RINCORRI I TUOI SOGNI? NON ESSERE CHOOSY!


Vita dura per i nostri giovani. Il mondo del lavoro è sempre meno aperto a tutti, figuriamoci nei confronti dei giovani che hanno speso anni della propria vita a studiare, si sono sacrificati, hanno rincorso i loro sogni e poi? Poi, qualcuno si permette di dire che se non accettano qualsiasi lavoro sono choosy (schizzinosi, visto che siamo in Italia è del tutto inutile fare i saputelli usando una parola inglese che è conosciuta forse dal 10% degli Italiani mentre il 100% sa che cosa significhi “schizzinoso“).

Non entro nel merito dello straparlare della signora (mi scuserà se non la chiamo ministro?) Fornero. Mi permetto, però, di osservare che i suoi figli certamente non hanno mai avuto bisogno di essere schizzinosi. Andrea fa il regista e credo che abbia proprio realizzato un sogno, visto che fare il regista non è come fare il salumiere, il commesso o l’ambulante al mercato ortofrutticolo. Uno fa il regista perché gli piace. La figlia Silvia è Professore Associato in genetica medica presso l’Università di Torino (dove, guarda caso, insegnano mamma e papà) e responsabile della ricerca alla HuGeF (Istituto di ricerca scientifica fondato dalla Compagnia di San Paolo, di cui, guarda caso, era vicepresidente la signora Elsa Fornero).

Vabbè, non tutti hanno la fortuna di realizzare i propri sogni e di godere di corsie preferenziali. Ma credo che in un momento di crisi come questo, sia difficile anche per un piccolo imprenditore sistemare un figlio. La situazione è così drammatica che non solo i giovani non riescono ad ottenere un lavoro (non dico realizzare un sogno) ma a volte i loro genitori si trovano disoccupati da un giorno all’altro o in cassa integrazione o esodati. E vi pare che di fronte alla crisi generale un giovane possa fare lo schizzinoso?

Da leggere la testimonianza di Giovanna, ventottenne laureata in Lettere, riportata dal Corriere nel blog Solferino28: uno stipendio di 600 euro al mese e un sogno realizzato a metà. Da leggere anche i commenti, soprattutto quelli di chi ritiene inutile laurearsi in Lettere, inutile rincorrere un sogno, scegliendo di studiare ciò che piace. Perché, evidentemente, si rischia di passare per choosy se non si studia ciò che conviene. E cosa potrebbe essere conveniente studiare oggigiorno? E poi, come ricorda anche Vecchioni nello spot, coperto di polemiche, sulla scuola pubblica (ma girato in una scuola privata tedesca a Milano): studio deriva da studium latino che significa anche “amore“. Aggiungerei che significa pure “impegno” e come si fa ad impegnarsi al meglio facendo ciò che non piace ma è conveniente?

30 pensieri riguardo “RINCORRI I TUOI SOGNI? NON ESSERE CHOOSY!

  1. Indipendentemente dal fatto che bisogna cercare di poter fare ciò che piace, altrimenti si finisce frustrati e ci si ammala, penso che la “Ministra” Fornero dovrebbe comperarsi una grossa confezione di fazzoletti per poter… finalmente piangere. Inoltre bisognerebbe fare una colletta per comperare un po’ di carta igienica… e spedirla al Consiglio dei Ministri!
    Ciao Marisa; cancellami pure; non mi offendo.

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  2. Io uno….. da semplice osservatore, questa dichiarazione mi fa un po effetto doppio (e contraddittorio). Cioè, non so se ridere o incavolarmi.
    Generalmente, quando si tratta di una categoria (qualsiasi), io provo a mettermi nei suoi panni. Soltanto cosi posso dare un giudizio corretto. Credo.
    Vediamo un po.
    Quindi io da giovane…. vado a scuola elementare…. poi media…. segue liceo…. facoltà…. università. Dopodiché mi faccio l’upgrade con altri “enne” masterati” e corsi di aggiornamento. Pratico “in campo” (quasi gratis) l’apprendistato…. per anni. Con dei orari flessibili (leggersi “impossibili”) al quale mi devo sottomettere senza obbiettare.
    Tutto ciò, per realizzare il mio sogno di diventare medico, ingegnere, geometra, ragioniere, o economista.
    Ed ora?
    Ora devo fare lavapiatti, se no…. sarei un “choosy”?
    Tutti questi studi, soldi spesi e privazioni per arrivare a passare con la scopa nei uffici?
    Le centinaia di ore di masterato in “management” per poter usare il piccone?
    Beh…. da schizzinoso che sono io, signora Fornero, e visto che l’educazione non me lo permette……. ma non faccio a meno, le dico:
    – Vada al toillette, per favore.

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  3. Battuta poco felice, quella della Fornero. Un po’ come parlar di corda in casa dell’impiccato. Ma un po’ choosy molti nostri giovani lo sono. E ancor più lo sono i loro genitori. Non si spiegherebbe infatti come molti mestieri, e nemmeno tutti troppo umili, continuino ad aver posti scoperti o occupati da immigrati che certamente troppo choosy non sono. O no?

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  4. Cara amica, questa signora vive in un’ altra galassia e non riesce ad
    arrivare da noi per rendersi conto della reale difficoltà dei nostri giovani a cercare e trovare qualsiasi “straccio” di lavoro
    Coloro che hanno figli ben sistemati parlano quasi sempre a sproposito.
    Un bacione
    Mistral

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  5. Brava Marisa! La Signora ci ha proprio stancato con quest’aria falso english. Dovrebbe leggersi la storia di Chiara Amirante, che consiglio a tutti voi.
    Dicono i buddisti che ciò di cui parliamo siamo. Che la vera schizzinosa sia la Fornero?
    Un abbraccio, Ester.

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  6. Anch’io dicevo ai miei alunni che all’inizio a volte si è costretti ad accettare anche un lavoro non del tutto soddisfacente e che poi si deve cercare di migliorare, ma mi riferivo sempre a lavori in linea con gli studi che avevano seguito.Altrimenti è meglio continuare a studiare. E gli parlavo di Gavino Ledda,prima pastore e poi docente. Invece la Fornero(non signora) propone un percorso inverso. Così i figli della Casta non avranno concorrenti

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  7. Problema molto delicato… La mia esperienza: dopo il Liceo Classico ho valutato se sarebbe stato meglio studiare lettere o ingegneria; pragmaticamente, ho scelto la seconda strada. Ho trovato lavoro in meno di 15 giorni (sto parlando del 1997). Ora, quando ho bisogno di un nuovo dipendente, un neo-laureato in ingegneria da assumere con un contratto a tempo indeterminato dal primo giorno di lavoro, faccio fatica a trovare qualcuno. In compenso, nel tempo libero, nel quale sono tutto sommato sereno, scrivo (sono riuscito a pubblicare due libri), leggo (non solo romanzi: anche libri di filosofia…), curo un blog. Mantengo la mia famiglia facendo un lavoro impegnativo – ma seguo anche i sogni di quando ero ragazzo. Ai miei figli direi di seguire i loro sogni, ma dopo essersi assicurati di aver sistemato la parte “pratica” della loro vita. Avrei potuto essere “choosy”, allora, e seguire ciò che amavo veramente. Ma il punto è: a spese di chi? E soprattutto, avrei ora una vita migliore? Ho il sospetto che la mia generazione sia cresciuta con l’idea che fare ciò che piace sia un diritto costituzionalmente garantito…

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  8. @ Quarch

    Perché dovrei cancellarti? La penso esattamente come te e poi, visto che la signora ha le lacrime facili, i fazzoletti le servono di certo. Servono anche a noi, però, perché le sue battute ci fanno piangere. Quanto alla carta igienica, sono convinta che l’abbiano già … a nostre spese. Poi non lamentiamoci se li mandiamo a … e sempre noi paghiamo! 😦

    @ Valentino

    L’ultima battuta conferma che abbiano proprio bisogno della carta igienica. 🙂

    @ 3theperfectnumber

    Al peggio non c’è mai limite, purtroppo.

    @ frz

    Hai ragione anche tu, specie sui genitori. Io credo che qualsiasi lavoro, se fatto onestamente, sia dignitoso. Come diceva Pasteur: “Non è il lavoro che nobilita l’uomo ma l’uomo che nobilita il lavoro” (o qualcosa del genere, non ricordo bene … perdo colpi, ormai)

    @ Mistral

    Parla a sproposito anche perché non s’informa. Basta vedere le testimonianze dei giovani indignati per rendersi conto che non sono affatto schizzinosi.
    Un bacio a te.

    @ Diemme

    Cancellare te? Mai!

    @ Ester

    Grazie per il consiglio. Io conoscevo la storia di Chiara Amirante e la considero un ottimo esempio per molti giovani.
    Sul fatto che la schizzinosa sia proprio lei, non ho dubbi.
    Un abbraccio.

    @ lilipi

    Certamente è meglio trovare il lavoro che piace e si desidera, in linea con gli studi fatti. Ma questi tempi non lasciano molta scelta e l’urgenza fa sì che davvero non si possa essere choosy.
    Quando mi sono sposata e sono venuta a da abitare a Udine, ho subito mandato le domande di supplenza in tutte le scuole della città e paesi limitrofi ma nel contempo ho fatto domanda per essere assunta come postina, ho risposto a tutti gli annunci che offrivano lavori come segretaria, cameriera, commessa … insomma, mi sono data da fare perché con uno stipendio solo sarebbe stato difficile vivere. Ho avuto fortuna perché nell’arco di tre settimane ho ottenuto una supplenza annuale a 60 km da qui. Allora, però, gli schizzinosi erano gli altri: rispondendo agli annunci, quando dicevo che ero laureata mi chiedevano perché mai volessi fare un lavoro per cui sarebbe stata sufficiente la licenza media … e tutti a dirmi “le faremo sapere”. Mai più sentiti.

    @ Paolo Zardi

    Grazie per la tua testimonianza. Credo che tu abbia fatto la scelta giusta perché, mentre puoi coltivare i tuoi sogni scrivendo, con una laurea in ingegneria hai di certo maggiori soddisfazioni economiche dal lavoro che hai scelto di fare.
    Tu dici che hai il sospetto che la tua generazione sia cresciuta con l’idea che fare ciò che piace sia un diritto costituzionalmente garantito… forse sì. Io non ho mai pensato di voler fare altro nella vita. Ma avrei fatto altro, come ho scritto nel commento a lilipi, se la vita me l’avesse chiesto.

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  9. Già Marisa, c’è anche questo, l’eccesso di qualifiche.

    Ti presenti per un lavoro inferiore, ti guardano di sghimbescio e ti liquidano. Una persona me l’ha detto il perché, “A noi serve qualcuno che resti, persone come lei entro due settimane hanno già trovato dell’altro”.

    Beh, certo, se uno si adatta a un lavoro che non è il proprio, lo considererà temporaneo e cercherà di uscirne, mi pare chiaro!

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  10. @Marisa,
    Si dice: “IL LAVORO NOBILITA L’UOMO E LO RENDE SIMILE ALLA SCIMMIA”
    oppure:
    “TUTTE LE VOLTE CHE TI VIENE VOGLIA DI LAVORARE METTITI IN UN ANGOLO E ASPETTA CHE TI PASSI”.
    Ciao

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  11. @ Diemme

    Considera che io ho parlato di ciò che è capitato a me ventisette anni fa. Ora credo che questo atteggiamento non sia più all’ordine del giorno perché se il lavoro scarseggia, si tende a prendere quello che c’è e lo si tiene stretto. Chi te lo offre lo sa.

    Quanto al riposo, se è troppo forse non si muore ma si rischia la depressione. Un po’ va bene, ma a lungo andare …

    @ Quarch

    Grazie per le perle di saggezza … 🙂

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  12. Come dice Paolo Zardi, sì il problema è molto delicato. Di fatti bisognerebbe seguire le Passioni (volutamente maiuscolo per farle uscire dall’alone di volubilità) che farebbero affrontare il mondo del lavoro, poi, con la stessa Passione e sincera dedizione. Quando in un ufficio, in un posto di lavoro (non mancano i colleghi, il che è grave!), si trova chi fa ciò che deve con senso di frustrazione e pesantezza… ‘ingrugnito/a e incarognito/a’… mi chiedo perché mai abbia fatto determinate scelte. Necessità potrebbe rispondere! Giusto, allora si faccia di necessità virtù!!
    A volte il lavoro non si può scegliere, saremmo tutti immensamente felici. Il massimo è quando arriva l’utile col dilettevole, ovvio. Capita poi, come per Paolo, che si facciano scelte ‘utili’ e che poi si perseguano i sogni, e anche qui credo che anche chi fa questo tipo di scelta sappia comunque dove va a parare, nel senso che non è che poi si può scegliere, esempio, di fare l’infermiere perché ce ne sono pochi se poi si sviene alla vista del sangue… no?
    Ciò che è scelto, anche per l’utilità che ne viene, è scelto comunque secondo inclinazione.
    Diverso ancora il discorso ‘gavetta’. Credo che solo uno stupido pensi di non farla se non è la figlia della Signora in questione. E’ messa in conto, e penso che nel nostro Paese gavetta i giovani ‘normali’ ne facciano tanta.
    Ergo, dopo tutto il mio papiro, credo che comunque la battuta della Fornero sia stata assolutamente INFELICE, proprio per il ruolo che ricopre… e proprio per le ‘agevolazioni’ di cui si può avvalere… di questi tempi una parola misurata rende di gran lunga più sincera anche una bacchettata sociale!
    Per il resto io aggiungo la mia a proposito delle lacrime: le credevo sincere all’epoca… ora la Fornero non piange più… che ci vorrebbe un bel ceffone di tanto in tanto a ricordargliele con meno imbarazzo e maggiore vergogna?

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  13. @ Maria Rita

    Io ero in quinta elementare e sapevo già che da grande avrei fatto l’insegnante. Ma i sogni, si sa, devono fare i conti con la realtà e, qualora mi fossi resa conto di avere poche chance, avrei fatto qualsiasi altro lavoro e credo, conoscendomi, l’avrei fatto bene.
    Quando ancora ero al liceo, d’estate passavo qualche ora a settimana in ufficio di mio papà. Ricordo ancora che mi dava 1000 lire al giorno anche se non le volevo ma lui diceva che era solo un segno di apprezzamento perché davvero non capiva perché mi offrissi di aiutarlo. Poi, a diciassette anni, ho fatto l’assistente in una colonia a Cesenatico (la più brutta esperienza della mia vita ma non per colpa mia, per incompatibilità con la direttrice, una vera megera), a diciotto, subito dopo la maturità, come sai, ho fatto la parrucchiera in UK … senza contare le ripetizioni che ho sempre dato ai tempi del liceo e il baby sitting. Insomma, se uno vuole, qualcosa da fare trova e se non corona il sogno della sua vita, pazienza. Io mi adatto sempre alle situazioni e non ho mai trovato disdicevole alcunché. Però, quando ancora non ero laureata, ho rifiutato di fare un concorso in banca, pur sapendo di avere una raccomandazione sicura … ecco, quello proprio non l’avrei sopportato. Purtroppo, oggi penso che se avessi fatto quel concorso avrei uno stipendio doppio e anche più. Una mia amica, non laureata, è entrata in banca quando io ho iniziato ad insegnare e nell’arco di otto anni era già capoufficio. Ora è direttrice di filiale … mannaggiaammè che odio le raccomandazioni. 😦

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  14. @ Diemme

    Questo non lo so, non avendo mai provato. Odio la matematica, questo sì, e le prime volte che ho messo piede in banca, mi veniva l’attacco d’ansia! Però credo che la matematica serva a poco (ci sono le calcolatrici e le macchine contasoldi e il computer …) e mi sarei certamente adeguata. Non sarebbe stato il lavoro dei miei sogni ma, come ho detto, io mi adatto e mi faccio piacere anche ciò che in un primo momento detesto (tipo insegnare la geografia … 😯 )

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  15. Eh eh Marisa… sfondi una porta aperta! A 23 anni, prima ancora di laurearmi, cominciai il praticantato per un giornale… non faccio nomi… se solo avessi ‘sfarfalleggiato’ di più… e avessi detto ‘grazie’ anche quando i miei articoli venivano riveduti e corretti politicamente (ma ben oltre il politicamente corretto, dal momento che poi veniva lasciato comunque il mio nome sotto con tutti i casini che ne venivano!)… ora sarei caporedattore o più come qualcuno che invece è rimasto ma a cui pende ancora la cordicella dal naso!!!
    Ma non mi sono mai pentita, quando uscì dall’ambiente (è vero che tornai da mio padre piangendo io che volevo dimostrare sempre quanto fossi una tosta) mi piacque l’odore dell’aria, era fresca… non sapeva di stantio!
    Che farci… ma… vuoi mettere il profumo della libertà e il ‘potere’ dire ciò che veramente si pensa? Un abbraccio…

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  16. @ Maria Rita

    Sicuramente non avrei scelto un lavoro che mi imponesse di far decidere agli altri. In fondo, per quel poco di libertà didattica che resta, posso dire di sentirmi ancora libera di decidere. I “grazie” e “scusi” bisogna sempre dirli, comunque. 😦

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  17. PALERMO – Il padre di Norman Zarcone, il giovane palermitano di 27 anni che si tolse la vita poco più di due anni fa buttandosi dal terrazzo del settimo piano della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo per protestare contro le «baronie universitarie», ha presentato un esposto alla procura contro il ministro del Lavoro Elsa Fornero. […]

    «Non è più concepibile – dice Zarcone – che esponenti del governo continuino ad usare tale terminologia riferendosi ai nostri giovani, poiché viene offeso il percorso individuale, umano e professionale di un’intera generazione di talenti che non godono di particolari garanzie o di un nome altisonante». «In questo modo – continua – mio figlio viene ucciso ripetutamente. Tutta la sua generazione viene delegittimata, frustrata e mortificata». (LINK)

    Basterà per tapparle la bocca?

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  18. Io ho due figlie, che non sono certo choosy.
    La prima, laureata in lingue orientali, lavora in un supermercato austriaco in Alto Adige, e si è appena iscritta a informatica a Bolzano, dove l’italiano è facoltativo ma il tedesco no, anche se la facoltà è tutta in inglese.
    L’altra fa il quarto anno dell’Istituto Alberghiero e già lavora saltuariamente nei ristoranti.
    Mia madre diceva: “Solo i fiori si prendono a mazzi”, per cui ogni ragazzo ha la sua storia e la sua propensione, c’è chi ha voglia di lavorare e chi no. Le generalizzazioni alla Fornero sono imbarazzanti soprattutto per chi le ha dette.

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  19. @ maryonn

    Le tue figlie sono bravissime e come loro ci sono tantissimi altri giovani disposti ad accontentarsi. Come dici anche tu, l’importante è aver voglia di lavorare. Chi ce l’ha non è per nulla schizzinoso. Chi non ce l’ha è solo un lavativo, un parassita della società. Poi ci sono i figli di papà … vabbè, meglio soprassedere.

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