Non avrei mai voluto scrivere questo post, ma sono davvero stufa di leggere sui giornali –anzi, non li leggo nemmeno ma è inevitabile sentirne parlare- vari articoli, più o meno tendenziosi, sul Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e sul presunto sexgate nostrano. Siamo da un bel po’ bersagliati da gossip che pare interessino soprattutto i gossippari incalliti e l’opposizione. Franceschini e D’Alema, specialmente, tra i pettegolezzi ci sguazzano. S’interessassero di problemi più seri, sarebbe meglio. Ma sembra che, non potendo far leva sull’elettorato per riprendersi, abbiano adottato la strategia dell’inzaccheramento del premier. Non bastava lo “scandalo” del divorzio annunciato da Veronica Lario, che poi non ha davvero scandalizzato nessuno; non bastavano le insinuazioni sui rapporti tra Noemi e il “papi” o quelle sui voli di Stato ad uso privato, poi smentite dalla magistratura con l’archiviazione, che lo stesso Berlusconi aveva preannunciato; non bastavano le foto rubate a Villa Certosa; no, tutto questo, evidentemente non bastava, perché è da qualche giorno che sentiamo parlare di una certa Patrizia D’Addario e un’altra degna “comare”, certa Barbara Montereale, che hanno a che fare anche loro con festini in villa.
Insomma, da Villa Certosa a Villa Grazioli il passo è breve. L’inchiesta su presunti appuntamenti con donne di dubbia moralità è partita da Bari. Mai state così vicine la Sardegna e la Puglia, due regioni italiane legate dallo stesso destino, quello di far da sfondo allo scandalo, vero o presunto, di cui è protagonista, o vittima, Silvio Berlusconi.
Da piccola mi hanno insegnato che i panni sporchi si lavano in casa ma, a quanto pare, ciò non vale per le ville. I panni che si sporcano nelle ville sono speciali e vanno lavati separatamente, come i capi delicati. Così, da diversi luoghi d’Italia partono le inchieste della magistratura volte ad accertare la parte avuta dal premier nel sexgate di casa nostra. Ma il lavaggio dei panni non si ferma a “casa Italia”. No, la stampa di mezzo mondo si sta interessando dei panni sporchi più famosi del momento. Tutti con il dito puntato contro il presidente del consiglio: già si parla di “corte”, “imperatore” e “cortigiane”. In questa metafora dal sapore antico già me lo vedo Berlusconi che si bea di tante attenzioni ed elargisce collane e orecchini, doni generosi per donne in cerca di notorietà.
Lo scandalo a corte però non è una novità. Anzi, il termine sexgate è stato coniato oltreoceano, negli States, prendendo a prestito il suffisso “gate” utilizzato in un altro scandalo famoso, quello che coinvolse Nixon, chiamato Watergate.
Se ci spostiamo negli States, dunque, nel lontano maggio1962 al Madison Square Garden, un’attrice dai capelli biondo platino, molto graziosa e formosa, cantava Happy Birthday ad un uomo affascinante, molto più del nostro Silvio: stiamo parlando di Marylin Monroe e di JFK, mica due qualunque. Era il quarantacinquesimo compleanno del Presidente Kennedy e Marylin, sotto lo sguardo imbarazzato di molti, in un abito aderentissimo color argento tempestato di paillettes, con un fil di voce ma in modo terribilmente sexy cantava gli auguri al presidente. Come scrive il biografo di JFK Robert Dallek, nel libro An Unfinished Life: John F. Kennedy, 1917-1963 uscito in America nel 2003 e l’anno dopo in Italia, “ Kennedy era anche convinto di piacere ai giornalisti e pensava che avrebbero avuto delle remore a metterlo in difficoltà pubblicando articoli sulla sua vita sessuale. Naturalmente si rendeva conto che i rapporti tra un presidente e la stampa sono sempre, in certa misura, conflittuali.”. Già, anche il nostro premier se ne rende conto, specie se la stampa è di sinistra e ingigantisce i fatti operando quello che per il cavaliere è un vero e proprio complotto. Tuttavia, tornando al 1962, Kennedy ne uscì “pulito”, ovvero la relazione con l’attrice passò sotto silenzio, salvo riemergere dopo la di lei scomparsa, anche se non fu mai chiarito se si trattasse di suicidio od omicidio. Qualcuno parla addirittura di omicidio su commissione, in relazione a dei fatti top secret, addirittura sugli alieni, di cui l’attrice pare fosse stata informata dal presidente in persona. L’ho sempre detto: mai fare confidenze sotto le lenzuola.
Sempre a detta di Dallek, “di certo, se si esaminano le agende di Kennedy alla Casa Bianca non sembra abbia mai trascurato qualcosa che considerasse degno di nota.”. Ecco, questa osservazione fa la differenza: negli USA anche se un presidente si concede delle distrazioni, non è esecrabile purché rispetti gli impegni con la nazione. D’altra parte, secondo un altro biografo di Kennedy, Richard Reeves, “di norma lo svago con le donne occupava meno tempo del tennis”. Mi chiedo se Berlusconi giochi a tennis ma mi sembra che gli preferisca il golf. Per le percentuali si possono fare delle congetture ma i dati certi non li abbiamo.
Anche quando si parlò, sempre secondo Dallek, di una stagista, Marion “Mimi” Bardsley, una biondina di 19 anni che avrebbe intrecciato una relazione con Kennedy nelle due estati di praticantato compiuto presso la Casa Bianca, la nazione non espresse giudizi. Bastava, infatti, che JFK si occupasse di politica; d’altra parte, sempre a detta di Dallek, il presidente e la moglie Jaqueline e “le loro elegantissime feste di gala alla Casa Bianca, l’ interesse per le arti e la frequentazione dei personaggi più selezionati e brillanti sia in patria sia all’ estero inorgoglivano il Paese.”. Ecco, in questo sta la pecca della ormai ex coppia Berlusconi-Lario: non sembrano dotati dello stesso carisma, almeno non pare suscitassero, nemmeno ai tempi della loro unione felice, sempre che lo sia stata, grande orgoglio negli italiani.
E che dire dell’altro scandalo, molto più pesante, che ha coinvolto un altro presidente americano? Sto parlando della “relazione”, prima smentita e poi ammessa, tra Bill Clinton e Monica Lewinsky nel 1998. Sarebbe meglio parlare solo di incontri di sesso ma in sostanza è la stessa cosa. Sempre di corna si tratta.
La stagista, come tutti sanno, aveva svelato dei loro incontri nella camera ovale, poi ribattezzata camera orale, visto che, quando la verità venne a galla, dopo una clamorosa iniziale smentita da parte di Clinton, si parlò di sesso orale, non di rapporti sessuali completi. A parte il fatto che a noi, sinceramente, la differenza non pare così importante considerato che dal punto di vista morale il comportamento del presidente americano fu in ogni caso biasimabile, quello che invece sconvolge è che prima abbia smentito, giurando il falso tra l’altro, poi si vide costretto a confessare per non fare una figura più meschina di quella già fatta. Ma nemmeno l’ammissione di aver fatto sesso con la Lewinsky portò l’opinione pubblica a scandalizzarsi più che tanto. Credo che l’America si chiedesse come potesse Hillary sopportare tutto ciò. E anche qui c’è una differenza sostanziale con i fatti accaduti in Italia: per molto meno, cioè un’innocente festa di compleanno, la signora Berlusconi ha chiesto il divorzio. Verrebbe da dire: coraggiosa Veronica e opportunista Hillary. Mrs Clinton, infatti, aveva delle mire politiche –e il suo attuale ruolo di Segretario di Stato nella presidenza di Obama non fa che confermare questo sospetto- quindi allora le convenne fare la parte della “cornuta e felice” davanti alla nazione che, per questo atto di coraggio e di devozione nei confronti del presidente di tutti gli americani, non poteva che ammirarla. Nemmeno l’inchiesta del senato, che dovette giudicare Bill per falsa dichiarazione giurata e intralcio alla giustizia, arrivò alla conclusione che il presidente fosse colpevole; Clinton fu costretto a pagare delle sanzioni pecuniarie solo per alcuni capi d’accusa. Anche allora, però, il popolo non giudicò, pur avendo la stampa sollevato un polverone, più che polverone una vera e propria nube tossica. Ma gli americani, evidentemente, sono più autonomi nei loro giudizi e non si lasciano facilmente influenzare dalla stampa.
Non dimentichiamo, poi, che Clinton era già stato processato per violenza sessuale nei confronti di tale Paula Corbin Jones, una giornalista che aveva dichiarato di aver subito delle violenze da parte del presidente nel 1991, all’epoca governatore dell’Arkansas. Anche in quel caso ne uscì pulito nonostante si dica che quello “scandalo” contribuì a sollevare il polverone della Lewinsky. Tuttavia, Clinton fu presidente degli States per due mandati, dal 1992 al 2000, senza che questi “nei” pesassero sul suo ruolo politico che fu messo in discussione per altri fatti molto più seri , ma non certo per questioni di sesso peraltro provate. Ciò che riguarda il nostro premier, invece, è ancora da provare ma nonostante ciò, si grida allo scandalo e lo si ritiene indegno del ruolo che occupa. Pazienza l’infelice battuta di Franceschini sull’educazione dei figli, che con la politica c’entrava come i classici cavoli a merenda. Ora, però, è la Chiesa a tuonare, nonostante l’iniziale indifferenza nei confronti dei gossip. Sembra che anche le alte sfere ecclesiastiche si lascino influenzare dai panni sporchi di “casa Italia”.
Infine mi chiedo: se una nazione come quella americana è passata sopra a due scandali come quelli ricordati –e sono solo un esempio, non di certo gli unici- perché mai gli italiani dovrebbero giudicare il cavaliere riguardo a questioni private che nulla hanno a che vedere con la politica? Tutt’al più Silvio non ci fa una bella figura, ma fosse anche un puttaniere incallito, a noi che ce ne importa? Ho il sospetto che, visto che non ritengo che gli italiani siano più puritani degli statunitensi, si faccia tutto questo schiamazzo solo perché la persona in questione si chiama Berlusconi. Una volta ancora è l’invidia la molla che fa scattare il caos mediatico, complice anche la moglie, ormai ex, che in teoria sarebbe l’unica persona interessata ai fatti, essendo essi privati. Ma la signora ha parlato prima e così si è giocata una carta importante: avesse aspettato, probabilmente avrebbe potuto pretendere per il divorzio più del miliardo di euro richiesto, come equo risarcimento morale per una donna, tanto morigerata, che ha sopportato in silenzio accanto a sé la presenza di un uomo che preferisce pagare il sesso piuttosto che infilarsi nel letto di una moglie bella come lei. Ma vi pare possibile? A me, sinceramente no.