NOZZE DI DIAMANTE

nozze diamante
Maria (per gli amici Mariuccia, per i nipoti [come zia] e per il marito Ucci) e Vittorio si sono sposati un freddissimo (bora e qualche grado sottozero) 4 gennaio del 1953.

Oggi, 4 gennaio 2013 a Trieste non soffiava la bora, splendeva il sole e, nelle ore più calde, il termometro segnava 11°. Una bellissima giornata scaldata, oltre che dal sole, anche da tante persone che, strette attorno ai due “sposi”, hanno brindato ai loro 60 anni di matrimonio e alla loro futura felicità.

L’argomento di discussione affrontato dalla maggior parte degli invitati è stato: un matrimonio che dura da 60 anni è inconcepibile al giorno d’oggi.

Ora, non bisogna per forza essere catastrofisti e pensare che le unioni, ufficializzate in Chiesa oppure al Comune, siano destinate a fallire, quando va bene, nel giro di qualche lustro. Infatti, è sufficiente riflettere sull’età media in cui ci si sposa: 35 anni. Ora, per quanto la vita umana si sia allungata, arrivare in due a 95 anni pare comunque un’impresa ardua.

Maria e Vittorio sessant’anni fa erano giovanissimi: di lei non dirò l’età (potrebbe anche punirmi selvaggiamente!) ma dirò che lui non aveva nemmeno compiuto 21 anni e, essendo orfano di entrambi i genitori, suo fratello aveva dovuto firmare il consenso. E dire che sarebbe bastato aspettare poche settimane … ma il desiderio di impalmare la bella Ucci era talmente grande da non poter attendere oltre.

La domanda più quotata sempre dagli invitati alla festa di “nozze” è stata: ma come si fa a far durare un matrimonio ben 60 anni?

Io un’idea ce l’avrei, conoscendo molto da vicino i due protagonisti dei festeggiamenti: una santa pazienza da parte di lui e una grande capacità di convincere da parte di lei. Ovvero: fare in modo che lui faccia tutto (o quasi) quello che vuole lei, facendogli tuttavia credere di farlo spontaneamente. 🙂

Insomma, chi non vorrebbe un marito che ogni mattina ti porta il caffè a letto, da sessant’anni, che sa cucinare (e non solo per sopravvivere), va a fare la spesa, all’occorrenza dà una mano con le pulizie, non ti fa mai mancare nulla né sa dirti di no pure quando sarebbe cosa assai sensata dirtelo?

Qual è, dunque, il segreto di un’unione così longeva, allietata da due figli fantastici (una leggermente più dell’altro 😉 ) e da tre nipoti bellissimi?

Io credo che sia soprattutto un grande, grandissimo amore, simile alla devozione, qualcosa di molto vicino al divino che innalza gli uomini al cielo.

Forse è questo che, nelle coppie più giovani, viene a mancare presto. L’amore è come un fuoco che divampa impetuoso per poi spegnersi al primo fiato di vento. L’Amore vero, quello che avvicina gli uomini a Dio è, invece, un fuoco che non teme la pioggia, le nuvole, le tempeste … sa che, superato il momento in cui teme davvero di spegnersi, riprenderà vigore come e più di prima.

Questo è l’Amore che tiene uniti i miei genitori da ben più di sessant’anni, considerando il fidanzamento che credo fosse durato quattro anni.

Questo è L’Amore che Kahlil Gibran definisce Sublime:

Un amore sublime non conosce invidia né gelosia perché è ricco, e non fa del corpo una meta perché risiede

nello spirito. È una forte attrazione che riempie l’anima di gioia. È una breccia profonda che colma il

cuore di festosità. È una magia che ha tramutato il mio sogno in paradiso e mi ha reso la vita simile a un

bel sogno.

da Le ali spezzate

So che Mamma e Papà non leggeranno mai questo post ma mi fa piacere dedicare loro questi versi bellissimi che credo tutte le mogli e i mariti dovrebbero tenere a mente, nei momenti di crisi e in quelli di felicità.

Infine, dedico ai miei meravigliosi genitori una canzone di Eros Ramazzotti da cui estrapolo alcune parti che mi sembrano quanto mai appropriate, parole che immagino attraversare la mente di mio Papà ogni volta che guarda mia Mamma negli occhi … da più di 60 anni.

Com’è cominciata io non saprei
la storia infinita con te
che sei diventata la mia lei
di tutta una vita per me
ci vuole passione con te
e un briciolo di pazzia
ci vuole pensiero perciò
lavoro di fantasia

[…]

com’è che non passa con gli anni miei
la voglia infinita di te
cos’è quel mistero che ancora sei
che porto qui dentro di me
Saranno i momenti che ho
quegli attimi che mi dai