L’ALTRO SANREMO: SIMONA ATZORI, UNA DONNA SPECIALE CON LE ALI AL POSTO DELLE BRACCIA

Ha aperto la quarta serata del Festival di Sanremo con una danza sublime, leggera come una farfalla. Una ballerina speciale, accompagnata dalla musica altrettanto sublime del violinista David Garret. In un Sanremo che ricorderemo più per la volgarità e l’esibizionismo di certe vallette e di certi ospiti, l’apparizione di Simona Atzori, ballerina senza braccia, è come una perla rara, preziosa e bella nella sua diversità.

Nel tanto parlare di vestiti con spacchi vertiginosi, di donne belle che fanno le statuine, recitando una parte senza alcuna arte, senza nemmeno conoscere la lingua italiana, presentatrici improvvisate di un festival della canzone italiana sempre più in declino, non tanto d’audience quanto di stile, una donna come Simona dovrebbe bastare per mettere a tacere tutte quelle persone – perlopiù donne esse stesse- che urlano indignate contro l’utilizzo del corpo femminile in tv.

Anche l’Atzori ha esibito il suo corpo, un corpo mutilato, sì, perché privo di braccia, ma un corpo impreziosito dalle ali invisibili che accompagnano la danza di una ragazza straordinaria, per capacità e per carattere. Non so quante al suo posto avrebbero avuto il coraggio di scegliere un percorso artistico, quello del ballo, dove il corpo ha sempre il posto d’onore, dove qualsiasi imperfezione (dal collo del piede alla lunghezza delle gambe al perfetto allineamento di braccia e gambe nell’arabesque) è considerata un grave handicap nella carriera di una danzatrice. Eppure Simona senza braccia riesce a trovare un equilibrio perfetto (cosa difficilissima, credetemi, in mancanza delle braccia) nelle evoluzioni con le gambe, tanto da sembrare mossa davvero da un paio di ali invisibili. A chi le chiede come faccia a ballare in modo così armonioso, lei risponde di avere le ali al posto delle braccia.

Oggi, per tutta la giornata, in tv si è continuato a parlare della farfallina di Belen e dei suoi slip invisibili (ne ho parlato anch’io, ahimè, ma prima di ricordare lo spettacolo straordinario offerto da questa ragazza), oltre che delle canzoni che hanno più chance di vincere. Pare che Simona e il suo ballo d’apertura della quarta serata del festival siano già dimenticati. L’ho vista ospite solo in una trasmissione: “A sua immagine”, settimanale di cultura religiosa. Forse non è stato un caso.

E’ proprio vero che da persone come Simona si comprende come ciò che Dio crea non sia mai imperfetto. Dinnanzi a creature come lei si ha quasi l’impressione che gli imperfetti siamo noi che abbiamo due braccia ma non un paio di ali per sentirci davvero liberi.

INVITO A LEGGERE QUESTO BEL CONTRIBUTO DI CLAUDIO ARRIGONI PER IL CORRIERE

EFFETTO SANREMO: VANNO A RUBA GLI “STRAPLESS PANTY”, SLIP INVISIBILI DI BELEN


Dopo aver appurato che sotto lo svolazzante vestito azzurro e rosa (a proposito: due tinte che mettevo sempre assieme nei disegni dell’asilo!) Belen Rodriguez avesse gli slip, pare che il dubbio amletico di molte donne – non più degli uomini – ora sia: ma che tipo di slip aveva addosso che nemmeno le si vedevano?

Ecco, dunque, svelato il mistero: si tratta degli strapless panty, prodotti da una ditta californiana, la Shibue Couture di Huntington Beach, in vendita on line. Jenny Buettner, amministratore delegato di Shibue Couture, spiega che questo tipo di microslip invisibile è stato brevettato anche per essere utilizzato sui set fotografici e cinematografici nelle scene di nudo. La stessa Elisabetta Canalis, che a Sanremo è stata la “compagna” di Belen nel ruolo di valletta, aveva utilizzato gli strapless panty nella campagna pubblicitaria della Peta ((People for the Ethical Treatment of Animals, la maggiore associazione americana per la protezione degli animali), il cui slogan era “meglio nuda che con una pelliccia addosso”. Che li abbia consigliati lei a Belen?

Dalla ditta californiana si viene a sapere che tra giovedì e venerdì gli ordini dall’Italia si sono moltiplicati e che se lo scorso anno sono stati venduti 110mila paia di strapless panty, si prevede che per il 2012 la cifra sarà quadruplicata.

Quindi, grazie a Belen questa azienda farà affari d’oro. Peccato, però, che non sia italiana, in questo momento di stasi economica.

Tuttavia mi chiedo: ci sono davvero tante donne italiane così desiderose di mostrare farfalline in giro? Ma forse si tratta solo di un’emergenza carnevalesca: chissà, magari a Carnevale si travestono tutte da Lady Godiva. Spero almeno che per i cavalli si rivolgano ad allevatori italiani.

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SANREMO 2012: TRA BATTUTE DA CASERMA E FARFALLINE, LA DECADENZA DI UN FESTIVAL


Pubblico di seguito, e solo parzialmente, la lettera aperta che la redazione del blog La 27esima Ora, de Il Corriere on line, ha indirizzato a Gianni Morandi. 

Pur non condividendo quanto sentito a proposito dell’esibizione del corpo delle donne come insulto nei confronti del sesso debole (ormai non più tale), poiché ritengo che quel tipo di esibizione sia una libera scelta e non rappresenti la totalità delle donne, condivido lo spirito della lettera.
Con rammarico mi chiedo se la tv, specie quella di Stato, debba abbassarsi a mettere in scena, su un palco che dovrebbe essere principalmente dedicato alle canzoni in gara (è o non è un festival della canzone?), siparietti di dubbio gusto con protagonisti personaggi noti cui viene data carta bianca, per attirare l’attenzione del pubblico televisivo. Se le canzoni non bastano a fare share, allora forse è il caso di calare definitivamente il sipario del teatro Ariston di Sanremo.

Caro Morandi,
è la prima volta che ci capita come blog 27esima ora di scrivere una lettera aperta a qualcuno. Lo facciamo con lei per spiegarle quel che non ci è piaciuto di questo Festival. Pur in una cornice tradizionale, il palco di Sanremo da oltre 60 anni dà ospitalità al talento e alla bellezza femminili. In una sequenza di scenografie fatte di fiori, luci, sorrisi semplici, all’Ariston è andata in scena una rappresentazione popolare del rapporto tra uomini e donne in Italia. Un Paese che ancora insegue quella che viene chiamata “maturità di genere”: l’equilibrio nel rapporto tra i sessi, la consapevolezza della propria diversità e complementarietà. Da Gigliola Cinquetti ad Alice, da Anna Oxa a Laura Pausini a Giorgia, i successi al femminile hanno composto in qualche modo la colonna sonora delle conquiste avvenute e dei cambiamenti in arrivo. Il nostro titolo per tutti: Quello che le donne non dicono, Fiorella Mannoia, 1987, premio della critica.

Questa volta non è andata così. Questa volta – con i sermoni decadenti di Celentano e il vestito svolazzante di Belén Rodriguez – il Festival è apparso un passo indietro rispetto al Paese di cui è stato a lungo uno specchio più leale: ci siamo trovate rinchiuse in una scatola machista e stereotipata, soffocate da una sceneggiatura vecchia, troppi sottintesi, troppe battute da caserma. La questione, lo avrà capito, è legata (anche) alla farfallina. Ma la questione non è la farfallina e neppure chi si è divertita a ostentarla. La signora Rodriguez ama giocare con il proprio corpo, fa consapevolmente la parte della donna oggetto, provoca gli uomini (e le donne). Il punto è che attorno a quel tatuaggio è stata costruita l’intera serata, la farfalla ha fatto ombra persino a Celentano: e resterà il simbolo dell’edizione 2012.

Sotto il vestito ognuno può metterci (o non metterci) quel che vuole. Il problema è piuttosto se una donna viene invitata sul palco a fare la valletta, dando per scontato che sotto il vestito non abbia null’altro che carne da mostrare. CONTINUA A LEGGERE >>>