IL NATALE DEGLI ALTRI: GLI ARMENI


Ho avuto modo di approfondire le mie conoscenze sulla storia degli Armeni grazie alla lettura di un libro bellissimo e allo stesso tempo molto toccante per la crudezza del racconto: La masseria delle allodole di Antonia Arslan. Nel romanzo la scrittrice, di origine armena ma nata in Italia, ha ripercorso la storia della sua famiglia, ricostruendola attraverso i racconti che l’unico sopravvissuto, il nonno Yerwant, le ha lasciato in eredità. Una storia di sofferenza e persecuzione, una storia che porterà alla decimazione di un intero popolo costretto alla diaspora.

Quella degli Armeni è solo una delle tante diaspore che caratterizza la storia dell’uomo, di quella cosiddetta civiltà che ha ben poco di civile, essendo spesso contraddistinta dall’odio nei confronti del prossimo. La popolazione armena, a partire dal 1914, subì dapprima la deportazione e poi il genocidio: da 1.000.000 a 1.500.000 di Armeni vennero eliminati nelle manieri più atroci. In pratica i due terzi della popolazione armena residente nell’Impero Ottomano fu soppressa e regioni, per millenni abitate da armeni, non ospiteranno più, in futuro, nemmeno uno di essi. Circa 100.000 bambini vengono prelevati da famiglie turche o curde e da esse allevati smarrendo così la propria fede e la propria lingua.
Considerando tutti gli Armeni scampati al massacro il loro numero non supera le 600.000 unità.

armeni in italia

In Italia la principale comunità armena, nata dalla diaspora, è quella residente a Milano, composta da un migliaio di elementi. La comunità, pur essendo perfettamente integrata nella società che l’ha accolta, costituisce una realtà molto coesa nella quale vengono mantenute vivissime le tradizioni della lingua d’origine, la religione storica e la lingua madre parlata anche dalle generazioni più giovani. La comunità cui appartiene, invece, la scrittrice Arslan (il cui cognome originale era Arslanian) è quella di Padova. Nella città di Sant’Antonio, la professoressa Arslan ha insegnato Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea, pubblicando anche numerosi saggi sulla narrativa popolare e d’appendice. (per altre informazioni sulla storia degli Armeni vedere a questo LINK)

Venendo al festeggiamento del Natale, per gli Armeni la data da ricordare è quella del 6 gennaio, in concomitanza con la tradizionale festa dell’Epifania. C’è da dire che quella convenzionalmente attribuita dalla Chiesa cattolica alla commemorazione della nascita di Gesù, il 25 dicembre, è abbastanza “recente”. Essa fu, infatti, scelta successivamente al III secolo, con la volontà di sovrapporre la festività cristiana alle celebrazioni per il solstizio d’inverno (tipiche del nord Europa) e alle feste dei Saturnali romani che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.

Le altre comunità cristiane che si sono scisse dalla Chiesa Cattolica generalmente hanno scelto date diverse (6 o 7 gennaio), anche se poi si sono adattate a celebrare la Natività del Signore il 25 dicembre. La chiesa armena di Gerusalemme, però, utilizza il calendario giuliano e la festività cade il 19 gennaio.

Dopo che il Cristianesimo divenne religione di Stato (con l’editto di Tessalonica del 380, promulgato dall’imperatore Teodosio), iniziano a verificarsi i vari scismi orientali. Nel 551, in disaccordo con alcuni dogmi, dopo il Concilio di Dwin, la Chiesa Armena si separa dalla Chiesa di Roma. Nasce, dunque, la Chiesa Apostolica Armena.

Grazie anche all’integrazione raggiunta da queste piccole comunità di Armeni in occidente, le tradizioni natalizie assomigliano alle nostre. Ad esempio, quella del pranzo di Natale e dello scambio dei doni. Garante Baba è il Babbo Natale armeno che porta i regali ai bimbi, alla vigilia, mentre il giorno di Natale, ovvero il 6 gennaio, s’imbandiscono le tavole per ospitare, come nelle migliori tradizioni, amici e parenti.

Il pasto comincia con dei mézés, che corrispondono all’aperitivo.
Poi la tavola si riempie dei più svariati piatti: soudjour (salsicce speziate)), pasterma (fette di carne molto fini rivestite di pasta speziata), dolma (foglie di vite al riso), tourchi (verdure all’aceto), beurég (calzone al formaggio), uova sode, sardine all’olio, insalata di fagioli bianchi, formaggio bianco (féta).
Il piatto forte può essere composto da keuftés (polpettine di carne fritte) accompagnate da verdure (bamia) e da boulghour (cereale antichissimo originario della Turchia, si può consumare come il couscous) e ornate con capelli d’angelo. Sulla tavola si può trovare anche una faraona o un tacchino al posto dei keuftés, (il costume locale lo esige).

doolce armenoAlla fine del pasto vengono serviti i dolci: il più tipico è il gatnabour, specie di riso al latte cosparso di cannella, poi c’è il pakhlava (sfoglia di noci e mandorle, tagliata preferibilmente a rombi, preparata con la pasta fillo, nota anche in Grecia con il nome di baklava) che costituisce il grande classico riservato ai giorni di festa, dato che la sua preparazione è molto lunga. Insieme ai dolci, si serve anche il caffè e sulla tavola si lascia della frutta secca e fresca, come arance e mandarini, che rimangono a disposizione fino alla fine della festa.

Non mi resta che augurare a tutti gli Armeni: SHENORAAVOR NOR DARI YEV PARI GAGHAND!

[LINK della fonte; l’immagine – Madonna armena – è tratta da questo sito]

PER LEGGERE GLI ALTRI POST NATALIZI, CLICCA QUI. PER I GOLOSI: QUI TROVATE LE RICETTE DEI DOLCI DI NATALE

[POST AGGIORNATO IN DATA 4 GENNAIO 2013. Immagine Armeni da questo sito; immagine dolce armeno da questo sito]

11 pensieri riguardo “IL NATALE DEGLI ALTRI: GLI ARMENI

  1. @ Raf

    Ho letto due volte il libro e ho avuto il piacere di incontrare Antonia Arslan in occasione di una conferenza organizzata nel mio liceo. Una piccola grande donna!
    Non ho visto il film perché non amo andare al cinema. Di solito attendo la programmazione in tv ma mi sa che mi è sfuggito. Cercherò il dvd anche se generalmente se ho letto il libro il film non mi piace mai. Preferisco prima vedere il film e poi leggere il libro.
    Grazie e buona domenica!

    frz

    Grazie! Le religioni degli altri mi hanno sempre affascinata. Questo vuol essere solo un piccolo contributo. 🙂

    "Mi piace"

  2. Sapevo del genocidio… e dei turchi che non vogliono ammetterlo ma vogliono entrare in Europa.
    Ho imparato qualcosa di più. Il libro mi interessa.

    "Mi piace"

  3. @ Quarchedundepegi

    I turchi lo ammettono, altroché! Hanno persino abolito la pena di morte per entrare nella UE. Spero solo che, vista la situazione economica, l’Europa dia lo stop agli ingressi: dobbiamo già aiutare la Grecia e l’Irlanda, forse il Portogallo … qualcuno dovrebbe aiutare pure noi! 😦

    Leggi il libro della Arslan, merita davvero.

    "Mi piace"

  4. Grazie per le sue idee…sono veramente interressanti… perché è una che non ha nessun origine armena e è interressata a leggere la nostra storia… grazie per Lei… dico questo perché la presentazione di questo libro è stata fatta da noi, cioè nel nostro pontificio collegio armeno a Roma… Grazie mille…

    "Mi piace"

  5. @ Hrair Zakhtarian

    Grazie a Lei! Ogni tanto bisogna anche dare uno sguardo oltre i propri “confini”, s’imparano cose nuove e interessanti.
    Il libro della Arslan, secondo me, dovrebbe essere letto da tutti gli studenti perché la Storia ha sempre la Esse maiuscola, non esiste differenza tra la Storia dei piccoli uomini o quella dei grandi uomini, esiste solo la Storia dell’Uomo.

    Buon Natale!

    "Mi piace"

  6. Usanze che somigliano un pò ai miei nonni materni erano zingari dalla Ungaria, ho vagi ricordi di quello che mi raccontava la mia madre… e ora adesso e scattato qualcosa in me che mi ha portato questo ricordo.. certamente mi sotto scrivo e sequo il tuo blog.. con amicizia Rebecca o semplicemente Pif

    "Mi piace"

Lascia un commento