I RE MAGI, TRA VERITÀ E LEGGENDA


La tradizione vuole fossero in tre: Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. Sempre secondo la tradizione, erano dei re e portarono in dono al bambino Gesù oro, incenso e mirra. Ma le tradizioni, a volte, non corrispondono a verità, sempre ammesso che in questo caso si possano ricostruire i fatti reali.

Nel Vangelo di Matteo vengono chiamati semplicemente Magi e si dice che venissero da Oriente.

Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele”.

Niente re, dunque, e se ci fidiamo dell’etimologia della parola “mago” che pare risalire ad una categoria di persone che, nell’antica Persia, si occupavano di scienze, anche occulte, possiamo ipotizzare che fossero degli uomini di scienza, forse astronomi. Infatti, nel Vangelo si legge che essi seguirono la stella. Che fosse la cometa che noi tutti conosciamo, è ipotizzabile se non altro perché la sua caratteristica coda sembra indicare, in qualche modo, una strada e rende maggiormente visibile il suo percorso. Ma, come vedremo in seguito, non è l’unica ipotesi possibile.
Quindi i Magi non erano “re” ma dei sapienti, probabilmente di origine Caldea, provenienti dall’odierna Turchia.

Anche sul numero ci sono diverse interpretazioni. “Alcuni Magi”, come scrive Matteo, non significa tre, ma fa riferimento ad un numero indefinito; probabilmente il numero tre (oltre ad avere un’importanza fondamentale nella simbologia cristiana) fu determinato sulla base dei doni che portarono a Gesù, ma non è escluso che più persone avessero portato i medesimi doni.
Sempre nel Vangelo di Matteo si legge:Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Per quanto riguarda i nomi, assenti nel Vangelo di Matteo, sarebbero citati nel Vangelo dell’Infanzia, apocrifo, che ci è pervenuto in lingua armena, i cui manoscritti sono stati divulgati per la prima volta, integralmente, da padre Isaia Daietsi nel 1828, in due diverse stesure. I nomi esatti, di origine persiana, sarebbero Melkon, Gaspar e Balthasar e apparterrebbero a tre sacerdoti. Tuttavia, è lecito pensare che, in un certo senso, simboleggino le tre popolazioni del mondo fino ad allora conosciuto: l’Europa, l’Asia e l’Africa. Non a caso, Baldassare è di colore.
Anche i tre doni sono caratterizzati da un’evidente funzione simbolica: l’incenso, infatti, descrive la caratteristica sacerdotale del Cristo, nella sua funzione di mediatore fra l’uomo e Dio; la mirra, un unguento che veniva utilizzato nella preparazione dei corpi dei defunti, ne prefigura la morte in favore dell’umanità peccatrice; l’oro simboleggia la regalità e, infatti, Cristo è re del suo regno futuro, che si realizzerà al Suo ritorno.

Matteo racconta, come è noto, che i Magi seguissero una stella e questo fatto avesse destato molta curiosità nel re Erode:

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo.
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt., 2, 1-12).

Che questa stella fosse una cometa, però, non è certo. Gli studiosi hanno ipotizzato che si possa trattare della cometa di Halley, la più brillante, che, però, apparve nel 12 a.C. e che tornò visibile solo nel 66 d.C.. Questa data, tuttavia, sposterebbe la nascita di Gesù indietro nel tempo.
Un’altra ipotesi è che non si trattasse di una vera e propria stella, nemmeno di una cometa. Potrebbe riferirsi, invece, ad un particolare evento astronomico come, ad esempio, una rara congiunzione di pianeti che, fin dalla più remota antichità, si pensava potesse avere delle influenze sulla terra e sugli uomini.
Il 17 dicembre del 1603, osservando Giove e Saturno in congiunzione, Keplero per primo ipotizzò che qualcosa del genere fosse accaduto alla nascita di Gesù. Tale supposizione venne confermata dagli scienziati del Novecento. Si pensa che una congiunzione tale potesse essere ben visibile nell’area del Mediterraneo e pare plausibile che i Magi avessero notato un evento astronomico così eccezionale.
Nel 1925 lo studioso tedesco Schnabel decifra una tavoletta cuneiforme, che ora si trova al Museo statale di Berlino, e trova il resoconto di Giove e Saturno congiunti per ben tre volte nel segno dei Pesci tra il 29 maggio e il 15 dicembre del 7 a.C. Anche questo potrebbe essere un indizio ma sposterebbe ugualmente la data di nascita di Gesù. Non tanto per quanto riguarda il mese –infatti, si pensa che il 25 dicembre fosse stato “scelto” per creare in un certo senso un sincronismo con il 25 marzo, data della morte di Cristo sulla croce – ma per l’anno che, tra l’altro, sconvolgerebbe il calendario universale.

Ma ci sono altre “questioni cronologiche” da risolvere riguardo alla data di nascita di Gesù. Come ci informa Matteo, i Magi furono avvertiti in sogno di non tornare da Erode. Infatti, noi sappiamo che, proprio per scongiurare il pericolo che un “re impostore” potesse usurpargli il trono, Erode ordina la cosiddetta “strage degli innocenti”. Così scrive Matteo:

Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.

A questo punto, però, ci dobbiamo chiedere: se i Magi si recarono da Gesù appena nato, perché mai Erode ordina di uccidere i bambini dai due anni in giù? Apparentemente questo dato sembra contraddire la tradizione secondo la quale i Magi cercavano un bambino appena nato. C’è un altro fatto, però, di cui tenere conto: sappiamo che Giuseppe e Maria, incinta di Gesù, erano diretti a Betlemme per il censimento ordinato dai Romani in Giudea e altre province soggette a Roma. Le documentazioni storiche collocano un censimento, ordinato dai Romani in Giudea e altre province soggette a Roma, nel 12 a.C (la stessa data cui gli astronomi riportano l’apparizione della cometa di Halley!), mentre re dei Giudei era Erode il Grande al quale, come è stato detto, viene attribuita la famosa strage degli innocenti. Questa data, tuttavia, sposterebbe ancora più lontano la nascita di Gesù, a meno che non si consideri che un censimento non era cosa da poco e non poteva concludersi in breve tempo, vista l’estensione delle terre orientali soggette al dominio di Roma. Quindi è plausibile che le operazioni fossero iniziate nel 12 ma che si siano protratte per molto tempo, anche un paio d’anni. Tuttavia, non si arriverebbe mai al 7 a.C. Oppure dobbiamo credere che all’epoca del censimento Gesù avesse un paio d’anni o qualcosina di più.

Ritornando alla “stella”, questo splendore apparso in cielo e osservato dai Magi ebbe probabilmente una lunga durata. Nel Vangelo apocrifo armeno si legge che questi sacerdoti persiani seguirono la “stella” per nove mesi, giungendo alla “casa” di Gesù a poca distanza dal parto di Maria. In effetti si può supporre che dalla terra dei Magi a Betlemme la distanza fosse di circa mille chilometri che, secondo alcuni, avrebbero potuto essere coperti in meno tempo. Certamente, però, non in poco meno di due anni e quindi la domanda “Perché Erode ordinò la strage dei bambini al di sotto dei due anni?” non ha risposta.

Insomma, tentare di conciliare le parole del Nuovo Testamento con dei dati storici è veramente difficile. Addentrarsi nella complessa operazione di datazione degli eventi tenendo conto dei termini post e ante quem richiede molte conoscenze e molta pazienza. Io non mi ci addentro però rimando alla lettura di questo post in cui la questione è trattata in modo tecnico e con minuzia di particolari.

Per concludere, mi affido alle parole con cui il grande poeta Gabriele D’annunzio racconta la “storia dei Re Magi”, in prosa:

La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplendeva di una luce bianca e uguale come il plenilunio, poiché il Divino era nato; dalla campagna lontana i raggi si diffondevano….
Il Bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto, come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscaldavano col loro fiato, che fumava nell’aria gelida.
La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuotevano dalla contemplazione, e si chinavano per baciare il figliolo.
Vennero i pastori, dal piano e dal monte, portando i doni e vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovane e il Re Moro.
Come giunse la lieta novella della natività di Gesù si adunarono.
E uno disse:
– È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo ?
– Andiamo – risposero gli altri due.
– Ma con quali doni?
– Con oro, incenso e mirra.
Nel viaggio i Re Magi discutevano animatamente, perché non potevano ancora stabilire chi, per primo, dovesse offrire il dono.
Primo voleva essere chi portava l’oro. E diceva: – L’oro è più prezioso dell’incenso e della mirra; dunque io debbo essere il primo donatore.
Gli altri due alla fine cedettero. Quando entrarono nella capanna, il primo a farsi innanzi fu dunque il Re con l’oro.
Si inginocchiò ai piedi del bambino; e accanto a lui si inginocchiarono i due con l’incensi e la mirra.
Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbassarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e la mirra, dicendo: – L’oro non è per me
!

… e in versi:

Una luce vermiglia
risplende nella pia
notte e si spande via
per miglia e miglia e miglia.
O nova meraviglia!
O fiore di Maria!
Passa la melodia
e la terra s’ingiglia.
Cantano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro;
ed ecco Baldassarre
Gaspare e Melchiorre,
con mirra, incenso ed oro.

Al di là di tutte le possibili interpretazioni simboliche e dilemmi che più sopra ho esposti, la “magia” del Natale si completa con l’arrivo, al cospetto di Gesù, di questi re-sacerdoti nel giorno detto dell’Epifania, cioè, tradizionalmente, il 6 gennaio. La parola “epifania” deriva dal greco epiphaneia e significa “apparizione”. È come se la “stella” apparsa ai Magi più di duemila anni fa, volesse guidarci ancora, non necessariamente verso la fede ma in direzione della pace. E sappiamo quanto questa sia un bene prezioso di cui, nel mondo, purtroppo non tutti godono.

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AGGIORNAMENTO DEL POST, 6 GENNAIO 2011

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NUOVO AGGIORNAMENTO, 27 DICEMBRE 2011

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