CON LE LACRIME AGLI OCCHI

lacrime2AGGIORNAMENTO DEL POST “MI SONO ROTTA!”

Capita anche a voi che, quando vi succede qualcosa (non dico malattie gravi, anche una semplice storta alla caviglia), tutti sono pronti a dire la loro, come fossero i massimi esperti in materia? Premetto che la mia domanda non è maliziosa, non voglio criticare, anzi, credo di avere anch’io questo “vizio” … insomma, non è proprio un vizio quanto piuttosto una molla che scatta nel nostro cervello e che, a pensarci bene, vorremmo bloccare ma non ci riusciamo. E’ qualcosa di irresistibile, qualcosa di incontenibile, un po’ come quando scappa la pipì …

Torniamo indietro di quasi due mesi, a quel 28 ottobre, data funesta non solo perché ricorda la marcia su Roma, quanto piuttosto perché a me personalmente ricorda la mia marcia verso casa – ah, quel brutto vizio di camminare come fossi un soldato in piazza d’armi, intento nelle esercitazioni – conclusasi con una rovinosa caduta a terra. L’esito, come sa chi ha letto il precedente post, è stata una frattura alla testa dell’omero che mi ha costretta all’immobilizzazione del braccio e della spalla per oltre un mese.

Finché avevo il tutore pochi hanno commentato, al di là del “poverina-come-mi-dispiace” e del “guarda-tu-che-sfiga”, ma non sono mancati i commenti consolatori del tipo “meglio-un- braccio-che-una-gamba” e “meno-male-che-non-sei-mancina”. Da quando l’ho tolto, però, tutti hanno iniziato a descrivere con dovizia di particolari il periodo della riabilitazione. Tutto un “poverina-fa-malissimo-speriamo-bene”, “non-credere-di muovere-il-braccio-prima-di-tre-mesi”, “non-andare-in-quel-centro-di-riabilitazione-sono-dei-cani” …

Insomma, le esperienze sono personali e in casi come questo, pur comprendendo che i commenti e i consigli, peraltro, non richiesti, fossero dettati dall’affetto che la gente nutre per me, sarebbe meglio tacere. Da parte mia, io non sono una che, come si suol dire, si fascia la testa. Ho atteso pazientemente le istruzioni dello specialista, ha seguito le sue prescrizioni e mi sono affidata alle mani esperte di una gentile fisioterapista che in breve si è rivelata essere una vera e propria torturatrice. Però non sono partita dicendo “mi-farà-malissimo-che-ne-sarà-di-me”.

Una cosa posso dirla: ho sofferto molto durante il periodo dell’immobilizzazione, sto soffrendo da cani durante la riabilitazione, soffrirò ancora per le prossime settimane, forse mesi, nell’attesa che tutto finisca, confidando nel fatto che il mio braccio riprenda a funzionare al 100%, senza troppa convinzione, comunque. Sono pessimista ma a ragion veduta. Non lo sono stata nelle settimane successive alla mia caduta, lo sono adesso perché mi rendo conto che la riabilitazione sarà lunga e difficile perché troppi sono i problemi che devo affrontare, indipendentemente dalla spalla che, avendo subito una frattura, logicamente non ha una grande mobilità.

Per non tirarla per le lunghe, mi fanno male la mano e il polso (anche ora sto facendo difficoltà a scrivere usando la sinistra – perché me l’ha imposto la fisioterapista – quando d’istinto userei ancora solo la mano destra); il gomito ha sofferto chiuso nel tutore e si è risvegliata l’epicondilite che negli ultimi anni era stata tranquilla, si svegliava un po’ ma era più un dormiveglia che altro; tutta la muscolatura del braccio, specialmente la parte superiore, è compromessa, e lasciamo perdere la spalla che, in questo quadro tutt’altro che edificante, è proprio la parte che mi fa meno male.

Arrivo ora al titolo di questo post.
Io sono una che soffre in silenzio, ho una soglia altissima del dolore, prima di lamentarmi devo proprio essere al limite della resistenza fisica e psichica. Durante queste sedute di fisioterapia ho le lacrime agli occhi, non un piagnucolare sordo e asciutto, proprio lacrimoni che colano ai lati del viso e s’infrangono sul “lenzuolo” di carta che ricopre il lettino, giacché gli esercizi che mi distruggono completamente non sono tanto quelli che svolgo in piedi o seduta, quanto quelli che la terapista mi fa fare da distesa.

Ecco, questo è tutto. Non scrivo per suscitare la vostra pietà – ci sono altre cose ben più serie nella vita, ben più meritevoli di destare preoccupazione e commiserazione – solo per dirvi che qualche volta soffrire in silenzio fa sentire ancora di più il dolore. Quando se ne rendono partecipi gli altri, ci si sente un po’ meglio.

Ora sto abbastanza bene.

22 pensieri riguardo “CON LE LACRIME AGLI OCCHI

  1. Posso dirti solo che anche questo, come tutto, passerà. Potrei anche aggiungere che ci ho visto passare altre persone, che hanno benedetto (dopo…) queste sedute che hanno ridato loro l’uso dell’arto: perché l’importante è guarire.

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  2. Hello my dear, I’ve been thinking of you, wondering how you were gettin’ on, “poor ol’ you”, as the English say, but I don’t want to add any other comment, well,, just one, be glad it happened in the winter so you will be able to enjoy the summer holidays fit as a fiddle with a spring in your step, rehabilitation over, warm sunshine to complete your well being. I hope your men have spoilt you with loving care, and remember, you must complain, because suffering in silence gives the impression that all is OK, thus risking that you won’t receive as much help and love, which you rightly deserve.
    I wish you a very peaceful Xmas, and free of pain, an extra glass of wine, or whatever your favourite drink is, will make you smile and bring tears of joy in your eyes.
    A MERRY CHRISTMAS AND A HAPPY NEW YEAR, AND MAY SANTA CLAUS BRING YOU LOTS OF SPECIAL GIFTS.
    RITA

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  3. Purtroppo so di un altro caso simile al tuo e c’è voluto del tempo, ma tutto è tornato a posto. Consolati e, comunque, tanti cari auguri per le prossime festività.

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  4. A me fa imbestialire quando mi succede qualcosa e la gente mi dice “poverina”. In generale detesto suscitare pietà negli altri. Per questo motivo ti capisco quando non strepiti e non ti lamenti, credo sia una sorta di “dignità” questo soffrire in silenzio.
    Mi ricordo quando a scuola una volta correvo e ho inciampato nella base di un albero tagliato che non avevo visto, ho battuto il mento per terra e mi sono fatta malissimo. Quando il professore e i miei compagni mi hanno chiesto se stavo bene io risposi sorridendo “niente, non è successo niente, sto benissimo”, ma con tutto che sorridevo mi uscivano quei lacrimoni (di cui parli tu) silenziosi dagli occhi.
    Ma io preferisco sempre e comunque soffrire in silenzio che farmi dire “poverina” dagli altri o attirare la loro attenzione.

    Ti auguro una ripresa con meno dolore possibile, Marisa. Un abbraccio!

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  5. Io non mi sono rotta mai niente, ho una soglia del dolore inesistente, non ho esperienze da donarti, anzi, per cui uso tutti i miei braccini sani per mandarti un abbraccio. Se non fossi lontana verrei dal fisioterapista, nascosta om un angolo per farti ridere con la mia faccia buffa mentre senti salire i lacrimonzi. 🙂

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  6. Cara Marisa è parecchio che non passo da te, ma il pensiero c’è sempre. Dispiaciuta per questa dolorosa disavventura ti mando un abbraccio forte con gli auguri di un sereno e buon Natale ❤
    A presto e non avere fretta, guarisci bene
    Mistral

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  7. Cara Marisa, non ho nè voglio darti consigli terapeutici.
    Solo fidati della infinita capacità di autoriparazione che ha l’essere umano quando applica la sua volontà di guarigione e si immagina già in un futuro luminoso. Solo tu puoi mandare amore a te stessa, l’Amore vero…Tu sei speciale…
    TVB
    Love
    L

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  8. Cara Marisa qua già gli acciacchi dovuti all’età si fanno sentire, figuriamoci se ci si aggiunge anche una caduta. La fisioterapia è sempre purtroppo dolorosa. Nel mio caso invece dopo l’intervento di alluce valgo il fisioterapista che doveva ripristinare la mobilità del piede, si è commosso a tal punto da essere con me troppo tenero, per cui ora mi ritrovo con il piede o meglio con l’alluce troppo rigido spesso accompagnato il tutto da crampi fastidiosi. Ahimè anche i fisioterapisti sono un’incognita. Comunque adesso ho una tendinosi al braccio destro, chissà se dipende dallo stare troppo al computer. Buon Natale con un sorriso e forza che tutto passerà con molta pazienza. Isabella

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  9. Le solite fastidiose parole di circostanza che potrebbero essere sostituite da un silenzio senza commenti. Quando sarebbe meglio!
    In quanto al titolo del tuo post, io anche sono una che non si lamenta mai, sopporta il dolore senza farne menzione e forse pure più a lungo del necessario. Sinceramente quelli che si lamentano per un minimo fastidio mi stanno sui nervi. E ho notato che in questa ultima categoria rientrano sopratutto gli uomini… Piagnoni! ;P

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  10. @ Diemme

    Grazie. Io tengo duro proprio perché so che questa è la via verso la guarigione.

    @ 3theperfectnumber

    Thank you, dear Rita. My men help me every day and I’m very happy to see that they’re very good. 😉
    Merry Christmas to you and your family.

    @ frz

    Grazie, frz. Tanti auguri anche a te e ai tuoi cari.

    @ Valentina

    Grazie, Valentina. Spero davvero che la ripresa sia abbastanza veloce e via via meno dolorosa.
    Un abbraccio.

    @ roceresale

    Grazie, sei molto cara e simpatica. :9
    Un abbraccio … un po’ meno forte a sinistra …

    @ Ombreflessuose

    Grazie, cara Mistral.
    Tanti auguri per le prossime festività anche a te e ai tuoi cari.
    Bacioni.

    @ laurin42

    Grazie mille, cara Laura. Voglio credere nelle tue parole e sperare davvero di recuperare un po’ di forza di volontà, ultimamente persa per strada …
    Contraccambio affettuosamente e ti mando un bacione.

    @ tachimio

    Mi spiace per le conseguenze dell’intervento, comunque hai ragione: i fisioterapisti devono fare il loro lavoro e non possono cedere davanti alle lacrime. Io so di gente che è stata cacciata perché non collaborava … ci vuole pazienza e sopportazione, come ho detto.
    Grazie, Isabella. Tanti auguri anche a te e alla tua famiglia.
    Ti abbraccio.

    @ Scrutatrice

    Lasciamo perdere gli uomini … non devono partorire e quindi non sono nati per soffrire. 😉
    Grazie, Veronica.

    @ Trutzy

    Come ho detto a Isabella, il fisioterapista non può essere influenzato dal dolore che causa al paziente. Ovviamente può andare incontro alle sue esigenze, la mia terapista, infatti, ha “mollato” un po’ e mi ha detto di confidare nell’effetto del laser (sto facendo anche quella terapia) che inizierà presto a farsi sentire.
    Io mi fido e poi non ho proprio il tempo per iniziare il giro dei centri di riabilitazione, senza contare che in questo periodo, con le feste, è difficile avere un appuntamento. Io sto pagando la terapia perché con il Ssn avrei dovuto attendere la fine di gennaio. 😦

    @ quarchedundepegi

    Grazie. Sì, sì, sono paziente, nel senso che sopporto, meno nel senso di attendere che tutto si risolva.
    Buona serata.

    @ Stelio

    Domani la spierò. 😉

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  11. « Failure is not an option »
    sembra essere la tua divisa (sottotitolo del fim : « G.I. Jane » (trad ital : « Soldato Jane ») impersonato da Demi Moore.
    Coraggio e continua Marisa

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  12. Cara Marisa, mi dispiace quello che ti è capitato!Si può essere anche stoici, ma quando il dolore c’è, e forte,si ha pure il diritto di lamentarsi!!!!L’importante è avere fiducia che si tratta di un momentaccio che passerà! Auguri doppi1

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  13. ciao, sono arrivata sul tuo blog in cerca di informazioni sulle fratture dell’omero perché purtroppo è capitato anche a me. La mia è una frattura prossimale e sono stata operata con l’inserimento di un chiodo. il 14 luglio, dopo 40 giorni dall’intervento, avrò la visita di controllo e sono terrorizzata. Tra l’altro io avevo dato per scontato che a settembre, essendo passati tre mesi dall’infortunio, sarei potuta tornare a scuola (sono un insegnante come , mi sembra di capire, anche te) ma sto iniziando ad avere dei dubbi… tu dopo quanto tempo sei tornata al lavoro? Puoi mandarmi anche una e mail se vuoi…

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  14. @ teresa

    Faccio una premessa: ogni esperienza è a sé quindi ciò che è capitato a me non deve per forza essere una regola, magari è l’eccezione (confesso che ci ho pensato molto!).
    La mia era una frattura composta, non sono stata operata e mi è stato applicato un tutore che ho tenuto per 28 giorni (all’inizio, però, la prognosi era di 35). Purtroppo i guai sono arrivati con la riabilitazione. Innanzitutto, sono forse capitata nelle mani sbagliate, a cominciare dall’ortopedico-fisiatra (l’ho scelto proprio perché ha due specializzazioni) che non ha capito nulla e si è intestardito nell’attribuire i miei mali, e la conseguente lentissima riabilitazione, ad una tendinite calcifica di cui avevo sofferto anni fa ma che non mi aveva lasciato alcun strascico. Solo quando ho rifatto i raggi (dopo due mesi e mezzo di cure fisioterapiche di vario tipo – rieducazione motoria, laser, tens, tecar e idrokinesi- inefficaci) e non mi è stata riscontrata la presenza di calcificazioni a livello di sovraspinato (evidentemente sono sparite proprio con la riabilitazione), il medico si è arreso e mi ha indirizzato a un luminare della spalla che mi ha diagnosticato una capsulite retraente. Ovviamente tutte le terapie che avevo fatto non erano mirate anche se non posso dire che non siano servite a nulla. Ad ogni modo, il sesto fisioterapista interpellato ( 😥 ) ha capito subito il problema: non riuscivo ad alzare il braccio perché avevo i muscoli bloccati. A ciò era dovuto anche il dolore nei movimenti. In due sole sedute sono riuscita ad alzare il braccio e dopo ancora un mese avevo recuperato quasi completamente la mobilità. Attualmente nell’elevazione mi mancano una trentina di gradi ma credo che non riuscirò a recuperarli, anche se c’è chi dice che con la spalla si può recuperare anche in un anno, a volte 18 mesi.
    Io sono ritornata al lavoro (sì, sono un’insegnante) a metà febbraio, quindi ho fatto 3 mesi e mezzo di malattia ma non ero affatto guarita e ho sofferto davvero tanto, soprattutto nel dover guidare ogni giorno, nel portare i libri, anche se uso il trolley, e nel sentirmi impacciata nei movimenti. Non parliamo poi delle acrobazie che dovevo fare per vestirmi … Si può dire che sia guarita quasi del tutto a fine aprile (io sono caduta il 28 ottobre …). Purtroppo a fine maggio sono rimasta bloccata con il braccio destro, che credevo fosse sanissimo e invece mi hanno trovato dei tendini molto malconci. La causa di quest’ultima infiammazione è da attribuire al sovraccarico di lavoro che ha dovuto sopportare il braccio “sano” nei sette mesi precedenti.
    Concludendo, posso dire che i danni maggiori li ha fatti il tutore. L’immobilizzazione, infatti, è deleteria per un’articolazione complessa come quella della spalla. Consiglio soprattutto l’idrokinesi (anche ora, appena posso, vado in piscina a fare un po’ di esercizio) perché ne ho tratto molto giovamento. Infine, nessun farmaco è stato efficace quindi ho buttato via le medicine e mi sono curata con prodotti naturali, specialmente antinfiammatori.

    Questa è la mia storia ma, come ho precisato all’inizio, non è detto che a tutti capiti ciò che è accaduto a me.
    Ti auguro di riprenderti il più presto possibile ma per esperienza dico che finché non si è guariti del tutto, è meglio non fare gli eroi, tanto quasi nessuno esprimerà la propria gratitudine, specialmente in un ambiente come il nostro.

    Fammi sapere come va. 🙂

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  15. grazie. Anche se il mio braccio non è stato completamente immobile perché mi hanno dato degli esercizi da fare a casa togliendo il tutore tre volte al giorno, mi convinco sempre di più che non ce la farò. Tra l’altro il mio braccio è il destro…. se non potrò alzarlo per scrivere alla lavagna… e anch’io inizio ad avere male alla mano sinistra perché faccio tutto con quella. E’ un incubo.

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  16. @ teresa

    Coraggio, se non hai avuto il braccio immobilizzato completamente le cose andranno a posto in meno tempo. Ad ogni modo, per una frattura all’epifisi prossimale dell’omero il tempo di riabilitazione è più o meno di tre mesi. Ti auguro di riprendere il lavoro all’inizio delle lezioni ma se non te la senti e se hai oggettivi impedimenti, prenditela comoda. Io sono ritornata prima esclusivamente per la mia quinta che dovevo portare all’esame di maturità, altrimenti avrei ripreso il lavoro dopo Pasqua, se non addirittura il 2 maggio, così sarei stata impegnata solo nelle supplenze quotidiane.
    Va bene amare il proprio lavoro e farlo con passione ma quando si sta male, uno stop è doveroso.
    Fammi sapere come va. Se vuoi, puoi contattarmi all’indirizzo di posta elettronica: marisamolesblog@gmail.com

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