IL DECALOGO DEL TURISTA ECOLOGICO


Presentato ieri ad Ostia il Decalogo del turista perfetto. Il documento intitolato “Spiagge accoglienti e mare pulito per tutti e per chi verrà domani”, è stato redatto dalla Federazione italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente – con le associazioni animaliste chiliamacisegua, Enpa, Lav, Lega del cane, Leidaa, Oipa e le ambientaliste Fai, Lipu, Pronatura e Wwf. Si tratta di dieci consigli di buon senso, per ridurre al minimo l’impatto della nostra vacanza sugli ecosistemi costieri, tanto ricchi quanto delicati. Madrina dell’iniziativa è stata l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, fondatrice della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente e presidente di Leidaa. (vedi Il Giornale)

Io credo che al giorno d’oggi tutti siano perfettamente consapevoli dei danni che i nostri comportamenti ed il nostro stile di vita possono arrecare all’ambiente. La salvaguardia degli ecosistemi dev’essere una priorità assoluta ed è giusto che sin dalla più tenera età i bambini siano educati a rispettare l’ambiente in cui vivono. Ovviamente saranno i genitori a dare il buon esempio. Poi, con l’ingresso alla scuola primaria (ma forse già durante gli anni della scuola d’infanzia), dovrebbero essere sensibilizzati rispetto a questo problema. Uso il condizionale perché molte iniziative e campagne di sensibilizzazione sono portate avanti dal ministero dell’Istruzione, anche attraverso concorsi a premi, ma non è detto che in tutte le scuole si risponda all’appello.

Quello che non dovremmo mai dimenticare è che l’inquinamento ambientale è causato dalle nostre abitudini scorrette che stentano ad essere sradicate. Io, personalmente, uso l’automobile quando è strettamente necessario, perlopiù cammino – che fa pure bene alla linea! – o mi servo dei mezzi pubblici. Non sempre è un risparmio, beninteso, ma non dobbiamo essere influenzati in questo senso dalla pura logica economica. Diminuire il traffico nelle città è già un bel passo avanti. Ma non è tutto.

Da anni in quasi tutta Italia si pratica la raccolta differenziata. Prima ancora di diventare un obbligo, è stata a lungo incoraggiata dai singoli Comuni. Finché parliamo di carta, plastica e vetro va bene, ma vi siete mai trovati con una padella in mano, una vecchia padella che in gioventù aveva il suo bel rivestimento antiaderente di cui non è rimasta nemmeno l’ombra? Ecco. Con la padella in mano ci chiediamo dove riporla. Con l’alluminio, che poi va assieme al vetro? Nossignori. La si deve portare all’isola ecologica che qui sta in periferia. Non che sia lontano, intendiamoci, ma ci si deve andare in macchina, sprecare benzina, inquinare … insomma, che comportamento ecologico è?
Quello che poi onestamente non capisco è perché negli anni la tassa sull’immondizia è aumentata anziché diminuire …

Detto questo, vediamo un po’ quanto tempo impiegano alcuni oggetti d’uso comune che spesso e volentieri vengono abbandonati ovunque, d’estate soprattutto in spiaggia o sui sentieri montani, a degradarsi definitivamente.

Fazzolettino di carta: 3 mesi
Mozzicone di sigaretta: da 1 a 5 anni
Bucce di arancia o banana: oltre 2 anni
Gomma da masticare: 5 anni
Cannuccia: da 20 a 30 anni
Accendino di plastica: da 100 a 1.000 anni
Bottiglia di vetro: 1000 anni
Bottiglia di plastica: mai completamente.

Cioè, uno si beve una birra in bottiglia, perché il vetro è più ecologico ( 🙄 ), poi si fuma una sigaretta e, visto che l’accendino è scarico ed è di quelli usa e getta, lo butta per terra. Ha inquinato l’ambiente per 1000 anni.

A questo punto, pensiamoci prima di gettare a terra qualsiasi cosa. Soprattutto, non chiediamoci “che danno posso fare io da solo?” perché se tutti la pensano allo stesso modo, il “da solo” è in buona, si fa per dire, compagnia.