TAGLIARSI I CAPELLI E ALTRE STORIE

Quand’ero piccola mia mamma mi costringeva a tenere i capelli corti (potete sincerarvi che non mento guardando il mio avatar). Io li odiavo, li volevo lunghi, non volevo assomigliare a un maschiaccio, accidenti.
Il motivo per cui la genitrice non voleva lasciarmeli crescere è molto semplice: pigrizia. In realtà lei diceva che i capelli lunghi erano impegnativi, bisognava star lì ore ad asciugarli e lei non aveva tempo.

Il tempo. Ecco, quando chiedevo qualcosa che non voleva concedermi, mia mamma trovava sempre la scusa del tempo. Eppure non lavorava, ovvero lavorava in ufficio con mio papà, con orario non flessibile, di più. In pratica faceva quel che voleva e mio papà non fiatava mai. Quando il discorso “lavoro” non reggeva, allora diceva che non aveva tempo perché doveva star dietro a mia nonna. Dunque, vediamo: quando avevo nove anni mia nonna ne aveva settantatré. Ora mia madre ne ha nove di più … se le dicessi che devo star dietro a lei si offenderebbe pure.

Mia nonna, di salute cagionevole, questo è vero, è sempre vissuta con mia mamma. Quando i miei si sposarono, lei, durante il viaggio di nozze, si trasferì in casa loro. Fu un viaggio più breve del previsto. I miei, essendosi sposati all’inizio di gennaio, scelsero come meta la Liguria perché, dicevano, lì c’era un microclima particolare che faceva sembrare l’inverno una primavera calda e accogliente. Trovarono nubifragi, freddissimo, mia madre si beccò l’influenza con 40 di febbre. Quando si dice il destino … Mia nonna al tempo aveva cinquantasette anni, un età in cui normalmente non si necessita dell’ospitalità di figlia e genero. Ma lei era così, lei senza la figlia non poteva vivere, era una povera vedova (povera, mica tanto) e aveva bisogno di compagnia. Evidentemente si portava appresso il retaggio della sua sicilianità per cui non stava bene che una donna vivesse da sola. Si fosse risposata, magari.

Torniamo ai capelli. Dunque, il braccio di ferro tra me e mia mamma durò qualche anno. Quando ne ebbi nove, raggiunta l’età della ragione, ovvero l’età in cui ero convinta di aver ragione io e non mia mamma, le dissi: “Ti prometto che non ti chiederò mai nulla, non avrò mai bisogno di aiuto per lavarmeli e asciugarmeli, ma fammeli crescere, ti prego”. Riuscii ad intenerire mamma con la complicità del morbillo.

A quei tempi le malattie infettive richiedevano riposo a letto per almeno quindici giorni. Ho semidistrutto il mangiadischi Geloso e un’intera collezione di fiabe sonore, quelle in cui ogni disco si chiudeva con la canzoncina:
A mille ce n’è
nel mio cuore di fiabe da narrar.
Venite con me
nel mio mondo fatato per sognar

Chi se le ricorda?
Vabbè, lasciamo perdere la nostalgia e andiamo avanti. Dopo due settimane di letto, dunque, mi alzai e notai che i capelli si erano notevolmente allungati. Oddio, il notevolmente deve essere interpretato a misura di bimba. In ogni caso, la convinsi. Ricordo che per controllare la crescita dei capelli mi specchiavo in tutte le vetrine e tenevo la testa reclinata da una parte per farli sembrare più lunghi. Ora come ora mi stupisco di essere stata così scema da piccola. Be’, l’importante è non esserlo ancora.

Una ballerina con i capelli corti non s’è mai vista. Questa era stata l’argomentazione con la quale avevo convinto mia mamma. A quel tempo, infatti, studiavo danza classica. Smisi a dodici anni, causa problemi ai piedi, e fino a quell’età non tagliai più i capelli. Ricordo la soddisfazione che mi dava essere scelta dalla mia mastra Crudelia (in realtà si chiamava Cornelia ma era una vera e propria Crudelia) come modella per acconciature da far vedere alle compagne.

C’è un episodio, risalente a quel periodo, che non dimenticherò mai. In classe avevo un compagno senza capelli. Non ho mai capito che malattia avesse e se fosse nato così, fatto sta che non aveva nemmeno le ciglia e le sopracciglia. Con grande stupore lo incontrai molti anni dopo all’università e aveva la barba. Fu proprio quell’incontro ad aver risvegliato un aneddoto che riguarda i miei capelli, la sua calvizie e la mia prof deficiente.
Io avevo i capelli lunghissimi, come è facilmente intuibile non avendoli tagliati per tre anni. Un giorno, di punto in bianco e senza alcuna spiegazione logica, la mia prof di Italiano, rivolgendosi al mio compagno, gli disse: “Coraggio, Angelo, che quando la Moles si taglia i capelli ti faremo un bel parrucchino”. Il gelo calò in aula. Oggi come oggi la prof come minimo si beccherebbe una bella lettera di richiamo e dovrebbe pubblicamente chiedere scusa ai genitori del povero Angelo. Ma erano altri tempi.
Quando lo incontrai all’università, dieci anni dopo, fu lui a notarmi per primo. Ricordo che stavo china sui libri (come sempre!) in sala di lettura. Lui arrivò da dietro e mi picchiettò sulla spalla. Mi voltai e prima ancora di salutarmi mi disse: “Ma lo sai che stai già perdendo i capelli?”. Ecco la vendetta consumata a freddo, attendendo il momento propizio. Avrebbe dovuto vendicarsi della prof, però.

Insomma, fino a dodici anni i miei capelli ignorarono la funzione delle forbici. Ma poi la mia compagna di banco si fece un taglio con un bel ciuffo davanti e io lo volli. Lei era una che, tanto per dire, se voleva un taglio particolare andava espressamente a Milano da Vergottini. Fui fortunata a non amare particolarmente i tagli del gran coiffeur ma quel taglio che volli imitare lei se lo fece fare da un anonimo parrucchiere triestino quindi potei facilmente sfogare il mio istinto di emulare in ogni cosa la mia compagna di banco.
Il risultato fu alquanto deludente: non avevo tenuto conto che lei in testa aveva quantomeno due milioni di capelli in più dei miei. Mentre il suo ciuffo svolazzava allegramente sulla sua fronte sbarazzina, il mio sembrava una specie di scopa in saggina, per giunta consunta dall’uso.

Di una cosa ero superconvinta: mai e poi mai mi sarei fatta tagliare i capelli corti. Non avevo messo in conto che il mio solito istinto di emulazione mi avrebbe spinta a dire alla parrucchiera (quella fissa da un po’ di anni): “taglia, taglia pure”. Lei aspettava quel momento da così tanto tempo … Ne uscii con un taglio tipo punk, con la parte superiore della capigliatura tutta sparata in alto. Mettendo via i fermagli che, seppur raramente usavo per raccogliere la lunga chioma, ripensai alla frase pronunciata dalla mia amica: “Li metto via per tempi migliori” e mi chiesi come mai la mia soddisfazione non fosse pari alla sua.

Io con i capelli lunghi mi sentivo più io. Non c’è nulla da fare. Non solo mantenni la promessa fatta a mia madre ma divenni anche un’esperta coiffeur. Me li lisciavo, li arricciavo, usavo i bigodini o la spazzola e il phon, a volte anche il ferro caldo. I miei capelli stavano come volevo io. Erano docili, decisamente. Ci fu un periodo in cui andavo persino a dormire con i bigodini di gommapiuma in testa. Al solo pensiero inorridisco. Soprattutto mi chiedo come facessi a dormire. Di certo è la giovinezza che fa fare queste cose.

Avevo, e ho tuttora, un talento unico. Ma fin da piccola, quando acconciavo i capelli delle bambole o giocavo a fare la parrucchiera con mia cugina. E la feci davvero, la parrucchiera, anche se solo per un mese. Fu un’esperienza unica che ancora ricordo con rimpianto.
Appena finito il liceo, visto che mi sarei iscritta a Lingue, chiesi ai miei, come regalo per la maturità, un viaggio in Inghilterra. A un patto, però: niente corsi di lingua, ne ho fatti così tanti, voglio lavorare perché così sono costretta a parlare l’inglese con persone vere e non con insegnanti che si sforzano di farsi capire perché sanno che non sei loro connazionale.
Arrivammo a un accordo: sì ma vai dove diciamo noi. Da notare che ero maggiorenne ma ugualmente dovetti assoggettarmi alla volontà dei miei. Si misero in contatto con dei conoscenti che mi trovarono un lavoro e mi ospitarono a casa loro per un mese.

La meta fu Reading, nel Berkshire. Il salone si chiamava Dorothy, come la titolare. Ma non era una cosa normale, era enorme. Giusto per dare l’idea, lo staff era costituito da una ventina di ragazze, forse più, e quando arrivava una cliente, la titolare che stava alla reception chiamava la lavorante di turno con l’altoparlante.
In un mese imparai a tagliare, fare la tinta e la permanente, oltre che a fare lo shampoo, naturalmente. Quello era il mio incarico principale, visto che non avevo esperienza, ma ogni lunedì nel salone si faceva scuola, così impari anch’io il mestiere che poi misi a frutto con le mie amiche che facevano la fila per taglio e permanente, cosa che allora andava fortissimo.
Anch’io non seppi resistere: tornai in Italia con i capelli alle spalle, ricci ricci. Ebbi anche dei problemi al controllo documenti: l’addetto guardò la foto del documento (capelli lunghi e lisci) , poi guardò me con aria dubbiosa. Gli spiegai il tutto e mi lasciò andare invitandomi a cambiare la foto sul documento. Poiché equivaleva a cambiare la carta d’identità, non gli diedi ascolto e attesi la scadenza naturale. In fondo lui era stato proprio ingenuo: ma come si fa, dico io, a chiedere a una donna di cambiare la fotografia, quando lo sanno tutti che a noi piace cambiare la tinta e il taglio a seconda dell’umore? A me più raramente ma, insomma, lui non poteva saperlo.

Taglio e permanente gratis me l’ero proprio guadagnati. Come facevo lo shampoo io! Ricordo che c’era la domanda di rito: “Have you greasy or dry hair?” (trad: Ha i capelli grassi o secchi?”). Ovviamente la risposta condizionava la scelta del tipo di shampoo. Una volta ero soprapensiero e chiesi a una signora piuttosto in età: “Have you greasy or dirty hair?” (trad: Ha i capelli grassi o sporchi?”). Al ché lei, con la solita flemma inglese, rispose: “If I had clean hair I wouldn’t need to wash them” (trad: “Se avessi i capelli puliti non avrei bisogno di lavarli”). Ogni volta che ci penso, rido.

Avevo un mestiere in mano e non lo sapevo. Quando Mrs Dorothy mi consegnò l’ultima busta paga mi chiese se volessi restare. Lì per lì le avrei anche detto di sì, ma prevalse la nostalgia del mio moroso, ora mio marito, e declinai l’offerta. Ogni tanto mi chiedo come sarebbe stata la mia vita in GB, paese in cui ho sempre sognato di vivere. Ma la mia fissazione per lo studio prevalse sul mestiere assicurato.

Qualcuno dice che un taglio di capelli significhi voglia di cambiamento, come quando si desidera voltare pagina e ricominciare. Visto che i capelli li faccio tagliare due volte l’anno, massimo cinque centimetri, non posso dire di essere una che ha voglia di cambiamenti. Forse anche sì ma so per certo che non voglio tagliare i capelli corti.
Una volta, doveva essere all’inizio degli anni Novanta, la titolare del negozio in cui acquistavo le scarpe per i bambini mi vide con un nuovo taglio di capelli e mi chiese: “Si è fatta l’amante?”. La guardai con gli occhi spalancati, inorridita. Ora che ci penso, se dovesse dirmelo adesso probabilmente la guarderei con lo sguardo afflitto che dice “magari …”. Tuttavia, allora ci rimasi male. Lei poi mi spiegò, quasi scusandosi, che altre clienti le avevano confidato di aver trovato un amante e, casualmente, avevano tagliato i capelli. Ma guarda un po’ se son cose da dire a una che vende scarpe!

A proposito di scarpe, anche se non c’entra nulla con i capelli, questa la devo raccontare. Mia suocera per gli onomastici dei miei figli regalava sempre le scarpe. Per dire la verità, le andavo a comprare io, anche perché l’acquisto non era dei più facili, e poi mi dava la quota spesa. Ad un certo punto, forse pensando che io spendessi un po’ troppo (la cifra si aggirava sulle 100mila lire a paio), iniziò a darmi la cifra che lei pensava fosse la più onesta per un paio di scarpe per bambini: 50mila lire. La prima volta che mi trovai in mano la busta con la quota tanto arbitrariamente stabilita, il mio secondogenito mi chiese se con quei soldi avrei comprato le scarpe per lui, visto che era ormai tradizione che la nonna facesse quel tipo di regalo. Incautamente mi lasciai sfuggire un “Con i soldi della nonna compriamo una scarpa sola” così lui, non appena rivide la nonna, mostrandole soddisfatto le scarpe nuove, esclamò: “Con i tuoi soldi abbiamo comprato una scarpa, l’altra l’ha pagata la mamma”. L’avrei ucciso seduta stante.

Insomma, dai capelli siamo finiti ai piedi. Be’, fino alle caviglie non li ho mai fatti crescere, come Lady Godiva, e devo dire che, finita l’estate, mi sforzo di convincermi che sia arrivato il momento di tagliare i capelli. Non che ne abbia voglia. Non c’è nessuna novità in arrivo, nessun cambiamento, tutto come prima o forse anche peggio. Ma è arrivato il momento perché, come diceva mia nonna, “Se non vuoi sembrare Maria Maddalena penitente, vatteli a tagliare”. Sento ancora la sua vocina … da lassù.

27 pensieri riguardo “TAGLIARSI I CAPELLI E ALTRE STORIE

  1. Cara Marisa, questo racconto a chiome sciolte ha una gamma intensa di tonalità: ironia, amarcord, rimpianto, disincanto, sorriso. E quella bimba, ciuffetto corto linguetta veloce, che è una parte di Marisa ancora oggi…
    Un abbraccio affettuoso, Ester.

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  2. A me invece non dispiacciono i capelli corti: li ho portati così sino a poco tempo fa e per tre anni consecutivi. Ora ho invece deciso di farmeli crescere, anche perché, a detta di tutti, il capello più lungo mi sta meglio. E vabbè, tanto sono una alla quale piace cambiare. Quindi al momento li terró lunghi, poi si vedrà… Nulla vieta di dare un taglio una mattina che dovessi alzarmi con quell’idea. C’è da sottolineare una cosa a favore dei capelli corti: d’estate sono una comodità estrema!

    Ma non immaginavo che avessi fatto Lingue! Pensavo fossi uscita da Lettere… Allora ho seguito le tue orme 🙂

    E un’ultima cosa, lasciamela dire: adoro questi post “racconto”! Sono i miei preferiti 🙂

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  3. Chissà come saresti adesso se rimanevi in Inghilterra! Quest’ultimo viaggio, ho notato le pettinature delle signore “mature”.Tutte biondissime, lunghi con frangia, la mia opinione è, che capelli troppo lunghi non ringiovaniscono il volto dopo i cinquanta. Anche io volevo i capelli lunghi da piccola, la mia matrigna li sforbiciava lei. Arrivata in Italia 1980, avevo 35 anni, li ho lasciati allungare, per un decennio anche la permanente, poi di nuovo corti, anche il colore con l’arrivo dei grigi, ma non ero io con i capelli tinti, adesso sono corti, bellissimi, con tante sfumature di grigio.
    In bocca al lupo per il taglio, non troppo, tieni d’occhio il parrucchiere, perchè quando hanno le forbici in mano, sono letali.!!

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  4. @ Ester

    “Racconto a chiome sciolte”: questa sì che è poesia!
    Nella bimba chiacchierina rivedo una cosa in particolare: le ginocchia che non sono proprio come le vorrei. Se fossi meno fifona, mi farei fare la liposuzione.

    Grazie. Un abbraccio

    @ Scrutatrice

    Io d’estate li faccio crescere perché così li raccolgo meglio. Poi in autunno li taglio e li scalo. Sono fatta alla rovescia. 🙂

    In realtà, mi sono laureata in Lettere ma i primi due anni li ho fatti a Lingue: poi l’incompatibilità con l’ambiente, ma soprattutto con la docente di Inglese, mi hanno costretta a trasferirmi. Non sono pentita del cambio però in GB ci andrei a vivere subito.

    Grazie per l’apprezzamento del mio post “racconto”. Mi è venuto di getto pensando che fra poco è il mio compleanno. Sarebbe meglio non pensarci.

    @ 3theperfectnumber

    Non parliamo dei capelli lunghi dopo i 50, eh! Ero partita dicendo che li avrei tagliati a 40, poi ho rimandato ai 50 … ora sto pensando seriamente di rimandare ai 60 … insomma, credo sia fondamentale non “stonare” e io con i capelli lunghi ancora mi ci vedo. L’unica cosa che non vorrei mai è che qualcuno per strada da dietro si immaginasse chissaché e poi scoprisse che in realtà … come si dice qui, dietro liceo, davanti museo. Spero di no. 🙂
    Mi sa che devo rimandare il taglio alla prossima settimana, con la scusa che i pomeriggi di questa sono tutti occupati.

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  5. Una mia amica lavorava da un parrucchiere, mi raccontava che incassava (o guadagnava?) circa 40 milione di lire al mese: questo per dirti che forse non hai fatto la scelta più saggia, considerando pure che parliamo di lire, e quindi la cifra risale a qualche tempo fa… 😆

    Scherzi a parte, a casa mia i capelli non li taglia nessuno, al massimo ci facciamo “aggiustare” il taglio, nel senso che io metto in chiaro che voglio uscire coi capelli più lunghi di quando sono entrata: questo per reazione alla prevaricazione di mia madre che ce li faceva tagliare sempre alla maschietta, per quanto noi piangessimo e la scongiurassimo di non farlo. Una volta ci eravamo talmente tanto disperate e impuntate che non riusciva proprio a trascinarci dal parrucchiere, e allora ci assicurò che il taglio ce lo avrebbe fatto scegliere a noi. Ci lasciò dal parrucchiere, e poi incaricò la signora del negozio accanto di dire al parrucchiere di tagliarceli tutti, come al solito.

    Mia sorella rimase per ore fuori dal negozio a piangere.

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  6. Anche mia madre mi costringeva a tenere i capelli corti e pure lei con la storia(vera) che non aveva tempo. Le altre bambine avevano treccine e codette, io no. Poi,da grande, li ho lasciati crescere. Bellissimi, per me una conquista. Alle amiche non piacevano, ai ragazzi si soprattutto quando li lasciavo sciolti…alla fine ho dovuto convenire con mia madre:scomodi da tenere 😦 Quando ho avuto l’anima ferita li ho fatti cortissimi, aveva ragione la venditrice di scarpe 🙄 , a volte il taglio dei capelli significa più di quanto sembri. Ora sono per il corto modernissimo anche perchè un taglio sbarazzino mi (illude che gli anni non passino) sta bene col viso paffuto 😉

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  7. @ Diemme

    Ah, ma allora le mamme di quegli anni la pensavano allo stesso modo! Poi, secondo me, mia mamma mi ha chiamata Marisa in onore del mito (per quegli anni!) Marisa del Frate che portava i capelli corti sbarazzini.

    Le parrucchiere si lasciano corrompere facilmente. Ne so qualcosa visto che ho più volte corrotto la mia affinché non tagliasse i capelli a mio figlio come voleva lui (cioè tipo ultimo dei moicani … no comment). Una sola volta si è lasciata corrompere da lui e gli ha fatto le meches. Ma poi lui non si piaceva, quindi gliel’ha tolte. Naturalmente a me ha presentato il conto per il solo taglio. 🙂

    Pensandoci, avrei fatto carriera come parrucchiera e di certo avrei guadagnato di più. Ma si sa, nella vita si commettono sempre degli errori pensando di fare la cosa giusta.

    @ Luisa

    Se non aveva davvero il tempo, allora è anche comprensibile. Però peccato che tu ti sia arresa. Io trovo scomodi i capelli lunghi solo d’estate perché quando esco non li lego e allora sudo il doppio. Ma poi penso che per due mesi caldi contro dieci non vale la pena tenerli corti. E poi, onestamente, non mi sono mai piaciuta con i tagli corti.

    Può darsi che la venditrice di scarpe avesse ragione, ma nel mio caso assolutamente no. 😉

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  8. Un tempo dicevo che quando sarei stata più serena li avrei fatti crescere. Il motivo dello scontento di allora non fa più parte della mia vita…e i capelli non li faccio ricrescere comunque 😉 . Certo che i capelli lunghi sono molto più femminili. Guardo le belle chiome con una punta d’invidia, ma non cedo alla tentazione. Una mia parente li ha tagliati cortissimi solo in prossimità dei 60 anni. Hai tempo, hai tempo… 🙂

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  9. Buongiorno Marisa, fin da piccola le treccine incorniciavano il mio viso
    Verso i 10 anni li ho portati corti fino all’ età di 15 . Poi non li ho più tagliati ma solo spuntati di tanto in tanto. Non oso neanche lontanamente immaginarmi con i capelli corti, ora li porto a mezza schiena.
    E’ sempre piacevole leggerti
    Bacioni
    Mistral

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  10. Che post simpatico! Io ho da piccola ho portato capelli di varia misura. Nel periodo dell’università li avevo lunghi,ma raramente li portavo sciolti e siccome non li sapevo pettinare(perché sono proprio negata!) e si erano indeboliti, dopo la laurea li ho tagliati: proprio l’altro giorno li ho incontrati in un cassetto,conservati per ricordo e con l’idea di farmi un futuro toupet. E da allora li ho corti, ma alternando le misure a seconda della stagione e dell’umore. Non li ho ho mai tinti perché mi è sempre piaciuto il mio colore castano dorato, ed oggi ho bellissime meches naturali. I miei capelli hanno una crescita lentissima e vado così poco dalla parrucchiera che lei dice che se fossero tutte come me avrebbe già chiuso bottega. Nonostante ciò è sempre gentilissima e mi lascia sempre contenta. E mi fa anche lo scontrino fiscale!

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  11. @ Mistral

    Io le treccine non le ho mai sopportate, in verità. da sempre ho preferito tenere i capelli sciolti, tranne quando danzavo e facevo lo chignon.

    Io ora li ho lunghi quasi fino alla vita ma la lunghezza normale sarebbe proprio a metà schiena. Direi che è giunto il momento di darci un taglio!

    Grazie per l’apprezzamento.

    Un abbraccio.

    @ lilipi

    Hai conservato i capelli tagliati?! Io non ci ho mai pensato in verità, ho conservato solo una ciocca dei miei figli al primo taglio di capelli verso l’anno. Assieme al braccialetto che avevano quando sono nati e ai dentini da latte (tutti conservati!) saranno consegnati a ciascuno quando si sposeranno … sempre che si sposino.

    Anche la mia parrucchiera mi fa sempre lo scontrino. E dire che qualche volta non servirebbe perché, avendo il negozio nel mio stesso condominio, talvolta esco dal portoncino che dà sul cortile … ma non sarò certo io a insegnarle come evadere il fisco. 🙂

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  12. Ciao Marisa.
    Scuola ricominciata e tour de force ripartito. Ma che bello poi ritrovarti sul web con questo racconto d’altri tempi. Mi hai fatto sorridere pensando a te da piccola, ai tuoi capelli rimpianti, a me tanto tempo fa. Mia mamma mi ha avuta alla vigilia del ’68… a 23 anni, quindi puoi ben immaginare l’epoca, tosta e combattiva. Eppure, quando tutti, anche mio zio piccolo, portavano i capelloni e tutta la famiglia era ‘cotonata’… a me era imposto tagliarli ‘per rinforzarli’… In realtà credo che davvero il ‘tempo’ facesse alla grande la sua parte! Corti li ho portati poche volte devo dire, anzi credo quasi mai, ma per la scuola mi era imposto legarli… ero alle suore e hai visto mai sedersi al banco coi capelli negli occhi? Sacrilegiooooo!!!! Ad un certo punto anche i miei hanno cominciato a lievitare in lunghezza fino a che al liceo ho cominciato a non tagliarli proprio più! Ho foto in cui i capelli mi arrivano fin sotto al pòpò… e li ho sempre avuti molto lunghi, magra peggio di Olivia (e da spilungona poi ho smesso di crescere!). Come un’amica che lo scrive sopra… nemmeno io mi so vedere coi capelli corti… forse perché sin da piccola fungevano pressappoco da coperta di Linus, e poi lisci, liscissimi, praticamente leccati!!! Con la mia parrucchiera il compromesso è sempre dietro l’angolo… e quando lei ha perso il lavoro e io l’incarico… stavo per chiederle ‘collaborazione’, eh eh eh… Aveva ragione chi ha detto, a proposito di te, che è stata un’occasione persa; di questi tempi si guadagna meglio che a scuola!!!!!!!
    Grazie per averti ritrovato, e per questi ricordi di un tempo sereno e sbarazzino… Ti abbraccio: Maria Rita

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  13. Grazie, cara Ester. Sei stata brava a ricordartelo … io purtroppo ho scarsa memoria e ho il brutto vizio di non prendere nota delle date perché ho la presunzione di ricordarmele! Ora, non so proprio come dirtelo, non ricordo il tuo compleanno anche se so che è vicino al mio. Spero non sia passato … 🙂

    Un forte abbraccio.

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  14. No, cara, stai tranquilla… E’ il giorno delle idi di ottobre, il giorno in cui è nato Virgilio!
    A presto, Ester.
    Ps: ho saputo da poco che nel ddl stabilità è passata la norma che porta l’orario cattedra da 18 a 24 ore!! Tu che ne sai?

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  15. Ah, meno male che sono ancora in tempo! Il compleanno nello stesso giorno di Virgilio … il destino è proprio segnato fin dalla nascita! 🙂

    Per quanto riguarda il decreto stabilità, ho letto qui e per ora non mi preoccupo. Se la notizia fosse fondata, credo che mi licenzierò. 😦

    Grazie ancora e a presto.

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  16. Leggevo i commenti e ho scoperto che è il tuo compleanno. Auguri auguri, a cent’anni 🙂 ehi, cent’anni ben passati, naturalmente 🙂

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  17. Sono certissima che la tua torta era più buona della mia anche se non aveva alcuna scritta 😉
    Non vorrei dire sciocchezza, ma mi pare che avessi anche pubblicato la ricetta della torta, o mi sbaglio?

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  18. Cara Maria Rita,

    ti ringrazio moltissimo per gli auguri e mi scuso per non aver replicato al tuo precedente commento … l’età avanza e questi sono i risultati! 😦

    Tra il compleanno, la visita di mia mamma, i regali, le telefonate, gli sms, la notizia che l’amica Ester mi ha dato dell’aumento del numero di ore da 18 a 24 ( :evil:) … insomma ho passato una giornata movimentata e mi è sfuggito il tuo commento, nel senso che l’avevo letto ma ero convinta di averti risposto.

    Quindi anche tu “vittima” delle mamme che preferivano i capelli corti! E anche tu ami i capelli lunghi. Mi fa piacere anche perché onestamente a scuola ne vedo pochi di capelli lunghi e comunque non alle colleghe della mia età non più giovanissima. Ma io non demordo e, come ho detto, finché mi sentirò di portarli lunghi non li taglierò. La mia parrucchiera lo sa e non prova nemmeno a convincermi con la scusa che il corto va di moda. E poi non voglio diventare schiava delle forbici: una volta che il taglio corto cresce, devi andare a tagliarli e io considero tempo perso quello passato nel salone della parrucchiera. Anche perché è più quello che spendo nell’attesa …

    Grazie ancora per essere passata e per gli auguri.

    Un abbraccio.

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  19. Buongiorno Marisa.Io amo i capelli lunghi da quando ero una ragazzina.Li ho portati in tutta la vita nel passato 2 volte.Nel passato in un periodo ho tenuto ai capelli lunghi.

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