“LAUREA NON C’È”: SULLE NOTE DI NEK LA RIVISITAZIONE BY RENZO BOSSI

Un successo indimenticabile, quello di Nek. Era il 1997, lo scenario magico della città dei fiori, il palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo. “Laura non c’è” è rimasta nella mente e nei cuori di tutti.

Ora, prendendo lo spunto dalle note vicende della laurea a sua insaputa, che Bossi Jr avrebbe conseguito in Albania (fatto da lui smentito dicendo: “mi dissocio da quel diploma universitario” [sic]), Francesca Fornario e Simone Salis, autori del programma satirico di Radio2 “Un giorno da pecora”, hanno rivisitato il famosissimo pezzo di Nek, trasformando il titolo originale in “Laurea non c’è“.

Il video è cliccatissimo su You Tube ed è uno spasso.

MA CHE BRAVO RENZO BOSSI! LAUREATO IN UN SOLO ANNO … IN ALBANIA


Lo chiamano il “trota” ma, poverino, mi sa che il suo “genio” è stato fino ad oggi incompreso. Renzo Bossi, figlio del senatur, ci ha messo tre anni per prendersi il diploma di scuola media superiore in Italia (nel senso che per tre anni ha ripetuto l’Esame di Stato!), ma in un anno solo si è laureato in Economia aziendale. Dove? A Tirana, in Albania.

In un solo anno, dunque, Bossi jr ha superato «29 esami» del corso di «gestione aziendale», acquisendo «180 crediti», che prevedono una percorso di studi di 3 anni. Un’azione degna di un mago ma, in questo caso, nulla è uscito dal cilindro bensì dalla famosa cartella “The Family” sequestrata dalla Gdf nella cassaforte di Belsito.

Per un attimo mi sono detta: magari l’albanese è più facile dell’italiano, forse non ha il congiuntivo. Ma sì che ce l’ha, la lingua albanese ha pure l’ottativo e l’ammirativo. Immagino già l’uso che Renzo “Trota” può aver fatto di questi due modi: per il primo, avrà detto “Che vi venga un accidente” rivolto ai “vecchi” docenti italiani; per il secondo: “Quanto sono intelligente!”, elogiando se stesso e la sua bravura a dispetto delle malelingue.

Peccato, però, che la GdF sospetti che questa laurea sia stata comprata con i soldi della Lega. Ahi, ahi, ahi, caro il mio Renzo. Voi della Lega disprezzate il sud ma l’Albania non è proprio a nord. E non è nemmeno la Svizzera.

[notizia e immagine da Il Corriere]

AGGIORNAMENTO DEL POST, 5 MAGGIO 2012

Ha avuto uno strascico non da poco la diffusione della notizia secondo la quale Renzo Bossi si sarebbe laureato presso l’Università privata «Kristal» di Tirana. Gli studenti universitari appartenenti all’Alleanza Rossonera sono in rivolta e chiedono le dimissioni del ministro dell’istruzione albanese. Secondo i giovani universitari, infatti, il Trota non si sarebbe potuto laureare in Albania in quanto clandestino.

C’è di più: il «Trota», stando al certificato di laurea, è diventato «dottore» il 29 settembre 2010. L’università di Tirana ha confermato il tutto, quindi il giovane Bossi, regolarmente iscritto, sulla base delle leggi albanesi, nell’anno accademico 2007/2008, si sarebbe laureato addirittura più di un anno prima dell’esame di maturità superato in Italia nel 2009. 😯

Un altro “giallo” riguarda la lingua: fonti attendibili hanno assicurato che all’Università «Kristal» le lezioni si tengono in albanese e non è prevista la presenza di traduttori. Stessa regola varrebbe per il superamento degli esami. Come dire che Renzo Bossi avrebbe imparato in tempo record la lingua albanese … 🙄

Il mistero s’infittisce.

[fonte: Il Corriere]

Interessante anche il commento di Pino Scaccia sul suo blog. Da leggere.

FIGLI DI …

Nella cassaforte della Lega, un fascicolo con su scritto “The family”.

Elenco spese: sanitarie e scolastiche, multe pagate, l’assicurazione per la casa di Gemonio, un carnet di assegni con sopra la scritta «Umberto Bossi», 20.000 euro di spese per il tutor del figlio Renzo.

MA COME? Lo scorso agosto la CEPU aveva reso noto che avrebbe offerto GRATUITAMENTE l’assistenza dei tutor per gli studi universitari del giovane Renzo Bossi. In un articolo apparso su Vanity fair la Cepu dichiara che visti i pressanti impegni politici del giovane Bossi (classe 1988), non è lui ad andare in classe a seguire le lezioni, ma sono gli insegnanti di sostegno del Cepu che si recano direttamente a casa sua. (notizia da Il Corriere)

Andiamo avanti.

Dalle «confessioni reciproche» di Belsito e Dagrada nei giorni in cui il tesoriere temeva di essere allontanato dopo i primi scoop sugli investimenti di 7 milioni di rimborsi elettorali in Tanzania. (LINK)

Nadia (Dagrada, NdR) : «Lui (Bossi, ndr ) non ha idea del cumulo di spese, fidati, tu gli devi far capire che se questi vanno a vedere quelle che sono le spese, lui e la sua famiglia sono finiti. E poiché si tratta di cose della famiglia, non sono cose che compri tu, perché sono tutte per loro, perché le auto sono per loro, i ragazzi sono per loro, il figlio le spese sono loro, il diploma è loro, i lavori di casa sono loro».

E ancora:

«Capo, noi manteniamo i tuoi figli»
Belsito e Dagrada indugiano sulle spese per i figli del senatur, a cominciare da Renzo.
Nadia : «Quella cifra che tu gli hai dato era la cifra dei titoli di studio, ma c’è tutto il restante, e se ci mettono le mani i Castelli e Stiffoni di turno, tu non puoi garantire che le cose restino segrete». Si passa a un altro punto.
Belsito : «E’ possibile avere l’elenco degli scontrini? Renzo (dice, ndr ) “voglio confrontarmi con il mio calendario per vedere se era vero che erano con me”» (la scorta).
Nadia : «Giuro che non ho parole».
Belsito : «Ma io non posso reggere così, dai, questi sono una gabbia di pazzi. Questo (Renzo, ndr ) ha paura che (quelli della scorta, ndr) erano in albergo per cavoli loro».
Nadia : «Ma sono lì segnati, c’è tutta benzina, ristoranti, è quasi tutta benzina».
Belsito : «A me (Renzo, ndr) ha detto che paga di tasca sua, ti giuro».
Nadia : «Ma che non dica cavolate, neanche il caffè in Regione, non paga neanche il caffè» (Renzo è consigliere regionale lombardo, ndr) […]

IO NON HO PAROLE.

BELL’E PAPÀ

“Mio figlio non è un trota qualunque”, pare abbia detto Antonio Di Pietro riferendosi alla carriera politica del figlio Cristiano. Ovviamente, l’allusione più che esplicita è al figlio di Umberto Bossi, Renzo, che poco più che ventenne ha ottenuto il suo “scranno” sicuro, lautamente ricompensato con 15mila euro mensili, al Consiglio Regionale della Lombardia. Pare anche che il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, abbia additato il rampollo del leader della Lega, che ha tribolato non poco per ottenere il diploma di maturità, come l’esempio a dimostrazione del fatto che l’università non serve. Peccato che il giovane Bossi la stia frequentando (oddio, “frequentando” in effetti è una parola grossa) e che il Cepu gli fornisca docenti a domicilio gratis per fargli superare gli esami.

Ma dopo la divagazione torniamo al giovane Di Pietro, poliziotto da diciannove anni, sposato con prole, candidato alle elezioni regionali in Molise. In segno di protesta al circolo di Termoli dell’Italia dei valori si sono dimessi in blocco contestando la sua candidatura come una scelta «familistica». Cosa, questa, che a Cristiano pare incomprensibile. Lui, infatti, è da dieci anni in politica, ha iniziato attaccando manifesti e studiando per fare il politico di professione. La prima candidatura è arrivata sei anni fa e lui di anni ora ne ha trentasette, quindi la gavetta l’ha fatta, eccome.

Guarda un po’, ha iniziato sei anni fa alle elezioni comunali a Montenero di Bisaccia, il paese di suo padre Antonio. Una spintarella da papà l’ha avuta, sì, ma solo all’inizio. Poi i cittadini di Montenero, capacissimi di ragionare con la propria testa, l’hanno votato e fatto risultare il primo degli eletti.

Una carriera politica limpida come il sole, dunque. Peccato che quelli di Termoli … «Credo siano stati manovrati da qualcuno. A livello regionale a Termoli avevano votato a favore della mia candidatura», tenta di spiegare ma il fatto è davvero incredibile. Addirittura quelli dell’Italia dei valori di Termoli hanno paragonato la candidatura di Cristiano Di Pietro a quella della Minetti: «Possono accostarmi a chi vogliono. Io ho il mio lavoro. Come la Minetti ha il suo», osserva.

Certo, ognuno fa il suo lavoro, anche Renzo Bossi lo fa e anche la Minetti. Il problema, secondo me, è: lo sanno fare o la spintarella implica che non sia così importante avere delle capacità? Senza fare illazioni, anche perché non conosco l’operato di nessuna delle persone citate, per me il dubbio rimane. So per certo, tuttavia, che molti giovani bravi e preparati sono a spasso perché non sono bell’e papà o papi, che dir si voglia.

[dall’intervista a Cristiano Di Pietro su Il Corriere]

E SE TRASFERISSIMO IL TROTA NEI MARI DEL SUD? by MARCELLO VENEZIANI

In seguito alle polemiche sul trasfe­rimento dei ministeri al Nord e all’inchiesta sui presunti illeciti per favo­rire la carriera politica di Renzo Bossi, avrei una controproposta per la Lega: il trasferimento del Trota al Sud.

Per mimetizzarsi nel suo nuovo am­biente, il Trota dovrebbe ribattezzarsi con un nome scelto fra un trittico di pe­sci terroni: sgombro, pezzogna o spi­gola, che ha il vantaggio del doppio passaporto perché al Nord si chiama branzino e dunque lui conserverebbe un legame con la Padania.

Sedi indicate per il trasferimento: Napoli, Caserta provincia, Calabria saudita, grandi scuole di vita e malavi­ta.

Il decentramento della famiglia Bos­si avrebbe le seguenti utilità: modica quantità dei Bossi distribuita in varie zone d’Italia, come esige il federali­smo; accoglimento della richiesta dei sudisti secessionisti per i quali ci vor­rebbe un Bossi al Sud; sradicamento del Trota dall’habitat mefitico che lo ha inguaiato e gli impedisce di mostra­re il suo talento; possibilità di proseguire i suoi studi di stregoneria, fattu­re e malocchio presso università di me­gere, vajasse e veggenti assai più quali­ficate; possibilità di conoscere meglio l’illegalità studiandone la pianta, ov­vero laddove nasce e fiorisce; liberar­lo dall’ingombrante protezione del Pa­dre Boss e metterlo nelle stesse condi­zioni dei suoi coetanei, i ragazzi di 23 anni, provando giù al Sud quanto è du­ro trovarsi un lavoro.

Sempre che Napolitano non ritenga incostituzionale mutare una trota d’acqua dolce in pesce d’acqua salata.

PUBBLICATO SU IL GIORNALE.IT.