CARFAGNA VS MUSSOLINI : INSULTI FRA VAJASSE

Un bell’esempio di civiltà e di solidarietà femminile, non c’è che dire. Sto parlando degli scambi di opinione che hanno vivacizzato il clima domenicale, un po’ uggioso in verità, fra il ministro delle Pari Opportunità, prossima alle dimissioni, Mara Carfagna, e l’onorevole (di nome ma ben poco di fatto) Alessandra Mussolini.

Come si sa, il ministro Carfagna in questi giorni è nell’occhio del ciclone a causa delle accuse che le sono state rivolte, dal suo stesso partito, in merito alla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Poco gradite, effettivamente, tanto da portarla ad una decisione estrema: dopo il voto di fiducia del 14 dicembre, si dimetterà. Lascerà la carica di ministro, il Pdl grazie al quale ha ottenuto l’incarico, suscitando non poche polemiche vista l’amicizia con Berlusconi, e il parlamento. Si dedicherà solo ed esclusivamente alla sua Campania.

Fin qui, nulla da eccepire. Tuttavia, nonostante l’amore dimostrato per la sua terra, pare non apprezzare particolarmente le sue conterranee. Nell’intervista al Mattino in cui parla delle sue prossime dimissioni, il ministro ha ricordato la foto che la Mussolini le ha scattato in aula alla Camera mentre parlava con Italo Bocchino. «Quello è stato un atto di cattivissimo gusto che non merita commenti ma che si addice alla persona che l’ha commesso», ha detto Carfagna, «a Napoli le chiamano vajasse…».

A me questo insulto fa ridere. Ricordo che quand’ero ragazzina mio padre, napoletano, mi riprendeva se usavo un linguaggio non troppo consono all’ambiente familiare: mi diceva vassaiola (si pronuncia vasciaiola). Io, onestamente, non avevo ben chiaro cosa significasse né ho mai chiesto delucidazioni a mio padre. Sapevo che non era certamente un apprezzamento e che il termine poteva equivalere a “popolana“.

Credo che il paterno insulto vassaiola e il vajassa della Carfagna siano quasi sinonimi. In effetti, dopo un consulto telefonico con mio papà, ho appreso che con il termine vassaiola s’intende, letteralmente, una donna che vive nei bassi di Napoli, alloggi situati al piano terra. Quindi è sinonimo di “popolana”, “donna incolta”. Poi, pare che per alcuni possa assumere un significato ben più offensivo, tipo «prostituta».
Vajassa indica, invece, una donna umile, ridotta a condizione servile: una “serva“, insomma. Diciamo, quindi, che l’appellativo usato dalla Carfagna non è dei più consoni all’ambiente.

La replica della Mussolini non si è fatta attendere: secondo lei, una che insulta in questo modo non è degna di ricoprire un alto incarico di governo. È gravissimo che il ministro Carfagna rivolga a mezzo stampa gratuiti e volgari insulti a una donna parlamentare, tuona la Mussolini ma avverte la “collega”: appena ti vedo, ti insulto.

Bene. Non si può dire che il ministro Carfagna abbia lavorato invano nell’ambito delle pari opportunita: le donne che stanno al parlamento e al governo sono proprio pari agli uomini: si scambiano gli insulti.

AGGIORNAMENTO DEL POST, 22 NOVEMBRE 2010

Della foto incriminata, quella che la Mussolini ha scattato con il cellulare alla Carfagna, gridando “Vergogna!”, sul web non c’è traccia. Il clima politico è particolarmente teso in questo periodo alla Camera, quindi è legittimo, diciamo così, che si accusi il ministro delle Pari Opportunità di flirtare con il “nemico”. Ma la foto, qualunque sia, è innocente. C’è pure un precedente (lo vedete nella foto sopra): è successo nel 2008 e nessuno ha avuto da ridire.

Alessandra, Alessandra, va be’ che hai ancora il dente avvelenato per il presunto video osé (di cui, tra l’altro, non si è saputo più nulla ma è certo che si trattasse di una bufala) che ti avrebbe colta in atteggiamento inequivocabile con Roberto Fiore, ma vendicarti così con un’innocente … E poi, la foto della Carfagna con Bocchino l’hai scattata alla Camera dei Deputati, mica in …. camera da letto!