LA MADONNA CANDELORA E LA PRIMAVERA CHE VERRÀ … TARDI

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Il 2 febbraio la Chiesa celebra la Madonna Candelora perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo che illumina la strada ai fedeli. In realtà la festa ricorda la presentazione di Gesù bambino al Tempio e, nello stesso tempo, la purificazione di Maria. Infatti, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre.

Fino a qualche decennio fa, a pensarci bene, in occasione del battesimo la Chiesa non ammetteva che la mamma del bambino portasse alla fonte il suo piccolo in braccio. Da qui l’usanza di presentare il nuovo nato da parte della madrina, mentre la madre doveva rimanere in fondo alla chiesa. La donna nel periodo post partum era, infatti, considerata impura e non degna di avvicinarsi all’altare. Fortunatamente quest’usanza non c’è più e il battezzando è portato alla fonte direttamente dalla mamma, anche se è vero che difficilmente i genitori hanno la possibilità di far celebrare l’ingresso del loro piccolo nella comunità dei cristiani entro i primi quaranta giorni dalla nascita.

Tornando a questa festa, come spesso accade, essa ha origini precristiane. Tra le tante leggende, quella che più facilmente si può accostare alla festività della Candelora è dedicata alla dea Februa (espiazione) o Iuno Febrata (Giunone), madre di Marte dio della guerra, dea deputata a presiedere ai riti di purificazione a cui si sottoponevano le donne dopo il parto. Questa festa veniva celebrata alle Calende di febbraio, il primo giorno del mese secondo l’antico calendario romano. Era usanza portare per le vie della città i Ceri di Februa per tenere lontano le negatività. Lo stesso nome del mese deriva dal latino februus che significa “purificante”, quindi c’è uno stretto legame tra l’antico rito e il nome della Candelora attribuito dalla Chiesa alla madre di Gesù.

Un’altra tradizione associa la Candelora ai riti pagani dei Lupercali (Lupercalia), in onore del dio Fauno Lupercus (protettore del bestiame) o, secondo Dionigi di Alicarnasso, in ricordo della lupa nutrice di Romolo e Remo. Questa festa veniva, però, celebrata il 13 febbraio: la tradizione vuole che i sacerdoti, detti Luperci, andassero per le strade muniti di cinghie di cuoio, ricavate dalla pelle degli animali sacrificati, percuotendo gli uomini in segno di penitenza o toccando le donne per dar loro fertilità. Le origini di questa usanza sarebbero da ricercare nella leggenda secondo la quale la dea Giunone Lucina (o Lucezia) aveva reso feconde le Sabine, incapaci di procreare dopo il ratto, suggerendo all’aruspice di toccarle con delle strisce di pelle (februa o amiculum Iunonis), ricavate dalla pelle di un “becco” (caprone) a lei immolato.

Già ai tempi di Papa Gelasio (V secolo) il senato romano abolì la festa pagana dei Lupercali, sostituendola con la celebrazione della Madonna Candelora. In seguito, l’imperatore Giustiniano, nel VI secolo, anticipò la ricorrenza al 2 febbraio.

Il 2 febbraio e la festività della Candelora sono legati anche a molti detti popolari che, pur cambiando nella forma, mantengono la stessa sostanza: dal tempo atmosferico che caratterizza questa giornata si fanno pronostici sull’arrivo più o meno tempestivo della primavera.
Da nord a sud d’Italia i proverbi sulla Candelora dicono che se la giornata è piovosa la primavera è ancora lontana, mentre se splende il sole essa è più vicina.
Questa tradizione è probabilmente legata ad altri riti che venivano compiuti all’inizio di febbraio: quelli in onore di Cerere, dea della fertilità e delle messi, madre di madre di Proserpina. La fanciulla era stata rapita da Plutone, dio dell’Oltretomba, e la madre, disperata, l’aveva cercata a lungo alla luce delle fiaccole. Nel frattempo la natura era abbandonata a se stessa e gli agricoltori pregavano affinché Demetra tornasse ad occuparsi di loro. Quando la dea scoprì il rapimento della figlia, con Plutone arrivò ad un compromesso: la giovane sarebbe rimasta con lo sposo nel regno degli Inferi per sei mesi, quelli in cui la natura riposa (autunno e inverno), mentre la madre avrebbe potuto godere della compagnia della figlia nella rimanente parte dell’anno in cui la natura era più rigogliosa.
Dalle fiaccole portate da Demetra alla ricerca della figlia deriverebbe la Candelora cristiana (festum candelorum), appunto l’usanza dell’accensione delle candele il 2 febbraio.

Tornando ai proverbi sulla Candelora e il tempo, a Roma si dice:

Quanno viè la Candelora
da l’inverno sémo fóra,
ma se piove o tira vènto,
ne l’inverno semo dentro
.

In Romagna, invece, l’interpretazione è proprio opposta:

Per la Candelora,
se piove o nevica,
dall’inverno siamo fuori;
ma se non piove,
abbiamo ancora quaranta giorni di inverno
.

Anche in Friuli si va controcorrente:

A la Madone-cjandelore,
s’al è nulât il frêt al è lât,
s’al è seren il frêt al ven
.

[Alla Madonna della Candelora se c’è nuvolo il freddo è andato, se c’è sereno il freddo viene]

A Trieste il detto è legato ai due fenomeni della bora chiara (con il sole) e di quella scura (accompagnata dalla pioggia):

Se la vien con sol e bora
de l’inverno semo fora.
Se la vien con piova e vento,
de l’inverno semo drento
.

Che dire? Pare che friulani e triestini siano in disaccordo anche su questo! Io, tuttavia, non tradisco le mie origini: qui piove a dirotto dalla scorsa notte e nel pomeriggio si è alzato il vento … per maggior sicurezza, ho interpellato mia mamma e ho saputo che a Trieste xe piova e vento (bora scura), quindi temo proprio che la primavera sia ancora lontana.

Segnalo anche questo bell’articolo di Laurin42: *2 febbraio, il giorno dell’orso.

[fonti: Wikipedia, genova.erasuperba.it, meteogiornale.it; nell’immagine: “Madonna della Candelora delle Piume”, primi anni del secolo XXI, olio su tela, cm 30 x 40, collezione privata G. B. C., Bergamo, dal sito baroccoandino.com]

9 pensieri riguardo “LA MADONNA CANDELORA E LA PRIMAVERA CHE VERRÀ … TARDI

  1. La situazione meteorologica è tristemente la stessa a Roma, indi: ancora inverno! 😦
    Il detto l’ho sentito per la prima volta da mia nonna che, pur non essendo romana, me lo ha sempre ripetuto. Però ho trovato molto interessante leggere della traduzione ebraica. In effetti mi sono sempre domandata da cosa dipendesse la scelta del giorno del battesimo.

    Ti auguro una buona domenica Marisa.
    Un abbraccio

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  2. Mi piace scoprire le radici di certe tradizioni. Quanto al detto, ahimè temo proprio che la primavera si farà attendere. Speriamo bene.

    Buona domenica anche a te.
    Un abbraccio.

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  3. Penso che passeremo direttamente dall’inverno all’estate come ormai succede da qualche decennio.
    In questi giorni a Catania c’è la sfilata delle Candelore di Sant’Agata
    Patrona della città ,feste che raggiungeranno il culmine il 6 febbraio al mattino presto con la messa finale delle 5.
    Un abbraccio,buona domenica
    liù

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  4. A proposito di detti e usanze in Pennsylvania il due febbraio si osserva il rifugio di una marmotta , se essa viene fuori senza riuscire a vedere la sua ombra perché è nuvoloso allora dall inverno si è fuori, altrimenti se il sole splende, l’inverno s’allunga.
    E proprio su questa usanza vorrei consigliare un bel film :
    Ricomincio da Capo o Giorno della Marmotta (Groundhog Day) con Bill Murray e Andie Mac Dowell

    Grazie sempre Marisa
    Abbraccio e baci
    Mistral

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  5. Tanto! E pensa che le tue, e ora anche quelle di Barbara, sono le prime che apro!

    Me ne ero arretrata 800, ora sono scesa appena sotto i 500 😯

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