I GIOVANI E LA MAFIA: VIAGGIO IN SICILIA SULLE ORME DELLA LEGALITÀ

no mafia
La mafia, assieme alla Shoah, è uno di quegli argomenti che, nei programmi scolastici, hanno uno spazio limitato ad una sola giornata: il 23 maggio (Giornata della legalità) l’uno, il 27 gennaio (Giornata della Memoria) l’altro. Per il resto dell’anno, eventi come la strage di Capaci – avvenuta il 23 maggio 1992 – e la liberazione dei prigionieri nel campo di sterminio di Auschwitz – avvenuta il 27 gennaio 1945 – possono essere tranquillamente ignorati.

Forse dell’Olocausto, se non altro perché occupa un capitolo nei libri di Storia, qualcosa si dice. Ma della mafia, quando si parla a scuola? Quasi mai, almeno da noi al Nord.

Eppure ci sono scuole, sparse in tutta la penisola, in cui si cerca di avvicinare i giovani a queste realtà scomode. L’educazione civica impone che nelle aule si parli di diritti negati e di legalità. Difficile, però, farlo in tutte le classi e rivolgersi a bambini e ragazzi di ogni età.

Nelle scuole superiori, tuttavia, questi argomenti devono trovare spazio.

Nel mio liceo, ad esempio, ogni anno un gruppo di allievi, provenienti da tutte le classi quarte e quinte, volontariamente aderiscono alla proposta di un viaggio-pellegrinaggio ad Auschwitz. Ne tornano arricchiti a livello culturale ed emotivo, anche se quest’ultimo spesso coincide con uno choc che rende difficile la ripresa della vita di tutti i giorni, allegra e spensierata, immersa nelle comodità di ogni tipo.

Della mafia è molto più difficile parlare, considerando anche che noi stessi docenti dobbiamo ancora imparare molto, prima di salire in cattedra. E cosa c’è di meglio di un viaggio d’istruzione un po’ speciale? Qualcosa che eviti di fare entrare la mafia in classe, come un qualsiasi altro argomento di studio, ma faccia in modo di portare i ragazzi sui luoghi in cui questa piaga ha operato e, ahimè, continua ad operare.

Una delle mie classi quest’anno ha aderito al progetto culturale che da molti anni l’associazione Addiopizzo porta avanti nelle scuole siciliane e no. Attorno ai volontari di questa associazione, che timidamente hanno mosso i primi passi in questa direzione qualche anno fa, è sorta una vera e propria agenzia turistica che propone alle scuole un tour tra Palermo e le località d’interesse culturale più o meno vicine.
Dall’inizio alla fine di questo viaggio gli studenti sono accompagnati dai volontari di Addiopizzo che tengono le loro “lezioni” sui luoghi ancora segnati dall’efferatezza dei crimini mafiosi.

Al loro ritorno, dai resoconti degli allievi ho potuto capire quanto questa esperienza li abbia arricchiti.
Hanno raccontato di essere stati a Capaci e in via D’Amelio, a Brancaccio sulle orme di Padre Pino Puglisi, nei luoghi che Peppino Impastato ha più volte calpestato con i suoi cento e più passi. Ma hanno potuto anche vedere le bellezze del sito archeologico di Agrigento e, proprio nei pressi, varcare l’uscio di quella che fu la casa dello scrittore Pirandello. Hanno assaggiato le prelibatezze siciliane, soprattutto i dolci tipici, ma, per quanto riguarda il salato, non hanno apprezzato particolarmente l’utilizzo generoso dell’aglio (immagino che i più preoccupati fossero i compagni di stanza e le coppie di innamorati) e soprattutto una pasta con i ceci assaggiata – ma per lo più lasciata nel piatto – in un’azienda agricola sorta nei luoghi confiscati alla mafia.

Le foto ricordo li immortalano sulla spiaggia di Mondello, dove hanno cercato di catturare quanto più sole possibile per compensare la primavera piovosa tipica del Nord-Est, ma anche sulla collina di Capaci dove campeggia la scritta “NO MAFIA”.

Hanno imparato che la libertà va conquistata e non considerata semplicemente un diritto.
Hanno capito che la Storia non è solo quella che si studia sui manuali e che l’approccio che avviene attraverso l’anima e il corpo vale molto più di mille parole scritte.

Forse sono troppo giovani per comprendere una cosa così grande fino in fondo ma, come c’insegna Seneca, «ciò che il cuore conosce oggi, la testa comprenderà domani».

[immagine da questo sito]

10 pensieri riguardo “I GIOVANI E LA MAFIA: VIAGGIO IN SICILIA SULLE ORME DELLA LEGALITÀ

  1. Iniziativa lodevole, e secondo me anche necessaria, perché l’istruzione non può essere solo un fatto libresco e avulso dalla realtà.

    Forse un viaggio come questo, sulle orme della mafia, potrebbe avere un impatto emotivo ancora più forte di Auschwitz, per un semplice fatto: le persecuzioni razziali possono essere viste, e speriamo rimangano, un’esperienza legata al passato e che speriamo conclusa (speriamo!), mentre nel problema Mafia ci siamo dentro mani e piedi, e non si vede la luce.

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  2. Io alla scuola elementare ho proprio studiato la storia della mafia, di come si è trasformata da semplice furtarello di pecore del vicino a com’è diventata oggi.
    Qui da noi la vediamo in maniera un po’ diversa. Non la giustifichiamo, ovviamente, ma per voi che non abitate qui è qualcosa di più lontano, noi ci siamo dentro e ci siamo anche abituati. E le grandi manifestazioni voi le vedete come una cosa buona, qualcosa che sostiene e diffonde la legalità, fate un giro turistico per i luoghi delle stragi, vi dicono chi è morto e dove è morto, e poi tornate a casa; mentre noi le vediamo solo come un chiacchiericcio inutile, perché si parla, si parla, ma in concreto non si sta facendo nulla, a parte dire “ricordiamo quello che è successo perché non succeda mai più”. Purtroppo continua a succedere, e succederà sempre, perché puoi tagliare la testa del mostro, ma a quel mostro la testa ricrescerà sempre.
    So che è un discorso da tipica siciliana, ma bisogna essere obiettivi, purtroppo è così e poco si può fare, perché la prepotenza esisterà sempre a tutti i livelli.

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  3. Concordo, cara Diemme. Il mio unico rammarico è di essere stata esclusa da questo viaggio perché la partecipazione è stata decisa, per la mia quarta, durante la mia assenza. Pare, tuttavia, che questa iniziativa continuerà ad essere proposta ogni anno per le classi quarte … non mi resta che attendere la mia prossima quarta! 🙂

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  4. Valentina, io ti capisco e apprezzo, come sempre, la tua sincerità. Non deve essere facile vivere di persona una situazione così e comprendo l’insofferenza di chi, come te, aspetta che le cose cambino. Molto è stato fatto, comunque, e ne sono testimoni persone come i giudici Borsellino e Falcone, il generale Dalla Chiesa, don Pino Puglisi e molti altri “martiri” che avrebbero voluto fare di più.
    Detto questo, personalmente apprezzo questo tipo di iniziativa: è vero che i nostri ragazzi sono tornati a casa e hanno ripreso la vita di tutti i giorni archiviando, forse, questa “gita” come un momento importante ma che ormai è passato e “non pensiamoci più”. Meglio, comunque, che vivere ignorando dei fatti che purtroppo a scuola, almeno da noi, occupano ben poco spazio.

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  5. Questo è poco ma sicuro, è meglio sapere. Ma in realtà non è affatto difficile vivere in queste condizioni, cioè una persona come me vive tranquilla, non è che vai a fare una passeggiata e ti sparano all’improvviso. I problemi reali li ha chi vuole aprire un’attività e deve dare conto a loro, chi ha delle idee e vuole realizzare determinate cose e deve dare conto a loro. Questo sì, ma molta gente erroneamente crede che stiamo a Baghdad e i mafiosi sono per strada per ucciderti mentre passeggi. E lo so perché gente ignorante che veniva qui per la prima volta mi ha confessato queste paure.

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  6. Cara Marisa,

    in questi giorni mi sono ritrovata a pensare e scrivere, a modo mio, le stesse cose che hai espresso tu con questo post.
    Confermo la scarsa informazione, almeno nelle scuole del Nord, ed i viaggi pellegrinaggio ad Auschwitz.

    Spero sinceramente che la sensibilizzazione e soprattutto la creazione di Coscienza e Conoscenza attraverso Viaggi, lezioni ed approfondimenti in materia cresca degnamente.
    Felice di saperti nel corpo docente di un Liceo, felice di leggere pensieri così affini ai miei.

    Complimenti e buona giornata.

    Silvia

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  7. @ Valentina

    Non ho mai creduto che stiate a Baghdad, infatti. Credo che chiunque limiti la libertà altrui debba essere fermato. Purtroppo quelli che si ribellano sono pochi e finché la paura farà dire sì alla maggioranza, quei pochi rimarranno una goccia nell’oceano.

    @ frz

    Infatti. E’ il più grosso perché la “piovra” estende i suoi tentacoli ovunque, come dimostrano i fatti di cronaca, anche recenti.

    @ materialeumano

    Grazie per il commento, cara Silvia, e benvenuta!
    Ho letto il tuo post “La mafia non esiste” e l’ho trovato molto condivisibile.

    A presto.

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  8. Bella l’idea di questo viaggio, se permette di conoscere luoghi legati a fatti di mafia, ma anche paesaggi e cultura; purché non porti all’identificazione Sicilia-Mafia. E’ vero che qui ha avuto origine e ancora vi è, ma ormai è diffusa anche in USA e in tutt’ Italia,al seguito della ricchezza; e non è più quella di lupare e coppole, ma si è modernizzata; e non tutti i Siciliani siamo mafiosi

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