QUANDO A BOICOTTARE LE PROVE INVALSI SONO GLI STUDENTI …

Le Prove InValsi non sono state osteggiate solo dai docenti ma anche da alcuni studenti. Ma i dati dipendono dalle fonti. Secondo il MIUR, infatti, su un campione di 2.300 classi, solo 3 non hanno svolto il test Invalsi. Ma i dati diffusi dal Collettivo studentesco Senza Tregua sono altri: al liceo classico Orazio, ad esempio, il boicottaggio ha toccato la percentuale più alta di Roma, circa l’83%: su 130 studenti presenti nelle classi dell’istituto, 108 hanno consegnato in bianco.

Alcuni hanno strappato i codici di riconoscimento: fra i casi più eclatanti, quello del Socrate, dove i ragazzi di due classi «hanno strappato tutti i codici di riconoscimento, minacciati di denuncia da parte degli ispettori esterni e di provvedimenti disciplinari dalla scuola».

Un’intera classe di venti studenti dell’Istituto d’arte di Roma è stata sospesa per essersi rifiutata di compilare il test. La decisione è stata presa dal dirigente scolastico dell’istituto.

Se consideriamo che le classi interessate erano delle seconde, stiamo parlando di ragazzini di quindici anni. Così piccoli e già così influenzabili dai sindacati che li hanno indottrinati per bene. Probabilmente, però, non capiscono nemmeno i motivi della protesta. E immagino che le famiglie stiano a guardare.

[LINK della fonte]

11 pensieri riguardo “QUANDO A BOICOTTARE LE PROVE INVALSI SONO GLI STUDENTI …

  1. Sono semplicemente allibito.

    Trovo allucinante che i quindicenni si mettano a far politica e ancor più che glielo si permetta. O, peggio, che li si strumentalizzi ah hoc.

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  2. …io a quindici anni facevo politica e la faccio tuttora….e trovo allucinante che i bambini e i ragazzi vengano sottoposti a prove inutili e soprattutto dispendiose per i contribuenti al solo fine di giudicare meritorio o meno un istituto pubblico o privato che sia.
    Tutto ciò solo per destinare i fondi a chi dimostra più merito…..non a chi più ne ha bisogno…..ovviamente se ci saranno fondi da distribuire andranno solo alla scuola privata, dove non ci sono stranieri o disabili senza insegnanti di sostegno…..dove non si taglia….
    Oggi la prova invalsi, con mio figlio che fa la seconda elementare, l’abbiamo fatta a casa…..in 10 minuti…..e domani faremo, sempre a casa, quella di matematica…….così….per curiosità….
    ….non ci sto…..e spero che i miei figli un domani la pensino come me !!!

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  3. @ Loredana

    Gentile signora, io sono la prima a dire che i test Invalsi, così come sono, non vanno bene. Sono anche contraria al loro uso ai fini meritocratici (l’ho spiegato molto bene QUI). Ma questi test rientrano in un progetto elaborato dal ministero nel 2007 e servono esclusivamente a testare le competenze acquisite dagli studenti, nelle scuole dei tre gradi d’istruzione, e non a stilare delle classifiche fra istituti né tanto meno ai fini meritocratici. Infatti, almeno per ora il progetto del MIUR prevede solo la sperimentazione per il merito estesa ad alcune scuole, su base volontaria, quindi i test somministrati in questi giorni non rientrano nella programmata sperimentazione, bensì nell’ordine più generale di un monitoraggio che ormai è destinato a diventare routine. Che ci piaccia o no.

    Lei può fare politica finché vuole e indottrinare suo figlio fin dalla tenera età, ma la scuola per funzionare bene e per migliorare deve star fuori dalla politica e ha bisogno, soprattutto, della collaborazione delle famiglie. Se gli studenti delle seconde superiori si sono rifiutati di fare i test, l’hanno fatto senza nemmeno conoscere i fini del rilevamento ma solo perché indottrinati a dovere dai sindacati che ormai, non ottenendo un largo consenso da parte dei docenti, vanno a caccia di quello degli studenti e delle famiglie che, però, non conoscono il mondo della scuola come dovrebbero.

    Le auguro che i Suoi figli prima o poi inizino ad usare la propria testa e a valutare le diverse situazioni liberamente, senza condizionamenti, nemmeno quelli che possono derivare dalla famiglia. E poi, magari, riusciranno a far cambiare idea ai genitori. Si insinua che siano i docenti a non voler essere valutati; ora però a me pare che questo timore l’abbiano gli studenti e le loro famiglie.

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  4. Ciao a tutti,
    scrivo un breve post.
    Io sono stato tra quelle persone chiamate a correggere i test invalsi.

    Effettivamente, anch’io non ho compreso bene il senso dell’anonimato.

    L’elenco alfabetico era trasformato in sequenza di numeri progressivi, quindi..

    inoltre la correzione consisteva nell’interpretazione delle domande aperte e trascrizione delle risposte ai test a domanda multipla su un modulo per il correttore ottico.

    Conclusione: non servivano docenti per fare questo, ma personale ATA e neanche a dire il vero..

    .. poichè si è partiti dal presupposto che gli alunni non erano in grado di annerire i quadratini da soli!! Eppure l’esame della patente lo sostengono tutti…

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  5. @ Luca

    La somministrazione e la correzione dei test non può essere affidata al personale ATA in quanto attività didattica. Piuttosto tutto il lavoro di applicazione delle etichette sui fascicoli per gli studenti, che ho dovuto fare e mi ha portato via una ventina di minuti (con l’ansia perché avevo paura di sbagliare!), poteva essere svolto dal personale non docente, a parer mio.

    Comunque, sarebbe più serio che l’InValsi si facesse carico di tutto, scuola per scuola, come in effetti avrebbe dovuto essere. Che poi chi corregge debba annerire i quadratini, almeno per le scuole superiori, a me pare una stupidaggine. All’Invalsi devono avere un’alta considerazione degli studenti italiani. 😦

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  6. Se l’attività didattica si riduce a mera trascrizione di crocette a risposte preconfezionate da personale lontano dalle realtà delle classi, per ragazzi considerati robot, piuttosto che essere pensanti, ho proprio sbagliato professione: c’è un rapporto umano maggiore nel confezionare sardine per una multinazionale o nello zappare uno dei pochi lembi di terra agricola ancora rimasti in Italia.
    Senza parlare poi, del problema della privacy, violata senza neppure porsi il problema, nel questionario dello studente, con indagini sulla vita privata dei genitori, a dir poco imbarazzanti.
    Un ultimo appunto (di cui vorrei conferma) relativo a un commento che va circolando: l’INVALSI è davvero un’istituzione privata che ha semplicemente proposto un progetto di valutazione ritenuto valido dal ministro dal costo di 190 milioni di euro?

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  7. @ Mari
    «Se l’attività didattica si riduce a mera trascrizione di crocette a risposte preconfezionate da personale lontano dalle realtà delle classi, per ragazzi considerati robot, piuttosto che essere pensanti, ho proprio sbagliato professione»
    La somministrazione di un test all’anno non credo sia da valutare come unica attività didattica da svolgere durante l’anno scolastico, anzi, ad essere onesti, i test Invalsi non rientrano nell’attività didattica ma valutativa. Che poi i test siano perfettibili, è un altro discorso.

    La convenzione tra il MIUR e l’InValsi costa allo Stato 20 milioni di euro, non 190, e fu voluta, a suo tempo, dal ministro Fioroni (governo Prodi). Quindi, chi se la prende con la Gelmini e la considera una specie di “madre dei test” commette un errore davvero grossolano.
    LEGGI QUI

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