GIANNA NANNINI SCRIVE ALLA SUA PENELOPE

Ha suscitato molte polemiche e perplessità la gravidanza dl Gianna Nannini che diventerà madre a breve, a cinquantaquattro anni (c’è chi insinua anche cinquantasei). Dopo mesi di silenzio e foto rubate, compare sulla copertina di Vanity Fair mostrando orgogliosa il pancione coperto da una maximaglia grigia in cui si legge “God is a woman“, ovvero Dio è donna. Questo non lo so, ma di sicuro nel grembo di Gianna sta crescendo una bimba: si chiamerà Penelope. E a lei la mamma dedica una delicata e appassionata lettera in cui esprime tutta la gioia di poter, fra poco, stringere tra le braccia quell’amore tanto desiderato, a lungo atteso e finalmente in procinto di vedere il mondo.

«Ti chiamerò Penelope perché mi hai aspettato tanto prima di nascere. Hai aspettato che fossi pronta. Per tre volte non lo sono stata, ma oggi lo sono. Tu, il più grande amore della mia vita, arrivi dopo il dolore profondo e lo shock. Ma ci ho creduto pienamente, e ho sentito la forza per riuscirci, e ti ho desiderata così tanto che oggi, mentre ti scrivo, ti ho dentro di me».

Già, Penelope, la donna che è l’attesa per antonomasia. Una donna che, se non è una dea, di certo ha qualcosa di divino, un dono incommensurabile: la pazienza. Non lo so se Dio sia davvero donna ma la Nannini alla figlia dice che lo è e che lei lo capirà presto, lo capiranno insieme. E aggiunge: «Mi piace pensare che Io e te possa rimanere il mio inno all’amore, un amore grande che rivendichi il desiderio della donna e la sua libera scelta».

Io e te è l’album che la cantante ha inciso durante la gravidanza, in cui è compresa anche una canzone, Ogni tanto, che è dedicata a Penelope.
«Ogni tanto penso a te, sposti tutti i miei confini. Amor, che bello darti al mondo», sono le parole di una donna che ha a lungo atteso di diventare madre. Sono parole, insieme a quelle della lettera pubblicata su Vanity Fair, che fanno passare in secondo piano anche il fatto che questa mamma è un po’ attempata e che, forse, il suo è un gesto semplicemente egoistico. L’ho pensato, lo penso ancora ma ora posso dire solo: che il mondo sia bello per entrambe.

[notizia e foto da questo sito]

18 pensieri riguardo “GIANNA NANNINI SCRIVE ALLA SUA PENELOPE

  1. Ci sono domande per cui ci si dovrebbe solo sedere sulla sponda del fiume e attendere la risposta che passa…
    In alternativa, altre due cose: ipotizzare il peggio o il meglio, il pessimismo o l’ottimismo.
    “Amor, che bello darti al mondo», sono le parole di una donna che ha a lungo atteso di diventare madre.
    Sì, ma non solo: sono le parole di un essere umano che crede ancora che il mondo possa essere buono, ci crede al punto di voler fare un dono al mondo…facendolo, certamente, anche a se stessa.
    L’essere umano ha ancora, e spero per sempre, il diritto di decidere della propria vita:
    – se e quando procreare
    – se voler vivere o morire, in caso di “vita vegetale”
    – se ambire ai fasti o fare il clochard
    senza sentirsi addosso l’onere di stare per creare un precedente “pericoloso”: al resto dell’ umanità è riservata la facoltà medesima, uguale o contraria, di decidere i propri limiti.
    altra, e ben più grave faccenda è quando i limiti li sposta un sistema scellerato….la patente a 16 anni? la “maggiore età” opinabile?
    Penelope sarà, gioco forza, figlia unica?
    Beh…lo è anche la mia. Gioco forza…perchè non potevo permettermi, pur desiderandolo, di fare un altro figlio. Potrei farlo adesso, dal punto di vista economico certamente sì, da quello biologico sembrerebbe di sì, ma adesso IO non ne ho voglia…e certamente la questione – Nannini mamma – non mi indurrà a cambiare idea.
    D’altra parte…quanti anni aveva la madre di Erika quando è stata ammazzata dalla figlia?
    Ecco, non per qualunquismo né per vigliaccheria, ma per fiducia e ottimismo: ci sono domande per cui ci si dovrebbe solo sedere sulla sponda del fiume e attendere la risposta che passa…

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  2. @ Donatella

    Io non ne faccio una questione morale o etica, anche se un po’ mi spaventa il fatto che il “modello-Nannini” possa un giorno prendere il sopravvento. Credo, come ben dici tu, che ognuno debba decidere liberamente. Tuttavia, almeno nel caso di mamme così attempate, mi chiedo se sia giusto o meno forzare la natura, con tutte le incognite che tale gesto comporta. L’ha detto anche lei, la Nannini, che per tre volte si era illusa, che ha dovuto superare il dolore profondo e lo shock. Ecco, mi chiedo se, viste le esperienze passate, fosse ancora il caso di insistere, una volta superati i cinquanta. A lei è andata bene ma per quante altre la ricerca di un figlio, anche fuori tempo massimo, rappresenta un percorso doloroso, fatto di illusioni e speranze deluse? Non lo sappiamo. Ed è per questo che concordo con quanto afferma la Vegetti Finzi (vedi l’altro articolo linkato), soprattutto considerando che le donne arrivano a procastinare la realizzazione del desiderio di diventare madri per i problemi economici, la carriera, la difficoltà di trovare l’anima gemella ecc ecc.

    Rimango convinta, in ogni caso, che dal punto di vista del bambino avere una mamma giovane sia decisamente meglio. Io sono stata fortunata perché mi sono sposata giovane e ho avuto entrambi i figli entro i trent’anni. Se avessi aspettato, non li avrei avuti, o forse ne avrei avuto uno solo, nemmeno la ricerca nel campo della fecondazione mi avrebbe potuto permettere di avere un figlio dopo i trentasei anni. Se avessi messo in primo piano la conquista del benessere economico, il lavoro, la casa … non avrei realizzato il mio sogno. Posso dire, anzi, che la realizzazione del mio sogno mi ha messo di fronte a delle responsabilità e ha comportato dei sacrifici che i giovani d’oggi non sarebbero pronti a sopportare. Questo è il punto: se davvero fare un figlio rappresenta un gesto d’amore, non si dovrebbe vederlo come un ostacolo e non si dovrebbe aspettare i “tempi migliori” che magari non arriveranno mai.

    Hai ragione, ci sono due modi per interpretare un gesto come quello della Nannini: o si è ottimisti o pessimisti. Io, per carattere, sono piuttosto pessimista. 😦

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  3. A me rassicura l’idea che anche a 50 anni sia possibile avere dei figli perchè ora non me li potrei proprio permettere!!!

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  4. @ Psycho-Trutzy

    Un figlio dà la forza e il coraggio di superare molti ostacoli.
    Conosco una giovane coppia (lei 26 anni e lui 28) che ha già due figli; lei ha lasciato il lavoro per crescerli e lo stipendio di lui è modesto. Si accontentano di poco e rinunciano a molto. Ma sono felici e questo è quello che importa.

    Ovviamente è solo un esempio, poi ognuno decide di fare ciò che gli sembra più giusto.

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  5. fare UN figlio rappresenta un gesto d’amore, anche farne DUE, TRE, QUATTRO.
    non è questione di mettere in PRIMO PIANO la conquista del benessere economico che ti impedisce di fare il secondo figlio dopo il primo…spesso è dover dividere per DUE, TRE, ETC quello che ti aveva permesso di fare il primo…il minimo dignitoso. non tutti possono (anche volendolo fare) affidarsi ai nonni, zii, e parentame vario e una donna non deve, se non può, correre il rischio di “ridursi” a madre, doppiamadre, triplamadre, perdendo altri aspetti dell’individualità sociale, lavorativa e quant’altro.
    Riguardo ai “casi estremi” come esempio, mi rifaccio all’esempio di prima e aggiungo che la Speranza è lecita, l’accanimento terapeutico altrettanto, ed entrambi sono e devono rimanere soggettivi.
    Nei decenni passati molte donne hanno partorito un figlio dopo i cinquant’anni, magari il settimo o ottavo, senza volerlo, senza averlo desiderato, sperando o tentando segretamente di abortirlo, magari a seguito di un amplesso frettoloso nel fienile…non credo che tutti quei figli abbiano vissuto bene, perchè la sensazione di essere uno sbaglio, di essere nati per caso e forse mai stati amati, se non palese è comunque una condizione che rosica l’inconscio.

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  6. marisa…augurati, auguriamoci, che la felicità di quella coppia duri per sempre. lo dico senza ironia, ma con un pizzico di scetticismo, gli stenti alla lunga logorano anche la più solida delle unioni.

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  7. Sono single ma i coetanei (papabili fidanzati) che mi capita di incontrare hanno, quelli che sono fortunati lavori precari, come fai a fare un figlio se hai un contratto per 6 mesi??? Tra essere ottimisti ed esere incoscienti c’è differenza. Per fare un figlio uno dei due deve avere un contratto a tempo indeterminato e guadagnare almeno di 1000 euro al mese, sempre che non si debba pagare l’affitto!!! Se guadagni 500 euro al mese per metà anno dove vai!!!!!

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  8. @ Donatella

    So bene cosa significhi non poter fare affidamento su mamma, suocera, zie o cugine: io e mio marito qui siamo soli e ci siamo affidati sempre alle baby-sitter con tutto quel che ne consegue, anche al di là della spesa. Di ragazze ne abbiamo cambiate molte e questo certamente non è stato un bene per i bambini. Senza contare che quando hanno iniziato l’asilo, e non c’era più nessuna baby-sitter per casa, pregavamo che non si svegliassero con la febbre! Chi potevamo chiamare alle 7 del mattino?
    Ce l’abbiamo fatta e, come ho già detto, siamo stati fortunati. Lavoravamo tutti e due ma i nostri stipendi non sono mai stati stratosferici. Di sacrifici ne abbiamo fatti molti.

    Altro discorso è quello delle famiglie, soprattutto del sud, in cui continuano a nascere figli anche se il padre è disoccupato e la madre casalinga. Quella sì che è incoscienza.
    Se poi i bambini una volta nascevano a “tarda età”, li chiamavano “figli della menopausa” e spesso erano bersagliati da commenti poco simpatici. Ora è diverso: avere dei genitori “vecchi” fra un po’ non sarà così straordinario.

    Quanto all’esempio della giovane coppia, fanno sì dei sacrifici ma per arrivare agli stenti ce ne vuole! Diciamo che sono partiti con un gruzzoletto da parte e che, in futuro, potranno contare su una casa di proprietà senza pagare il mutuo. E’ già molto, mi sembra.

    @ Psycho-Trutzy

    Era solo un esempio, per carità, nessuna allusione alla tua situazione che nemmeno conoscevo. Mi rendo conto che la vita oggi allunga i tempi, vuoi per il lavoro, vuoi perché i legami non sono più stabili come una volta.
    Quello che volevo dire è che forse non dovrai attendere i cinquant’anni, almeno io te lo auguro. Anche perché è statisticamente dimostrato che la fertilità femminile cala drasticamente dopo i quarant’anni e non tutte le cinquantenni si chiamano Nannini ed hanno una solidità economica da garantire un futuro ai figli. Insomma, non siamo immortali … 😦

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  9. Tanto di cappello alla Nannini.. c’e’ un ma…. proprio Penelope doveva chiamarla? alla Penelope per brevita’ la chiameranno con un diminituivo che alla mamma non piacera’ assolutamente!!!

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  10. In un’altra occasione ho espresso la mia simpatia per Gianna Nannini, quindi non posso che intervenire in questi commenti se non con il riconfermare questa simpatia e formulare alla Nannini l’augurio che merita….

    Penso che non è la giovinezza di una mamma che può far felice un bambino, ma l’amore di una donna che vuol essere mamma per davvero.

    E, non è l’età che da questo amore e dedizione.

    eli

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  11. Cara Elisabetta,

    so bene come la pensi e condivido il tuo pensiero: un figlio così desiderato sarà senz’altro amatissimo. Tuttavia, ci sono delle cose, al di là del fatto che io ritenga giusto fare i figli in giovane età, che non mi convincono.

    Innanzitutto, nulla si sa della famiglia che Penelope avrà. Top secret sulla paternità, così come sulla molto probabile ovodonazione. Ecco, se è la natura a decidere, nulla da eccepire. Un bambino, anche se nato da una madre cinquantenne, avrà sempre una famiglia, un padre, dei nonni (presumibilmente molto anziani e che potrà godere poco), forse dei fratelli, avrà dei cugini, probabilmente già grandi, avrà comunque una famiglia.

    Decidere di fare un figlio da sole è una scelta coraggiosa ma che impedisce a quel figlio di crescere in un nucleo familiare con tutte le sue componenti. Può capitare, è vero, che una donna si sia trovata da sola, vuoi perché si è resa conto che il padre della sua cretaura non era quello che lei voleva (è successo ad una mia amica) o perché il futuro papà se l’è filata. Ma decidere già a priori che un figlio non debba avere un padre, mi sembra ingiusto.

    Magari poi scopriremo che la Nannini si è fidanzata con un trentenne e allora anch’io sarò felice per lei … e la invidierò non poco. 🙂

    Penelope sarà amatissima e, probabilmente, viziatissima. Crescerà grazie anche agli aiuti di cui la madre potrà disporre e per lei, la Nannini, sarà tutto facile. Ma non tutte le mamme si chiamano Nannini e se un giorno fare un figlio a cinquant’anni diventerà la regola, non sarà facile per nulla.

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  12. “se un giorno fare un figlio a cinquant’anni diventerà la regola, non sarà facile per nulla”

    Non sarà una regola e tu lo sai… la regola è quella della tua logica….ed è quella della natura…ma anche la natura stessa a volte non è così giusta.

    E poi, ogni regola ha la sua eccezione e Gianna Nannini è una di queste….
    Grande Gianna….. auguri….. a Penelope, o Penny come già trovato il suo nomignolo… 🙂

    eli

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  13. @ quarchedundepegi

    Avevo già letto l’articolo, non senza delle perplessità. Ho avuto modo, nelle discussioni su altri blog, di manifestare la mia contrarietà all’adozione di un bimbo da parte delle coppie gay. Nel discorso affrontato nel post cui rimandi cambia la forma ma non la sostanza. Pensare che due donne si rivolgano ad un “donatore” per concepire un figlio non mi fa impazzire di felicità, pensando al nascituro. Sono convinta che un bambino debba avere entrambi i genitori e crescere in una famiglia unita (anche se ci sono tanti figli che subiscono la separazione dei genitori, ma questi sono incidenti di percorso). Nel caso delle coppie gay, dovendo scegliere, approverei la decisione di procreare o adottare un bimbo da parte di due donne, ma non da due uomini. Credo che per un bambino la figura fondamentale, almeno per i primi anni di vita, rimanga sempre la mamma. Ma mi rendo conto che il mio discorso potrebbe sembrare di parte.

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