GREETINGS FROM CAMBRIDGE


Eccomi qui. Sta finendo il mio primo giorno a Cambridge. Vorrei scrivere una sorta di diario (dico “vorrei” perche’ non so esattamente quanto tempo libero avro’ nei prossimi giorni) e per iniziare raccontero’ la mia avventura all’aeroporto.

11/12/2011 PARTENZA E ARRIVO.
Come sempre all’aeroporto sono arrivata con largo anticipo. Ho sempre il terrore di fare tardi …
Al momento di recarmi a fare il check in, ho salutato mio marito che prontamente mi ha detto: “Con quegli stivali pieni di fibbie non passi. Te li faranno togliere”. Meno male che non mi ha fatto scommettere … naturalmente averva ragione ma non solo mi hanno fatto togliere gli stivali (e indossare una specie di “babucce” usa e getta), mi hanno anche chiesto di togliere la collana. Be’, poco male. Il problema e’ che la chiusura si e’ impigliata fra i capelli e … rotto il filo, perle che rotolano per tutto l’aeroporto o quasi. Meno male che la poliziotta, gentilissima, me le ha raccolte quasi tutte, comunque la figuraccia non me la sono risparmiata.

Il volo e’ stato abbastanza tranquillo ma le mie orecchie e lo stomaco gradiscono poco il viaggio in aereo. Senza contare che con gli stivali avevo un caldo bestiale.
Dall’aeroporto di Londra Snt a Cambridge il viaggio e’ stato breve anche se, arrivata per ultima al pullmino, ho trovato posto solo nel fondo. Il mio stomaco non gradisce molto nemmeno i viaggi in pullman, specie se non sono seduta davanti, ma mi sono detta: “Hai fatto due ore di volo, non sara’ mica mezzora di pullman a spaventarti!”.
Arrivata al college mi sono stupita del fatto che non piovesse. Siamo andati quasi subito a cena (qui si cena alle 18 … no comment) e poi via alla scoperta della citta’, anche se in realta’ c’ero gia’ stata. Siamo usciti in gruppo tutti contenti, non abbiamo fatto nemmeno cinquanta metri e … il diluvio universale. Naturalmente ci siamo bagnati completamente prima di arrivare in centro e non ci siamo infilati nel primo pub, abbiamo cercato quello che piaceva alla maggioranza. Ecco, se qualcuno vuole farmi un dispiacere, mi trascina in un pub. Ma del resto se si e’ in compagnia, si deve stare al gioco. Ma un’astemia come me cosa mai puo’ bere al pub? Una cioccolata calda … meno male che non era proprio un pub tipico inglese, era piuttosto un bar travestito da pub, cosi’ giusto per ingannare i turisti.
La notte e’ passata quasi insonne. Dalla stanchezza sono crollata alle dieci, ma alle tre ero sveglia. Poi ho dormicchiato fino alle sette e, morta di sonno, mi sono infilata sotto la doccia. Almeno la camera e’ gradevole, con un bel bagno … ci ho messo mezzora per capire dove sta l’interruttore della luce per poi rendermi conto che bastava spostarsi verso il centro della stanza perche’ si accendesse da sola. Naturalmente non c’e’ modo di spegnerla, lo fa autonomamente ma dopo una mezzoretta. Peccato che il letto si trovi di fronte alla porta del bagno e che la luce che fuoriusciva da uno spiraglio era puntata direttamente sugli occhi.


12/12/2011 PRIMO GIORNO.
Con la luce del sole (oggi la giornata e’ stata bellissima fino alle sette di sera) il posto si e’ rivelato in tutta la sua bellezza. Edifici neogotici, una bella chapel nel centro della old court, edifici con gli alloggi piu’ recenti (dove sta anche la mia camera), una grande scalinata che porta nella Dinner Hall (chiamarla refettorio e’ un insulto … sembra semplicemente di stare sul set di un film di Harry Potter … guarda la foto sotto il titolo del post, ma guarda bene soprattutto le pareti e il soffitto!), l’aula a noi destinata sulla torre che sovrasta la loggia d’ingresso.
La colazione e’ stata abbondante (ho poi mangiato poco a pranzo ma devo dire che il cibo non e’ un granche’) e le ore passate in aula piuttosto pesanti, specie quelle pomeridiane. Pero’ il nostro tutor e’ bravo, parla piano e non ho difficolta’ a capirlo. Era quello che temevo piu’ di tutto perche’ se parlano veloce faccio fatica a capirli gli Inglesi.
Nel pomeriggio siamo anche riusciti a fare un giro per il centro. Siamo passati per il King’s College e il suo parco, e arrivati in centro lo spettacolo, ieri sera rovinato dalla pioggia, e’ stato bellissimo. Cambridge addobbata con le luci e i festoni natalizi e’ davvero deliziosa. Ci deve essere anche qui la crisi, pero’, perche’ in quasi tutti i negozi ci sono gia’ i saldi.
Ora devo proprio andare a studiare… per domani devo, infatti, preparare la mia presentazione. Non che sia una mission impossible ma il tutor ci ha imposto di usare una serie di frasi la cui utilita’, almeno per me, e’ assai scarsa. Ma da vera teacher io non discuto. Non faro’ mica come gli allievi!


13/12/2011 SECONDO GIORNO
La scorsa notte ho dormito un po’ meglio della prima, nonostante la pioggia battente e il vento forte che non mi ha fatto per nulla rimpiangere la “mia” bora. Anzi, diciamo che in questo caso la mia origine triestina mi e’ servita a limitare un po’ lo choc.
La mia camera sta al terzo piano dell’edificio piu’ recente del college (vedi foto sopra). Stando praticamente nel sottotetto, posso dire di non essere particolamente fortunata in quanto la pioggia si sente a meraviglia. La mia dirimpettatia, pero’, non l’ha sentita il che significa che o ha il sonno pesante o la piu’ sfigata sono io. Ma va bene cosi’, dopo tutto sono a Cambridge, che voglio di piu’ dalla vita? Be’, almeno un caffe’ decente … l’espresso inglese, anche quando te lo spacciano per espresso, e’ una brodaglia schifosa e costa due sterline e cinquanta! Poi ci lamentiamo se in Italia lo paghiamo 1 euro.
Ieri ho anticipato a M. Antonella che avrei parlato del “pollaio”.
Dovete sapere che nel college e’ vietato fumare anche negli spazi aperti. Non solo, non si puo’ accendere la sigaretta nemmeno davanti all’ingresso … sara’ per questo che ieri quando il tutor mi e’ passato davanti (io stavo fumando nella zona del parcheggio di fronte all’entrata principale), nonostante io l’avessi accolto con un sorriso smagliante e un “good morning” molto polite, non mi ha nemmeno degnata di uno sguardo? O forse il motivo e’ che ancora non mi aveva inquadrata come una sua corsista? Boh.
Dicevo, dunque, che in tutto il college e’ diffuso il no smoking. L’unica zona in cui non vige il divieto e’ una specie di “pollaio”. Ha questo aspetto a causa della recinzione di legno ma quando si entra e’ ancora peggio. Praticamente la zona fumatori e’ costituita da una panca di legno sotto una tettoia (grazie al cielo, almeno non mi bagno!). Ma lo spettacolo che si offre agli occhi dell’ignaro fumatore e’ alquanto desolante: una serie di cassonetti per ogni tipo di rifiuti. Infatti, l’area e’ situata proprio dietro alle cucine … Insomma, e’ un po’ come se servisse da monito: “Sei una fumatrice? Bene, e’meglio che ti butti direttamente nel cassonetto!”. Si’, ma quale? Ce ne sono di tutti i tipi: per il vetro bianco, per quello verde, per le bottiglie verdi, per la carta, per la plastica, per gli avanzi di cibo e bibite … immagino che i rifiuti umani, quali siamo considerati noi fumatori, potrebbero trovare il luogo ideale nel cassonetto dell’organico. 😦
Ora veniamo alle cose serie. Ho appena finito di preparare la presentazione di un progetto transnazionale per domani mattina. Stamane, invece, dovevamo presentarci. Cinque minuti a testa, non uno di meno (se volevamo evitare lo sguardo di disappunto del teacher) non uno di piu’ anche perche’ lui ha in mano il cronometro! La mia presentazione e’ stata bloccata dal suono inesorabile dell’orologio mentre stavo per parlare del mio hobby principale, ovvero scrivere sui miei blog. Poco male, le cose piu’ interessanti (lavoro e famiglia) le avevo gia’ trattate. Parlare dei blog avrebbe fatto miseramente cadere l’immagine di serieta’ che avevo trasmesso in un discorso giudicato “very good”. Ho comunque il sospetto che a nessuno avrebbe detto che la presentazione era una schifezza. D’altra parte e’ pagato per dirci che siamo bravi. Oggi ha persino detto che siamo il suo gruppo migliore da quando prende parte a questo progetto, ovvero almeno quattro anni. I nostri sguardi illuminati si sono incrociati e si sono spenti nel momento esatto in cui le nostre menti hanno simultaneamente capito che lo dice a tutti.
Il tutor comunque e’ un tipo molto English, a partire dall’abbigliamento: giacca, cravatta e panciotto con un abbinamento di colori abbastanza passabile, il che non e’ un dettaglio da trascurare. In piu’ e’ un arzillo vecchietto di 84 anni … una verve invidiabile. Confesso che mi sono sentita molto misera pensando alla mia preoccupazione di andare in pensione a 65 anni.
Qui i professori hanno indubbiamente una certo rilievo sociale. Lo dimostra il fatto che la tavolata a loro dedicata nella dinner hall e’ sopraelevata. Da noi nelle aule hanno persino abolito le pedane che poi servivano a controllare meglio gli allievi seduti in fondo, mica a dare un’aura di dignita’ a noi poveracci. E poi i teacher del college hanno il permesso di calpestare i prati. Questo, pero’, non l’ho capito: non hanno la capacita’ di svolazzare sul verde ne’ hanno il passo piu’ felpato degli studenti e degli altri comuni mortali. Anzi, ora che ci penso, l’unica altra categoria cui e’ concesso di calpestare l’erba e’ quella dei giardinieri. Ho pensato che sono una teacher anch’io e, per quanto la mia aura di dignita’ non sia paragonabile a quella di una English teacher, potrei evitare di fare il giro del mondo percorrendo rigorosamente i sentieri … saro’ sempre meglio di un giardiniere, o no? Va be’, meglio non fare la solita italiana …
Infine, parliamo dei pasti. Per quanto mi sia proposta di mangiare poco, tra lezioni in classe, studio, brevi passeggiate in centro (ci possiamo organizzare come vogliamo: o si fanno i compiti di pomeriggio, prima di cena, e si esce dopo, oppure si studia dopo cena e si esce prima), sembra che l’unica consolazione qui sia il cibo. Regolarmente arrivo con il vassoio al mio posto e mi sento oppressa dai sensi di colpa per averlo riempito un po’ troppo. Oggi ho lasciato un pezzo di dolce perche’ era preparato con il ginger, che qui mettono un po’ dappertutto, e non era il massimo. Domani vedro’ di darmi una regolata: solo verdure. Peccato che qui si vedano solo carote, patate, broccoli e cavoli. Stasera mi sono lasciata ingannare dall’aspetto invitante di una specie di pasticcio … erano broccoli travestiti, altroche’.

14/12/2012 TERZO GIORNO
Stamattina a lezione il nostro teacher ha parlato delle differenti abitudini degli Inglesi rispetto agli Italiani. Ad esempio, ha detto che noi siamo abituati a gesticolare quando parliamo mentre per loro il massimo e’ conversare tenendo le mani in tasca … si concentrano meglio. Oddio, magari e’ anche vero ma per noi e’ un po’ da maleducati. Altra strana abitudine che noi abbiamo e che loro non sopportano e’ quella di toccarci l’un l’altro e di baciarci anche se la persona che abbiamo di fronte l’abbiamo appena conosciuta. Be’, questo e’ vero, pero’ siamo espansivi mentre gli Inglesi, che non sopportano di essere abbracciati e baciati ne’ ti stringono la mano ad ogni pie’ sospinto, anche se ti incontrano sei volte in una giornata (come facciamo noi), sono un tantino glaciali. Del resto ci si adatta al clima: noi siamo mediterranei, loro no.
Quello che gli Inglesi non sopportano di noi e’ che, se possiamo, evitiamo di fare la fila. Per loro la fila e’ sacra e chi non rispetta questa abitudine e’ un vero e proprio profano. Pero’, secondo me, e’ anche vero che la nostra fama e’ ingiusta e crea il pregiudizio. Insomma, se capiscono che sei italiano, aspettano un tuo passo falso prima ancora che tu faccia qualcosa che non va. Prendiamo oggi al self service, per esempio. C’era la fila per i secondi e io, come sempre, stavo pazientemente aspettando il mio turno. Poi ho pensato di portarmi un po’ avanti per sbirciare e decidere per tempo cosa mi sarebbe piaciuto assaggiare. Non l’avessi mai fatto! Mi hanno subito guardato in cagnesco, ma io mi sarei rimessa in fila subito.
A proposito di cibo, ieri i broccoli mi hanno quasi distrutta, oggi hanno attentato alla mia vita le prugne nascoste sotto una specie di pasta brise’. Il cibo qui riserva sempre delle sorprese e la mia pancia sta gridando vendetta.
Nel pomeriggio, prima che le prugne dichiarasserto guerra alla mio intestino, siamo andati al Fitzwilliam museum. A parte lo splendore dell’edificio in se’, le opere d’arte contenute sono di una bellezza strabiliante (e’ la parola che ho “adottato”, mi devo sforzare di usarla il piu’ possibile …). La mia preferita e’ stata la galleria degli impressionisti francesi: Monet, Matisse, Cézanne, Pissarro, Degas e Renoir. Ma in questo periodo c’e’ anche una special exibition: Vermeer’s Women: Secrets and Silence. Veri e propri gioielli. Se non riusciamo andare a Londra alla National Gallery abbiamo potuto comunque goderci delle opere d’arte davvero ragguardevoli.

15/12/2011 QUARTO GIORNO
Oggi abbiamo lavorato sodo in gruppo. Siamo riusciti a fare solo un salto al museo di storia naturale, nel pomeriggio. Bello e interessante ma diciamo che le scienze non sono la mia passione.
In compenso mi sono consolata sentendo il nostro tutor parlare delle scuole inglesi. Ha detto che in quelle pubbliche le classi possono essere molto numerose, anche piu’ di trenta allievi. E se qualche docente e’ assente, non trovando un supplente, si aggregano due classi arrivando a sessanta allievi … in pratica, le lezioni si tengono anche fuori dall’aula, nei corridoi e in ogni luogo basta che sia sufficiente ampio. La lezione di oggi e’ stata davvero interessante e penso che al ritorno scrivero’ un post dedicato al sistema educativo inglese sul blog laprofonline.
Ora sono proprio distrutta. Domani sara’ l’ultimo giorno di corso e sabato passeremo l’intera giornata a Londra. Per il momento … buona notte!

16/12/2011 QUINTO GIORNO
Oggi in mattinata abbiamo presentato i progetti elaborati in gruppo. Si e’ trattato di una simulazione, ovviamente, ma l’impegno profuso da tutti noi sta a dimostrare che gli insegnanti e, piu’ in generale, il personale della scuola quando deve lavorare non si tira indietro! Il nostro tutor era soddisfatto e devo dire che, nonostante ci sia il sospetto che dica a tutti le stesse cose, sembrava davvero sincero nel manifestare il suo entusiasmo per il nostro lavoro. Nell’ultima parte della mattinata si e’ un po’ sbilanciato e ha parlato di se’. Il bello e’ che si e’ espresso prima in un italiano perfetto (il che sta ad indicare che ha capito benissimo tutto cio’ che ci dicevamo in italiano durante il pranzo!) e poi addirittura in LATINO! Fantastico! Poi, al momento degli addii, ci ha baciati e abbracciati tutti in vero stile italiano, ma d’altra parte ha vissuto per un anno a Trieste nel secondo dopoguerra e viene spesso in Italia per lavoro. Alla fine, nonostante il breve periodo passato insieme, ci siamo tutti un po’ commossi. Della serie: anche i prof hanno un’anima.
Nel pomeriggio siamo stati nel centro di Cambridge a fare shopping. Io mi sono limitata a comprare dei regali … qualcuno anche per me stessa, ovviamente! Abbiamo, pero’, anche fatto una visita al St. John’s College (i piu’ importanti come il King’s e il Trinity erano chiusi, mannaggia) ed e’ stato un breve tour gradevole, nonostante la giornata non promettesse nulla di buono. Stamattina, infatti, ci siamo svegliati con la neve … durata poco, perche’ poi ha iniziato a piovere e solo nelle prime ore del pomeriggio il tempo e’ migliorato.
Stasera abbiamo cenato in centro, in un pub che sembrava pero’ piu’ un ristorante che un pub. Dovete sapere che il venerdi’ sera in Inghilterra escono tutti. Nessuno prende la propria macchina perche’, prevedendo di sbronzarsi alla grande, usano il taxi (di solito salgono in tre-quattro e dividono la spesa, anche se qui i taxi non hanno tariffe assurde come in Italia). Fino all’ora di chiusura, alle 23, fanno il giro dei pub anche se qualcuno si ferma a lungo nello stesso posto.
Una stravaganza che ho notato riguarda le ragazze, piu’ o meno giovani (si puo’ definire “ragazza” una cinquantenne o no?!). Prima pero’ faccio una premessa. Facendo il giro per negozi, io e altre tre colleghe abbiamo notato che una buona percentuale di abiti da donna era confezionata con stoffa leggera, a volte con lustrini e perline, a manica corta se non addirittura senza maniche. Abbiamo pensato che abiti di tal genere fossero adatti al veglione di fine anno. E invece no: stasera al pub la maggior parte delle donne indossava abiti scollacciati, con paillettes e gonne cortissime, collant velatissimi e alcune anche senza calze. A parte la volonta’ di sedurre, che qualcuna certamente aveva, un abbigliamento cosi’ estivo era effettivamente adatto ai 30 gradi che dovevano esserci dentro al locale. Noi vestite con maglioni e leggins abbiamo fatto la sauna. Ma d’altra parte delle prof con microgonna e scollatura oscena non si sono mai viste, ne’ in Inghilterra ne’ in Italia. Per fortuna.
Sono uscita dal pub frastornata dalla musica e dal chiasso indecente che dagli anni in cui frequentavo le discoteche non avevo piu’ sentito. Stiamo parlando, insomma, del Giurassico.

17/12/2011 SESTO GIORNO
Finalmente è arrivato il giorno della gita a Londra! Per quanto questa città sia fantastica per i musei degni di nota, io e altre tre colleghe abbiamo deciso di godercela “dal di fuori”. Entrare in un museo significa, infatti, passarci delle ore senza nemmeno vedere tutto. Quelli più importanti li ho visitati ma sempre di corsa. Dovendo scegliere, considerato il fatto che avevamo a disposizione otto ore, abbiamo preferito fare un bel giro (abbiamo camminato per almeno quattro ore) tra il quartiere di Westminster e quello di Knigthsbridge, per fiondarci poi nel meraviglioso mondo di Harrods.
Sì, lo so. Magari da delle prof ci si aspetterebbe di più ma per una volta lasciateci sognare girando per i reparti di Dior o Cartier e ammirando le fantastiche vetrine di Tiffany. Insomma, quando mi ricapita un’occasione come questa? E poi mi sono limitata a guardare e sono stata davvero brava a lasciare il cuore – solo quello e non la carta di credito – su un braccialetto (d’argento, ovviamente) che sarebbe costato come un computer. Dopo aver fatto questo ragionamento, ricordando che a Natale mi sono ripromessa di comprarmi un notebook che non possiedo, ho resistito alla tentazione.
Mi sono consolata facendo acquisti nell’Harrods Arcade, il reparto in cui si cpmprano i gadget con il marchio del favoloso store.
Una cosa mi ha colpita molto: il monumento dedicato a Diana e Dodi che Al Fayed padre ha voluto far erigere nel suo magazzino. Più che il monumento in sé, davvero bruttino in verità, mi ha lasciato perplessa la scritta apportata sulla statua: “vittime innocenti”. A questo proposito si potrebbe aprire un dibattito ma non mi sembra questa la sede giusta. Il fatto è che Mr Al Fayed è convinto al 100% del complotto (smentito da tutte le indagini fatte sia in Francia, dove i due sono morti, sia in Inghilterra) che avrebbe portato alla morte una coppia scomoda per la casa reale britannica. Mi stupisco, però, che abbia potuto apporre quella scritta su un monumento visto da milioni di persone. Mah …
La passeggiata a Westminster di sera, con le luci natalizie ha assunto un carattere quasi magico. Bello anche il palazzo del parlamento sul quale svetta la torre con l’orologio più famosa al mondo: il Big Ben. Mi sono chiesta quale origine abbia il suo nome e ho trovato la risposta (veramente sarebbe meglio parlare di ipotesi) sul web. Due sono le ipotesi più probabili: la prima sostiene che il nome derivi da Sir Benjamin Hall, membro della Camera dei Comuni e supervisore dei lavori per la ricostruzione del Palazzo di Westminster; la seconda sostiene invece che la celebre torre debba il suo nome al campione dei pesi massimi di pugilato Benjamin Caunt, che combatté il suo ultimo incontro nel 1857, anno in cui la torre fu eretta. Ma il vero nome della torre sarebbe in realtà Magnus Beniaminus mentre la campana si chiamerebbe Great Bell.
La giornata si è conclusa a Cambridge dove alle 21 e 30 è stata un’impresa quasi impossibile trovare un posto in cui cenare. E ti credo: là cenano alle 18!

18/12/2011 BACK HOME
Questa magica avventura è, dunque, finita. Back home, con grande tristezza ma serbando il ricordo dei magnifici compagni di viaggio che ho avuto la fortuna di trovare.
Solo una nota negativa: un increscioso inconveniente all’aeroporto di Londra Stantsted. Ma di questo parlerò in un altro post.


(scusate gli errori grafici … la tastiera inglese non ha gli accenti, ahime’!)

[Grazie a Salvatore, mio compagno di fumate, che mi ha gentilmente fornito la foto del “pollaio” … ad imperitura memoria!]