FORSE VI SEMBRERÒ RAZZISTA

Più volte ho detto, nei post e nei commenti di questo blog, che noi Italiani, per non sembrar razzisti, alla fine ci discriminiamo da soli. Oppure gridiamo allo scandalo se qualcosa di sconveniente accade ad uno straniero e magari non spenderemmo una parola per difendere un nostro connazionale. Ma siamo fatti così.

Prendiamo il caso, ad esempio, di un extracomunitario che perda il lavoro (ovviamente senza una giusta causa) o dei bambini stranieri che, non pagando la mensa, rimangano senza un pasto caldo a scuola. Sono cose che, giustamente, ci fanno inorridire. Ma prendiamo, sempre per fare un esempio, il caso di un lavoratore straniero, di religione musulmana, che si licenzia dal posto di lavoro (in un hotel di Venezia, non uno qualsiasi, addirittura il Danieli, dove svolgeva mansioni di facchino, presumibilmente con uno stipendio di tutto rispetto ben arrotondato da generose mance) – non viene licenziato, badate bene – perché non tollera che il suo superiore, la persona da cui debba prendere ordini, sia una donna.

Prendiamo il caso, ancora, di questo lavoratore di fede islamica, che notoriamente relega le donne ad un ruolo subordinato, che poi viene riassunto con la garanzia che, accanto alla donna sua superiore, avrà sempre un uomo che gli darà disposizioni. In questo caso, se dico che questa è una discriminazione bella e buona, nei confronti della persona di sesso femminile che ha tutti i diritti di dare degli ordini, se questa è la sua funzione all’interno dell’hotel, ma anche nei confronti di chiunque altro, italiano o meno, avrebbe avuto tutti i diritti di essere assunto al posto del facchino dimissionario, posso essere considerata razzista?

Se sì, devo dire onestamente che non me ne importa un fico secco.

QUI la stessa notizia riportata da Il Gazzettino, quotidiano veneto.