MARIO MONTI NEGLI USA: CAN THIS MAN SAVE EUROPE?


Mario Monti, presidente del consiglio italiano, è attualmente in viaggio negli USA. Time Magazine gli dedica addirittura la copertina intitolando: “Può quest’uomo salvare l’Europa?”

Sì, avete capito bene: salvare l’Europa, non l’Italia. Ma per farlo, evidentemente, il premier Monti deve, prima di tutto, cambiare il modo di vivere degli Italiani. Naturalmente lo fa partendo dalle politiche del lavoro suggerendo ai giovani di non fossilizzarsi su un unico impiego perché cambiare è molto più stimolante. Magari lo sarebbe se l’impiego fosse così facile trovarlo.
Ovviamente, Monti accoglie anche i suggerimenti dei suoi “colleghi”: non pretendere di stare vicini a mammà e laurearsi in tempo, possibilmente entro i 28 anni per non apparire degli sfigati agli occhi del mondo.

Di contro, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, osserva che l’Italia a razzo, con Monti sarà fuori da bufera. Meno male! Sarà contento il sindaco di Roma, Alemanno, che non sa mai come affrontare le emergenze meteo. 🙂

OBAMA: DOPO LA MOSCA, ANCHE IL TOPOLINO GLI RUBA LA SCENA

Qualche tempo fa, durante un’intervista Tv, avevamo visto un’insolente mosca ronzare attorno al Presidente degli USA Barack Obama: allora ne era nato un simpatico siparietto che ho descritto in quest’altro post.

A rubare la scena a Mr Obama questa volta è stato un topolino che, incurante del presidenziale discorso, ha osato attraversare il patio della Casa Bianca, attirando l’attenzione degli astanti ma non del Presidente. Lui, infatti, ha continuato il discorso e alla fine è tranquillamente rientrato nello studio ovale, senza rispondere al alcuna domanda dei cronisti che probabilmente si aspettavano da lui qualche battuta.

Pare, tuttavia, che i roditori siano frequentatori abituali della Casa Bianca, o per lo meno del parco: già la scorsa settimana un altro topolino, se non addirittura lo stesso di ieri, ha fatto un’incursione proprio durante un altro intervento di Obama.
Insomma, in America oltre a Mickey Mouse e a Remi di Ratatouille anche questo topo sconosciuto è diventato una celebrità: ne hanno parlato, infatti, i Tg e la carta stampata. È un peccato, comunque, che Obama non si sia accorto dell’insolita presenza fra i reporter: chissà che battuta ne sarebbe venuta fuori.

[notizia e foto dal Corriere.it]

I PANNI SPORCHI DI CASA ITALIA

marilyn_e_kennedyNon avrei mai voluto scrivere questo post, ma sono davvero stufa di leggere sui giornali –anzi, non li leggo nemmeno ma è inevitabile sentirne parlare- vari articoli, più o meno tendenziosi, sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sul presunto sexgate nostrano. Siamo da un bel po’ bersagliati da gossip che pare interessino soprattutto i gossippari incalliti e l’opposizione. Franceschini e D’Alema, specialmente, tra i pettegolezzi ci sguazzano. S’interessassero di problemi più seri, sarebbe meglio. Ma sembra che, non potendo far leva sull’elettorato per riprendersi, abbiano adottato la strategia dell’inzaccheramento del premier. Non bastava lo “scandalo” del divorzio annunciato da Veronica Lario, che poi non ha davvero scandalizzato nessuno; non bastavano le insinuazioni sui rapporti tra Noemi e il “papi” o quelle sui voli di Stato ad uso privato, poi smentite dalla magistratura con l’archiviazione, che lo stesso Berlusconi aveva preannunciato; non bastavano le foto rubate a Villa Certosa; no, tutto questo, evidentemente non bastava, perché è da qualche giorno che sentiamo parlare di una certa Patrizia D’Addario e un’altra degna “comare”, certa Barbara Montereale, che hanno a che fare anche loro con festini in villa.

Insomma, da Villa Certosa a Villa Grazioli il passo è breve. L’inchiesta su presunti appuntamenti con donne di dubbia moralità è partita da Bari. Mai state così vicine la Sardegna e la Puglia, due regioni italiane legate dallo stesso destino, quello di far da sfondo allo scandalo, vero o presunto, di cui è protagonista, o vittima, Silvio Berlusconi.
Da piccola mi hanno insegnato che i panni sporchi si lavano in casa ma, a quanto pare, ciò non vale per le ville. I panni che si sporcano nelle ville sono speciali e vanno lavati separatamente, come i capi delicati. Così, da diversi luoghi d’Italia partono le inchieste della magistratura volte ad accertare la parte avuta dal premier nel sexgate di casa nostra. Ma il lavaggio dei panni non si ferma a “casa Italia”. No, la stampa di mezzo mondo si sta interessando dei panni sporchi più famosi del momento. Tutti con il dito puntato contro il presidente del consiglio: già si parla di “corte”, “imperatore” e “cortigiane”. In questa metafora dal sapore antico già me lo vedo Berlusconi che si bea di tante attenzioni ed elargisce collane e orecchini, doni generosi per donne in cerca di notorietà.

Lo scandalo a corte però non è una novità. Anzi, il termine sexgate è stato coniato oltreoceano, negli States, prendendo a prestito il suffisso “gate” utilizzato in un altro scandalo famoso, quello che coinvolse Nixon, chiamato Watergate.
Se ci spostiamo negli States, dunque, nel lontano maggio1962 al Madison Square Garden, un’attrice dai capelli biondo platino, molto graziosa e formosa, cantava Happy Birthday ad un uomo affascinante, molto più del nostro Silvio: stiamo parlando di Marylin Monroe e di JFK, mica due qualunque. Era il quarantacinquesimo compleanno del Presidente Kennedy e Marylin, sotto lo sguardo imbarazzato di molti, in un abito aderentissimo color argento tempestato di paillettes, con un fil di voce ma in modo terribilmente sexy cantava gli auguri al presidente. Come scrive il biografo di JFK Robert Dallek, nel libro An Unfinished Life: John F. Kennedy, 1917-1963 uscito in America nel 2003 e l’anno dopo in Italia, “ Kennedy era anche convinto di piacere ai giornalisti e pensava che avrebbero avuto delle remore a metterlo in difficoltà pubblicando articoli sulla sua vita sessuale. Naturalmente si rendeva conto che i rapporti tra un presidente e la stampa sono sempre, in certa misura, conflittuali.”. Già, anche il nostro premier se ne rende conto, specie se la stampa è di sinistra e ingigantisce i fatti operando quello che per il cavaliere è un vero e proprio complotto. Tuttavia, tornando al 1962, Kennedy ne uscì “pulito”, ovvero la relazione con l’attrice passò sotto silenzio, salvo riemergere dopo la di lei scomparsa, anche se non fu mai chiarito se si trattasse di suicidio od omicidio. Qualcuno parla addirittura di omicidio su commissione, in relazione a dei fatti top secret, addirittura sugli alieni, di cui l’attrice pare fosse stata informata dal presidente in persona. L’ho sempre detto: mai fare confidenze sotto le lenzuola.
Sempre a detta di Dallek, “di certo, se si esaminano le agende di Kennedy alla Casa Bianca non sembra abbia mai trascurato qualcosa che considerasse degno di nota.”. Ecco, questa osservazione fa la differenza: negli USA anche se un presidente si concede delle distrazioni, non è esecrabile purché rispetti gli impegni con la nazione. D’altra parte, secondo un altro biografo di Kennedy, Richard Reeves, “di norma lo svago con le donne occupava meno tempo del tennis”. Mi chiedo se Berlusconi giochi a tennis ma mi sembra che gli preferisca il golf. Per le percentuali si possono fare delle congetture ma i dati certi non li abbiamo.
Anche quando si parlò, sempre secondo Dallek, di una stagista, Marion “Mimi” Bardsley, una biondina di 19 anni che avrebbe intrecciato una relazione con Kennedy nelle due estati di praticantato compiuto presso la Casa Bianca, la nazione non espresse giudizi. Bastava, infatti, che JFK si occupasse di politica; d’altra parte, sempre a detta di Dallek, il presidente e la moglie Jaqueline e “le loro elegantissime feste di gala alla Casa Bianca, l’ interesse per le arti e la frequentazione dei personaggi più selezionati e brillanti sia in patria sia all’ estero inorgoglivano il Paese.”. Ecco, in questo sta la pecca della ormai ex coppia Berlusconi-Lario: non sembrano dotati dello stesso carisma, almeno non pare suscitassero, nemmeno ai tempi della loro unione felice, sempre che lo sia stata, grande orgoglio negli italiani.

E che dire dell’altro scandalo, molto più pesante, che ha coinvolto un altro presidente americano? Sto parlando della “relazione”, prima smentita e poi ammessa, tra Bill Clinton e Monica Lewinsky nel 1998. Sarebbe meglio parlare solo di incontri di sesso ma in sostanza è la stessa cosa. Sempre di corna si tratta.
La stagista, come tutti sanno, aveva svelato dei loro incontri nella camera ovale, poi ribattezzata camera orale, visto che, quando la verità venne a galla, dopo una clamorosa iniziale smentita da parte di Clinton, si parlò di sesso orale, non di rapporti sessuali completi. A parte il fatto che a noi, sinceramente, la differenza non pare così importante considerato che dal punto di vista morale il comportamento del presidente americano fu in ogni caso biasimabile, quello che invece sconvolge è che prima abbia smentito, giurando il falso tra l’altro, poi si vide costretto a confessare per non fare una figura più meschina di quella già fatta. Ma nemmeno l’ammissione di aver fatto sesso con la Lewinsky portò l’opinione pubblica a scandalizzarsi più che tanto. Credo che l’America si chiedesse come potesse Hillary sopportare tutto ciò. E anche qui c’è una differenza sostanziale con i fatti accaduti in Italia: per molto meno, cioè un’innocente festa di compleanno, la signora Berlusconi ha chiesto il divorzio. Verrebbe da dire: coraggiosa Veronica e opportunista Hillary. Mrs Clinton, infatti, aveva delle mire politiche –e il suo attuale ruolo di Segretario di Stato nella presidenza di Obama non fa che confermare questo sospetto- quindi allora le convenne fare la parte della “cornuta e felice” davanti alla nazione che, per questo atto di coraggio e di devozione nei confronti del presidente di tutti gli americani, non poteva che ammirarla. Nemmeno l’inchiesta del senato, che dovette giudicare Bill per falsa dichiarazione giurata e intralcio alla giustizia, arrivò alla conclusione che il presidente fosse colpevole; Clinton fu costretto a pagare delle sanzioni pecuniarie solo per alcuni capi d’accusa. Anche allora, però, il popolo non giudicò, pur avendo la stampa sollevato un polverone, più che polverone una vera e propria nube tossica. Ma gli americani, evidentemente, sono più autonomi nei loro giudizi e non si lasciano facilmente influenzare dalla stampa.

Non dimentichiamo, poi, che Clinton era già stato processato per violenza sessuale nei confronti di tale Paula Corbin Jones, una giornalista che aveva dichiarato di aver subito delle violenze da parte del presidente nel 1991, all’epoca governatore dell’Arkansas. Anche in quel caso ne uscì pulito nonostante si dica che quello “scandalo” contribuì a sollevare il polverone della Lewinsky. Tuttavia, Clinton fu presidente degli States per due mandati, dal 1992 al 2000, senza che questi “nei” pesassero sul suo ruolo politico che fu messo in discussione per altri fatti molto più seri , ma non certo per questioni di sesso peraltro provate. Ciò che riguarda il nostro premier, invece, è ancora da provare ma nonostante ciò, si grida allo scandalo e lo si ritiene indegno del ruolo che occupa. Pazienza l’infelice battuta di Franceschini sull’educazione dei figli, che con la politica c’entrava come i classici cavoli a merenda. Ora, però, è la Chiesa a tuonare, nonostante l’iniziale indifferenza nei confronti dei gossip. Sembra che anche le alte sfere ecclesiastiche si lascino influenzare dai panni sporchi di “casa Italia”.

Infine mi chiedo: se una nazione come quella americana è passata sopra a due scandali come quelli ricordati –e sono solo un esempio, non di certo gli unici- perché mai gli italiani dovrebbero giudicare il cavaliere riguardo a questioni private che nulla hanno a che vedere con la politica? Tutt’al più Silvio non ci fa una bella figura, ma fosse anche un puttaniere incallito, a noi che ce ne importa? Ho il sospetto che, visto che non ritengo che gli italiani siano più puritani degli statunitensi, si faccia tutto questo schiamazzo solo perché la persona in questione si chiama Berlusconi. Una volta ancora è l’invidia la molla che fa scattare il caos mediatico, complice anche la moglie, ormai ex, che in teoria sarebbe l’unica persona interessata ai fatti, essendo essi privati. Ma la signora ha parlato prima e così si è giocata una carta importante: avesse aspettato, probabilmente avrebbe potuto pretendere per il divorzio più del miliardo di euro richiesto, come equo risarcimento morale per una donna, tanto morigerata, che ha sopportato in silenzio accanto a sé la presenza di un uomo che preferisce pagare il sesso piuttosto che infilarsi nel letto di una moglie bella come lei. Ma vi pare possibile? A me, sinceramente no.

IL GIURAMENTO DI BARACK OBAMA

giuramento obama

Il 44esimo presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Hussein Obama, ha giurato a Washington poco dopo le 18 ora italiana. L’atteso momento, dunque, è arrivato e chiunque, presente alla cerimonia o semplice spettatore della diretta televisiva, può essere orgoglioso di questo presidente che riscatta il popolo afro-americano dagli sciocchi pregiudizi e dalle insensate persecuzioni che hanno caratterizzato secoli di storia americana.

Michelle Obama, con un grazioso anche se forse un po’ troppo vistoso abito giallo, è arrivata sulla scalinata del Campidoglio, insieme a Jill Biden, vicepresidente, con in mano la Bibbia sui cui giuro’ il 4 marzo 1861 Abraham Lincoln. Proprio questa è stata scelta da Obama, primo tra tutti i suoi predecessori, perché Lincoln rappresenta un modello e fonte d’ispirazione principale per il nuovo inquilino della Casa Bianca. Come vuole la tradizione, la first lady ha tenuto in mano la Bibbia su cui ha giurato il marito. Una tradizione, in effetti recente: prima del 20esimo secolo infatti, spesso le first lady neanche partecipavano alla cerimonia di giuramento. Fu Lady Bird Johnson a decidere nel 1965 di sorreggere la Bibbia, dando così da allora un ruolo centrale anche alle mogli dei presidenti.
Al fianco della coppia le due bambine, Malia e Sasha, l’una vestita di blu e l’altra di rosso, colori della bandiera americana.
Per l’occasione, la nonna di Barack, l’ottantasettenne Sarah Obama , è volata negli USA dal Kenia e ha presenziato alla cerimonia grazie al visto che l’ambasciata americana a Nairobi le ha consegnato qualche giorno fa.

Il discorso del non troppo emozionato nuovo presidente degli States è stato in gran parte impostato sul momento di crisi attuale, passando attraverso la lotta al terrorismo, nella speranza che il suo operato possa portare ad una svolta che potrebbe essere considerata epocale.
«L’economia è in crisi a causa del fallimento e della cupidigia di alcuni e della mancanza di decisione di altri», sono state le prime parole pronunciate dal presidente dopo il giuramento. «Le sfide che dobbiamo affrontare sono molte. Ma sappi questo, America: saranno affrontate! Oggi siamo qui perché abbiamo scelto la speranza sulla paura». Per quanto riguarda la sicurezza, Obama ha detto che «è falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali. L’America è amica di ogni nazione, di ogni persona che cerchi pace, giustizia e libertà».

Forse un discorso impostato sulla retorica ma, considerata la grande forza d’animo e la caparbietà del neo presidente, si può ben sperare che i progetti vengano realizzati al più presto per portare nel mondo quella pace e quella serenità di cui l’umanità ha bisogno.

W OBAMA: BELLO, GIOVANE E …

berlusconi e obamaLa stampa di mezzo mondo si sta occupando da ieri della gaffe di Berlusconi su Obama. Eppure ci sarebbero tanti altri fatti di cui occuparsi con tanto zelo. Pazienza, ancora una volta la stampa e l’opinione pubblica hanno contribuito ad innalzare, se possibile, il già elevatissimo narcisismo del nostro Premier. Ora ha un motivo in più per bearsi nel suo innato egocentrismo … e dire che tutti quelli che non lo sopportano non si rendono conto che così facendo si continua a parlare di lui. Pare che la stessa elezione di Barack Obama sia passata in secondo piano.
Per curiosità ho fatto un giro, on – line, sui siti dei quotidiani italiani ed esteri, leggiucchiando qua e là i commenti all’infausto show in cui il  Silvio nazionale si è esibito nella lontana Russia. Con gran delusione ne ho dedotto che letto un articolo, li hai letti tutti. Non solo nell’ambito della stampa italiana, ma anche in quella straniera. In pratica si trovano svariate traduzioni del pezzo riportato sul Corriere della Sera: evidentemente all’estero il Corriere è per antonomasia “il Giornale”.

Fatta questa premessa, non starò a ripetere quello che è già stato detto, scritto, commentato, specie dall’opposizione che non aspettava altro che un’altra occasione per scagliarsi contro al nostro Premier, accantonata, almeno per un po’, la questione del decreto Gelmini.
Mi soffermo, perciò, su alcuni commenti letti sul sito del Times. Leggo con meraviglia che i più agitati sono gli italiani: quasi tutti si scusano, si vergognano di appartenere al popolo italiano, ritengono che le parole di Berlusconi rappresentino un’offesa per tutta la popolazione … insomma, tanti “sorry” a fronte di un più distaccato e neutro atteggiamento di molti stranieri. E questo la dice lunga sul famoso “gatto che si morde la coda”.
Tra tanti commenti ne ho scelto alcuni che vogliono, a volte in modo sagace, sdrammatizzare la situazione.

Nathan da Oxford scrive: “Ragazzi, avete bisogno di darvi una calmata! Dire a qualcuno che è abbronzato, non significa che sia razzista, come potrebbe esserlo? La gente sta semplicemente tentando di far passare una battuta per razzismo solo perché di questi tempi è la faccenda più popolare contro cui scagliarsi.”

Sempre da Oxford Jen afferma: “Dubito che qualcuno in America possa considerare la battuta offensiva. Obama stesso, probabilmente, l’ha trovata un po’ divertente. Non credo fosse un commento razzista: i neri e i mulatti generalmente passano sopra cose di questo tipo. Sono i bianchi che di solito vanno nel panico e considerano cose del genere oltraggiose, a loro vantaggio.”

E ancora, Laura da Londra: “Dovete essere felici di chiamare Obama ‘nero’, dimenticando che al 50% è bianco, quindi, secondo la logica, dovreste essere felici di chiamarlo ‘abbronzato’ dimenticando che al 50% è nero. Ma i due punti di vista sono entrambi errati: Obama non è nero ma è di razza mista, quindi, visto che dire ‘abbronzato’ equivale a dire ‘nero’, il concetto di fondo è errato.”

Evidentemente abituata alle gaffe del Premier, ancora da Oxford Sonia saggiamente osserva: “È vero che Berlusconi è famoso per i commenti fuori luogo. Comunque la gente non dovrebbe reagire in questo modo di fronte a certe cose. Nel mondo accadono fatti ben più terribili e preoccupanti. Gente, politici e stampa dovreste rivolgere la vostra attenzione su quelli! Io sono ancora orgogliosa di essere italiana!”

Infine, C.Sette da Londra fa notare che “Chiunque parli italiano dovrebbe capire che dire ‘giovane, bello e abbronzato’ equivale a dire ‘alto, scuro e carino’ … ce ne vuole per arrivare ad un commento razzista.”

Insomma, non mi pare che tutti se la siano presa a male. A parte l’elucubrazione mentale di Laura sull’essere neri o bianchi al 50 % (ho avuto delle difficoltà anche a tradurre il commento … più andavo avanti e meno capivo!), credo che persone ragionevoli possano ritenere che, al di là della sconvenienza di tale affermazione, Berlusconi volesse risultare spiritoso … Eppure, viste le infelici battute fatte in diverse situazioni, avrebbe già dovuto capire che non fa ridere nessuno. L’unico effetto che sortisce ogni volta è l’indignazione di tutta l’opposizione. Anche loro, però, potrebbero rivolgere l’attenzione altrove!
Battute a parte, sono felice per Obama e per tutto il popolo americano, bianchi, neri, meticci … insomma, di fronte al primo presidente degli States con il colorito un po’ scuro bisognerebbe inchinarsi e ringraziare Dio che, finalmente, i milioni di africani che hanno subito per secoli ogni sorta di sopruso possano avere il giusto e dovuto riscatto morale.

Se proprio vogliamo parlare di battute, a me pare molto più infelice quella di Gasparri: “Al Quaeda felice con Obama”. Purtroppo questa non era una spiritosaggine … ah, se l’avesse pronunciata Berlusconi, chissà cosa sarebbe successo. La terza guerra mondiale?