BAMBINO TRASCINATO VIA DA SCUOLA: PERCHE’ IO STO CON L’ISPETTRICE

Finora mi sono astenuta dal commentare qui la vicenda accaduta a Cittadella, che vede protagonista un bambino di dieci anni conteso dai due genitori e il suo allontanamento dalla madre, avvenuto a seguito di una sentenza del Giudice e portato a termine, in modo assai discutibile, alla fine di una mattinata scolastica. L’ho fatto, però, intervenendo con svariati commenti sul blog di Diemme e di Pino Scaccia, nonché sulle pagine de Il corriere on line.

Se ho deciso di scriverne qui ora è perché sono letteralmente esterrefatta dalle minacce, anche di morte, lanciate sul web, nei più disparati siti, all’ispettrice di polizia, la più alta in grado la mattina di mercoledì davanti alla scuola frequentata dal bambino.
Nel video girato dalla zia del minore si sente l’ispettrice che, pressata dalle domande della zia stessa, la quale per tutta la durata delle riprese continua ad insultare con vari epiteti tutti i presenti, rei di aver eseguito un’operazione voluta da un giudice, dice: “Io sono un ispettore di polizia lei non è nessuno”. Battuta infelice, forse, ma che va correttamente interpretata e contestualizzata.

Chi ha guardato il video ha rivolto in particolare l’attenzione sulle scene, certamente drammatiche, in cui si vede il bimbo prelevato con la forza in primis dal padre e, in second’ordine, da alcuni agenti in borghese che evidentemente cercavano di aiutare il genitore ma soprattutto di evitare che il piccolo si facesse male. L’attenzione sull’ispettrice è stata focalizzata esclusivamente per la frase già riportata e subito condannata. Forse, però, bisognerebbe porre attenzione allo stato d’animo di quella donna che, evidentemente, non si aspettava che gli eventi precipitassero. Eventi di cui si sentiva responsabile, per il suo grado, ma dai quali probabilmente era toccata in quando madre.

Scarsa attenzione, forse, è stata prestata anche alle domande della zia che voleva sapere perché non c’era stata la sospensiva dell’esecuzione della sentenza. Cosa che, in quanto parente del bambino ma non genitrice, non aveva alcun diritto di chiedere. L’ispettrice, visibilmente provata, con la frase incriminata, e interpretata quasi come un abuso di autorità, voleva semplicemente dire: “io sono un’ispettrice di polizia e sto facendo il mio lavoro, lei non è nessuno, nemmeno la madre del bambino, mi sta facendo domande cui non posso rispondere e ci sta insultando tutti da mezzora ed è proprio ora che la smetta”. Mi pare che, considerando la sua posizione e nel suo stato d’animo, così può essere interpretata la sua riposta.

La cosa che più fa indignare, secondo me, è che tutti si sono scagliati contro la polizia, prima ancora di sapere che chi ha usato violenza sul bambino è stato proprio il padre, e che il capo della polizia Manganelli si sia profuso immediatamente in scuse, senza un preventivo accertamento sullo svolgimento dei fatti, lasciandosi trasportare dall’onda d’indignazione mediatica che il fatto aveva provocato.

Come ho scritto altrove, confermo la mia posizione: la zia ha fatto male a riprendere il tutto ma soprattutto a mandare il video a “Chi l’ha visto?”. Ha suscitato tanto clamore per una vicenda privata, come ce ne sono tante, purtroppo, senza pensare che proprio lei con questa mossa ha sommato violenza alla violenza nei confronti del nipote. Non lo sostengo solo io, ho sentito testimonianze di psicologi e pedagogisti che la pensano esattamente in questo modo.

Qualcuno dice: meno male che c’era la zia altrimenti tutto sarebbe passato sotto silenzio. Io replico: perché, il clamore mediatico serve davvero a risolvere una questione delicata come questa? Girare un video e darlo in pasto all’opinione pubblica gioverà al piccolo Leonardo? Forse può essere una testimonianza della violenza del padre nei confronti del figlio e, quindi, un punto a suo sfavore, nella causa di affidamento della potestà genitoriale. Ma all’episodio hanno presenziato in tanti, le testimonianze ci sarebbero state comunque. Quel video, invece, aggiunge poco o nulla ai fatti, in particolare, offre delle prove inconfutabili sul comportamento della zia e del nonno del bambino che, infatti, sono stati denunciati per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Una sorta di boomerang, insomma. Purtroppo non indolore nemmeno per il bambino.

39 pensieri riguardo “BAMBINO TRASCINATO VIA DA SCUOLA: PERCHE’ IO STO CON L’ISPETTRICE

  1. Marisa, rispetto ovviamente il tuo punto di vista, ma rimango del mio. Intanto, tu stessa dici “chi ha usato violenza sul bambino è stato proprio il padre”, e quindi può darsi pure che il provvedimento del giudice non sia stato il più giusto possibile (ma, questo, non ci è dato saperlo e non è oggetto della discussione).

    Secondo me invece il clamore suscitato, anche se non so se gioverà al bambino (non penso tuttavia gli nuocerà), potrebbe servire a evitare in futuro tale comportamenti “maldestri” da parte delle forze dell’ordine.

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  2. Leggendo un po’ di articoli e ascoltando qualche servizio televisivo mi è parso di capire che la sentenza che prevede l’allontanamento è stata emessa basandosi sul giudizio di uno psicologo assunto dal padre. Se fosse vero mi chiedo perché il giudico non abbia chiesto una perizia a uno psicologo imparziale. È addirittura contestata l’esistenza della patologia in questione di cui si dice che è una “invenzione” tutta americana di psicologi di parte (si sa che gli USA sono la patria dei divorzi “violenti”). Inoltre, in uno dei tanti servizi mandati in onda, si affermava che questi “prelievi” (brutto termine) vanno effettuati in assenza di familiari (hanno detto familiari, non genitori), mentre qui era presente la zia e, sulla macchina della Polizia, addirittura il padre che abbiamo appreso essere stato protagonista di comportamenti a mio avviso indegni di un genitore. Secondo me qui siamo semplicemente in presenza dell’ennesimo caso in cui un bambino e vittima dei litigi dei genitori e di diversi vizi di forma dovuti, forse, alla fretta e/o incompetenza e/o menefreghismo di un giudice.

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  3. Cara Marisa, questa volta mi sento in totale disaccordo con te. Purtroppo in questo Paese da tempo la polizia non è più al servizio dei cittadini ma nei confronti dei cittadini usa spesso metodi molto poco rispettosi ( se si vuole rispetto occorre in primis rispettare). Nei confronti della polizia bisogna stare zitti e buoni, neppure parlare, altrimenti scatta subito la denuncia per oltraggio e resistenza anche se magari si è solo implorato pietà e decenza. Le conseguenze sono sempre a carico dei cittadini, perché quello che afferma un poliziotto non lo si può contestare, salvo querela per falso, ed é già tutto dire…Io trovo che questo episodio non sia stato solo vergognoso, ma sintomatico di metodi che sarebbe ora se ne occupasse la società civile, se ancora c’è n’è una. Piena solidarietà da parte mia al bambino ed ai parenti della mamma.
    Ciao
    Raf

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  4. BAMBINO TRASCINATO VIA DA SCUOLA: PERCHE’ IO NON STO CON L’ISPETTRICE

    Troppo facile ascoltare ciò che mi risuona nelle orecchie, ovvero l’eco delle parole del Marchese del Grillo “io so’ io… e voi non siete un cazzo!“.
    No, non è tutto qui il problema.
    Confesso che mi sono rifiutato di guardare quel filmato buttato con troppa faciloneria in un truogolo dove tuffa il muso una platea boccalona in cerca di emozioni un tanto al chilo. E’ probabilmente lo stesso meccanismo psicologico che secoli addietro radunava masse plaudenti nella pubblica piazza in occasione di un’esecuzione capitale. Bah.
    Quella frase che, molto eufemisticamente, è stata definita “infelice”, è in realtà “agghiacciante”, perché è venuta dal cuore, quando la concitazione del momento, pari al vino che allenta le inibizioni, ha fatto emergere una convinzione sincera.
    La realtà dovrebbe essere ben diversa, e di conseguenza anche il pensiero intimo di quella ispettrice, ovvero “Io sono un ispettore di polizia, mentre lei è la mia datrice di lavoro, quella che mi paga lo stipendio, ma al momento sta rendendo difficile il mio compito perché è travolta dall’emozione, e io mi scuso per quanto sto facendo, ma sono le stesse leggi che lei si è data a impormelo.”
    Invece è stata scelta la strada in discesa, la più semplice, quella che permette di giudicare e trattare gli altri dall’alto in basso.
    Troppo spesso capita di notare nei pubblici ufficiali una concezione “borbonica” delle loro attribuzioni. La divisa smette di essere patente manifesto di dedizione alla comunità (non per niente si definiscono servitori dello Stato, e lo Stato siamo noi, e non un qualsiasi Re Sole democraticamente eletto) per diventare altera manifestazione di potere, un potere spesso abusato e concesso a chi non ne ha le facoltà morali, psicologiche e intellettuali per farne un uso saggio, con le dolorose conseguenze le abbiamo sotto gli occhi.
    Perché al mondo non c’è mai stato niente di peggio di una nullità posta, o salita da sé, su uno sgabello.
    Bye

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  5. Marisa, mi spiace, quoto tutti. Forse il termine “agghiacciante” usato da Stelio è troppo (o forse no), ma decisamente “infelice” è troppo poco.

    Inutile tentare di metterci una pezza: anche riconoscendo che “eseguivano gli ordini” (e c’è modo e modo di eseguirli, abbiamo letto di loro collghi che si sono rifiutati di prelevare il bambino con la forza da sotto il letto dove si era nascosto), tutto l’episodio è stato talmente sconcertante che negare a un parente il diritto a essere scosso e chiedere spiegazioni, fermandolo con l’arrogante “Lei non è nessuno” non può non essere definito un abuso.

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  6. @ TUTTI

    Ho rivisto il filmato, per l’ennesima volta, e ho riportato per iscritto la maggior parte del parlato. Quasi sempre è la zia ad intervenire.

    “Lasciatelo stare, lasciatelo stare, non si mettono le mani addosso ai bambini, brutto bastardo, lurido verme” (non si sa se rivolta al padre o a un agente o all’assistente sociale)
    Qualcuno tenta di fermarla e lei: “Ma ferma cosa? Andate in televisione, andate, bastardi … stia ferma, un tubo … lei andrà in galera per questo, lo sa?” (anche qui non si capisce a chi si stia rivolgendo)

    Qualcuno pare la spinga per allontanarla e lei: “Ma che cazzo spingi, stronzo”. Un poliziotto (o l’assistente sociale) le dice: “Fate peggio, se avete ragione …” (non si capisce cosa dice ma probabilmente vuole rassicurarla sul fatto che le cose possano ribaltarsi nel caso la famiglia della madre avesse ragione)
    In risposta: “Siete dei figli di puttana. “ poi, andando verso l’ispettrice: “Dov’è la sospensione? È stata rifiutata?”. La poliziotta fa di sì con la testa, dicendo: “Certo, altrimenti non saremmo qui”. La zia insiste: “Ma come è stata … è stata inammissibile o cosa? È stata rigettata?”. L’ispettrice risponde: “Io non son tenuta a dirle niente. Io sono un ispettore di polizia e lei non è neanch … (si capisce che vorrebbe dire “neanche la madre”) … nessuno”.
    La zia non demorde e sempre urlando: “Questa cosa va da qualche parte, andate tutti in galera qua. Questi vi vedono in televisione perché siete dei disgraziati”.

    Nel seguito del filmato si intuisce che è arrivata la madre del bambino e la sorella le spiega, sempre alterata, che hanno usato la porta sul retro.

    Qualche osservazione.
    La zia stessa ha dichiarato che erano pronti a un intervento della polizia a scuola ed erano appostati lì da giorni (o settimane?). Domanda: se lo sapevano, perché non hanno preparato a tale eventualità il bambino invece di istruirlo alla resistenza che poteva causargli anche dei traumi fisici? Perché, sapendo di avere poche speranze che la richiesta di sospensiva fosse accolta (la zia chiede: “è stata inammissibile o cosa?), non hanno fatto nulla per arrivare ad un accordo pacifico che evitasse un prelevamento forzato a scuola, ambiente da considerare neutrale, visti i tentativi falliti di portare via il bambino da casa?

    Durante le riprese la donna non molla mai la telecamera. Mentre il bambino viene caricato sull’automobile, urla che non respira, di chiamare l’ambulanza. Se sta davvero così male, il bambino, perché non molla la telecamera e lo soccorre? No, lei è lì a riprendere e ritiene cosa primaria mandare il filmato in televisione. Perché non chiama lei l’ambulanza?

    Insomma, io considero alquanto discutibile il comportamento di tutti. Il padre non doveva essere lì? E allora perché non è stato allontanato, anzi, gli viene perfino permesso di prelevare il figlio con la forza, trascinandolo per le gambe. Tant’è che l’agente di polizia, o l’assistente sociale, lo aiuta sollevandolo perché non si faccia male. E la zia, sempre con la telecamera in mano, perché non si scaglia contro il padre del bambino, non gli molla qualche calcio, chessò, non cerca di trattenere lei il bambino in qualche modo? Semplicemente non può perché è impegnata a fare le riprese.
    Quindi, tra il comportamento discutibile di tutti, quello che a me sembra davvero spregevole è quello della donna che nemmeno per un istante pensa di interrompere le riprese … e continua a insultare tutti.
    A confronto, la frase dell’ispettrice, anche qualora non la si volesse correttamente interpretare, sembra la cosa meno spregevole di tutta questa vicenda.

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  7. Chi avrà ragione? Io di gente che si è comportata in quel modo (ci sarà pure un motivo per cui alla madre è stata tolta dal tribunale la potestà?) non mi fido neanche un po’. Le parole della polizia sono confermate, tra l’altro, anche dalla dirigente scolastica.
    LINK

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  8. Per quanto riguarda la presenza del padre, come ho già scritto, si tratta di un errore nelle procedure: colpa degli agenti incaricati/ispettore, idem per la presenza dello psicologo che, ripeto, non era imparziale ma incaricato dal padre. Ma ritengo che a monte di tutto questo ci sia un giudice incapace o frettoloso. Per quanto riguarda, invece, la “preparazione” del bambino alla separazione credo che nessuna madre convinta di essere nel giusto possa farlo. L’ispettore poi dice che la sospensione non è stata accettata a una zia ignara. Non devono notificare prima la cosa e DOPO procedere? Per quanto riguarda il malore del bambino: si sente lui che dice “non respiro” e la zia che fa notare agli agenti “non respira, chiamate un’ambulanza”. Sappiamo tutti quant’è difficile in Italia avere un ambulanza quando li chiami… Immagino la conversazione “buongiorno, sono xyz, la Polizia sta portando via mio nipote dalla scuola e lui caricato in macchina dice che non respira”. Siamo concreti: quanti operatori le avrebbero dato retta mandando un’ambulanza? La zia sicuramente è stata esagerata e ha sbagliato, ma ci sono in ballo tanti, troppi errori.

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  9. «Che fai pecorella?…Vorrei vederti sparare»
    Ve li ricordate il NoTav e il carabiniere? Erano a pochi centimetri l’uno dall’altro. Le loro facce quasi si toccavano. Il NoTav andava a ruota libera, provocava, stuzzicava, cercava di far scattare la molla della reazione: «Che pecorella sei? Non ce l’hanno un nome o un numero? Lo sia che sei un illegale? Dovresti avere un numero di riconoscimento. Io così non so chi sei». «Sai anche sparare? Vorrei vederti sparare».
    Doveva essere peggio di una tortura sentirsi lentamente sommergere da quel torrente di insulti, il tutto in diretta per le telecamere.
    «Gli dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie» «Bravo, bravo. Comunque per quello che guadagni non vale la pena stare qui. Vi siete divertiti? Fra sei ore ci vediamo qua, il cantiere dura per vent’anni… vai in pensione vestito così, vestito come uno stronzo. E noi ci divertiamo a guardare voi stronzi».
    Era il 29 febbraio del 2012, mica di un secolo fa.
    “F.”, il carabiniere ha 25 anni, sardo di Oristano, diplomato al liceo scientifico, rimase impassibile: «Non sono un eroe. Anche i miei colleghi sarebbero rimasti al loro posto».
    Io mi chiedo come avrà fatto.
    Eppure: tutti sempre pronti a dare addosso alla Polizia: comportamento agghiacciante, non è più al servizio dei cittadini, siamo noi che la paghiamo, etc., etc.
    E io che sono nato e cresciuto in un rione dove la “pula” era vista come il fumo negli occhi e che se ancor oggi, solo a parlarne mi viene l’orticaria, mi trovo ad essere d’accordo con Marisa.
    Se ci sono scontri coi NoTAV è la polizia che taglia le reti, se ci sono scontri con gli studenti è la polizia che spacca le vetrine, se i genitori giocano alla guerra sulla pelle di un bambino, quel che conta è cos’ha fatto la polizia. Filmiamo, provochiamo e mandiamo a “Chi l’ha visto”
    Ecchecavolo !!!!

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  10. @ frz

    NON CI POSSO CREDERE!!!! Sei d’accordo con me? La cosa mi lusinga assai. 🙂

    Dell’episodio di cui parli, nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato, ho scritto QUA.

    Frz ti adoro! Baci baci.

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  11. @ Diemme

    Il comportamento maldestro non deve essere attribuito solo alle forze dell’ordine, visto che era presente anche un assistente sociale e il padre del bambino.
    L’unica cosa che io mi auspico è che in futuro non si arrivi mai a situazioni degenerate a tal punto. Ma non è il video che conta in questo caso, quanto l’intelligenza e la dignità delle persone.

    Ora il padre si appella alla madre invitandola a collaborare per il bene del bambino. Una speranza vana, secondo me. In un video il padre racconta come si è giunti alla sentenza del giudice. merita vederlo. (LINK)

    In merito al tuo successivo commento, a me la zia non è parsa scossa, quanto piuttosto furibonda e talmente lucida da non pensare di soccorrere il bambino invece di filmare il tutto. In ogni caso, l’ispettrice era nel pieno esercizio delle sue funzioni, legata al segreto professionale. E’ come se io, uscendo dall’aula in cui ho fatto uno scrutinio, incontrassi una madre in apprensione per il figlio che rischia la bocciatura e lei mi chiedesse di anticiparle l’esito dello scrutinio. Non le direi nulla per una questione deontologica.
    Aggiungiamo che in questo caso l’agente è stata anche ricoperta di insulti.

    @ Isabella

    Io non voglio entrare nel merito della sentenza. Non posso stabilire se sia giusta o meno. Sono altre le sedi deputate. In ogni caso, il padre ha dichiarato che la potestà alla madre è stata tolta tre anni fa, mica l’altro ieri. E un motivo valido ci dovrà pur essere.
    Né mi esprimo sulla correttezza o meno della presenza del padre. Però suppongo che avesse l’autorizzazione a presenziare. Se ci sono stati degli errori in questo senso, chi di dovere li rileverà e gli interessati ne risponderanno. Non sono cose da discutere chiacchierando qui, cosa che faccio volentieri ma non posso esprimermi su questioni tecniche di cui non sono al corrente.

    Lo stesso dicasi per le eventuali mancate notifiche.

    Quanto al discorso sull’ambulanza, il mio tono era ironico, ovviamente. Però mollare la telecamera e prestare soccorso, questo sì poteva farlo. ma non l’ha fatto.

    @ Stelio

    Hai una fan, a quanto pare. 😉
    Io non concordo con quanto affermi però è sempre un piacere ricevere i tuoi commenti.
    Il discorso sul datore di lavoro ecc ecc a me, però, pare un po’ trito e ritrito.

    @ Raffaele

    Non si può essere sempre d’accordo. Ho cercato di spiegare che la poliziotta voleva dire altro, ma se non sono convincente pazienza. 😉

    Grazie e ciao.

    @ frz

    Sì, ho letto l’articolo, anche se un po’ di corsa.
    A chi giova? Non so.

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  12. Secondo me la faccenda è stata gestita male da tutti, dai genitori in primis che dovevano fare in modo che non intervenisse il Tribunale dei Minori. Spesso sono gli assistenti sociali che consigliano in questo modo perché sanno che se interviene il Tribunale tutto si complica, non per colpa dei Magistrati ma perché la situazione si ingarbuglia, lo dico per esperienza diretta.
    E’ stata gestita male dal tribunale, che ha nominato un CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio nominato dal tribunale e non dalle parti) che si basa troppo su teorie discutibili.
    E’ stata gestita male dalla polizia, che ha preso sottogamba la reazione della madre e della sua famiglia.
    E’ stata gestita male dai media, che hanno cavalcato lo scoop per avere più ascolti.
    E noi, che siamo totalmente al di fuori di questa storia, come la stiamo gestendo? Ci scagliamo uno contro l’altro senza trovare una mediazione e non ci chiediamo se sia giusto dare una nostra interpretazione di qualcosa che non conosciamo e che non possiamo giudicare.
    Secondo me tutti gli attori di questa tragico filmato sono vittime, di sé stessi, della situazione, delle decisioni proprie e degli altri.
    Fermiamoci e stiamone al di fuori, non possiamo salvare nessuno neanche il bambino protagonista di una vita che potrebbe essere difficile.
    Non ha chiesto lui di avere quei genitori, speriamo possa avere un futuro meno buio.
    Questo era certamente lo scopo del tribunale, chissà se questa storia gestita così male avrà un lieto fine, io cerco di essere positiva e lo spero.

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  13. @ Marisamoles

    Hai perfettamente ragione, i discorsi intorno al datore di lavoro, su chi paga chi, e su chi è al servizio di chi, sono triti e ritriti, come del resto quelli sul conflitto d’interesse, sulla questione morale, sulla parità fra i generi, sulla fame nel mondo, sulla giustizia sociale, sull’emancipazione, sulla protezione delle minoranze, sullo sfruttamento, ecc.
    Che vuoi farci, sono fatto così, so’ de coccio, e non riesco a convincermi che un problema non c’è più solamente perché non se ne sente più parlare…
    🙂

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  14. Una persona che non è competente in materia di pronto soccorso fa cosa migliore astenendosi dall’intervenire, piuttosto che farlo e sbagliare.

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  15. Cara Marisa, le tue parole mi sembrano molto convincenti. Complimenti!
    In relazione al padre, però, direi che ti esprimi in modo più preciso nel passaggio in cui dici che usa la forza. Mi pare più preciso. La violenza è tutta un’altra cosa.

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  16. @Stelio: Già, i discorsi triti e ritriti non sono per questo superati.

    @Sergio: la forza si usa per aprire un barattolo o per sollevare un peso. Prendere un bambino con la forza, contro la sua volontà, e trascinarlo, a casa mia si chiama violenza (ma a casa mia non si fa).

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  17. Ciao Marisa, fiumi di parole (come la canzone) che vanno a
    buttarsi nel mare dei : ho ragione io, l’altro, la polizia, la madre etcc..
    La storia di questo bruttissimo episodio della vita del bambino è a monte.
    Un bambino “usato” come arma di ricatto tra i dissapori dei genitori, occupati nelle loro beghe di ex coppia
    Dalla scena incriminata nessuno esce vincitore, bastava avere un minimo di buonsenso da parte di tutti e non arrivare a tanto.
    Baciotti
    Mistral

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  18. Io sto col bambino. Viene in mente l’episodio delle due madri di fronte a Salomone, e la vera madre piuttosto che vedere il figlio tagliato disse di rinunciarvi. Forse autentico amore, non leso da egoismo, sta dove si pensa al bene dell’altro. Se il provvedimento del giudice era ormai stato preso e veniva posto in applicazione (affido del bambino al padre) sarebbe stato bene che la madre, con sicuro dolore, è indubbio, avviasse in modo tranquillo suo figlio verso il padre continuando poi la “battaglia” giudiziaria. Avrebbe risparmiato al figlio la “violazione” su tanti parti del sé. Come non pensare alla scena di “Kramer contro Kramer” quando il padre-Dustin Hoffman consegna come da decisione del tribunale, il figlio alla madre/Meryl Streep, col cuore strappato ma senza mostrarlo al bambino?
    Un abbraccio, Ester.

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  19. @ maryonn

    Apprezzo molto il tuo commento, pacato ed equilibrato, che condivido quasi in toto. Solo a scanso di equivoci, ci tengo a precisare (anzi, a ripetere) che io sono intervenuta nei blog citati solo per stigmatizzare il comportamento della zia che ha ripreso il fatto e l’ha mandato alla trasmissione televisiva. Poi, trascinata dagli altri commenti, sono intervenuta sui fatti, che non conosco nei dettagli, ma senza esprimere giudizi, quanto pareri. Posso dire di essere d’accordo con te quando osservi che la faccenda è stata gestita male da tutti. L’ho ripetuto più volte. Ma non entro nel merito della sentenza perché, ripeto, non sono competente in materia. Mi fa piacere, comunque, che tu ti sia premurata a precisare che la perizia (discussa oltremodo perché nomina una patologia psichiatrica non riconosciuta come tale dalla comunità scientifica ma plausibile, secondo quanto ci è dato sapere) è opera del CTU e non di un perito di parte. Anche su questo dettaglio non sarei mai intervenuta ma sorrido pensando che si possa credere che un giudice, per emettere la sua sentenza, si basi su una perizia di parte. Io ho fatto, molti anni fa, il giudice popolare in un processo e so che così vanno le cose. Quando mai ci si ferma ad una perizia sola e di una sola delle parti? Ad ogni modo, non è questo il problema. Il problema è che la faccenda è sfuggita di mano anche per l’ostruzionismo fatto precedentemente dalla madre del bambino, che deve averlo istruito su come comportarsi nell’eventualità, e per l’interferenza irrazionale della zia nel momento del prelevamento.

    Una storia triste che spero anch’io abbia una fine lieta. Ma è necessario che i genitori rinsaviscano (dico genitori perché non ho mai assolto del tutto il padre se non nell’attribuirgli il diritto di avere il bambino che il tribunale gli aveva affidato ben tre anni fa) e arrivino a un accordo per il bene del bimbo.

    Grazie e a presto.

    @ Stelio

    Non prendertela. Io non dico che il problema non esiste ma, visto che sono anch’io una statale, non si può sempre tirar fuori che ci pagate lo stipendio ogni volta che il comportamento di un dipendente pubblico non collima con l’idea che avete voi. Bisognerebbe avere le vedute più ampie. Considerare, ad esempio, un dipendente pubblico al servizio della comunità e biasimarlo quando fa qualcosa che non va (sempre secondo il proprio punto di vista che può anche non essere condiviso), senza per questo tirar fuori la storia dello stipendio.

    @ Isabella

    Credo che in una situazione come quella, anche senza la benché minima competenza ma solo spinta dall’amore per il figlio di una sorella, la zia potesse fare. Qualunque cosa. Ma è evidente che a lei interessava riprendere il fatto con l’intenzione, più volte sbandierata, di mandare il video alla televisione.
    Scusami, ma più tempo passa e più rabbia mi fa quella donna.

    @ Sergio Fenizia

    Mi fa piacere che tu condivida la mia riflessione. Effettivamente, però, Diemme ha ragione: nel testo ho usato tutti e due i vocaboli (anche per la mania di non ripetere le stesse parole!) che non sono esattamente sinonimi. La violenza, più che fisica, è stata morale. ma il padre non ne è l’unico responsabile.

    @ Diemme

    Superati forse no ma noiosi sì, molto.

    @ Mistral

    Fin dai miei primi commenti ho detto che l’epilogo drammatico di questa storia è causato dai fatti a monte. Ho già detto altrove che dal coniuge si divorzia ma dai figli no. Sono tantissimi i casi di bambini che non vedono uno dei due genitori (più i padri che le madri, comunque) e vivono benissimo lo stesso. Ma in questi casi di solito è uno dei genitori che dà un taglio e si disinteressa dei figli, per poi sposarsi di nuovo e mettere al mondo altri figli che non sanno nemmeno di avere dei fratelli. Ma quando un padre urla a gran voce che ha diritto a vedere il bambino, senza venir ascoltato, non gli si può dare torto per essersi rivolto al tribunale. Come dici tu e ho detto anch’io più volte, ci voleva un po’ di più buonsenso da parte della madre prima, da parte del padre al momento del prelevamento coatto del figlio da scuola.

    Grazie. Un abbraccio

    @ Ester

    Anch’io sto con il bambino. In fondo lui non ha colpa se ha dei parenti sconsiderati.
    Gli esempi che fai calzano a pennello. Purtroppo la vita non è un film, anche se i film sempre più spesso sono lo specchio della vita.

    Un abbraccio.

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  20. Ah, ok. A me hanno segnalato che non si riesce a commentare il post sulla cattedra a 24 ore sul blog laprofonline. Credo dipenda da WP, a questo punto.

    Però, scusami ancora, qual è il tuo post che ho commentato? Non me lo ricordo … 😳

    P.S. Della serie “alzheimer galoppante” prima ancora che il ddl venga approvato. 😦

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  21. @ Paolo Zardi

    Innanzitutto benvenuto e grazie mille per l’apprezzamento! Purtroppo temo di non essere stata convincente per la maggior parte dei lettori intervenuti. Vabbè, dai, nessuno è perfetto. 😉

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  22. @ Diemme: grazie per l’attenzione.

    @ Marisa

    A me sembra che un discrimine (non l’unico) tra “azione forte” e “azione violenta” abbia a che fare più con la razionalità e la giustizia, che stanno o meno a fondamento dell’azione, piuttosto che con la volontà di chi la subisce.
    Ciò non toglie che in generale si diano casi in cui soggettivamente, chi non ne abbia colto le eventuali ragioni di giustizia, possa percepire come violenta un’azione che in sé non lo è.

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  23. Non ho letto tutti i commenti, ma tranne sul fatto che COMUNQUE non era il posto giusto, non era la modalità migliore… io sono d’accordo con Marisa. Non conoscendo tutta la vicenda, perché ovviamente la conosce solo chi la vive sulla propria pelle, mi attengo a quanto ho visto anch’io. I toni erano esasperati per tutto l’accaduto… e semmai fosse capitata a me, o ad un bambino a me affidato, io mi sono fatta una sola domanda: sarei riuscita a pensare a ciò che accadeva continuando a riprendere con un cellulare tutto? MA NEMMENO PER SOGNO! L’azione era pianificata, i parenti lo sapevano, la zia era pronta all’azione, la madre non c’era e l’ispettrice fa notare, anche se con una frase infelice (ma nella concitazione vorrei sapere chi sta a misurare la parole) che la zia non è uno dei due parenti più prossimi, cioè padre e madre. In tutto questo: padre, madre, zia, nonni, parenti tutti, polizia, scuola, assistenti sociali… mi chiedo… ma in quel momento qualcuno ha fatto davvero IL BENE SUPREMO DEL BAMBINO? Non lo so. So però che la vita del mulino bianco non esiste se non nelle favole, che tutte le famiglie nel loro cammino potrebbero avere crisi e difficoltà, con dolori inenarrabili da affrontare; ma se gli adulti sono adulti… ai bambini si richiede di essere bambini. Sta a noi, per la loro tutela capire in che modo agire, quale possa essere la modalità migliore per andare avanti nonostante tutto, nel rispetto dell’altro, dei piccoli… e soprattutto, ciò che è sempre più grave e condizionante in queste circostanze, al di là di stupidi clan familiari!

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  24. @ Maria Rita

    Grazie per aver condiviso il mio pensiero.
    Purtroppo molti bambini sono contesi dai genitori e se si arriva a far decidere a un tribunale con chi deve stare un figlio, allora credo che quel figlio non lo si ami abbastanza. I genitori separati dovrebbero in primis pensare che non ha chiesto il figlio di venire al mondo e nemmeno di avere proprio quel padre e quella madre. Una guerra assurda che tiene in ostaggio un bambino che non ha alcuna colpa ma paga per gli errori compiuti dai genitori, è una cosa davvero triste.

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  25. Grazie Marisa per il tuo apprezzamento. La mia non era una critica ai tuoi interventi, ma al fatto che ci sentiamo tutti (e mi metto in mezzo anch’io) obbligati ad avere un’opinione su tutto.
    Quanto meglio sarebbe se davanti a episodi di cui non conosciamo la dinamica e che ci vengono proposti dai media ci dicessimo un bel “Non lo so!”

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  26. Sono d’accordo con quanto scrive. Comunque le separazioni sono sempre laceranti specialmente quando ci sono i figli.
    Condivido meno alcuni commenti dei blog segnalati troppo affrettati e
    sull’onda incontrollata dell’emozione mediatica.
    Seguo volentieri il suo blog.
    Grazie

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  27. @ maryonn

    Avevo capito lo “spirito” del tuo commento. Volevo solo fare una precisazione perché, commento dopo commento, mi sono resa conto che sono stata costretta ad allargare la riflessione senza però averne voglia. Sono questioni delicate e non si può davvero esprimere un’opinione senza provarle.
    Certo, sarebbe meglio dire “Non lo so” ma non nascerebbero discussioni belle e interessanti come questa.
    Grazie anche a te.

    @ Tino Rossi

    Grazie a Lei. Continui a seguirmi, ne sono felice.

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