LIBRI: “LE HO MAI RACCONTATO DEL VENTO DEL NORD” e “LA SETTIMA ONDA” di DANIEL GLATTAUER

Grazie ai consigli di lettura dell’amico frz, questa volta parlerò di due romanzi dello stesso autore, il secondo dei quali è la continuazione del primo. Due libri al prezzo di uno … eh, magari, La settima onda era pure a prezzo pieno, non scontato come l’altro! Ma devo dire che ne è valsa davvero la pena. Mai divorato così un libro come questi due!

Daniel Glattauer è nato nel 1960 a Vienna. Dal 1985 lavora come giornalista e autore e dal 1989 scrive per il quotidiano austriaco “Der Standard”. Le ho mai raccontato del vento del Nord, pubblicato nel 2006, è diventato un bestseller con più di 700.000 copie vendute in Germania, venduto in diciassette paesi. (dalla quarta di copertina del primo volume).


Le ho mai raccontato del vento del Nord (Feltrinelli 2006) è, come del resto il secondo volume, un romanzo epistolare nell’era di Internet. Nulla di così devastante come le amate/odiate Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, né di così sdolcinato come Pamela di Richardson, vero pioniere del romanzo epistolare. La novità vera del romanzo di Glattauer è quella di aver immaginato una corrispondenza via e-mail tra Emmi, trentaquattrenne, sposata con figli (non suoi ma del marito) e Leo, trentasettenne tormentato affettivamente, alle prese con una relazione amorosa piuttosto complicata. I due non si conoscono e lo scambio di e-mail prende l’avvio da un errore commesso dalla signora Emma Rothner (detta Emmi): una lettera indirizzata alla casa editrice di “Like” per disdire l’abbonamento alla rivista viene in realtà spedita al signor Leonard Leike (detto Leo), uno psicolinguista, che sta volentieri al gioco, un gioco che proprio lui, più di lei, prenderà maledettamente sul serio.

È difficile recensire questo romanzo senza svelare alcuni particolari, quindi avviso: il seguito CONTIENE SPOILER.

Se davvero intenzionati a leggere il romanzo, siete pregati di non andare oltre.
😉

Parlare di trama è quasi impossibile. Anche se di primo acchito si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’imitazione di “C’è post@ per te”, non c’è alcun equivoco di fondo, piuttosto un incontro al buio, che incontro non è, è più un gioco delle parti, un gioco in cui Emmi deve, in un luogo particolarmente affollato dove i due “amici di penna” si danno appuntamento, cercare di indovinare chi sia Leo e viceversa. Naturalmente non sarà affatto facile arrivare alla soluzione dell’enigma.

Ciò che rende originale, in un certo senso, questo libro è la possibilità di seguire la “storia” in ordine cronologico (lo scambio delle mail fra i due protagonisti prosegue per un anno circa), senza che tra i due ci sia un contatto fisico. E-mail dopo e-mail la “storia” si complica, fra schermaglie amorose, che vengono interpretate in tal modo solo da Leo, la voglia di vedersi, toccarsi, sentire le voci dell’uno e dell’altra. Pause più o meno lunghe nello scambio di messaggi rompono di tanto in tanto la magia di questo non-incontro che però è più speciale dell’incontro stesso perché basato sull’immaginario che non di rado viene smentito dai fatti. Leo lo sa bene:

Ci avviamo a un grande disinganno. Non possiamo vivere quello che scriviamo. Non possiamo sostituire le tante immagini con cui ognuno di noi raffigura l’altro. Io resterò deluso se lei non sarà all’altezza della Emmi che conosco. E non sarà all’altezza! Lei si deprimerà se io non sarò all’altezza del Leo che conosce. E non sarò all’altezza! (pag. 141 dell’edizione economica)

La vita (apparentemente) perfetta di moglie e madre di famiglia della signora Rothner si sgretola a poco a poco, smascherata dall’intraprendente Leo che riesce a leggere tra le parole scritte su un monitor le emozioni di Emmi, facendo venire a galla a poco a poco le sue fragilità e le sue incertezze. Alla fine lui riesce a vincere la riluttanza di lei a svelare particolari della vita privata che vorrebbe rimanessero fuori dal legame che nel frattempo si era stretto fra loro. I tanti dubbi che affiorano nella mente dell’uno sono, infatti, spesso demoliti dalle certezze (false) dell’altra.

Rotte le difese, Emmi ammette che la sua vita senza Leo, ovvero senza le sue e-mail, non è vita:

Lei non è un amico qualunque. Lei è molto, molto di più. Posso contare su di lei. Lei c’è. Lei c’è. Lei risponde alle mie domande inespresse. (pag. 147 dell’edizione economica)

Questo romanzo è quasi una novella pirandelliana in cui, alla fine, non si riesce più a distinguere la maschera dal volto, in cui l’illusione prende il sopravvento sulla concretezza, il gioco delle parti rischia di portare ad un finale amaro.

Il vento del nord è forte, impetuoso, difficilmente si può opporre resistenza alla sua violenza. Emmi, però, sa che basta cambiare posizione per non lasciarsi travolgere. La cosa difficile è, per i due protagonisti, cambiare la propria posizione rispetto a quel legame che rischia di travolgerli.

Lo stile di Glattauer si adegua al tipo di romanzo e ricalca quello dei messaggi di posta elettronica, il più delle volte brevi scambi di battute, anche se non mancano testi più lunghi caratterizzati da profonde riflessioni. Ironiche le e-mail di Emmi, sebbene con il solo fine di sdrammatizzare e di autoconvincersi che quel legame sempre più stretto con il suo interlocutore non possa diventare qualcosa di diverso da un semplice scambio epistolare, più serie e rivelatrici di tanti turbamenti esistenziali quelle di Leo. Sembra quasi di essere dei terzi incomodi a leggere il contenuto di una corrispondenza che mette a nudo i protagonisti, quasi lettori invadenti di un diario segreto. E a volte abbiamo l’impressione di attendere con impazienza le risposte di Emmi a Leo e viceversa, rammaricandoci quando il contenuto dei messaggi è differente da quello che vorremmo.

Una lettura gradevole e simpatica. Una storia aperta che non poteva non avere un seguito …


Ne La settima onda (Canguri Feltrinelli 2009) riprende la corrispondenza via e-mail tra Emmi e Leo. Sulla fascetta che avvolge la copertina del volume si legge: “L’attesissimo seguito di Le ho mai raccontato del vento del Nord”. Sono passati, infatti, due anni tra la pubblicazione del primo romanzo e quella del seguito. In realtà, per quanto mi riguarda, sono stata fortunata: ho aspettato ben poco per leggere il seguito del primo romanzo, praticamente un giorno e solo perché la domenica le librerie sono chiuse. Acquistato lunedì pomeriggio e letto in mattinata, prendendo il sole in terrazza, martedì. Il vantaggio di aver letto i due romanzi in un colpo solo è quello di non perdere il filo. Ho letto la storia di Emmi e Leo senza soluzione di continuità. Fantastico!

Attenzione: la parte che segue CONTIENE SPOILER.

Infatti, per introdurre il romanzo devo fare dei riferimenti alla conclusione de Le ho mai raccontato del vento del Nord.

Al termine del primo volume i due amici epistolari avevano interrotto lo scambio di messaggi, senza giungere a quell’incontro tanto atteso da Emmi, paventato più che anelato da Leo, oppresso dai sensi di colpa, e caldamente incoraggiato dal marito di lei, Bernhard. Alla fine Leo è partito per Boston, con l’intento di cambiare vita e di lasciarsi alle spalle l’ormai ingombrante legame con Emmi.

Lei in realtà non ha mai smesso di cercarlo ma le e-mail venivano rifiutate. Più o meno nove mesi dopo la partenza di lui, lo scambio riprende. Scopriamo quindi che Leo nel frattempo ha incontrato una donna americana, Pamela (che Emmi si ostina a chiamare “Pam”, con le virgolette) con cui ha intenzione di cominciare la vita a due. Ma la prepotente, forse inconsciamente attesa, nuova irruzione nella sua vita da parte della vecchia amica, cambia le carte in tavola.

Ormai fra i due la scintilla è scoppiata. Ciò che li trattiene, o meglio trattiene Leo, è la consapevolezza che la sua convivenza con Pamela non ha ancora avuto inizio mentre Emmi ha una famiglia che la ama, ha un marito che sarebbe stato pronto ad accettare il tradimento della moglie pur di vederla felice. Perché lei è felice solo quando scrive a Leo, quando lo immagina, visto che ancora non lo conosce di persona, quando si aggrappa all’illusione, all’idea che ha di lui.

In questa seconda parte del rapporto epistolare tra i due, una novità c’è: gli incontri. Finalmente Emmi e Leo hanno un volto, delle mani che si toccano, dei corpi che si avvinghiano, un amore non più mascherato da “amicizia speciale”, non più negato a sé stessi. Una relazione che si protrae tra sensi di colpa e ultime volte. La parola FINE viene scritta con i caratteri maiuscoli, una fine definitiva, non una fine finta, almeno nelle intenzioni. Eppure qualcosa fa sì che la storia non termini affatto: quando Leo capisce che non ha futuro con Pamela e che il matrimonio di Emmi con Bernhard non ha più alcuna parvenza di matrimonio, ricomincia a sperare. In un conto alla rovescia che tiene in sospeso anche il lettore, si arriva al settimo incontro, quello definitivo.

“Se le prime sei onde sono sempre prevedibili, la settima può sconvolgere tutto.”

Ed è quello che accade.

LE MIE (ALTRE) LETTURE