A me questa notizia ha sinceramente fatto venire i brividi … di commozione.
Noi siamo abituati a vedere i genitori litigare davanti alle scuole per un parcheggio, oppure ad assistere all’arrogante maleducazione di chi, meglio se al volante di un Suv – e non me ne vogliano i lettori che per caso ne posseggono uno -, si piazza sulle strisce pedonali per scaricare i pargoli con lo zainetto sulle spalle.
Raramente vediamo dei bambini che da soli raggiungono l’edificio scolastico, pochi quelli che prendono l’autobus e per lo più sono figli di immigrati.
Chi mai, nel nostro mondo occidentale, a volte viziato e arrogante, si sognerebbe di percorrere quotidianamente 29 km a piedi per accompagnare a scuola un bimbo disabile, portandolo sulle spalle? Come minimo si rivendicherebbe il diritto ad un trasporto gratuito a spese del Comune. Ma dall’altra parte del globo le cose stanno diversamente. Forse anche grazie al fatto che la scuola viene vista come un privilegio e non semplicemente un obbligo da assolvere.
Questa storia ci porta nella Cina meridionale, sulle colline della città-prefettura di Yibin, provincia del Sichuan. Ogni giorno il quarantenne Yu Xukang cammina per 18 miglia, ovvero 29 chilometri, con il suo bambino sulla schiena, sistemato dentro un canestro di vimini, facendo attenzione a non farlo cadere gli tiene le mani. Il dodicenne Xiao Qiang ha solo 90 centimetri di statura ma una grande forza d’animo e un papà meraviglioso. Secondo il Daily Mail Yu Xukang è l’uomo dell’anno, ma sarebbe meglio dire il papà dell’anno. Un omino anche lui, che ogni giorno instancabile percorre sentieri polverosi e accidentati, tra muretti a secco e poveri alberelli, l’immagine stessa di questa provincia cinese che sembra abbandonata da tutti. Il governo, dopo che il video di questo papà coraggio è stato divulgato, ha promesso di dargli una mano perché se la forza d’animo non verrà mai meno, le forze fisiche potrebbero presto abbandonarlo.
Dopo il divorzio, avvenuto nove anni fa, Yu Xukang si è fatto carico da solo della crescita ed educazione del piccolo Xiao Qiang e, portandoselo sulle spalle ha marciato, finora, per almeno 1.600 chilometri. Un sacrifico ricompensato da quel figlio minuto di cui va fiero: «Sono orgoglioso – dice – che Xiao Qiang sia il migliore della classe e sono sicuro che farà grandi cose. Il mio sogno è che un giorno si iscriva al college».
Una storia che ha molto in comune con un film-documentario di Pascal Plisson, uscito pochi mesi fa. Racconta tante storie simili a quelle di Yu Xukang, storie di povertà e ambizione, allo stesso tempo, girate in Kenya, in India, in Marocco, in Patagonia. Ragazzi che devono alzarsi all’alba e attraversare fiumi, pianure, montagne, kanyon o foreste, per andare a studiare. Alcuni sono costretti a portare pesanti secchi d’acqua e di legna, perché la loro scuola non offre da bere durante la giornata e non garantisce il riscaldamento.
E dopo aver letto questa storia, pensiamo ai nostri ragazzi, a quanto siano fortunati ad avere tutto, senza l’obbligo di guadagnarsi nulla con il sacrificio e le privazioni. E riflettiamo sul valore che i nostri giovani danno alla cultura … poco, decisamente. Per non parlare di quei genitori iperprotettivi che non permettono ai figli di crescere affrontando difficoltà e ostacoli, sempre alla ricerca del modo migliore per ottenere molto con il minimo sforzo. Senza percorrere sentieri accidentati ma cercando la via più semplice e comoda.
Bisognerebbe provare a capire cosa voglia dire percorrere 29 km a piedi, ogni giorno, con un figlio sulle spalle. Un carico di dignità, soprattutto. Quella di cui oggi molti hanno dimenticato il significato.
[notizia e foto da Il Corriere]
29 chilometri sono veramente molti!
Approvo quello che hai scritto e non ho altro da aggiungere.
Spero solo che quel papà riceva veramente un aiuto.
Ciao.
Quarc
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Yu Xukang non è un eroe è un Uomo.Oggi, in questo mondo di benessere ( troppo a molti e poco o niente ad altri) non esiste più il sacrificio da donare agli altri .
Vedo madri e padri che prendono la macchina per accompagnare i propri figli a scuola che dista 30 metri dalla loro abitazione
Grazie Yu Xukang, il tuo gesto mi ha ridato un po’ d’ amore verso questa umanità.
Grazie anche a te, Marisa, per aver condiviso con noi questa meravigliosa notizia.
Bacioni
Mistral
PS Buon weekend
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grandissimo quel papà……un bacio e buona giornata
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Che storia! Da prendere come esempio per la nostra cultura occidentale che dà spesso per scontato molte, troppe cose.
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@ quarchedundepegi
Lo spero anch’io, sarebbe giusto.
Un abbraccio.
@ ombreflessuose
Cara Mistral,
la notizia è buona perché parla di amore e di coraggio. Però, a pensarci bene, sarebbe una notizia migliore se quest’Uomo potesse contare sull’aiuto del governo. Speriamo.
Grazie a te. Buon we.
Bacioni.
@ melodiestonate
Ciao, Sara.
Dolce notte.
@ Scrutatrice
Sì, un esempio da diffondere. Domani ne parlo a scuola con i ragazzi di seconda che sono svegli, intelligenti ma anche molto sensibili. Almeno, questa è la mia impressione …
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Cara Marisa penso che non ti debba scusare con coloro che possiedono un Suv. Senza fare di tutta un’erba un fascio, è comunque innegabile che chi ne ha uno si comporti talvolta in maniera arrogante dimenticando regole comportamentali di educazione civica. E poi se devo essere sincera non ho mai capito l’urgenza di andare a riprendere i figli a scuola, con un macchinone quando la stessa ad esempio è ubicata in paesi dove le strade non sono certo larghe a sufficienza, creando notevoli difficoltà,dovute all’ingombro,a quei poveri mortali che hanno e fanno uso di semplici utilitarie. Detto ciò un plauso a quel papà. Isabella
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@ tachimio
Cara Isabella,
mi hai fatto ritornare alla mente la battuta fatta dall’impiegato di una concessionaria d’auto. Mio marito voleva una station wagon ma per un momento aveva pensato di poter prendere invece una piccola jeep, diciamo così. Sai cos’ha detto l’uomo? “Perché? deve andare a funghi la domenica?”. Contro il suo interesse, tra l’altro, visto che la jeep costava qualche migliaio di euro in più. Ecco, penso che se i venditori fossero così, molta gente sarebbe scoraggiata dall’acquistare automobili del tutto inadeguate per la circolazione in città e più appropriate per una scampagnata domenicale. 😉
A proposito .. buona domenica!
Un abbraccio.
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Ah, ah, ah .Troppo forte cara Marisa. Senz’altro per andare a funghi la jeep è più indicata di una piccola macchina.Ma tu li sai poi riconoscere i funghi o fai confusione e prenderesti anche quelli velenosi? Un bacione e buona domenica a te carissima. Isabella
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I funghi li mangio e mi piacciono molto, ma non li raccolgo, non li conosco e, ti dirò, non mi fido nemmeno tanto degli amici che dicono di conoscerli benissimo e se mi invitano a cena per mangiare il frutto del loro raccolto, declino l’invito inventando una scusa. Fidarsi è bene non fidarsi è meglio. 🙂
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Certi nostri amici in Spagna ,( erano in macchina),lungo il percorso , in zona Pirenei , comprarono da un certo Garcia, venditore ambulante di funghi, dei porcini, che poi tornati a Cannes ci invitarono a mangiare. Non ci sentimmo di rifiutare e per due giorni rimanemmo nel terrore che potessero essere velenosi (che coraggio). Per fortuna siamo ancora qui. Un bacio cara Marisa. Isabella
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Coraggiosi davvero! Non me ne intendo ma credo, comunque, che i sintomi da avvelenamento siano abbastanza tempestivi … insomma, due giorni sono tanti!
Grazie, Isabella. Un bacione e buona serata.
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