CHI HA INVENTATO IL TIRAMISÙ? È BATTAGLIA TRA VENETO E FRIULI

tiramisù
Vorrei sapere una cosa: chi non ha mai assaggiato il tiramisù? Non so se qualcuno alzerebbe la mano. Per noi del Nord è come se chiedessi chi non ha mai mangiato la nutella ma mi rendo conto che forse in qualche regione del Sud d’Italia questo dessert è sconosciuto. La pasticceria napoletana o siciliana, ad esempio, ha tanti di quei fiori all’occhiello che, effettivamente, non avrebbe bisogno del tiramisù, dolce tipicamente settentrionale.

Ma chi lo ha inventato? Per iniziare dico che la prima volta che ne ho sentito parlare ero bambina. L’avevo assaggiato ad un matrimonio in quel di Pieris, un piccolo paese nell’area del goriziano. Per chi non lo sapesse, Gorizia è una delle province della regione autonoma del Friuli – Venezia Giulia. Allora veniva servito in coppette monodose ma aveva praticamente gli stessi ingredienti e il medesimo sapore. Poi è iniziata la produzione artigianale, diffusa in quasi tutte le pasticcerie, seguita da quella industriale. Le vaschette trasparenti da sei porzioni qui si trovano in pratica nel banco frigo di ogni supermercato. Ma è un dolce talmente semplice da preparare che, se lo si acquista già bell’e pronto, è solo per questioni di tempo, non solo quello richiesto dalla preparazione (una ventina di minuti se uno ha un po’ di pratica e gli strumenti giusti 😉 ) ma soprattutto le due ore, almeno, di riposo nel frigorifero prima di essere gustato.

Dicevo, dunque, che per me la “patria” del tiramisù è sempre stata Pieris. Per la precisione questo dolce ha visto la luce per la prima volta nella cucina del ristorante “Vetturino”, gestito allora dal signor Mario. La figlia, Flavia Cosolo, racconta così l’evento: «Fin dagli anni ’30 mio papà proponeva una coppa di cioccolato e zabaione (allora il mascarpone non c’era) che chiamava coppa “Vetturino”; poi all’inizio degli anni ’40 ha cambiato il nome al dolce, ridenominandolo Tiramisù». Il battesimo del dessert con il suo nuovo nome si deve al commento di un cliente che, dimostrando di averlo gradito, commentò: “Ottimo, c’ha tirato sù”.

Ma, come spesso succede, un altro luogo della regione rivendica la paternità del tiramisù: la Carnia, regione montuosa del Nord che si estende fino ai confini con l’Austria e la Slovenia. La signora Norma Pielli, di Tolmezzo, afferma da tempo d’aver inventato il dessert nel 1951. Dal racconto della signora Pielli sembra che fosse particolarmente apprezzato in regione, tanto che al suo locale veniva anche gente da Monfalcone e Trieste per assaggiare questa specialità.

Campanilismo a parte, la ricetta di questa delizia è presente sulle tavole della Penisola da molto tempo, dato che perfino Pellegrino Artusi parla di un dolce “Torino” dai tratti simili al Tiramisù. Ma la ricetta è diversa e prevede i savoiardi bagnati nell’alchermes e nel rosolio, inframmezzati da un composto a base di burro, tuorli di uovo, zucchero, latte e cioccolato fondente. Ora che ci penso, è quasi la ricetta di una specie di “zuppa inglese” che avevo imparato a preparare con la mia insegnante di Applicazioni tecniche in seconda o terza media!

Non sembra strano, dunque, che anche altre regioni del Nord ne rivendichino l’invenzione. Tant’è che wikipedia fa risalire la sua origine al Veneto, in particolare alla zona di Treviso. Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha da poco annunciato ai media nazionali e stranieri l’intenzione di brevettare uno dei dolci italiani più famosi del mondo, rivendicandone l’origine padana.

A me personalmente questa battaglia pare assurda, considerato anche il fatto che il 17 gennaio 2013 il tiramisù è stato dichiarato piatto ufficiale della 6ª Giornata mondiale della Cucina italiana … non padana né friulana né carnica, alla faccia del federalismo culinario! Nell’attesa di nuovi sviluppi della vicenda, sono lieta di condividere con voi la mia ricetta del tiramisù, supercollaudata e dalla riuscita assicurata.

Ingredienti:

5 uova
500 gr di mascarpone
400 gr di savoiardi
120 gr di zucchero
6 tazzine di caffè amaro
cacao amaro qb

Preparazione:

In una terrina sbattete i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere una spuma chiara. Unite il mascarpone, continuando a sbattere ma con più delicatezza (se usate un robot, ad una velocità media) evitando di far “impazzire” la crema. Unite, infine, gli albumi montati a neve fermissima (con un pizzico di sale per ottenere un miglior risultato), mescolando dal basso in alto per non smontarli, fino ad ottenere una crema omogenea. Qualcuno aggiunge del liquore come brandy o rum, io la preferisco senza alcool.
Versate il caffè (se volete, potete diluirlo con un paio di cucchiai d’acqua) in una terrina abbastanza ampia e immergete velocemente i savoiardi uno alla volta senza inzupparli sistemandoli in una pirofila di pirex o ceramica, preferibilmente rettangolare. Il segreto di una buona riuscita del dolce è solo questo: i biscotti devono mantenere la loro consistenza e non spappolarsi.
Con i biscotti formate uno strato che coprirete con la crema. Procedete alternando savoiardi e crema fino ad esaurimento. Io faccio due strati e utilizzo una pirofila per circa otto porzioni.
Al termine spolverizzate il dolce con il cacao amaro e mettetelo nel frigorifero (non nel freezer!) per almeno due ore prima di servirlo. In ogni caso, più sta a riposo nel frigo e più diventa gustoso. Nel periodo invernale lo potete conservare per tre giorni, in quello estivo (io non lo preparo perché si usano le uova crude e d’estate è meglio evitare) sarebbe meglio consumarlo entro 24-36 ore.

Ed ora non mi resta altro che augurarvi buon appetito!

[fonti: Messaggero Veneto e Il Piccolo; immagine da questo sito]

26 pensieri riguardo “CHI HA INVENTATO IL TIRAMISÙ? È BATTAGLIA TRA VENETO E FRIULI

  1. Anche se non sei vegana come me, ma vuoi mangiare il tiramisu d’estate senza usare le uova puoi trovare tantissime ricette senza prodotti animali.
    Ti assicuro che viene buonissimo lo stesso.
    Io personalmente non l’ho mai amato come dolce, e non capivo il perché. Come non capivo come mai non amavo le tagliatelle.
    Da quando ho tolto le uova, dopo carne pesce e latticini, mangio molto più volentieri dolci e tagliatelle.
    Ho scoperto così che non mi piacciono le uova, strano perché prima mangiavo volentieri le frittate. In effetti però le riempivo di verdura o formaggio di capra (l’unico tipo di formaggio che potevo mangiare).

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  2. Bellissimo questo excursus storico!
    La prima volta che ho assaggiato il tiramisù è stato a casa mia! Mia madre ed io abbiamo fatto la ricetta proposta sulla confezione del mascarpone, avendone avuito conoscenza dalla “proposta di utilizzo” sulla confezione dei savoiardi (dopo che per anni avevamo comprato savoiardi senza mai farlo ma solo per inzupparli nel latte!).
    Da allora lo preparo come lo facemmo quella volta lì, con lievi modifiche, ma in sostanza sempre così, e sempre il più buono che i miei amici abbiano mai mangiato (a detta loro), più buono anche di quelli di Montersino! 😀
    Ma non conoscevo l’origine, nella mia ignoranza lo collocavo in Lombardia, invece… mi sembra che tu non l’abbia menzionata affatto!
    In ogni caso, un grandissimo dolce, conosciuto anche al Sud, te lo garantisco! Addirittura alcuni eretici conoscono il tiramisù e non la pastiera (su per giù gli stessi che nelle parolacce sostituiscono la C con la G… XD )

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  3. PS: non l’ho mai fatto con i savoiardi! Sempre con il pan di spagna! Savoiardi, a casa mia, sempre finiti nel latte! ahahaahahahahahahahah

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  4. Anch’io non amo molto i liquori nei dolci ma qui ci aggiungo sempre uno spruzzo moderato di caffè Borghetti. Potresti provare, senza esagerare mi raccomando. Un caro saluto .Isabella

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  5. In effetti non ne avremmo bisogno, ma qui si mangia con piacere e si trova in tutte le pasticcerie.
    E non voglio vantarmi, ma sono anche piuttosto brava a farlo! Però non lo faccio coi savoiardi, non mi piacciono. Lo faccio coi pavesini e mi viene un po’ più leggero. Una mia amica mi ha dato pure la variante al limone, ma non l’ho mai fatta.

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  6. @ maryonn

    Siccome sono particolarmente curiosa, ho letto sul web parecchie ricette senza uova né latte da provare. Il problema è, come sempre, il tempo.
    Io le uova non le mangio proprio, un po’ per via dell’ipercolesterolemia un po’ perché non mi piacciono. Anche le merendine biologiche che di solito acquisto non contengono uova o latte e sono buonissime, oltreché carissime. 😦
    Anch’io dovrei mangiare formaggio di capra perché mi hanno detto che è più magro. Alla fine, non mangio quasi mai formaggio o latticini in genere, solo qualche volta la mozzarella (rigorosamente light) e la ricotta.

    @ tachimio

    Con il caffè Borghetti non ho mai provato ma credo che lo sopporterei. Una volta mi hanno convinto ad aggiungere il Bayleis … una tragedia.
    😦
    Grazie, Isabella. Un abbraccio.

    @ Cle

    Non dubito che il tiramisù sia conosciuto anche al sud e ho letto la tua ricetta di quello su stecco. Ma, senza offesa, il tiramisù con il pan di spagna non si può sentire! La particolarità del dolce è, infatti, come ho scritto, quella dei savoiardi che devono rimanere croccanti, mentre il pan di spagna non può esserlo. Lascia perdere il latte e provali nel tiramisù. 😉
    Pensa che io al nord ad ogni Pasqua preparo la pastiera. Eppure qui (per meglio dire, a Trieste) si usa mangiare una specialità che è il presnitz (di origine austroungarica) che è buonissimo. Ma mio papà è napoletano e preparo la pastiera per lui, anche se mi ha detto che sua mamma, la nonna che non ho mai conosciuto, non la sapeva fare.

    @ Valentina

    Ecco, la tua testimonianza conferma il fatto che si tratta di un dolce conosciuto in tutta la Penisola. Con i pavesini non ho mai provato.
    Io adoro i dolci siciliani, a cominciare dalle paste di mandorla (insuperabili!), passando attraverso la cassata e finendo con la pignolata che è il massimo della goduria! Però credo che sia una specialità della Sicilia orientale, forse voi ad ovest ne avete delle altre … le ricette sono sempre le benvenute qui. 🙂

    @ frz

    Il tuo commento si allinea perfettamente alla mentalità tipicamente maschile: ma chissenefrega delle ricette, dei savoiardi o del pan di spagna, del caffè con liquore o senza … l’importante è mangiare. 😀

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  7. E’ il dolce preferito da mio fratello.. io non lo amo particolarmente. Mi hanno detto che è molto buono quello della Pasticceria Pompi, a Roma.. appena ci vado lo provo 😀

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  8. A Roma se non conosci il Tiramisù di Pompi non sei di questo mondo. Tale pasticceria fa il Tiramisù più buono della capitale e, oltre alla classica ricetta, sperimenta diverse varianti: fragola, pistacchio… A me piace il Tiramisù DOC, però confesso che non è affatto uno dei miei dolci preferiti ed è infatti la mia ultima scelta nel menù dei dessert al ristorante. Tuttavia quello fatto in casa, dalla mamma pasticcera, non si può mica rifiutare! 😉

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  9. @ Valentina

    Della setteveli ho sentito parlare spesso e ne ho letto qualche ricetta. Ma, a dispetto del nome, credo proprio che non sia leggera, tanto meno poco calorica. 😦
    Io adoro il pistacchio, per me sarebbe il massimo.

    @ frz

    😀

    @ Laura Zaccaro

    Per me sarebbe un viaggio un po’ lungo però mi fido. 😉

    @ Scrutatrice

    ‘Sta pasticceria Pompi è famosa, allora!
    Le altre varianti non le amo molto. Ho provato a preparare quello alle fragole ed è venuto buono. Ma preferisco la torta classica con il pan di spagna e la crema chantilly.
    Che fortuna ad avere una mamma brava come la tua! Io sono brava a fare i dolci ma a volte mi piacerebbe avere qualcuno che li prepari per me. 🙂

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  10. Questo è un quadratino setteveli. La vendono sia come torta intera che come quadratini mignon se vuoi prendere un vassoietto misto.

    Sono diversi strati di cioccolato. Quella al pistacchio ha anche qualche strato di pistacchio misto a quelli di cioccolato.

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  11. @ Valentina

    Che meraviglia! Ora che ci penso, l’ho vista anche qui in pasticceria in formato mignon. Della serie: guardare e non toccare, soprattutto non mangiare. 😦

    @ Valentino

    Golosone anche tu? Fai parte della schiera di maschietti a cui non frega un accidente di come si prepara il tiramisù o chi l’ha inventato … basta mangiarlo? 🙂

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  12. A me il Tiramisù ricorda la Piazza del Duomo a Padova, dietro Piazza dei Signori e la Facoltà di Lettere, dove, dove negli anni ’70, c’era una pasticceria che ne faceva di eccezionali! (credo che ora non ci sia più). Sapete che in Giappone a Tokio, già negli anni ’80, nelle macchinette di distribuzione di dolci confezionati, c’era una cosa chiamata « Tiramisu’ » (ben poco a vedere con l’originale…)?
    Marisa, e lo « Spritz » ? Ai miei tempi lo bevevano solo gli operai nella pausa del lavoro. Sembra che stia diventando un « long drink » di fama internazionale, cosi’ almeno dicono a Venezia. Qualcuno mi dà la ricetta esatta (il Prosecco è davvero obbligatorio)?

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  13. @ Alberto

    Mi meraviglio che il tiramisù fosse conosciuto e distribuito in Giappone. Di solito sono i cinesi che copiano …

    Lo spritz, per quanto ne so (mi sa che hai sbagliato persona perché io sono astemia), è semplicemente del vino bianco (ma può essere anche rosso) allungato con acqua minerale gassata. Il prosecco credo non si usi perché è già frizzante di suo. Qui va molto di moda, fra i giovani, lo spritz Aperol, un misto di vino bianco e Aperol, appunto.

    Quand’ero ragazza, e non ero astemia, a me piaceva il riesling ma non ho mai provato lo spritz perché amavo il gusto del vino senza aggiunta di acqua. Poi, quando ho fatto un viaggio in Inghilterra, mi hanno fatta ubriacare (non intenzionalmente, semplicemente mi sostituivano il bicchiere vuoto con uno pieno, mentre io parlavo, parlavo, parlavo …) al pub con 8 gin & lemonade … non ho praticamente bevuto più. Solo ogni tanto, un po’ di prosecco come aperitivo, ma mezzo dito al massimo.

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  14. @ Diemme

    Come ho detto a Veronica, anch’io ho provato a farlo con le fragole e mi è piaciuto. Ma preferisco comunque la classica torta con il pan di spagna. Un’altra versione che ho assaggiato è quella all’ananas. Non mi è piaciuta molto e c’ho messo due giorni per digerirla. 😦
    Ananas e melone fanno parte della frutta che purtroppo non digerisco. Peccato, soprattutto per il melone che mi piace un sacco.

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  15. Io, a furia di stare attenta all’alimentazione, non sono dimagrita un grammo ma mi sta diventando sempre più difficile digerire qualcosa qua e là: non bisognerebbe mai perdere l’abitudine…

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  16. Salve come abbiamo fortemente ribadito in altri blog on line, il Tiramisù, deve essere patrimonio italiano e non del singolo italiano. Noi della Casa del Tiramisù, produttori Artigiani esclusivi di questo dolce, lo stiamo promuovendo come prodotto Made in Italy e richiederne la paternità significa toglierne la sua fattezza all’estero. In ogni regione d’Italia esso accompagna la fine di ogni Pasto, e ognuno lo personalizza a suo e a gradimento dei clienti locali. Quindi tutti, anche a casa, ne siamo padri. L’importante è utilizzare materie prime di alta qualità di fattura italiana. Questo è veramente ciò che conta!!!

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  17. Mia cognata,siciliana, ha imparato a fare il tiramisù da una nostra cugina che vive i Liguria ma è di origine friulana. A lei abbiamo insegnato a fare la frittata con le patate (perché la faceva solo con le erbette) e a cucinare le melanzane in vari modi.
    Secondo me, l’unità d’Italia(e non solo) si fa anche in cucina.

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  18. @ Gianni Gorga

    Concordo sul fatto che sia un dolce nazionale, ormai. Ma qui il discorso è un altro e si riferisce alla nascita del dolce. Anche il panettone è nato a Milano o il pandoro a verona ma sono dolci che si trovano sulle tavole di tutti gli italiani a Natale.

    @ Valentino

    Giusto!

    @ lilipi

    Certo che l’unità d’Italia si fa anche in cucina. Ciò non toglie che ci siano delle specialità tipiche di un luogo, poi diffuse su tutto il territorio nazionale.
    La frittata con le patate non l’ho mai fatta ma qui si fa il frico che è preparato con patate cipolla e formaggio. Ipercalorico ma molto buono.

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  19. Nell’immediato dopoguerra tutti avevano bisogno di “tirarsi sù” Il mascarpone è stato industrializzato, se non sbaglio, negli anni ’60, facile da creare un dolce con uova e zucchero con una “panna” così compatta, non è stato poi così difficile per nessuno, non la giudico una novità. Il “tiremesù” detto il dialetto di Pieris giudico una novità, creato non con il mascarpone negli anni ’30 con una base di tante uova.L’onore va a chi prima ha avuto l’inventiva.

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  20. @ Flavia Cosolo

    Innanzitutto, benvenuta!
    Per me è un onore ricevere il Suo commento e concordo con quanto da Lei detto: l’onore va a chi ha avuto per primo l’inventiva.
    Personalmente la prima volta che ho assaggiato il tiramisù è stato proprio nel ristorante del Suo papà a Pieris. Ero bambina e allora si faceva già con il mascarpone ma era servito in coppette e non a fette. Sempre se ricordo bene. 🙂

    Grazie per il passaggio e buona serata.

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