MISS ITALIA 2012: IL CASO DI NAYOMI ANDIBUDUGE, “STRANIERA” NATA IN ITALIA


Nayomi Andibuduge è nata in Italia, a Roma, città in cui vive, da genitori provenienti dallo Sri Lanka. Il padre Reymond vive nella Capitale da 30 anni, e la mamma, Sandhya, da 20. Nayomi, per legge, può richiedere la cittadinanza italiana ora che da poco ha raggiunto la maggiore età. Può farlo ma lei lo ritiene ingiusto, pensa che chi, come lei, è nato in Italia e nel nostro Paese è sempre vissuto, dovrebbe poter godere di un diritto acquisito e non a richiesta.

Nayomi partecipa a Miss Italia 2012 ma nella sezione speciale che quest’anno Patrizia Mirigliani, che ha seguito le orme del celebre papà, patron del concorso, ha voluto dedicare alle ragazze che sono nate in Italia oppure ci vivono da tempo. Per la bella ragazza dello Sri Lanka, tuttavia, questa viene considerata una magra consolazione. Lei si sente italiana a tutti gli effetti: perché non può concorrere per il massimo titolo, perché non potrà mai diventare, o almeno sperare di diventarlo, Miss Italia?

Così la ragazza decide di scrivere una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano. Uno sfogo, niente di più. Ormai i giochi sono fatti e le regole non possono essere cambiate. Ma la lettera di Nayomi deve far riflettere sull’assurdità di una legge che non considera dove una persona vive dalla nascita ma da dove vengono i genitori.
Per quanto riguarda il concorso di Miss Italia, non dimentichiamo la discussa elezione di Denny Mendez nel 1996, appena diciottenne. Nonostante vivesse nel nostro Paese soltanto da 7 anni, proveniente da Santo Domingo, riuscì ad indossare la corona della più bella d’Italia perché naturalizzata italiana. Come mai, mi chiedo, sia possibile che una ragazza come Nayomi, nonostante sia nata qui, sia esclusa dal concorso per il massimo titolo, cosa che invece fu permesso a Denny?

Ecco il testo della lettera scritta al Presidente Napolitano.

Illustrissimo Presidente,

mi chiamo Nayomi Andibuduge, sono una ragazza che in questi giorni sta partecipando al Concorso di “Miss Italia” a Montecatini. Ho diciotto anni e sono nata a Roma. E non ho la cittadinanza italiana, cittadinanza che vorrei invece avere “di diritto” essendo nata in Italia da genitori dello Sri Lanka che da decenni vivono nel Vostro (nostro) Paese.

Pur senza esserlo secondo le attuali leggi dello Stato, mi sento italiana a tutti gli effetti, vivo una vita normale e sono perfettamente inserita nel tessuto sociale di Roma, città che amo ed in cui vivo. A Montecatini, nella sezione di “Miss Italia nel mondo” ho avuto modo di incontrare altre ragazze che – come me – parlano alla perfezione l’italiano, studiano, lavorano e progettano una vita da costruire proprio qui nel Vostro (nostro) Paese.

Io e le altre 22 ragazze che, pur non essendo nate in Italia, mi accompagnano nell’avventura di Montecatini vorremmo poter essere considerate italiane, capaci di fornire con senso civico e morale un apporto, impegnandoci a migliorare il Paese che verrà, che sentiamo come nostro, moderno e cosmopolita.

La ringrazio, Signor Presidente, per la Sua cortese attenzione e Le invio i migliori saluti. Nayomi Andibuduge

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31 pensieri riguardo “MISS ITALIA 2012: IL CASO DI NAYOMI ANDIBUDUGE, “STRANIERA” NATA IN ITALIA

  1. Ciao marisa, temo che sarò una voce fuori dal coro…ma in un paese libero e democratico si può accettare anche questo.
    Premetto che “non diventare miss italia” non mi sembra si possa inserire nella top ten delle tragedie mondiali, o in quelle gravi difficoltà che ti impediscono di condurre una vita normale e non so neppure perchè ancora diamo spazio a questi programmoni culturali. In ogni caso, se io fossi nata in africa da genitori italiani, ci terrei alle mie origini e non organizzerei nessun sit-in per ottenere la cittadinanza africana! Non è che forse ci stiamo un po’ troppo abituando a pretendere? Siamo sicuri che tutto sia dovuto? Perchè si parla solo di diritti? E non è che forse abbiamo perso di vista il buon senso e dovremmo tutti ridimensionarci e darci una calmata? La signorina che scrive al presidente della repubblica per esporre il suo “dramma” sa che c’è gente che si suicida perchè non ha lavoro, o gente disperata che non può curare i figli malati, o gente che dorme in macchina perchè non ha una casa?
    Scusa il tono al vetriolo, ma queste cose mi fanno davvero ribollire il sangue!

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  2. Lasciami scommettere.
    Non ci sarà nessuna risposta….
    O al massimo qualche scusa irrisoria sulla legge italiana.
    Con una promessa vaga su un futuro differente.
    Comunque, i miei complimenti per la sua scelta di non elemosinare la cittadinanza. Ha tutto il diritto (negato).

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  3. A prima vista tutto puo’ sembrare semplice in materia di cittadinanza, ma invece non lo è.
    In diritto internazionale la consuetudine è che, chi formula un atto di volontà per ottenere una cittadinanza differente dalla sua, perde automaticamente quella d’origine ( è il caso ad esempio, credo ancora oggi, di un cittadino maltese ).
    Puo’ darsi quindi che Nayomi non voglia essere « condannata » dallo Sri-Lanka a perdere la sua nazionalità iniziale.
    Ch invece riceve la nazionalità automaticamente, cioè senza un suo atto di volontà (per esempio figli di un cittadino italiano e di un coniuge extraeuropeo nati in Italia) normalmente non perde quella di origine.
    Ma alla consuetudine vi sono eccezioni, e nei due sensi…
    Intanto chi è cittadino dell’ Unione Europea, puo’ chiedere la cittadinanza di un altro paese europeo senza perdere quella di origine.
    Paesi sudamericani a forte immigrazione italiana permettono che il figlio di emigrati italiani, anche della seconda o terza generazione, chieda e ottenga il passaporto italiano senza perdere la cittadinanza sudamericana.
    Ci sono poi paesi autoritari che obbligano i loro cittadini, che ottengano anche solo automaticamente la cittadinanza italiana, a rifiutarla, altrimenti perderanno quella di origine . La regolamentazione che chiede Nayomi potrebbe quindi causare « danni collaterali » : costringere l’interessato a rifiutare la nazionalità italiana pur di non perdere quella d’origine !
    Teoricamente perfino la lettera che Nayomi ha scritto al Presidente della Repubblica potrebbe essere sufficiente a farle perdere la nazionalità iniziale (dico teoricamente perché non so cosa fa lo Sri-Lanka, ma non credo che sia un paese « facile »…).
    Mi direte, ma cosa se ne fa Nayomi della sua nazionalità srilankese ? Bé , puo’ essere piu difficile di quanto sembri perdere qualcosa che, bene o male, fa parte della propria identità.
    « Quid » infine per una cittadina dell’ U.E. che voglia partecipare al concorso di Miss Italia ? A mio parere potrebbe far ricorso alla Corte di Giustizia Europea, con qualche possibilità di vincere la causa, poiché è un fondamento dell’ U.E. che vi sia parità di diritti e doveri per tutti i cittadini europei in ogni paese dell’Unione.
    Secondo me sarebbe più giusto e più semplice che il regolamento del concorso per Miss Italia sia modificato per permettere a chi ha piu’ di un certo numero di anni di residenza in Italia o comunque vi sia nata, partecipi allo stesso titolo delle « italiane ruspanti »…

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  4. @ Monique

    La tua riflessione è del tutto condivisibile. Ma, che ci piaccia o no, Miss Italia fa parte della nostra cultura da più di 70 anni. Tuttavia, nella lettera di Nayomi non viene espresso il rammarico per non poter indossare la corona. Le sue parole fanno riferimento al suo modo di sentirsi, di vivere e di relazionarsi con le persone che fanno parte del suo mondo, rispetto alle quali lei non si sente diversa. Ma la legge dice che lo è perché non ha la cittadinanza italiana.
    Al di là di tutto, la lettera è solo una provocazione. Più che legittima, a mio parere.

    Venendo al tuo esempio, è evidente che se tu andassi a vivere in Africa, così come i genitori di Nayomi sono venuti a vivere in Italia, non riterresti un’ingiustizia il fatto di non avere la cittadinanza africana né la vorresti chiedere. Tuttavia, se tu avessi dei figli e vivessi in Africa da più di vent’anni, è molto probabile che i tuoi figli ragionerebbero esattamente come ragiona questa ragazza.
    Infine, vorrei dire che rinunciare alla propria cittadinanza non significa rinnegare le proprie origini né la cultura dei propri avi. Significa, secondo me, solo vedersi riconoscere quel senso di appartenenza ad un popolo che non è lo stesso dei propri avi ma che è quello con cui si vive ogni giorno in stretto contatto e da cui, volenti o nolenti, si viene influenzati e condizionati nella quotidianità.
    Ciao e buon week-end

    @ Valentino

    Secondo me la ragazza non si aspetta nessuna risposta, anzi, si stupirebbe se ne ricevesse una!
    Come ho detto, la sua è solo una provocazione. A Miss Italia ogni anno scoppia un “caso”. Chi se ne curerebbe altrimenti? 🙂

    @ Alberto

    Caro signor Tuttologo … no, dai, scherzo! 😉
    Ti sono come sempre grata per gli approfondimenti. Io non volevo entrare nella questione che so essere molto complessa. Volevo solo sottolineare le “ingiustizie” che a volte si creano, citando il caso della bellissima Denny Mendez che, avendo ottenuto la naturalizzazione, poté partecipare al concorso nonostante vivesse in Italia da poco e non parlasse nemmeno bene la nostra lingua.

    Per quanto concerne la cittadinanza, so che esistono due casi: lo ius sanguinis e lo ius soli. In Italia è in vigore il primo (ed è per questo che i figli degli immigrati devono attendere la maggiore età per richiedere la cittadinanza italiana) mentre in Francia, ad esempio, prevale il secondo, quindi i figli degli immigrati ottengono automaticamente la cittadinanza francese.
    Quali siano poi gli inconvenienti cui si va incontro perdendo la cittadinanza d’origine lo ignoro proprio. Ma non credo che a Nayomi importi molto di ciò.

    Quanto a Miss Italia, credo che in una società multietnica come la nostra sia ridicolo chiedere la cittadinanza. Altro discorso è quello che riguarda la “bellezza”, nel senso che quando vinse la Mendez i polemici sostenevano che lei non incarnasse “l’autentica bellezza italiana”. Mi chiedo, a questo punto, se esita ancora – o se sia mai esistita – l’autentica bellezza italiana. 🙄

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  5. @Monique

    Non ci sto.
    Prima di tutto che la Sri Lanka non appartiene affatto al continente africano, ma da quello che conosco io è ancora sul continente asiatico. Questo è punto numero uno.
    Poi, la giovane ragazza non mi pare di richiedere la corona “missitalica”, ma un diritto che ha acquistato nel momento che primo raggio di sole che ha visto era di Roma. Cosi come aria che ha respirato e l’educazione (abitudini, tradizioni).
    Per te questo è pretendere?
    Insomma. Non metto in dubbio che non ti attrae affatto la cittadinanza africana. E sappiamo perché. Ma allora dobbiamo chiedere anche ai milioni di cittadini americani che sono nati da genitori italiani a non “pretendere” più la cittadinanza americana. Oppure a quelli svizzeri. O tedeschi?
    O forse tutto ciò valga soltanto quando si tratta dei africani? Solo loro hanno delle “pretese”?
    Non metto in dubbio che non ti attrae affatto la cittadinanza africana.
    Che c’è poi gente che si suicida per vari problemi economici, non metto dubbio. E mi dispiace.
    Ma che c’entra tutto ciò con la cittadinanza di Nayomi? A meno che….
    A meno che non consideri che i problemi di questa gente disperata possono essere risolti se la giovane ragazza ITALIANA Nayomi….. se ne vada.

    P.S. Io non ho mai chiesto la cittadinanza. Anche se avrei diritto. Non so spiegarmi il perché. Ma forse lo so…. perché i cittadini italiani hanno anche gente che pensano come lei. Se non di peggio.

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  6. Niente più che una trovata pubblicitaria per attirare l’attenzione sulle sue tette.

    Non è quella la sede per sollevare la questione se sia più giusto trattare la cittadinanza ius soli o ius sanguinis e ci teneva tanto ad essere italiana non aveva che da far domanda per tempo.

    Tenete presente che c’è anche il rovescio della medaglia e ci sarà certamente anche chi essendo nato in italia da cittadini stranieri (per esempio da cittadini tedeschi, o americani, o francesi, o giapponesi, o arabi , etc. etc) non ci tiene affatto a perdere automaticamente la cittadinanza dei genitori per acquisire quella italiana.

    Così come ci saranno certamente figli di cittadini italiani nati che so io in Burundi ben lieti di non aver perso automaticamente la nostra cittadinanza per acquisire quella di quel paese.

    Il problema è assai complesso e non è un concorso di bellezza che deve essere lo spunto per affrontare il problema.

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  7. @ frz

    Come ho già detto, ogni anno scoppia un “caso” prima o durante Miss Italia. Lo ricordi quello della sospetta trans?

    Concordo con te che il problema sia complesso. Però che l’abbia sollevato lei in questa occasione, e non per le sue tette tanto non concorre per il titolo (magari una particina in tv gliela troveranno, chissà), a me pare una mossa azzeccata. Così almeno se ne parla, come stiamo facendo noi adesso.

    Nayomi ha compiuto 18 anni il 30 luglio. Credo che i tempi tecnici per chiedere e ottenere la cittadinanza siano altri … siamo pur sempre in Italia. 😉

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  8. Scusa ma non concordo col fatto che sia stata una mossa azzeccata “per far parlare del problema” e continuo a pensare che sia stata una mossa azzeccata per far parlare delle sue tette, proprio in vista di quella particina che qualcuno probabilmente le procurerà grazie a questa trovata.
    Sarà perché mi vien l’orticaria ogni volta che vedo qualcuno che solleva un problema generale solo per trarne un profitto personale , come ad esempio il noto cantante o il noto opinionista che fanno outing guarda caso proprio mentre stanno pubblicando un nuovo disco o un nuovo libro.
    Così come detesto le parti politiche che affrontano questo problema per accalappiare voti.
    Nel caso specifico, poi, mi da particolare fastidio quella sua pretesa di voler avere la cittadinanza “di diritto” , senza pensare che ad altri sta benissimo mantenere di diritto la cittadinanza dei genitori, inglesi, tedeschi, francesi od arabi che siano.
    Del problema se ne parli in sedi competenti e, auspico che se ne parli come diritto ad una scelta sulla base di opportuni pre-requisiti e non di automatismi in un senso o nell’altro.

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  9. Esatto, il mio era un esempio…non sono un luminare della geografia, ma fino a sapere che lo Sri Lanka sia in Asia ci arrivo. E comunque sì, il discorso vale per tutti, non solo per gli africani…non chiederei neanche la cittadinanza finlandese, nonostante la Finlandia mi piaccia molto. A questo proposito posso riportare un altro esempio: una mia ex collega portoghese con marito portoghese ha scelto di tornare in Portogallo a partorire perchè preferiva che il nascituro avesse la cittadinanza portoghese e non italiana: si era informata e le avevano detto che le due cittadinanze non poteva averle e se fosse nato in Italia avrebbe avuto quella italiana.
    Ribadisco, comunque, che non riesco proprio a percepire questo problema, perchè non credo che la fratellanza sia figlia della cittadinanza e, in casi come questo, proprio perchè si nasce e si cresce in un certo paese assorbendone usi e costumi niente ti impedisce di “essere” a tutti gli effetti italiana, anche senza che te lo si dica. Non so, forse sono un’idealista, ma a me piacerebbe vivere in un paese dove gli abitanti hanno cittadinanze diverse e questo non impedisce di considerarsi tutti uguali e di guardare ognuno per quello che è come persona, senza distinzione di sesso, razza, religione, vestito ecc..ecc..
    Infine, un commento da avvocato del diavolo: qualche volta, mi pare che siano gli stessi stranieri, seppur nati in italia, a non volersi sentire tali e il pensiero mi va a certi usi e costumi musulmani (e non sto parlando di velo) che permangono nonostante si sia inseriti in altri contesti culturali.
    E condivido il commento di frz: una mossa “per attirare l’attenzione sulle sue tette”

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  10. @monique
    E io condivido il tuo pensiero. Anche “a me piacerebbe vivere in un paese dove gli abitanti hanno cittadinanze diverse e questo non impedisce di considerarsi tutti uguali e di guardare ognuno per quello che è come persona, senza distinzione di sesso, razza, religione, vestito ecc..ecc.”

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  11. A me pare che (un po) giriamo intorno al problema. Certo che ognuno tiene alla sua cittadinanza. Sono io il primo ad affermarlo. Ma…. dai…. proviamo a guardare da un altro punto di vista. Mettiamo il caso che oggi scoprirete che siete stati adottati. E che, infatti, siete dai genitori diciamo…….cingalesi.
    Ora.
    Stando a quello che affermate dovrete non sentirvi più italiani.
    Vero?
    Siete capaci ad accettare una cittadinanza che fa parte dal vostro albero genealogico, ma che non ha nulla a che fare con quello che siete?
    Siete pronti a lasciare indietro tutto ciò che avete acquistato per il semplice fatto che sembrerebbe una “pretesa”?
    Come può Nayomi considerarsi non italiana se ha vissuto a Roma? Se ha amici italiani. Se ha imparato a preparare la pizza. Se tifa per Lazio. Oppure per la Pellegrini.
    E come potete considerarla srilankese se forse non saprà nemmeno la lingua? O magari nemmeno ha visto il paese.
    A vostro avviso, dovrà tornarsene nel suo paese? E se no, quanto tempo dovrà considerarsi “non italiana”? Tutta la vita?
    Che cos’ha questa cittadinanza italiana cosi di intoccabile se una persona nata e vissuta in Italia non può avere diritto ad essa?
    E talmente offensivo considerarsi italiano se non hai genitori italiani?
    E forse talmente immeritevole ad acquisire la cittadinanza italiana da un asiatico (o africano)?
    Perché non provate a immedesimarvi nei suoi panni. Cosa farete voi al posto suo? Accetterete sottomessi? Non credo.

    Ci sono migliaia di persone famose nel mondo. Persone che hanno cognomi italiani. Ma che non sono. E non sono più perché (meritevolmente) hanno acquisito varie cittadinanze del mondo. Anche se…. i loro genitori sono rimasti sempre italiani.
    Ma si sa…. fuori si può tutto.
    Fuori…. ma non qui..

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  12. @ frz e Monique

    Forse vi sta sfuggendo una cosa che non è proprio di second’ordine: la cittadinanza offre a chi ne gode dei DIRITTI, primi fra tutti quelli politici. Gli stranieri che vivono in Italia e non godono della cittadinanza hanno solo DOVERI nei confronti dello Stato e non diritti (ovviamente non mi riferisco ai diritti di cui parla la Costituzione, mi riferisco soprattutto al diritto di voto). Ma per una ragazza come Nayomi, nata e vissuta in Italia, che ha studiato e presumibilmente continuerà a farlo in Italia, che parla correttamente l’Italiano, che deve osservare le leggi in vigore nel nostro paese … quale interesse può avere mantenere la cittadinanza di un paese in cui non vive e probabilmente mai vivrà, ovvero lo Sri Lanka? Ma se rimane qua a vivere e non ha alcuna intenzione di andarsene, perché mai non può avere gli stessi diritti dei cittadini italiani? Lo dico a prescindere da Miss Italia, ovviamente.

    Già nel 2006 si era parlato di concedere la cittadinanza ius soli ai nati in Italia. Poi non se n’è più parlato. Perché?
    A mio parere, potrebbero decidere i genitori alla nascita e al compimento della maggiore età, sulla base del silenzio assenso, i ragazzi potrebbero mantenere la cittadinanza scelta da mamma e papà. Più democrazia e meno burocrazia.

    Insomma, mi pare che qui si stia tornando all’antica Atene dove i meteci, gli stranieri, avevano solo doveri e nessun diritto.

    @ Valentino

    Io sono d’accordo con te … ma non è me che devi convincere.

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  13. E come può NON considerarsi italiana solo per una faccenda di cittadinanza? E cos’ha questa benedetta cittadinanza italiana di così speciale che in tanti sono pronti a rinunciare subito alla loro per barattarla con questa?
    E poichè oramai sono la donna degli esempi, bhe, ho due zii che vivono in america dopo essere emigrati lì molti decenni fa e non hanno la cittadinanza americana…
    Quanto al diritto di voto, mah…ho la sensazione che con questo mio diritto mi ci posso nettare (abbiamo capito cosa)…vista la brillante classe politica che abbiamo e il mio diritto non contribuisce mai a cambiare le cose.
    Va bhe…adesso vado a scrivere anche io al presidente riguardo la mia situazione di lavoratrice precaria, magari allegando una mia foto in bikini 🙂 …scusate, ma la battuta mi è venuta spontanea!!
    In ogni caso, grazie a tutti per questo sincero confronto che apprezzo davvero.

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  14. Cara Marisa, la signorina Nayomi, ha solo voluto dire la sua scegliendo un modo un po’ in ” vista”. Speriamo che non diventi abitudine scrivere a un presidente per farsi pubblicità per emergere in un mondo bello quanto illusorio.
    Una dolce sera per te
    Mistral

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  15. Non mi sfugge affatto la circostanza che la cittadinanza dia dei diritti addizionali a quelli che un qualunque residente ha già. Quello che contesto alla bella fanciulla è che pretenda di avere tali diritti “di diritto” e cioè automaticamente per ius soli. Che va bene a lei perché arriva dallo Sri Lanka e non conta di ritornarci, ma se i genitori fossero ad esempio Inglesi canterebbe un’altra musica.

    Credo che il problema non sia quello dello “ius”, ma quello di dare la scelta conn tempi e modalità opportuni, ad esempio come quelli che suggerisci tu.

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  16. Appunto…”Che va bene a lei perché arriva dallo Sri Lanka e non conta di ritornarci, ma se i genitori fossero ad esempio Inglesi canterebbe un’altra musica.”
    Inoltre, nell’articolo si dice che lei questa benedetta cittadinanza la può richiedere, quindi se davvero le servisse per motivi concreti e pratici lo avrebbe già fatto…mettendo da parte le questioni di principio!

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  17. Forse….
    Forse il “bunga bunghismo” di questo paese non è poi cosi ingiustamente allegato alla politica. Si dice che ogni nazione ha i conducenti che se li meritano. Beh, stando a quello che pensate su una ragazza 18enne, che non ha fatto altro che magari rispondere a delle domande, e che orgogliosamente si è espressa poi in una lettera aperta verso il presidente del paese, tendo a pensare che sia vero.
    Io non so se le tette di Nayomi sono poi cosi grandi. Ho guardato e riguardato la foto esposta nel articolo di Marisa, e non vedo niente che una ragazza bella, vestita in costume di bagno. Un costume di bagno che….. è obbligatorio per partecipare ad un concorso Miss. Altrimenti, sarebbe vestita con l’accappatoio.
    Se per questa foto, dobbiamo fare deduzioni poco apprezzabili sulla ragazza in tema…… allora mi dispiace….. come dicevo prima…. in questo paese c’è un “bunga bunghismo” morale.
    Ma vi pare che la Nayomi vuole acquisire la cittadinanza attraverso le sue tette? E perché mai dovrebbe farlo se (comunque) può averla in qualsiasi momento? Non vi sembrano forzate le vostre battute, scusate?
    Perché mai non riuscite a credere che la lettera di Nayomi possa essere un grido di dolore, una portavoce per tanti (ma tanti) come lei. Una voce che, è vero, si attacca al suo “charme”, ma che inoltre nessuno avrebbe dato retta. Perché siamo in Italia. E perché se lo esprime Abdoul (il nord africano), Natasha (la russa o ucraina), Juan (il sud americano), o Sonya (l’indiana), nessuno farebbe caso.
    Ma se si tratta di una ragazza, in mutande, bella e partecipante a qualche Miss…… allora il caso esiste. E se ne parla.

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  18. Caro Valentino, qui i casi sono due: o ha usato le tette (in senso lato, beninteso) per evidenziare il problema, o ha usato il problema per evidenziare le tette. Tu credi alla prima ipotesi, te ne fa onore, io alla seconda perché mi vien difficile pensare che una partecipi a selezioni su selezioni in bikini per arrivare, alla fine di tutto, a lanciare un grido di dolore. E poi l’accampar pretese, non è mai un grido di dolore.

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  19. Appunto, perchè dovrebbe fare tanto circo se può averla in qualsiasi momento? Forse sono troppo disillusa, ma continuo a credere che se le fosse servita per esigenze pratiche e quotidiane l’avrebbe già chiesta senza farne una questione di principio. Mi spiace, ma non credo alle grida di dolore in bikini e davanti alle telecamere…
    E poi non nascondiamoci dietro un filo d’erba, resto convinta che se i suoi genitori fossero stati inglesi, tedeschi, francesi, norvegesi la questione non si sarebbe neanche posta.
    E, inoltre, c’è un detto che dice di “non sputare nel piatto dove si mangia”, ecco, mi chiedo: se l’Italia è questa terribile nazione immorale, razzista, insensibile perchè c’è gente che fa la fila per avere la cittadinanza di un simile paesaccio??!!

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  20. @ Monique

    Io, invece, conosco una coppia di italiani, emigrati in Inghilterra negli anni ’50, che hanno la cittadinanza inglese così come i loro cinque figli, uno dei quali è nato in Italia.
    Credo sia una questione di scelte ma non capisco perché si debba pensare che lo ius sanguinis, che vige in Italia, sia da considerare migliore dello ius soli adottato in paesi civilissimi. Perché dobbiamo essere noi sempre i migliori, quelli che fanno le cose più giuste?

    Per quanto riguarda il diritto di voto, io ho molto fiducia nei giovani perché, al contrario di quanto è accaduto a noi (o almeno a quelli della mia generazione, tu sei più giovane di me, credo), hanno ben chiaro che il futuro del paese è nelle loro mani, sempre che non vogliano soccombere del tutto. E comunque, per quanto schifo ci faccia la politica di questo Paese, c’è una grande differenza tra l’avere il diritto di voto e non averlo. Può darsi che a te faccia schifo ma intanto ce l’hai. Perché non può goderne una ragazza nata in Italia e sempre vissuta qui, alla quale magari non fa schifo votare i suoi rappresentanti? E’ una questione di principio. E non credo proprio che, rivendicando quello che ritiene essere un suo diritto (non pretesa, caro frz), Nayomi sputi nel piatto in cui mangia. Nella lettera non mi pare che il tono sia di disprezzo, anzi.

    Se in un futuro – anche se ti auguro di poter entrare nella scuola a tempo indeterminato nel minor tempo possibile – per arruolare i docenti al posto dei concorsi faranno i casting, potresti presentarti in bikini, perché no? 😉

    @ frz

    Infatti, ritengo che la mia proposta sia sensata.

    @ Quarchedundepegi

    Certo. Ma non è detto che “dura” sia sinonimo di “giusta”.

    @ Valentino

    “Grido di dolore” no, piuttosto l’espressione di un dispiacere. Che poi sia una tattica per farsi notare, potrebbe anche essere. Ma io credo che la ragazza volesse mettere in primo piano il “problema”, non se stessa e le sue tette che nemmeno a me sembrano poi tanto grosse. 😉

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  21. Ho letto attentamente il tuo post, cara @Marisa, e tutti i commenti ….
    Ma devo confessarti di essere “totalmente” d’ accordo con @Monique e @FRZ40 …. poichè una cosa è il rispetto della legge o le battaglie da intraprendere per correggerne gli aspetti iniqui per tutti, e specialmente per i più indifesi, ed altra cosa è farsi una pubblicità scema e scontata ( ma produttiva per qualche spettacolo d’ accatto ben remunerato ) ….. così come una cosa sono i diritti “di tutti” da difendere sempre contro chiunque vi attentasse, ed altra cosa sono le pretese, il battere cassa, lo smemorare allegramente, tra un’ esposizione e l’ altra di tette e natiche da una passerella su cui esibirsi (sic!), la drammatica situazione che stiamo vivendo … ed i tanti padri di famiglia, italiani ed immigrati alla pari, che si vedono sottrarre la risorsa del lavoro e la loro dignità .
    Se il Presidente della Repubblica “rispondesse” a questa intraprendente ragazza ( che ha tutto il tempo per ottenere esattamente quello che le spetta ) …. beh, pur con tutta la stima che mi ispira @Napolitano, mi deluderebbe molto . Spero quindi che cestini, o meglio che la cestinino i suoi collaboratori, quella missiva sciocca e pretestuosa …. o la rimandi al mittente “intonsa” ! 🙂

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  22. Cara @Marisa

    Quando dico “grido di dolore” non lo faccio per aumentare il valore delle mie parole. Assolutamente. Ma lo faccio perché considero che i immigrati della seconda generazione soffrono di più di tutti.
    Mi spiego.
    Una persona quando sceglie un’altro paese per il futuro suo, esso diventa immigrante di prima generazione. Avrà difficoltà ad integrarsi, ma lo farà consapevole del essere “diverso”. Per alcuni più… per alcuni meno (dipende da dove arriva). La stessa cosa anche sulla mentalità, abitudini, tradizioni. Per non parlare della mancanza del suo paese natale. Un altro dolore…. consapevolmente soffocato. Ed anche se la sua integrazione avrà successo, per se, sarà come un impianto. E lo dico con sincerità, senza voler offendere. Avrà sempre l’impressione che – le tradizioni, le culture, la mentalità – del suo paese natale sono migliori.
    Insomma. Saprà di “non essere italiano”.
    Ma le cose cambiano quando si tratta del immigrante della seconda generazione. Ed è qui che diventa una dramma. La seconda generazione non ha un altro paese natale. E’ questo suo paese. E’ nato qui. Vissuto qui. Abituato qui.
    Certo, ci sono i racconti dei genitori su quel paese da dove provengono. O magari lo farà anche visitare. Ma una volta trovatosi la….. si sentirà straniero. Non sarà a suo agio. Non vedrà l’ora di tornarsene. A CASA sua. L’Italia.
    Anche se alcuni lo catalogano di quel paese lui non “si trova”. C’è troppo diversità di quello che lui conosce.
    E cosi, esso vivrà con una crisi di identità. Crisi, che anche se lo supera ci sarà sempre qualcuno a ricordaglielo. Cattivamente.
    Poi c’è la terza generazione. Ma da qui, le cose si cristallizzano. Il genitore è italiano (nato, vissuto e poi….). Soltanto i nonni che sono diversi. Ma la differenza generazionale e troppo per essere causa di una crisi di identità.

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  23. @ Cavaliereerrante

    Onestamente non so quale tornaconto le possa derivare da questa “abile mossa” (secondo l’opinione di molti, non la mia): non ha nemmeno vinto! Poi se la “particina” arriverà non so. Io glielo auguro.

    I problemi degli immigrati sono tanti e tali che, sì, questa può essere considerata una scemata. Non più, comunque, di tante altre di cui si sente ogni giorno, da parte dei politici in primis.

    @ Valentino

    E’ esattamente quello che ho detto qualche commento fa. Precisamente in risposta a Monique (8 settembre 2012 a 4:34 pm).

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  24. Un applauso @cavaliereerrante!
    Per il resto, sarà che sono una persona pragmatica, ma se c’è la possibilità di chiederla questa cittadinanza allora lo faccia senza perdersi in questioni filosofiche di sangue o di nascita. Insomma, se quello che le interessa acquisire è un diritto legato alla cittadinanza e ha la possibilità di richiederla e ottenerla mi chiedo perchè non l’abbia ancora fatto.
    “Dura” lex non significherà “giusta”, ma in questo caso non è neppure una legge che nega diritti e possibilità (visto che se vuole la può chiedere la cittadinanza!!).

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  25. Caro @cavaliere

    Ho letto il suo commento con amarezza. Sopratutto sul discorso di “farsi una pubblicità scema e scontata”.
    E mi chiedo se mai ci si possa riuscire a cogliere il vero significato del testo di Nayomi. Ma poi,credo di cominciare di capire perché non lo si può fare.
    Per le sue tette. I suoi bikini.
    Sono quelle che fanno impedire a la gente di capire il senso delle sue parole.
    Io uno ho combattuto con i denti contro il prelevamento delle impronte digitali ai stranieri extracomunitario. Ho gridato come ingiusto, in-dignitoso, offendente, tutta questa la pratica. Ma nessuno (NESSUNO) mi ha dato retta. Deve sapere che quando sono andato a lasciare le mie impronte mi sono sentito un Papillon in maniera moderna.
    Ed ero cosi furibondo che avrei voluto essere un Monte Cristo.
    Ma la vita non è un romanzo. Non ti offre queste opportunità.
    Guardavo tutta quella gente, seduta sulle panchine, nel aspettare il proprio turno. Tutti noi qua, eravamo “potenziali delinquenti”. Per gli italiani. Eravamo quelli che – se non lo abbiamo ancora fatto – faremmo delle infrazioni.
    Gente di colore, nera, gialla, creola, bianca. Un immagine babilonica, sopratutto per come parlavano.
    Mi sembrava come delle bestiame. Chiuse nella stalla in aspetta di qualcosa. Forse fieno. Forse mattatoio.
    Madri con bambini in braccia (Oh Dio, non prenderanno le impronte anche a loro, lo spero). Gente che si lamentava di aspettare troppo e che… “c’è la vecchia che curo che mi aspetta”.
    Poi……
    Ha sicuramente visto nei film come si fa con i delinquenti che sono arrestati. A me è successo uguale. Fatte fotto (viso e profilo). Sporcati i pollici (tutti, ma proprio tutti dieci), improntati pure i palmi interi. Poi le domande. Se sono mai stato arrestato nel mio paese, etc etc.Solo che nei film, generalmente chi ha questa esperienza ha fatto qualcosa di male. Ma il mio male era solo perché mi trovavo in questo paese senza essere suo cittadino. E come me…. centinaia di persone che aspettavano fuori.
    Mi ricordo che poi, si sentiva che questi impronti lo faranno obbligatori quando si cambierà la carta di identità. Quindi anche ai italiani.
    Beh…. sono passati tanti anni da quel brutto momento.
    ma di impronte ai italiani non se ne parla.
    Anche perché….. si ribellerebbero.
    Noi no, non possiamo fare. perché siamo il popolo muto di questo paese. Muto si. Perché il nostro “ribellarsi” contro il sistema è chiamata “pretesa”. O peggio, “una pubblicità scema e scontata”.

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  26. Giusto un aneddoto (a mo’ forse di conclusione) sul “pericolo” che puo’ incombere a chi nasce in un paese che adotti lo “jus soli” , cioè la cittadinanza automatica per nascita.
    Lo riporto perché vedo che qualcuno cita come un priviliegio quello di essere cittadino degli Stati Uniti d’America.
    Pochi sono al corrente che, chi ha il “privilegio” di essere cittadino americano è obbligato, per il semplice fatto della cittadinanza, a dichiarare sempre e comunque i redditi al Fisco USA e (salvo un plafond relativamente basso) pagare quindi le tasse al Fisco americano, anche se risiede all’ estero.
    In deroga quindi al principio generale che le tasse si pagano nel paese dove si ha la residenza e/o dove i redditi sono originati.
    Ad esempio quindi un bambino che nasca per caso su una nave che batta bandiera statunitense ( succede…) sarà perseguitato tutta la vita dal Fisco USA !
    Ah, già che ci sono: impronte digitali sulla Carta d’ Identità. Non so se sia o no un’umiliazione, fatto stà che l’obbligo di inserimento delle impronte digitali nel passaporto è stato imposto dalla normativa europea, in particolare dal Regolamento dell’ U.E. n. 2252 del 2004 (modificato dal Regolamento UE n. 444/2009) e vale per tutti: cittadini U.E. e non UE.
    Trattandosi di un “Regolamento” i Paesi dell’Unione sono obbligati ad applicarlo cosi’ com’è , quindi prima o poi ci passeremo tutti, comunitari ed extracomunitari .
    Per quanto mi riguarda, quando andro’ al Consolato di Lione per rinnovare la mia C. d’ I. (i cittadini dell’ U.E. devono/possono utilizzare la Carta d’Identità del loro Paese di origine che è comunque valida nel Paese UE ospitante) se mi faranno uno o più dita nere, mi limitero’ a chiedere gentilmente dove posso lavarmi le mani …

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  27. Caro @Vale … no, non ho confuso, nè mi hanno minimamente influenzato, nell’ esprimere qui un mio parere “libero”, le tette e le natiche esposte al sole di questa bella ragazza ! Quelle, sono sue, e le utilizzi come meglio creda … in questo, posso soltanto augurarle di “usarle bene” e a suo vantaggio !
    Mi ha invece colpito che, in queste circostanze drammatiche, lei scrivesse al @Presidente della Repubblica per un problema che, ancorchè le leggi italiane siano imperfette ( come le altre leggi del resto, che siano indiane, rumene, francesi, inglesi, tobagesi etc. ), è risolvibile a tempo e luogo da queste stesse leggi “senza necessità alcuna di appelli al @Presidente” da un futile palco di sfilata di bellezze al sole, come dimenticando le difficoltà che “italiani e immigrati” qui da noi, ed anche in altri paesi, stanno vivendo … tra tragedie e sofferenze a cui, penso, l’ opportunità di esser lei scritta oppur no ad un concorso di bellezza (sic!) non giova nè poco nè punto !
    Al contrario, quanto ci racconti Tu, ha ben altra valenza e per questo io e non pochi, qui in Italia o in Romania, così come in Papuasia o in Francia, ci battiamo affinchè cessi questa turpe pratica che hai vissuto sulla tua pelle .
    E concludo : la tua non è nè pretesa nè pubblicità scema e scontata, è una sacrosanta richiesta di rispetto per la dignità di tutti, che siano nati qui o lì, che siano di 1^ o di ennesima generazione, rispetto assoluto della dignità tua come la mia, della mia come di quella di “tutti” gli altri, senza sconti per nessuno o scorciatoie in virtù del passaporto che si possieda ….. invece quella della bella ragazza indiana, per me, è “pubblicità scema e scontata”, e – lo ripeto – spero che la sua lettera le sia cestinata o rispeditale “intonsa” !
    Un popolo, non è mai “muto”, quando si batte, unito insieme, per il riconoscimento dei suoi diritti reali … uguali e necessari in ogni punto di questa nostra opaca terra !
    A bientot @Vale … è sempre un piacere confrontarsi con te ! 🙂

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  28. @ Monique

    Come ho già detto, non avrebbe fatto in tempo a chiedere la cittadinanza per il concorso. In ogni caso, se la sente come una priorità, sì, c’è sempre tempo per richiederla.

    @ Valentino e Cavaliere

    Concordo con Bruno: la tua esperienza ha tutt’altra valenza. Poi, ci si può sentire discriminati in mille altri modi e mille altre situazioni. E ciò vale per tutti, non solo per gli stranieri nei loro rapporti con gli italiani, ma anche tra italiani stessi. Basti pensare a ciò che succede in ambito lavorativo, ai favoritismi di cui godono i “protetti” a scapito magari di persone molto più capaci.

    @ Alberto

    Personalmente non ho mai pensato che gli USA siano un modello di civiltà.
    Quanto alle impronte digitali, io sarei favorevole ad apporle sulla Carta d’Identità. Così almeno saremmo schedati tutti e sarebbe anche meno discriminante!

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