Le donne iraniane possono giocare a calcio. Non solo, possono far parte di una squadra e partecipare alle competizioni sportive. Fin qui la buona notizia. La cattiva è che lo possono fare ma a condizione di giocare completamente coperte, ad eccezione delle mani e del volto, e con il velo in testa. Che succede, però, se durante un’azione una calciatrice iraniana perde il velo? Potrebbe essere punita, anche se l’evento è palesemente fortuito, e non si tratta di un cartellino giallo, purtroppo.
È successo ad una giovane giocatrice di calcio, durante le olimpiadi giovanili che si disputano a Singapore. Durante la partita che le iraniane stavano disputando per il terzo posto contro le giocatrici turche, Fatemeh Shirafkannejad è rimasta a capo scoperto e si è subito disperata, non certo per l’azione fallita. Anche le compagne di squadra non hanno nascosto la disperazione perché per una donna musulmana rimanere a capo scoperto, anche indipendentemente dalla loro volontà, costituisce un vero e proprio delitto, sanzionabile proprio come una qualsiasi trasgressione alla legge coranica.
Per il momento non si sa cosa aspetti la povera Fatemeth al ritorno in patria. Ma a giudicare dall’apprensione di tutte le compagne, subito accorse in suo aiuto per farle infilare nuovamente la cuffia, non s’intuisce nulla di buono.
La cosa curiosa, se vogliamo dir così, è che la squadra avversaria, la Turchia, è anch’essa composta da giocatrici seguaci di Allah, ma abbigliate all’occidentale: pantaloncini corti, maglietta a maniche corte e soprattutto il capo scoperto.
La federazione iraniana avrebbe, addirittura, voluto che le ragazze scendessero in campo con l’hijab, il tradizionale velo islamico. Ma di fronte al rifiuto della Fifa, si è arrivati al compromesso che ha costretto le giocatrici iraniane ad indossare una specie di cuffia che, però, si è rivelata poco pratica nei tiri di testa.
Di fronte a questa notizia non so se dire “povera Fatemeth” oppure indignarmi perché nel XXI secolo delle giovani donne con la passione del calcio debbano indossare il velo anche in campo. D’altra parte, sono consenzienti e quindi si godono la passione per uno sport che, tra l’altro, è assai poco femminile, pur con la cuffia in tesa. Ma almeno non si gridi allo scandalo, temendo chissà quale punizione terribile, per una cuffia ribelle.
Mi sarei aspettata di tutto ma non che l’integralismo approdi su un campo di calcio.
[fonte: Leggo.it; foto Reuters/Prakash tratta da Il Corriere]