Cerco di tenermi alla larga dalle notizie che mi riempiono d’angoscia. Le leggo, beninteso, ma preferisco non parlarne. Mi spaventa tutto ciò che sta succedendo in alcuni Paesi dell’Africa Mediterranea: prima in Egitto, ora in Libia. Leggo sui giornali le cronache della rivolta quasi senza rendermi conto che dietro le parole che vediamo scritte sulle pagine dei quotidiani e sui siti Internet ci sono degli uomini che affrontano mille pericoli e disagi per portarci la loro testimonianza.
Ora, però, non posso fare a meno di pensare a questi giornalisti coraggiosi. In particolare il mio pensiero è rivolto a Pino Scaccia, inviato del Tg1, che ora si trova in Libia e sul suo blog dà le notizie che può quando può. Ora si trova nel centro della rivolta, come lui stesso dice nell’ultimo post scritto prima di partire e su cui lascia, appena ne ha la possibilità, commenti lapidari, giusto per tranquillizzare i suoi lettori, tra cui ci sono anch’io.
Vi invito a leggere il suo post e a pensare, anche per un solo istante, a quanto coraggio derivi da un’enorme dedizione per il proprio lavoro.
[foto da Affaritaliani.it]
Carissima Marisa ,scrittrice coraggiosa…..un grande abbraccio!
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@ irisilvi
Ciao, cara, e ben ritrovata! 😉
Coraggiosa io? Nulla a confronto del nostro Pino. Lo ammiro davvero tanto.
A presto.
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Concordo in pieno.
Ma una domanda, senza voler fare polemica.
Come fanno alcune notizie a mettere angoscia ad un\a Giornalista?
E’ come un medico che si impressiona del sangue.
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@ Walter
Il fatto è che … non sono una giornalista! Sono solo una “povera” prof che si diletta a scrivere su queste modeste pagine.
In ogni caso, sempre senza voler far polemica, il giornalismo non è fatto solo di cronaca. Ad esempio, se io fossi una giornalista di moda, potrei anche sentirmi angosciata nel leggere certe notizie.
Grazie per essere passato a trovarmi. 🙂
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Certi giornalisti sarebbero da definire troppo appassionati.
Indubbiamente, scusa l’espressione, hanno le palle di acciaio inossidabile Solingen!
Li ammiro!
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@ quarchedundepegi
Sì, davvero ammirevole. Ancora di più se pensiamo che Pino fa l’inviato, spesso di guerra, da più di trent’anni. Non è un giovane alla ricerca di fama, ce l’ha già. Non deve dimostrare il coraggio, l’ha già dimostrato a Chernobyl, Kabul, Kuwait City, Bagdad … insomma, potrebbe stare tranquillo nel suo ufficio a Saxa Rubra e invece, ancora impavido, continua a fare l’inviato di guerra.
Palle d’acciao, sì, sì. 🙂
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Bengasi (Libia). Da ieri sto nel centro della rivolta. Il viaggio è stato lungo e faticoso ma qui siamo stati accolti benissimo dagli insorti. Le comunicazioni sono quasi impossibili. Riesco in emergenza a postare questa foto. Non sono in grado per ora di dialogare (non riesco neppure a leggere i vostri commenti, lo farò con calma quando uscirò dall’inferno), ma intanto volevo darvi il segno del volo del gabbiano. La tribù è con me. Se volete, seguitemi al tg.
LE ULTIME DI PINO SCACCIA DAL SUO BLOG.
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Marisa forse tu puoi trovare delle parole ,che non abbiano sale di lacrime ,per ricordare Yara. Un abbraccio
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@ irisilvi
Grazie per il pensiero. Non so se dedicherò a questa triste vicenda qualche riga. Visto che la famiglia ha vissuto questo dramma con dignitoso silenzio, mi sembrerebbe quasi di farle un torto.
Un abbraccio.
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Da giornalista ringrazio quei giornalisti che con passione svolgono il proprio mestiere ricercando sempre la verità e tentando di dare voce a realtà difficili… Sì, non deve essere semplice nè leggero lavorare in situazioni di conflitto. E, purtroppo!, abbiamo anche esempi di chi ha pagato con la vita l’amore per la propria professione e la verità, da Ilaria Alpi ad Anna Politkovskaja… Li ringrazio anche da lettrice. Io ho scelto ambiti di lavoro differente, ma credo che la passione e la volontà di offrire un’informazione corretta debbano abitare in ogni giornalista.
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grazie a tutti i giornalisti!
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@ Sara Bauducco
Grazie per aver ricordato alcuni giornalisti che hanno dato la vita per testimoniare i fatti, spesso scomodi. Io ricordo, ad esempio, Marco Luchetta, Miran Hrovatin, Saša Ota e Dario D’Angelo il cui sacrificio è ancora vivo nel ricordo di molti grazie alla Fondazione che offre sostegno ai bambini e alle loro famiglie provenienti dalle zone più povere e arretrate e che si trovano in difficoltà, necessitando di cure mediche. Ho conosciuto personalmente Marco e la moglie Daniela e sono orgogliosa dell’impegno profuso da quest’ultima per ricordare il sacrificio di suo marito e degli altri colleghi.
Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare questi grandi uomini.
@ Carmela
Grazie a te.
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Dall’ultimo post di Pino:
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Ancora un’aggiornamento dal blog di Pino Scaccia:
Che dire? Coraggio è poco.
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