ADDIO OTTAVIO, RE DEI COLORI

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Ottavio Missoni, scomparso oggi all’età di 92 anni, era nato a Ragusa nel 1921, anche se aveva passato tutta la sua infanzia e giovinezza a Zara. Diceva che, quando ci nasci, la terra dalmata non si può mai scordare così come lo stilista non aveva mai dimenticato la “sua” Trieste, in cui aveva vissuto la prima età adulta, aperto “bottega” (un semplice laboratorio di maglieria in società con l’amico Giorgio Oberweger) e conosciuto Rosita Jelmini che sposerà nel 1953, dopo cinque anni di fidanzamento.

Ma Ottavio Missoni non è stato solo un creativo al telaio, dal quale sono usciti gli splendidi e unici capi di maglieria, quasi arazzi, conosciuti in tutto il mondo. Ottavio era anche uno sportivo e per anni si dedicò all’atletica leggera, specialità in cui ottenne prestigiosi riconoscimenti.
Durante la seconda guerra mondiale combatté nella battaglia di El Alamein e venne fatto prigioniero dagli alleati. Dopo avere passato 4 anni in un campo di prigionia in Egitto, nel 1946 fece ritorno in Italia, a Trieste, dove si iscrisse al Liceo Scientifico intitolato all’irredentiscta Guglielmo Oberdan.

La moglie di Missoni, Rosita, apparteneva ad una famiglia agiata che possedeva una fabbrica di scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese. Fu così che i due sposi ben presto lasciarono Trieste spostando l’intera produzione artigianale a Sumirago, che diventò il quartier generale della Maison.

Come non aveva mai dimenticato la Dalmazia, sua terra d’origine, Ottavio non aveva mai scordato Trieste, la città adottiva che l’aveva accolto esule e dove aveva mosso i primi passi nell’attività in cui, più tardi, avrebbe espresso al meglio tutto il suo talento creativo.
Nel 1983 la città giuliana gli conferì il premio San Giusto d’Oro, riconoscimento per quei “triestini” (naturali o adottivi!) che portano alto il nome di Trieste nel mondo. Missoni non smise mai di ritornare nella città della bora e non mancava ai raduni degli esuli dalmati. Nel 2008 l’allora sindaco Di Piazza lo insignì della cittadinanza onoraria.

Una vita, quella di Missoni, dedita alla famiglia e al lavoro. Per questo fin dal suo primo trasferimento a Sumirago aveva deciso di stabilire nel paese in provincia di Varese l’azienda e la residenza. Un matrimonio felice e duraturo, quello con Rosita, rallegrato dalla nascita di tre figli: Vittorio, nato nel 1954, Luca nel 1956 e Angela nel 1958. Lo sorso gennaio Ottavio dovette affrontare con forza la scomparsa del primogenito: l’aereo da turismo su cui viaggiavano Vittorio Missoni e la moglie scomparve presso Los Roques, in Venezuela. Una tragedia che ha portato con sé tanto dolore e speranza ma che non ha restituito i corpi degli sventurati.

Un dolore dal quale forse Ottavio non si era mai ripreso.
Ora spero che padre e figlio si siano riuniti in un altro mondo, forse meno colorato. Ma i colori di Missoni, assieme al suo sorriso buono, rimarranno sempre nei cuori di chi l’ha amato e stimato nella lunga carriera. Un successo che non gli ha mai fatto perdere l’umiltà che caratterizza la gente dalmata e giuliana, gente che ha dovuto combattere per la propria terra e che la porta per sempre nel cuore, anche quando vive lontana dalle sponde blu dell’Adriatico.

Addio, Ottavio. Possa un soffio della “tua” bora portarti questo saluto.

Ottavio Missoni