LIBRI: “LA LIBRERIA DELLE STORIE SOSPESE” di CRISTINA DI CANIO

PREMESSA
Ho acquistato questo romanzo spinta dalla curiosità. Avevo sentito parlare di Cristina Di Canio e della sua libreria milanese grazie al post dell’amica Laura (Arriva il libro sospeso, dopo pane, pizza e caffè) in cui tratta delle librerie, in Italia sempre più numerose, in cui è possibile lasciare un “libro sospeso” per il cliente che entrerà dopo di noi. Un’iniziativa che nasce nel Sud, grazie alla generosità dei napoletani che molti anni fa hanno inventato il “caffè sospeso”, cui Luciano De Crescenzo ha dedicato anche un libricino assai gradevole (ne ho parlato QUI).

L’AUTRICEcristinadicanio
Cristina Di Canio, classe 1984, figlia di un operaio e di una casalinga, ha sempre avuto il pallino dei libri. Fin da piccola è stata irresistibilmente attratta dalla lettura, coltivando il sogno di diventare una libraia. Ma la realtà, molte volte, ci costringe a fare altre scelte: Cristina, mentre studia per diventare perito turistico, svolge svariati lavori come baby-sitter e cameriera. Dopo il diploma le viene offerto un contratto a tempo indeterminato come commessa da Benetton che rifiuta. Il suo sogno è un altro e sa che prima o poi lo realizzerà.
Seguono altri no, lavori che avrebbero fatto gola a tanti giovani come lei. «Ho mandato all’aria tante chance, sarà che avevo quel tarlo in testa… – spiega in un’intervista pubblicata sul Corriere – Nel tempo libero mi informavo su come aprire una libreria, mi spingeva una frase di Un posto nel mondo di Fabio Volo: “Voglio di più per me, voglio buttarmi per cadere verso l’alto”».

Dopo aver fatto i conti con la realtà per troppo tempo, arriva per l’autrice la grande occasione di dare una svolta alla sua vita: nel 2010 lascia un posto fisso da office manager in una sociatà energetica per rincorrere il suo unico sogno. Accetta un contratto part time in una libreria «per vedere se la sconfinata passione per i libri potesse davvero diventare un lavoro». Questa specie di test ha un esito positivo e, complice la lettura di Libraio per caso di Romano Montroni, decide di mettersi in proprio. Nasce così “Il mio libro”, la libreria di Cristina, un negozietto di appena 30 mq nel quartiere milanese di Porta Romana in cui è cresciuta. Dal colore delle pareti del negozio viene affettuosamente detta “La scatola lilla” che dà il nome anche a un blog attraverso il quale vengono diffuse varie iniziative legate all’attività della libreria.

«Non volevo una semplice libreria, desideravo creare un punto d’incontro e ce l’ho fatta. Organizzo laboratori per i bimbi, incontri con gli autori, aperitivi. Alcune attività, come i corsi di scrittura creativa, mi aiutano a sostenere le spese, oltre all’affitto ho un mutuo di 10 anni, l’ho dovuto accendere per comprare il primo assortimento di libri», spiega la Di Canio sempre nell’intervista sul Corriere.

L’inizio non è stato dei più facili ma a Cristina non mancano le idee: «Prendendo spunto da La libreria del buon romanzo di Laurence Cossé, ho iniziato a chiedere ai clienti di recensire i libri in vendita su dei biglietti che infilo tra le pagine o di suggerirmi titoli che hanno amato: uno scambio che li fa sentire partecipi consentendo a me di migliorare la selezione».
Nel 2014 è arrivato il “libro sospeso”, sulla scia di iniziative analoghe sparse lungo tutto lo stivale. «Ho sempre pensato che il libro fosse portatore sano di emozioni e sogni. Oggi il “ libro sospeso” è un VIRUS che si sta diffondendo in tutta Italia. Ma non preoccupatevi non dovete vaccinarvi anzi. Contagiate più persone possibili!», scrive la Di Canio in un post sulla sua pagina Facebook.

A maggio 2016 da questa entusiasmante esperienza è nato il romanzo, dichiaratamente autobiografico, La libreria delle storie sospese edito da Rizzoli. Cristina rifiuta l’appellativo di “scrittrice”: «Ma non voglio essere chiamata così. Con questo libro (e non ce ne saranno altri in futuro) spero solo di far conoscere la mia storia e la mia attività. A parte alcuni elementi romanzati, ciò che ho messo in queste pagine è tutto vero: Nina sono io, mi sono ribattezzata con il nome di una delle mie due gatte perché mi sembrava carino». [per la biografia, oltre il Corriere già citato, ho fatto riferimento anche a interviste uscite sull’HuffingtonPost e su IoDonna, da cui è tratta anche l’immagine]

coverlibreria storie sospese

LA TRAMA
Nina è una giovane donna, da sempre amante dei libri, che a un certo punto decide di dare un calcio alla sorte che le aveva offerto su un piatto d’argento un buon impiego, per rincorrere il suo sogno di aprire una libreria. Nasce, così, “la scatola lilla”, una libreria indipendente, piccola ma graziosa, che con fatica riesce a farsi un nome, grazie anche all’iniziativa del “libro sospeso”. La zona in cui sorge il negozietto è Porta Romana, un quartiere di Milano che negli ultimi anni è diventato sempre meno periferico, abbracciando il centro di una città continuamente in espansione. Nulla a che vedere con la zona operaia, popolata da migranti (provenienti specialmente dal Sud), che qualche decennio fa occupavano le chiassose case di ringhiera, accontentandosi di poco perché quel poco era abbastanza rispetto alla prospettiva di morire di fame nel meridione che quasi nulla aveva da offrire ai suoi figli.

il_mio_libro_milano1La “scatola lilla” è per Adele una specie di seconda casa e il legame che si instaura tra la giovane Nina e l’anziana signora è molto forte.

Quando il destino mi ha portato da Nina, è stato un viaggio indietro nel tempo. Ho ritrovato molto di me in lei. Non ha la mia durezza né il mio cinismo, che mi sono serviti da scudo per tutte le battaglie della mia lunga vita, ma è determinata, visionaria e temeraria. (pp. 71-72)

Porta Romana è anche il quartiere dove è vissuta Adele, proveniente dal paesino pugliese di Ginosa dove ancora i fratelli litigavano su come dividersi fino all’ultimo centimetro le terre e gli ulivi lasciati dal padre, morto con le mani piene di calli e senza aver mai baciato i figli, per non “perdere il loro rispetto”. (pag. 62)

Adele è un’ottantenne, “un pezzo d’antiquariato”, come ama definirsi, ed è la co-protagonista di questo romanzo nonché la voce narrante. Emigrata a Milano con il marito Domenico, già scomparso al tempo del racconto, è madre delle gemelle Maria e Rosa, arriviste e spose dei rampolli della Milano bene. La sua famiglia includeva anche l’amatissima Angela, nata per caso e strappata al troppo amore dei genitori in giovane età.

Il ruolo di Adele non è solo quello di narrare ciò che accade attorno a lei in quella bizzarra libreria dove regna il caos che solo Nina è in grado di gestire. All’anziana signora è affidato il compito di testimoniare il cambiamento subito dal quartiere in cui sorge “Il mio libro”:

Un tempo qui, a poche decine di metri da noi, arrivavano e partivano treni in continuazione. Portavano passeggeri stipati nei vagoni sporchi del solito fumo nero che non ci abbandonava mai. Erano gli operai che arrivavano dalla provincia, per riversarsi nelle manifatture, nelle officine, nelle fabbriche con le fornaci sempre accese. La ferrovia era un essere animato, una cosa viva, che tutto il giorno sbuffava, brulicava, strisciava. A guardarla adesso, deserta, attraversata solo da sparuti veicoli delle linee suburbane, spesso ritrovo di disperati, drogati in cerca di una fuga, vagabondi bisognosi di un riparo, stranieri senza più una patria, un’identità e la dignità, a caccia di un nascondiglio, è difficile immaginare come sia stata, per lungo tempo, il centro esatto del mondo. Del mio mondo. (pag. 149)

Attraverso la voce di Adele, sprofondata nella sua poltrona tanto da sentirsi, a volte, lei stessa un pezzo di arredamento, scopriamo le storie di altri personaggi che frequentano il negozietto: Emma la fioraia e Ilaria, inguaribile romantica che affida al “libro sospeso” il ruolo di Cupido, nel tentativo di far breccia nel cuore di Paolo, lettore sconosciuto, amore virtuale che lei vorrebbe vedere concretizzato. Poi c’è il musicista Leonardo il quale, entrato in sordina, avrà un ruolo importante nella vicenda.

Tra tante storie d’amore fissate per sempre sulle pagine dei libri, ce n’è una vera, anzi due. Il cuore di Nina è diviso tra Filippo e Andrea, entrambi persone inaffidabili su cui la saggia Adele esprime giudizi tanti lapidari quanto impietosi, pur senza farsi sentire. Anche la tentazione di mettere in guardia la giovane libraia da un uomo, Filippo, con cui conviveva da anni e che si era rivelato un vile traditore, viene allontanata per il bene dell’amica. Adele sa la verità su Filippo ma la tiene nascosta a Nina che, più tardi, l’abbandonerà in favore del bell’Andrea, pieno di segreti anche lui.

Avrei dovuto dirlo a Nina? […] Mi sarei dovuta intromettere nella sua vita più privata, istillarle il dubbio, darle il via a una serie di sgradevoli eventi, per essermi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato? […] E comunque lo è venuto a sapere da sola. La verità è un vecchio tronco di legno che viene sempre a galla. (pp. 84-85)

La “scatola lilla”, a volte meta di personaggi di passaggio alquanto stravaganti, fa da contorno a tante storie, alcune felici altre meno, pezzi di vita già scritti o storie sospese. Storie vere intrecciate con altre inventate, nate dalla penna di autori famosi. Libri che diffondono nel piccolo ma vivace spazio un intenso odore di carta. E la magia di tante pagine in attesa di essere lette.

***

Il romanzo di Cristina Di Canio è, a mio parere, una gradevole lettura. La scrittura è semplice ma allo stesso tempo efficace, a volte velata di una sottile malinconia, altre vivacizzata dall’entusiasmo del momento.
La narrazione, come già detto, è in prima persona: Adele, l’io-narrante, alterna i flashback in cui rievoca i momenti salienti della sua vita, alla descrizione di ciò che vede e sente dalla sua posizione privilegiata: la poltrona su cui siede tutti i giorni per l’intero orario di apertura della libreria. L’unico difetto che ho riscontrato (a parte alcuni refusi che davvero è difficile aspettarsi da un editore come Rizzoli!) è la grafica: personalmente avrei scelto il corsivo per i flashback o comunque quelle parti che si discostano dal tempo del racconto. In questo modo, anche visivamente, sarebbe più facile e immediato distinguere i due piani narrativi.
Un espediente di grande effetto è sicuramente l’aver scelto come introduzione ad ogni capitolo alcune frasi di pezzi musicali di autori più o meno famosi, molti dei quali riferiti a Milano. Ad esempio, quello tratto dalla canzone Domenica bestiale di Fabio Concato:

Sapessi amore mio come mi piace
partire quando Milano dorme ancora
vederla sonnecchiare e accorgermi che è bella
prima che cominci a correre e urlare
. (pag. 175)

E Milano è il palcoscenico su cui si muovono le storie narrate in questo romanzo. La Milano di ieri, rievocata nei ricordi di Adele, e quella di oggi. Una Milano diversa ma non meno bella. Non una Milano da bere, come recitava un vecchio spot, ma una Milano da leggere. Meglio se all’interno di una “scatola lilla”.

VISITA ANCHE LA PAGINA “LE MIE LETTURE”

[immagine del negozio dal sito sulromanzo.it]

11 pensieri riguardo “LIBRI: “LA LIBRERIA DELLE STORIE SOSPESE” di CRISTINA DI CANIO

  1. Di solito non mi interesso ad articoli riguardanti testi autobiografici. Non so se è stato il tuo modo di scrivere o come hai presentato l’argomento, ma sono stato catturato ed ho letto fino alla fine affascinato dalla storia di questa autrice.

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  2. Bellissimo post! Ho messo piede nella #scatolalilla poco più di un anno fa e, da allora, è un porto sicuro. Cristina è proprio così, come la troviamo nel suo libro. E’ entusiamo, è energia pura, è passione per il suo lavoro. E io sono davvero felice di essere entrata nel suo mondo.

    Ciao!

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  3. @ Icomelibro

    Grazie!
    Purtroppo io vivo a più di 400 km da Milano, altrimenti sarei diventata, probabilmente, una frequentatrice assidua della libreria di Cristina. Mi farebbe proprio piacere conoscerla.
    Ciao. Buona serata.

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  4. Un bel post per un’iniziativa interessante e un libro che mi sembra davvero gradevole.

    So che non è il tuo genere, ma non è un vero e proprio thriller: mi piacerebbe che leggessi questo “La vedova”, di Fiona Barton che ho commentato qui

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  5. Caro frz,
    io leggo sempre le tue recensioni, anche se non sempre commento. Avevo letto questa su La vedova ed effettivamente avevo pensato che potesse rientrare nei miei gusti.
    Stamattina sono andata in libreria e l’ho comprato… assieme ad altri 3! Io non mi arrendo all’e-book e sinceramente non so dove mettere i libri. Nello stesso tempo non riesco a separarmene… ultimamente mi sono creata uno spazio abusivo anche a scuola. 😉

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  6. Ecco, vedi, tu sei più moderno di me. 😉

    Lo leggo e poi ti dico. Se mi piace ne scrivo una “recensione”, altrimenti ti lascio un commento sul blog (non riesco proprio a recensire i libri che non mi hanno entusiasmato…)

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