ESAME DI STATO 2011: OGGI LA TERZA PROVA SCRITTA. MA NON CHIAMATELA QUIZZONE

Da quando, con la riforma dell’esame di maturità – che oggi si chiama Esame di Stato -, varata nel 1997, è stata introdotta la terza prova scritta, essa viene, tanto volgarmente quanto semplicisticamente, chiamata “quizzone“. In realtà è tutt’altro che un quiz, almeno nella maggior parte dei casi. Ma vediamo, per chi non ne fosse ancora informato, di che cosa si tratta.

La terza prova scritta, a differenza delle prime due che sono ministeriali (la prima è uguale per tutte le scuole secondarie di II grado d’Italia), è preparata dalla Commissione esaminatrice (costituita da tre commissari esterni, tre interni e un Presidente) che decide anche la tipologia degli esercizi da sottoporre agli studenti.
Esiste, è vero, la possibilità di predisporre dei quesiti a risposta multipla (da 30 a 40), ma la maggior parte delle commissioni propende per i questiti che richiedono una risposta sintetica. Possono essere proposti, inoltre, dei problemi scientifici a soluzione rapida (non più di 2), oppure, a seconda degli indirizzi di studio, si può richiedere la realizzazione di un progetto.

Insomma, tutt’altro che quizzone. Le discipline coinvolte possono essere quattro o cinque e il numero dei quesiti varia da un minimo di 10 a un massimo di 15. Generalmente la Terza prova è costruita prendendo spunto dalle simulazioni che vengono svolte dagli allievi durante l’anno scolastico, ma non si tratta di una regola ferrea. Ogni decisione, infatti, spetta ai membri della commissione che preparano le domande da sottoporre ai maturandi la mattina stessa della prova e non anticipano le materie oggetto d’esame.

Dal prossimo anno scolastico questa prova potrebbe andare in pensione per lasciar spazio ad un test a risposta multipla di tipo anglosassone simile a quello dell’Invalsi che viene proposto per l’esame di terza media. Il tutto – ha spiegato il ministro del MIUR Mariastella Gelmini– per avere «un sistema di valutazione omogeneo per tutto il Paese».

Le commissioni hanno lavorato tutta la giornata per la correzione delle prove perché fra un paio di giorni inizieranno gli orali. Non rimane, quindi, che quest’ultimo sforzo e poi … tutti in vacanza, finalmente!

8 pensieri riguardo “ESAME DI STATO 2011: OGGI LA TERZA PROVA SCRITTA. MA NON CHIAMATELA QUIZZONE

  1. Io, sinceramente, spero che il cosiddetto “quizzone” venga sostituito da una prova a livello nazionale, un po’ per limitare la soggettività e il buonismo nella valutazione (cosa a mio parere innegabile), un po’ per riqualificare alcune discipline.
    Vorrei una prova riguardante, magari, le materie non coinvolte nei primi due scritti, una prova volta a verificare il possesso di conoscenze, abilità e competenze da parte degli stuidenti in uscita dalla scuola.
    Con spirito di parte, penso a uno scritto che preveda una verifica seria anche per il latino allo Scientifico. Sono stanco di leggere tracce di terze prove del tipo “Autobiografismo nell’epistolario di Plinio il Giovane”, oppure “La storiografia aneddotica di Svetonio”. A tali domande potrebbe rispondere anche uno studente che non sappia una sola parola di latino.
    Mi auguro che a qualcuno venga in mente di verificare le competenze degli alunni, ad esempio proponendo un testo in lingua, con traduzione a fronte, seguito da quesiti riguardanti le scelte traduttive d’autore, l’analisi grammaticale e stilistica, la contestualizzazione e l’interpretazione.
    Una verifica seria a conclusione del corso di studi potrebbe indurre ragazzi (e insegnanti) a lavorare in modo rigoroso per tutto il quinquennio in tutte le discipline. Ho interrogato in passato studenti che, al quinto anno, non sapevano quante fossero le declinazioni né se gli autori di cui parlavano fossero vissuti prima o dopo la nascita di Cristo. Mi risulta difficile attribuire tutta la responsabilità di un simile scempio ai soli ragazzi.
    Tuttavia il mio rammarico è che le proposte di rigore vengano fuori da politici che hanno pesantemente svilito la qualità delle nostre scuole, in nome di risparmi e razionalizzazioni che altro non sono stati se non scriteriati tagli.

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  2. @ Andrea

    Ohi, dov’eri finito? Bentornato, mi fa piacere risentirti. 🙂

    Venendo al test, anch’io sono favorevole ad una prova nazionale, pur con la consapevolezza che le prove con le crocette abbiano dei limiti. D’altra parte un test a risposta chiusa è l’unico che si possa valutare in modo oggettivo.
    Dubito, francamente, che al liceo scientifico si arriverà mai ad una prova di Latino né sono dell’idea che la si debba proporre. La riforma ha tagliato le ore di Latino per dare maggior spazio alle materie scientifiche e, come ho detto più volte e tu lo sai, a me pare giusto così. Quando il nuovo ordinamento andrà a regime, con tre ore a settimana non potremo dare ampio spazio alla traduzione. Un’attività di analisi come quella che proponi è la soluzione migliore. Io già adesso sto rivalutando la traduzione contrastiva che avevo abbandonato dieci anni fa. Bisogna puntare più sull’aspetto della civiltà che su quello prettamente linguistico e grammaticale. Arrivano in quinta che sanno davvero poco del Latino e delle sue regole. Eppure, io ho esperienza di verticalizzazione della cattedra quindi so bene cos’hanno fatto al biennio e nei primi due anni del triennio.

    Quanto al governo, ricorda che la maggior parte degli interventi fatti da questo, consiste in un’eredità, scomoda quanto vuoi, dei precedenti. I “tagli”, in fondo, erano stati previsti da Prodi nel 2007 e della riforma delle superiori ne hanno parlato a lungo Berlinguer, Fioroni e la Moratti. Questo governo ha il mertio – o il demerito – di essere passato dalla parola ai fatti.

    @ Scrutatrice

    Staremo a vedere … non si può fare diversamente. 🙂

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  3. Grazie per il bentornato! In realtà, di tanto in tanto, visito il tuo sito, per vedere che si dice sulla scuola in tutt’altra parte d’Italia.
    Ci tengo a qualche precisazione. Innanzitutto mi auguro che la nuova terza prova non sia interamente a crocette: potrebbe contenere esercizi di completamento, domande a risposta sintetica, schemi, tabelle, insomma prevedere varie modalità di svolgimento. La prova INVALSI somministrata quest’anno agli studenti delle seconde classi della scuola superiore credo abbia offerto qualche interessante esempio di rilevazione “oggettiva” delle competenze degli studenti.
    Diversamente da te, spero che nella futura terza prova trovi spazio anche il Latino, assieme alle Scienze, alla Fisica, alla Storia dell’arte… Ciò potrebbe educare i ragazzi ad essere meno selettivi nella scelta delle materie da studiare, a lavorare un po’ meglio e un po’ più seriamente.
    E’ vero che il taglio di ore, come anche il livello in ingresso degli studenti e l’utilizzo improprio delle risorse in rete rendono sempre più difficile impostare un lavoro rigoroso e complesso nell’insegnamento di una lingua classica, ma forse il pensiero di dover affrontare una verifica in uscita su tutte le discipline potrebbe far migliorare un po’ le cose.
    Ritengo che la traduzione debba continuare ad avere un suo peso nell’apprendimento di questa disciplina: credo che nulla più di essa educhi al ragionamento e al metodo di ricerca, cose che, purtroppo, vengono vanificate dal sistematico ricorso a internet, dal quale la quasi totalità degli alunni copia proposte di traduzione spesso mal formulate, se non del tutto errate.
    Forse, andata a regime la riforma, si potrebbero dedicare, nel triennio, durante una settimana un’ora alla grammatica e due alla letteratura, facendo il contrario nella settimana successiva, in modo da bilanciare studio della morfosintassi e studio degli autori.
    Per la letteratura si potrebbe selezionare un esiguo numero di scrittori, delle cui opere leggere passi in lingua e in traduzione. Per la grammatica un modo per evitare che gli studenti a casa si limitino a copiare i compiti dalla rete potrebbe essere quello di richiedere l’uso del quaderno di latino di Dalla Selva, i cui schemi di analisi obbligano alla riflessione e all’uso del vocabolario.
    Quanto alle verifiche, sono del parere che, considerati l’elevato numero di studenti per classe e il ridimensionamento del monte ore, si debba limitare il ricorso alle classiche interrogazioni, che, fra l’altro, non fanno che verificare il possesso di conoscenze, ma non di abilità e competenze. Confesso, comunque, di nutrire una crescente insofferenza nei confronti di questa prassi valutativa tanto amata dalla scuola italiana.
    Per i compiti in classe ricorrerei a prove contenenti versioni ed esercizi di grammatica (le guide delle varie edizioni del Flocchini, ad esempio, ne contengono davvero tanti); come prove per l’orale utilizzerei verifiche di letteratura, ma incentrate sulle competenze e non sulle conoscenze: insomma testi nuovi, con traduzione a fronte, seguiti da domande di comprensione, grammatica, interpretazione. Validi esempi mi sembrano le prove contenute nelle guide delle letterature di Bettini o della Mortarino, come anche sul nuovo testo della Garbarino, che contiene interessanti laboratori testuali.
    Preciso che si tratta solo di ipotesi, in quanto la mia esperienza di docente riguarda in via quasi esclusiva il biennio, dove domina lo studio della grammatica.

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  4. Caro Andrea,
    condivido quasiin toto le tue osservazioni. Fosse per me, io abolirei l’esame di stato (che, tra l’altro, ha dei costi notevoli) e lo sostituirei con delle “prove d’uscita” singole, per tutte le materie (o, al limite, per materie affini o aree disciplinari) che, assieme alla media e ai crediti, diano il voto finale per il diploma. Sempre che abbia un senso, ormai, il voto finale.

    Per il resto, tutte le proposte didattiche di cui parli nel commento, le applico già nel triennio. Però devi considerare che ormai lo studio della grammatica sarà “spalmato” sui cinque anni (o almeno sui due bienni), quindi sarà impossibile proporre nel “triennio” dei testi d’autore attraverso i quali perfezionare lo studio della sintassi (come ho fatto personalmente fino ad ora).
    Il problema secondo me è che i ragazzi al triennio si convincono che, studiando la letteratura, possano ottenere la sufficienza anche se nella traduzione sono insufficienti. Per questo in quarta quest’anno nelle ultime settimane ho interrogato su brani a prima vista (anche se di autori conosciuti) per determinare la valutazione finale. La maggior parte, anche se aiutata, ha dimostrato di aver raggiunto una sufficiente autonomia nell’analisi e nella traduzione. Pochi, però, anche tra i più bravi, hanno brillato.

    A presto.

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  5. Prima o poi aboliranno gli insegnanti con delle registrazioni fornite dal Ministero, per avere un’ istruzione omogenea in tutto il paese… A me sinceramente fa paura questa volontà della Gelmini di costringere i professori a rientrare nei programmi del Ministero; sembra quasi che l’inventiva del singolo docente sarà destinata a scomparire di questo passo, insieme ad alcuni approfondimenti interessanti, che saranno accantonati per consentire uno svolgimento omogeneo del programma…

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  6. @ Gianni

    Oddio, l’esordio del tuo commento sembra tratto da un romanzo di Orwell. Anzi, mi hai fatto venire in mente un racconto di Azimov, “Chissà come si divertivano”. L’hai letto? Spero che non lo legga la Gelmini, non si sa mai che si faccia venire strane idee. 😦

    I programmi? Hai completamente ragione: facendo ciò che si deve si perde di vista il piacere di fare cose interessanti. Io cerco di “rubare” qualche ora ai programmi e proporre qualcosa di diverso, di più stimolante. ma poi quando vedo che sono rimasta indietro con il programma, mi viene una rabbia …

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