IN GITA SCOLASTICA: SESSO, DROGA E ALCOL. I PROF DICONO BASTA


Tempi duri per gli studenti speranzosi di andare in gita scolastica (che poi, a rigore, si chiamerebbe “viaggio di istruzione”): ormai gli insegnanti disposti ad accompagnarli si sono dimezzati. E già, perché forse non è chiara a tutti la responsabilità che grava sui docenti, mentre a casa i genitori si godono in santa pace qualche giorno senza i figli pestiferi. Ovviamente non tutti i ragazzi si comportano male ma è sotto gli occhi di tutti la difficoltà che nelle famiglie d’oggi s’incontra nell’educare gli adolescenti. Poi, anche quando i ragazzi sono beneducati, l’atmosfera di libertà che si respira in gita fa fare delle scemenze anche alle persone insospettabili: il modello fornito dai più trasgressivi finisce con il prevalere.

Le cronache di questi ultimi anni hanno descritto “inconvenienti” di ogni genere, su cui è bene che gli insegnanti riflettano prima di proporsi come accompagnatori. Nella migliore delle ipotesi, si sono verificate ubriacature di gruppo, tanto più dannose quanto meno i ragazzi sono abituati all’alcol. A sedici – diciassette anni si spera, infatti, che non siano proprio dei bevitori abituali, anche se i sondaggi rilevano che a quell’età, se non addirittura prima, fanno un consumo esagerato di birra e aperitivi alcolici. Il rischio maggiore, in questo caso, è il coma etilico su cui non c’è proprio da scherzare e che si verifica molto più spesso di quanto si possa pensare.

Un altro problema è quello della droga: nella migliore delle ipotesi fumano degli spinelli, offrendoli anche a chi non ne fa uso abituale e che potrebbe avere delle reazioni anche gravi. Non solo: per fumare in compagnia, spesso si trovano in molti in una stanza sola e, per non dare nell’occhio passando per i corridoi, scavalcano le balaustre che talvolta dividono i terrazzi, se non addirittura camminano sui cornicioni. Le cronache, purtroppo, hanno spesso riportato episodi del genere con esito anche fatale.

Il sesso non è una novità per gli adolescenti; ma vuoi mettere farlo tranquillamente in una stanza d’albergo senza doversi nascondere o inventarsi chissà quali sotterfugi? Di certo per le coppiette la gita scolastica rappresenta una specie di luna di miele e per chi scopre delle affinità in un compagno o una compagna fino ad allora completamente ignorato/a, sfogare i propri istinti in gita rappresenta un’occasione unica. E pazienza se, rientrati a scuola, poi ci si ignora: ormai va di moda così, “una botta e via” e chi s’è visto s’è visto. Nessun problema per loro, ma tantissimi per i docenti: ogni tanto, infatti, ci scappa qualche gravidanza indesiderata, alla faccia delle ore di educazione sessuale sottratte alle altre materie. Chissà perché la magia della gita scolastica è anche questa: non fa pensare alle conseguenze sia dal punto di vista della salute che della … pace familiare.

Quando poi i ragazzi non si vanno a cercare i guai, sono i guai a cercare loro: succede, infatti, che qualcuno si perda (per fortuna l’uso dei telefonini risolve quasi sempre il problema) o, fatto ancora più grave, che qualche ragazza venga importunata da studenti appartenenti ad altre comitive o da molestatori che girano per i musei in cerca delle proprie vittime. Episodi del genere hanno spesso occupato le pagine di cronaca dei quotidiani.
Senza contare che in teoria, specie se gli allievi sono minorenni, non si potrebbe mai lasciarli soli. Ma la cosiddetta “ora per lo shopping” è ritenuta una sacrosanto diritto: come si fa a dire di no? Se poi qualche insegnante, come me ad esempio, non transige e nega la possibilità di girare da soli in una città sconosciuta, passa per una specie di cerbero che non viene incontro alle esigenze dei ragazzini. È proprio in occasione della gita che gli allievi stilano le classifiche dei buoni e dei cattivi: io, quelle rare volte in cui li ho accompagnati, credo di aver sempre avuto un posto nella top dei cattivi.

E i genitori? Quando si comunica loro che la classe non andrà in visita d’istruzione per mancanza di accompagnatori, arricciano il naso. Certo, la reazione è comprensibile: spesso è un’occasione unica per dei ragazzi le cui famiglie non hanno la possibilità di viaggiare, specie all’estero. Ma, anche quando firmano un foglio su cui sta scritto che sono responsabili del comportamento dei figli e che, nel caso di trasgressione alle regole, se li devono venire a prendere ovunque essi siano, non si rendono conto della responsabilità che comunque grava sui docenti accompagnatori. E non si tratta solo di responsabilità civile, ma anche penale. Tutto questo, per più o meno 1 euro all’ora. Sul Corriere, il Dirigente Scolastico di un liceo di Vittorio Veneto spiega in modo efficace come mai i docenti disponibili ad accompagnare i ragazzi si siano dimezzati in meno di dieci anni: «È ovvio che le cifre si siano ridotte: per portare in gita i ragazzi prendiamo un euro all’ora, non ci viene riconosciuto il lavoro notturno e in più la gente pensa che siamo in vacanza. Ma si sbaglia: ci vogliono nervi d’acciaio per portare in giro una classe». Nel suo liceo il 50% del corpo docente ha firmato un documento: «Niente gita finché non saranno riconosciuti i nostri diritti». Se poi si dà un’occhiata alla normativa che regola i viaggi di istruzione, in un capitolato del 1992 sta scritto che il docente è responsabile anche dello stato dei pneumatici del bus che trasporta la scolaresca.

Ma a parte gli scherzi, quando si parla di responsabilità, codici alla mano, la faccenda è seria davvero. L’art. 2048 del Codice Civile stabilisce che l’insegnante risponde patrimonialmente per i danni arrecati a terzi nel periodo in cui gli è affidata la sorveglianza sugli studenti, a meno che non provi che si è prodigato per evitare che il fatto accadesse. L’art. 61 della Legge 312/80 ha ridotto tale responsabilità ai casi imputabili alla “colpa grave” o inerzia. In altre parole, se uno non è proprio uno sprovveduto, non dovrebbe andare alla ricerca di guai. Solo in questi casi sarà l’amministrazione scolastica a rispondere, ma non è detto che poi la stessa non faccia rivalsa sull’insegnante.
Più recentemente una sentenza della Corte di Cassazione (9752/05) ha stabilito che il Ministero della Pubblica Istruzione è sempre responsabile dei danni arrecati dagli allievi in gita scolastica. Tuttavia, se la responsabilità civile è ridimensionata, quella penale rimane ed è sempre personale. Vi immaginate cosa potrebbe succedere se un allievo avesse un incidente grave, se non proprio fatale? Magari durante la notte un ragazzo cade dal terrazzo nel tentativo di scavalcare il tramezzo: bisogna provare di non aver potuto far nulla per impedire che il fatto avvenisse. Ma se alle due di notte il docente è a letto e sta dormendo, potrebbe essere anche accusato di negligenza. Ergo: in gita il docente non dovrebbe dormire mai e, quantomeno, dovrebbe avere il dono dell’ubiquità.

Senza arrivare ai paradossi di tal genere, consideriamo che di norma ci dovrebbe essere un accompagnatore ogni 15 ragazzi, ma in realtà non viene quasi mai rispettata perché i fondi non ci sono, nonostante un accompagnatore costi solo 1 euro all’ora, senza contare che, per i viaggi di più giorni, spesso vitto, alloggio e trasporto sono a carico degli studenti!
Insomma, credo che il malumore sia giustamente diffuso, ma ad ogni male c’è sempre un rimedio: basterebbe che i ragazzi imparassero a comportarsi meglio.