BELEN, AMBROGIO E IL “TESTINA”: MA CHE SPOT È?


E rieccomi a parlare degli spot di un noto gestore telefonico che vede come protagonisti Belen Rodriguez e Christian De Sica. I due attori, con le loro immancabili divise da poliziotti, prestano servizio in spiaggia. All’altoparlante si sente un avviso, uno di quelli che spesso bombardano le nostre orecchie mentre ce ne stiamo beatamente distesi sui lettini a prendere il sole o seduti sul bagnasciuga a lasciarci accarezzare dolcemente dalle onde: un bambino si è perso.

Fin qui, nulla di strano. La stranezza sta, invece, nel fatto che, guarda caso, il piccolo Ambrogio, in tenuta balneare di dubbio gusto (non fosse altro per la prominenza del “pancino”, stretto tra improbabili calzoncini anni ’60 e maglietta a righe che qualsiasi bambino normale si rifiuterebbe di indossare), sta proprio lì davanti ai poliziotti. Alla domanda gentile di De Sica, che s’informa sulla solitaria presenza dell’innocente e sprovveduta creatura in riva al mare, il piccolo rende noto, come se non l’avessimo capito (e in effetti l’unico a non averlo capito è proprio De Sica), di essere Ambrogio, il bambino che si è perso. Anche fin qui, nulla di anormale. La cosa che, invece, lascia sconcertati, è che il bambino apostrofa il poliziotto con l’appellativo, tutto milanese, di “testina”. Il che non rientra propriamente nel bon ton. Eppure, quando arriva la madre, una sorta di Wanda Osiris in tenuta balneare, non sembra una genitrice distratta e incapace di impartire una buona educazione ai figli. Anzi, si scusa con il poliziotto e si lascia prendere sottobraccio da lui, mentre la premurosa Belen, con la sollecitudine guidata dall’istinto materno, si prende cura del piccolo Ambrogio, bimbo milanese e un po’ cafone. La madre, interessata più alle advances di De Sica che al figlio, si lascia abbindolare dalla favella accattivante del poliziotto che, seppur romano de Roma, dice di adorare Milano e la cassuela, e lo segue allegramente chissà dove.

In tutto questo non ho capito bene cosa c’entri il telefono, ma ammetto che quando guardo gli spot con Belen e De Sica l’ultima cosa che attira la mia attenzione è la promozione offerta dal gestore telefonico.
Ma a parte i miei problemi di decodificazione del messaggio pubblicitario, quello che non sopporto, in generale, è la maleducazione. Lo spot, in qualche modo, rappresenta l’apoteosi della cafonaggine: quella del bambino che si permette di dare del “testina” a un poliziotto e quella della madre che si lascia conquistare dalla galanteria di De Sica e giustifica il figlioletto invece di assestargli un sonoro ceffone sulla guancia, anche a costo di essere denunciata per maltrattamenti su un minore.

Mi chiedo: qual è l’utilità dello spot in questione? Assistere ad una scenetta così poco edificante convince lo spettatore ad utilizzare i servizi telefonici in promozione?
Se penso che dietro a tutto ciò ci sono degli autori, esperti di marketing e comunicazione, art director, copywriter e chissà quante altre teste pensanti profumatamente pagate, mi rattristo alquanto e mi domando: dove sta la novità? Bambini maleducati in giro, purtroppo, ce ne sono tanti e mamme oche anche di più.

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23 pensieri riguardo “BELEN, AMBROGIO E IL “TESTINA”: MA CHE SPOT È?

  1. sconcertante. tra l’altro non so se ci hai fatto caso ma in uno spot precedente in cui De Sica (anzi, meglio chiamarlo Christian ed omettere il cognome!) e Belen irrompevano in casa della zia di lui a cui chiedeva sentito l’odore di cucina.. “bucatini?” “no, fusilli”. E’ una citazione di un vecchio Vacanze di Natale dove c’era la stessa scena.

    Christian De Sica che si autocita come Quentin Tarantino.. 😦

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  2. @ Antonio

    Sì, conosco quello spot e ne ho scritto anche un post (LINK). Ho anche avuto l’onore di ricevere un commento da Christian. 🙂
    Non sapevo dell’autocitazione, anche perché non amo molto i cenepanettoni. Grazie, comunque, di averlo ricordato.

    @ Jacopo

    E’ proprio vero, ahimè. Ma d’altra parte la TV è lo specchio della realtà, bella o brutta che sia. 😦

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  3. A questo punto mi viene da ridere.

    Oggi, e non solo in Italia, le cose più importanti sono il calcio e i telefonini. Poi, molto poi, vengono altri valori.
    Se ci sono tanti maleducati, tanti cafoni e tante oche, è l’ideale per vendere telefonini e raccontarselo.
    Quindi, se volete vendere non dovete cercare la qualità ma la cafoneria, i maleducati e le oche.

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  4. @ Quarchedundepegi

    La tua è un’ottima spiegazione. Complimenti!
    Rimane sempre e comunque una triste realtà. 😦

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  5. @ marisamoles
    non credo sia un poi così grande onore. non credo nemmeno che fosse totalmente casuale. non credo nemmeno che fosse de sica. non credo nemmeno che a belen non piaccia. non credo nemmeno che non venda di più

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  6. Oggi stavo per fare un frontale con un fenomeno che ha sorpassato un furgone con la striscia continua. Ho dovuto frenare e lampeggiare e mentre ci sfioravamo, questi mi ha pure mostrato il dito indice. Ieri un altro mi stava prendendo sulle strisce pedonali, ha dovuto inchiodare di brutto, si è pure infastidito che gli ho fatto notare che, dove ci sono le strisce, bisognerebbe rallentare e prestare attenzione ai pedoni, anche questa è educazione.Potrei citare ogni giorno fatti di maleducazione e cafonaggine a cui assisto. Purtroppo è un dato di fatto, sotto gli occhi di tutti, che l’educazione è una virtù che viene trasmessa solo più in alcune famiglie, quindi non dobbiamo stupirci se la società mostra in TV e negli Spot, quello che quotidianamente vediamo in giro, tra le persone. PS Ho avuto modo di notare in un bar molto affollato, che lo spot in questione riscuote gradimento, ergo hanno commercialmente ragione gli autori.

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  7. @ Jacopo

    Mamma mia che diffidenza! Comunque anche a me è parso strano ricevere un commento da De Sica in persona ma, dopo aver letto su TV Sorrisi e Canzoni la medesima giustificazione e le stesse rimostranze, allora ho capito che doveva essere lui veramente. Sulla sua sincerità, tuttavia, non mi pronuncio.

    @ Raffaele

    Anch’io noto che sulla strada gli Italiani (e non solo!) raggiungono il massimo della cafonaggine.
    Se lo spot riscuote gradimento allora siamo messi molto ma molto male. 😦
    Buon per le aziende, comunque. Ma a quale prezzo …

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  8. Perfetto Raf, hai un indole da copy e hai ben compreso che ci sono clienti che preferiscono :”Il purchè si parli” e questo vuol dire abbassare di molto la qualità se si vuole raggiungere numericamente la massa – e allora ecco il trionfo delle produzioni del dietro degli scoiattolini, dei testina e via dicendo –
    Ho un passato di clienti che imponevano le loro IDEE CREATIVE nonostante i tentativi di far comprendere loro, che erano basse e volgari, stantie e per nulla comunicative – risposta : IO PAGO, IO VOGLIO, IO GENIO, PRETENDO! E allora ti meriti che io professionista ti costruisca esattamente quello che tu reputi geniale – Eterna diatriba fra arte e committente – Quando il mio morale è a terra per via dello scontro ideologico mi autorammento che anche Michelangelo ha lottato tutta la vita contro la committenza…io non sono Miky…però aiuta!

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  9. @ Loretta

    Grazie per il tuo contributo da esperta. Tuttavia, permettimi, da persona educata e madre di famiglia, di indignarmi.
    Capisco le ragioni del “io pago, voglio e pretendo” però, nel caso dello spot in esame, non si tratta di una semplice cafonata, tipo il palpeggiamento (involontario, per carità, signor De Sica!) di Belen. Qui siamo di fronte ad un bambino maleducato e ad una madre che lo giustifica perché è una “birba”. Ma stiamo scherzando?
    Abbiamo già discusso sul ruolo della TV e sull’esempio che può dare. Siamo d’accordo sul fatto che la TV sia lo specchio della realtà, nel bene e nel male. Ma quando protagonisti sono i bambini io non trovo alcuna giustificazione, nemmeno quella meramente commerciale. Non credo che un quadretto di vita quotidiana di questo genere possa far vendere di più, se non altro perché non penso proprio di essere io l’unica ad indignarmi.

    Mi dispiace ma io l’indole da copy non ce l’ho proprio. 😦

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  10. Io sono cresciuto in una famiglia povera, ricordo che per mantenere la famiglia, mio padre faceva 2 lavori e mia madre lavorava da sarta in casa. Nonostante le ristrettezze economiche, l’obbligo di essere educati, di non venir meno ai più elementari principi di rispetto ed educazione, non li abbandonava mai, così io e le mie sorelle siamo cresciuti considerando l’educazione un valore primario nell’essere parte di questa società. Eppure con quello che hanno passato, trascendere qualche volta non sarebbe stato ingiustificabile. Ricordo mia madre che tornava a casa sempre piangendo, dopo esser uscita a comprare in Paese, perchè sentiva che la chiamavano “la terrona”. Nonostante questo, con l’educazione si sono guadagnati il rispetto di tutto il paese. Certo sarebbe stato più semplice ed immediato reagire e comportarsi sullo stesso livello di maleducazione ed ignoranza. Io credo nell’educazione, penso sia il più importante valore perso per strada, che urge recuperare al più presto.
    PS Mi piace questa piccola comunità di blogger che si è creata perlopiù intorno a Loretta e Marisa.

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  11. IL FATTO CHE TU NE ABBIA SCRITTO DIMOSTRA CHE LE TESTINE LAUTAMENTE PAGATE FANNO BENE IL LORO LAVORO

    -MARCELLO, MARCé ER CAFONE PER GLI AMICI

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  12. @ Raffaele

    Grazie per aver raccontato la tua “storia”. Non credo, comunque, che ci sia una stretta connessione tra educazione e condizioni economiche o status sociale. I miei mi hanno insegnato che “signori si nasce, non si diventa”, ed è vero.

    Anche a me piace questa piccola comunità di blogger che si è creata e ti ringrazio per avermene dato merito, insieme a Loretta. A volte, pur non conoscendosi, con alcune persone si percepiscono delle affinità. Fa piacere scambiarsi le opinioni nel pieno rispetto del pensiero altrui … con educazione, insomma. 🙂

    @ SVEGLIONE ER CAFONE

    Lo dimostra anche il fatto che tu abbia letto e commentato.

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  13. @ SVEGLIONE ER CAFONE

    Su Internet, nei forum, scrivere in stampatello equivale a gridare ed è considerato la massima espressione di maleducazione ed arroganza. Se vuoi esprimere le tue opinioni nei ns. forum, puoi farlo tranquillamente, ma sussurrando, piano.

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  14. Sia ben chiaro che per me l’educazione e il rispetto sono estremamente importanti, vanno insegnati e soprattutto va dato l’esempio del loro uso in tutti i casi – Gli spot rispondono spesso ad esigenze economiche e se ci pensi (PURTROPPO) questo spot suscita ilarità, battute, commenti e quindi fa vendere – Sono la prima a lottare per la qualità del messaggio ma nel mondo del business vince l’interesse economico – infatti gli spot della pubblicità progresso che sono fatti molto bene sono totalmente a carico del senso civile del nostro Stato , nessuno investe (sempre PURTROPPO) per un messaggio educativo…sigh sigh!

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  15. HAHAHA !!! è che la gente di ponga problemi anche “banali” in un mondo che sta crollando a pezzi… io vorrei dare il mio piccolo tributo …

    perché non candidiamo, per mantenermi in tono gentile ed educato, l’Ambrogio come bambino piu Antipatico dell’estate 2010 ???

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  16. @ Loretta

    Non ho mai dubitato che per te l’educazione e il rispetto siano dei valori irrinunciabili.

    La maleducazione negli spot può anche far ridere e vendere di più, ma dipende dallo spettatore. Io, ad esempio, non solo non rido, ma nello spot di Ambrogio non riesco nemmeno a concentrarmi sull’offerta promozionale, tanto rimango allibita ogni volta che lo vedo, fosse anche la centesima.

    Ammetto di essere una consumatrice anomala, in quanto difficilmente faccio un acquisto pensando alla pubblicità … a parte, forse, qualche detersivo da cui mi aspetto miracoli che puntualmente non arrivano! 😦

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  17. Ho letto quasi tutti i commenti e mi sono reso conto che, in fondo in fondo, la maleducazione si dimostra vincente, e alla fine tutti passeranno a TIM.
    Un proverbio suona cosÌ (più o meno):
    CHE NE PARLINO BENE O CHE NE PARLINO MALE, NON IMPORTA: L’IMPORTANTE CHE NE PARLINO.

    Credo che, di fronte a certe manifestazioni, sarebbe bello poter mettere in azione L’INDIFFERENZA (che fa più male dell’odio).

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