LA “CLASSE” NON È ACQUA … E NEMMENO LA PROF


Venerdì sera sono stata alla cena di matura della mia quinta. A parte il fatto che sono appena rientrata da una tre giorni al mare (e ci voleva proprio!), quindi non ho fatto in tempo a trasferire sul blog le mie emozioni tempestivamente, ma devo dire che questa esperienza non è stata poi molto diversa rispetto all’altra. Quindi, anche se mi impegnassi ora, finirei con lo scrivere un post quasi identico.

Ora, non vorrei che i miei attuali allievi si offendessero: loro sono diversi, è vero, ma quando li si vede al di fuori dell’aula scolastica, tutti belli ed eleganti, i sentimenti che animano una “vecchia” prof che, a dispetto dei 4 in latino che non ha mai fatto mancare loro, ha un cuore grande così, sono sempre quelli. Vedere dei ragazzi che fino al mattino erano seduti ai loro banchi, con le magliette e i jeans sempre uguali, come stereotipati, e poi osservarli mentre si muovono, sorridono, chiacchierano, urlano, allegri nei loro begli abiti, le ragazze con i tacchi vertiginosi (un’invidia pazzesca!), le scollature, le schiene scoperte, le acconciature curate, i ragazzi in giacca e cravatta (non tutti, ma tutti comunque diversi rispetto a quei tipi sonnacchiosi che mi guardano dal banco troppo stretto, che quasi li fa sembrare dei giganti) … insomma, è uno spettacolo emozionante.

In una cosa, però, questi miei studenti che fra poco dovrò salutare, perché non sarò io ad accompagnarli all’esame di stato (e mi dispiace un sacco), si sono distinti. Gli altri, qualche anno fa, mi avevano incoronata “poeta vate”, in virtù del mio talento poetico giovanile, ed avevano trascritto su una “pergamena” un mio vecchio componimento in versi; i miei allievi di adesso, invece, mi hanno dedicato una poesia che se non mi ha emozionata a tal punto da scoppiare in lacrime è stato solo per l’imbarazzo provato di fronte alle colleghe presenti che, diciamolo, un pochino di invidia devono averla provata. Per non parlare delle rose – rosse, naturalmente – che hanno donato a me sola … Insomma, posso garantire che l’emozione c’è stata e continua ad esserci ogni volta che rileggo quelle parole di stima. Anche se, come ho detto loro, a leggerle pare che io non abbia fatto altro, in quella classe, che insegnare il bon – ton. Posso assicurare che non è così anche se, effettivamente, non posso assicurare che tutti abbiano davvero imparato quello che ho loro trasmesso con tanta passione.

Soprattutto posso assicurare che, se è vero che mi hanno apprezzata anche per la mia eleganza (e di ciò sono sinceramente e positivamente colpita), è anche vero che almeno un elegantiae arbiter, visto che il Latino gliel’ho insegnato e di Petronio abbiamo parlato recentemente, nella poesia ce lo potevano pure mettere.

GRAZIE, COMUNQUE, RAGAZZI!

P.S. Per leggere bene il testo della poesia, cliccare sull’immagine.

16 pensieri riguardo “LA “CLASSE” NON È ACQUA … E NEMMENO LA PROF

  1. Buon mattino Marisa, non ti conosco, ma sento che sei persona amabile e fascinosa. I tuoi alunni, questo, l’hanno pienamente
    percepito , lasciandoti in versi un “dono” indelebile.
    Un bacione
    Mistral

    ps: la graziosa bimba che parla al telefono sei tu?

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  2. Una gran bella soddisfazione ma sono certo che te la meriti al 100%
    Un riconoscimento alla passione e dedizione che metti nell’insegnare.
    Ciao
    Ps troppe cene fan male alla linea…:)

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  3. Grazie anche a te, Raffaele.

    Per quanto riguarda la cena, devo dire che sono tornata a casa … con la fame. 😦
    Io non ho esagerato (niente stuzzichini con l’aperitivo, solo l’antipasto e il primo, il secondo non l’ho voluto ma la fetta di torta – piccola, mannaggia! – non l’ho rifiutata 😉 ), in più non bevo. Insomma, la bilancia non ha segnato nemmeno un grammo di più. 🙂

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  4. Dopo aver letto qui questa poesia,
    solleticata è la mia curiosità
    di scoprir chi Marisa Moles sia!

    Certificata qui è ormai la sua beltà,
    ma oltre che di quella abbiamo prova
    di doti immani e di gran capacità.

    Non è per noi tutto ciò cosa nuova:
    in questo blog l’abbiamo conosciuta,
    e del suo piglio e la versatilità,
    non ci stupiamo ormai, che è risaputa.

    Ma dica ora chi non è curioso
    di conoscerne anche un po’ l’aspetto:
    lei è alta e bionda, è esile o piazzata,

    ha occhi azzurri, verdi, ed è ammirata,
    più per le grazie o più per la cultura?
    Che abbia entrambe è ormai cosa sicura!

    Un giorno ebbe a definirmi amica,
    e spero che l’idea sia sempre quella,
    ché sapete, non mi dispiace mica,
    averne un’altra così brava e bella!

    PS: chiedo venia, son sotto pressione,
    non era di poesia la mia tenzone! 😀

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  5. Bene Marisa!Sono contenta per te! Meno male che che ci sono ragazzi così,che sanno apprezzare chi insegna con amore.

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  6. @ Diemme

    Grazie per il poetico commento … hai dimostrato, per chi non le conoscesse, le tue non comuni doti nel verseggiare. 🙂

    Capisco la curiosità di conoscere l’aspetto ma, come sai, le fotografie se l’è tutte “mangiate” il computer che, da quando è stato aggiustato, ha “perso la memoria”. 😦

    Comunque, ho gli occhi azzurri, i capelli biondi e lunghi (oddio, biondi biondi no, diciamo biondicci), non sono magra, di sicuro, ma nemmeno “piazzata”, diciamo che vorrei essere più esile ma ormai ho perso la speranza.
    Spero di essere apprezzata anche per le altre doti, non solo per l’eleganza. Ma credo che, nonostante nella poesia dei ragazzi si faccia riferimento più alla forma che al contenuto del cervello, credo che non disprezzino il mio sapere. E poi hanno detto che sono saggia … che posso volere di più dalla vita?

    @ lilipi

    Loro apprezzano chi insegna con amore; il fatto è che preferirebbero non dover imparare. 🙂

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  7. Cara Marisa, riconosco il passo delle scritture di quei “cuccioli” a cui proviamo ad insegnare a muoversi per il mondo… E’ sempre emozionante e ogni classe porta una sua speciale marca.
    Un abbraccio, Ester.
    Ps: sei stata “nominata” come commissario esterno?

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  8. Cara Ester,
    loro sono dei cuccioli che, per la prima volta in occasione della cena di matura, sono apparsi in tutto lo splendore dei loro diciotto-diciannove anni, piccoli uomini e piccole donne, liberandosi dall’aspetto di “bruco” e diventando farfalle. Difficile non commuoversi di fronte a tale spettacolo e difficile non farlo leggendo la poesia che mi hanno dedicato.
    Ogni classe, è vero, costituisce un mondo a parte. In particolare certe rimangono nel cuore anche a distanza di anni. Questo è il lato più bello della nostra professione.

    Non sono stata nominata, per fortuna. Non rimane che aspettare le chiamate dell’ultimo momento e … incrociare le dita. 🙂

    E tu?

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