che ti può interessare. Magari forse gli dispiace un po’, alla mamma e al papà, ma ormai la decisione è presa.

Tu già senti le voci ovattate che ti raggiungono nel dolce rifugio, forse senti anche le lacrime versate da quella che avrebbe potuto essere tua madre ma ora è diventata la tua assassina. Sai, le hanno detto che ucciderti non è poi una gran cosa: una piccola, una piccola e insignificante pillola può bastare. È buffo: le pillole, se non lo sai, di solito guariscono e allungano la vita, scongiurando la morte. Questa è una pillola speciale perché uccide. Ma sopprimerti non è l’unica cosa che faranno, sai: alla mamma hanno detto che poi ci sarà un’altra pillola, quella che ti strapperà per sempre dal grembo della tua assassina, che farà espellere ciò che resterà di te. “Espellere”, già, si dice così. Il che equivale a “buttare fuori”. Qualche volta, se si ha il mal di pancia, si “butta fuori” il cibo che ci ha fatto star male. Dalla bocca, però. A te succederà questo: la mamma ti “espellerà” perché le hai “fatto male”, ovvero ti sei annunciato in un momento che proprio non era quello giusto. Le hai fatto un gran male, alla tua mamma, tanto che per “buttarti fuori” avrà tanto dolore e, probabilmente, ti maledirà, anche se tu non c’entri davvero nulla, in tutta questa storia.

Tre giorni e il gioco è fatto. Che problema c’è anche se fa un po’ male? Quando si vomita qualcosa che è indigesto, in fondo, dopo si sta meglio, i dolori passano in breve tempo. Sai cos’è che penso, bambino che non nascerai? Penso che in fondo tu sia fortunato: la mamma non ti merita, quindi è bene che tu ritorni nel tuo limbo, in quel luogo incantato da cui avresti potuto non muoverti affatto. Purtroppo è tipico degli uomini –anche delle donne- illudere, dare false speranze. Ti ha illuso, la tua mamma, che presto avresti potuto vedere la luce, conoscere il suo volto, solo immaginato sentendo la sua voce. Ti ha ingannato, ma non ci pensare perché a te, in fondo, è andata pure bene: meglio di quei bambini che, nati ma altrettanto indesiderati, vengono ritrovati in un cassonetto per le immondizie, abbandonati da madri ingrate, assassine forse controvoglia, ma molto molto pavide. Tu sei più coraggioso di loro, bambino. E forse avrai anche il coraggio di perdonare chi ti ha fatto del male, chi non ti ha concesso di prendere forma, di avere due manine, due piedini, qualche capello sulla testa, un nasino, due occhioni pronti a scrutare tutto ciò che di bello c’è da vedere, nella vita. Non prendertela. La vita è fatta così: c’è chi sta peggio di te e della tua mamma. Quella donna, ad esempio, che vorrebbe avere un dono così bello, come saresti tu, se nascessi, da cullale nel ventre, frutto di un amore che oltrepassa qualsiasi ostacolo, che dà forza alla vita stessa. Quella mamma mancata piangerà, forse, nell’apprendere che tu, invece, sei stato sacrificato in nome di non so cosa. Forse, semplicemente in nome della libertà. Quella mamma, se ti avesse ospitato nel suo grembo, sarebbe stata la più felice del mondo. Con tutto il cuore, ne sono certa, ti vorrebbe tenere con sé, ma il fato ha voluto che tu fossi destinato ad un’altra, una che non ha cuore e nemmeno amore da offrirti.

Tornatene lassù, bambino, ovunque sia il tuo regno, quello dei bambini mai nati. Temo, purtroppo, che presto sarai in buona compagnia, grazie ad una pillola insignificante che mieterà altre vittime come te. Sai, hanno detto che sarà facile. Tutto è più facile per chi non sa amare: amarti sarebbe stato molto più difficile.

NB: ogni riferimento a fatti di cronaca, più o meno recenti, è puramente casuale.