Le immagini di una Napoli semicoperta dall’immondizia sono, purtroppo, cosa nota. C’è da chiedersi come mai nelle nostre città le aziende municipali o private non lasciano i rifiuti sulle strade e diligentemente svuotano i cassonetti, mentre a Napoli no.
Certo che a Padova i netturbini sono anche troppo solerti: loro la spazzatura non la lasciano per strada o sui marciapiedi, svuotano i cassonetti e si prodigano per far sì che l’immondizia e i rifiuti, specie se particolarmente voluminosi, non rimangano ben in vista, a deturpare il paesaggio e ad ostacolare il transito dei cittadini. Non si lamentano nemmeno, evidentemente, se qualche incivile abbandona sul pubblico suolo rifiuti ingombranti, quelli che in teoria sarebbero da portare nelle piazzole ecologiche, sempre a voler essere civili.
I netturbini di Padova sono dei gran lavoratori ma non sono, tuttavia, particolarmente sensibili nei confronti delle opere d’arte. Anche se siamo d’accordo sul fatto che c’è arte e arte, e che qualche opera artistica pare proprio robaccia, degna dell’inceneritore. E così, ignorando che in questi giorni in città, in occasione della rassegna «Artisti al Muro», erano state installate opere d’arte a cielo aperto, gli incauti operatori hanno caricato sul camion e mandato all’inceneritore un’opera dell’artista Isabella Facco, Legg-io.
Al danno, però, è stato posto rimedio: una copia di Legg-io è stata subito riportata in via Zabarella, da dove era stata rimossa. Onde evitare altre rimozioni, l’opera è stata posizionata ad alcuni centimetri di altezza da terra e, accanto ad essa, è stata anche installata una targhetta (più visibile della prima) che «certifica» che si tratta di un’opera d’arte.
Ah, questi artisti incompresi! Meno male che non era un esemplare unico. 🙂
[notizia e foto da Il Corriere]