GIORNALISTI CORAGGIOSI


Cerco di tenermi alla larga dalle notizie che mi riempiono d’angoscia. Le leggo, beninteso, ma preferisco non parlarne. Mi spaventa tutto ciò che sta succedendo in alcuni Paesi dell’Africa Mediterranea: prima in Egitto, ora in Libia. Leggo sui giornali le cronache della rivolta quasi senza rendermi conto che dietro le parole che vediamo scritte sulle pagine dei quotidiani e sui siti Internet ci sono degli uomini che affrontano mille pericoli e disagi per portarci la loro testimonianza.

Ora, però, non posso fare a meno di pensare a questi giornalisti coraggiosi. In particolare il mio pensiero è rivolto a Pino Scaccia, inviato del Tg1, che ora si trova in Libia e sul suo blog dà le notizie che può quando può. Ora si trova nel centro della rivolta, come lui stesso dice nell’ultimo post scritto prima di partire e su cui lascia, appena ne ha la possibilità, commenti lapidari, giusto per tranquillizzare i suoi lettori, tra cui ci sono anch’io.

Vi invito a leggere il suo post e a pensare, anche per un solo istante, a quanto coraggio derivi da un’enorme dedizione per il proprio lavoro.

[foto da Affaritaliani.it]

14 pensieri riguardo “GIORNALISTI CORAGGIOSI

  1. Concordo in pieno.
    Ma una domanda, senza voler fare polemica.
    Come fanno alcune notizie a mettere angoscia ad un\a Giornalista?
    E’ come un medico che si impressiona del sangue.

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  2. @ Walter

    Il fatto è che … non sono una giornalista! Sono solo una “povera” prof che si diletta a scrivere su queste modeste pagine.

    In ogni caso, sempre senza voler far polemica, il giornalismo non è fatto solo di cronaca. Ad esempio, se io fossi una giornalista di moda, potrei anche sentirmi angosciata nel leggere certe notizie.

    Grazie per essere passato a trovarmi. 🙂

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  3. @ quarchedundepegi

    Sì, davvero ammirevole. Ancora di più se pensiamo che Pino fa l’inviato, spesso di guerra, da più di trent’anni. Non è un giovane alla ricerca di fama, ce l’ha già. Non deve dimostrare il coraggio, l’ha già dimostrato a Chernobyl, Kabul, Kuwait City, Bagdad … insomma, potrebbe stare tranquillo nel suo ufficio a Saxa Rubra e invece, ancora impavido, continua a fare l’inviato di guerra.

    Palle d’acciao, sì, sì. 🙂

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  4. Bengasi (Libia). Da ieri sto nel centro della rivolta. Il viaggio è stato lungo e faticoso ma qui siamo stati accolti benissimo dagli insorti. Le comunicazioni sono quasi impossibili. Riesco in emergenza a postare questa foto. Non sono in grado per ora di dialogare (non riesco neppure a leggere i vostri commenti, lo farò con calma quando uscirò dall’inferno), ma intanto volevo darvi il segno del volo del gabbiano. La tribù è con me. Se volete, seguitemi al tg.

    LE ULTIME DI PINO SCACCIA DAL SUO BLOG.

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  5. @ irisilvi

    Grazie per il pensiero. Non so se dedicherò a questa triste vicenda qualche riga. Visto che la famiglia ha vissuto questo dramma con dignitoso silenzio, mi sembrerebbe quasi di farle un torto.

    Un abbraccio.

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  6. Da giornalista ringrazio quei giornalisti che con passione svolgono il proprio mestiere ricercando sempre la verità e tentando di dare voce a realtà difficili… Sì, non deve essere semplice nè leggero lavorare in situazioni di conflitto. E, purtroppo!, abbiamo anche esempi di chi ha pagato con la vita l’amore per la propria professione e la verità, da Ilaria Alpi ad Anna Politkovskaja… Li ringrazio anche da lettrice. Io ho scelto ambiti di lavoro differente, ma credo che la passione e la volontà di offrire un’informazione corretta debbano abitare in ogni giornalista.

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  7. @ Sara Bauducco

    Grazie per aver ricordato alcuni giornalisti che hanno dato la vita per testimoniare i fatti, spesso scomodi. Io ricordo, ad esempio, Marco Luchetta, Miran Hrovatin, Saša Ota e Dario D’Angelo il cui sacrificio è ancora vivo nel ricordo di molti grazie alla Fondazione che offre sostegno ai bambini e alle loro famiglie provenienti dalle zone più povere e arretrate e che si trovano in difficoltà, necessitando di cure mediche. Ho conosciuto personalmente Marco e la moglie Daniela e sono orgogliosa dell’impegno profuso da quest’ultima per ricordare il sacrificio di suo marito e degli altri colleghi.
    Ti ringrazio per avermi dato la possibilità di ricordare questi grandi uomini.

    @ Carmela

    Grazie a te.

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  8. Dall’ultimo post di Pino:

    Aria di guerra
    28 febbraio 2011
    Bengasi (Libia). Torno miracolosamente a collegarmi. Non mi azzardo neppure a postare una foto, non so quanto potrà reggere la linea. Peccato perchè avevo beccato un gabbiano che volava proprio davanti alla mia finestra che guarda sul mare. L’aria è brutta. Bengasi si prepara a un nuovo attacco: oggi ho visto gli insorti che attrezzavano la contraerea. Ho letto di Yara e del nuovo lutto in Afghanistan. Il mondo è proprio un inferno e se ve lo dico da qui potete crederci. Sto bene, se non mi faccio vivo è per la difficoltà sovrumana nelle comunicazioni. Riesco a mandare i servizi al tg, menomale. E’ importante raccontare.

    Mi accorgo adesso che è impossibile accedere ai social network. Sia Facebook che Twitter sono irraggiungibili dalla Libia. Una mossa del regime per spezzare il filo web della rivolta. Passate parola, per piacere.

    LINK

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  9. Ancora un’aggiornamento dal blog di Pino Scaccia:

    La fuga
    13 marzo 2011
    Bengasi (Libia). Le truppe del regime avanzano, hanno ripreso Ras Lanuf e si sono spinte fino a Brega, città che fino a qualche giorno fa abbiamo frequentato e raggiunto senza ostacoli perchè in mano ai ribelli. Adesso, si dice, Gheddafi punterà verso Bengasi (per non parlare di un possibile attacco a Tobruk che di fatto accerchierebbe la capitale della Cirenaica). Qui stanno scappando in molti, parlo dei colleghi. Per la paura di un attacco diretto o anche per il rischio di rimanere bloccati. Il nostro gruppo per ora ha deciso di restare, almeno fino a un pericolo reale. Non è facile decidere nè comodo stare qui ma è il nostro mestiere. Nessuno di noi è un eroe e neppure ha la vocazione di diventarlo, ma dopo tutta una vita da cronista non me la sento davvero di scappare. Non l’ho mai fatto e non lo farò mai. E poi proprio adesso.

    Che dire? Coraggio è poco.

    LINK

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