LIBRI: “BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE” di ALESSANDRO D’AVENIA

Bianca come il latte rossa come il sangue (Mondadori 2010) è il primo romanzo del giovane professore-scrittore siciliano Alessandro D’Avenia. Un successo editoriale, il suo, forse giunto inatteso, ma che rappresenta un faro che illumina la notte buia della narrativa contemporanea. Perché non basta saper scrivere bene – e molti scrittori non sanno fare nemmeno questo -, è necessario entrare nel cuore di chi legge; non basta avere qualcosa da dire ma bisogna saperlo fare rendendo il lettore partecipe delle vicende ma soprattutto delle emozioni che animano i personaggi, creando quasi un unicum diegetico tra autore, narratore e lettore. Queste sono le peculiarità del giovane siciliano.

Lo stile di Alessandro è curato ma non dotto, a volte ricercato ma non retorico e il linguaggio sa adattarsi molto bene ai personaggi. La lettura è gradevole e avvincente allo stesso tempo. È un libro fresco, sprizza giovinezza ma non si abbassa a descrivere situazioni degradanti, che spesso i giovanissimi vivono perduti tra sesso, droga, alcol e azioni al limite della legalità. D’Avenia non utilizza, come altri narratori tipo Moccia, lo strumento letterario per far breccia nei cuori degli adolescenti servendosi del turpiloquio o delle situazioni da sballo, per intenderci.

La narrazione è in prima persona, espediente che rende ancora più coinvolgente la lettura perché è attraverso gli occhi del protagonista che scopriamo il suo mondo, è attraverso il suo cuore che ci sentiamo partecipi delle sue stesse emozioni, della sua felicità e del suo dolore.
Leonardo, detto Leo, è un ragazzo di sedici anni come tanti, con le sue passioni, il calcetto e la musica, le sue amicizie (Silvia e Niko) e l’amore (Beatrice, la “rossa”) che prepotentemente fa capolino nella sua vita trasportandolo in un vortice di emozioni che a volte lo fanno sentire piccolo piccolo, indifeso, incapace di gestirle. In sella al suo bat-motorino si sente un dio, quasi volesse calpestare il mondo che non gli piace così com’è per ricrearlo e plasmarlo a suo piacimento. Ma deve fare i conti con una realtà che non può cambiare, foriera di gioie ma anche di dolori. Con l’aiuto dell’amica Silvia e in particolare del suo prof di storia e filo (abbreviazione di filosofia, naturalmente) cerca di rincorrere un sogno che però si sgretola di fronte agli eventi imprevedibili della vita.

Leo odia la scuola, la considera una perdita di tempo, le ore passate in classe sono quasi un tormento ma, seppur inizialmente riluttante, si lascia a poco a poco conquistare dalle lezioni “fuori programma” di quel professore di storia denominato il Sognatore e considerato, come tutti i suoi colleghi, uno sfigato, uno dei tanti. Però quelle lezioni “fuori programma”, che Leo considera le migliori che il prof sia capace di inventare, lo conquistano. Proprio al Sognatore Leo chiede aiuto per capire quale sia il suo sogno e come riuscire a realizzarlo, perché non sa proprio come fare.
Ecco cosa gli dice il prof quando Leo gli chiede “Come si fa a trovare il proprio sogno?”:

“Cercalo.”
“Come?”
“Poni le domande giuste.”
“Che vuol dire?”
“Leggi, guarda, interessati … tutto con grande slancio, passione, studio. Poni una domanda a ognuna delle cose che ti colpiscono e appassionano, chiedi a ciascuna perché ti appassiona. Lì è la risposta al tuo sogno. Non sono i nostri umori che contano, ma i nostri amori.”
Così mi ha detto il Sognatore. Come gli vengono in mente certe frasi lo sa solo lui. Devo trovare ciò che mi sta a cuore. […]
Provo a seguire il metodo del Sognatore: devo partire da quello che so già. Mi sta a cuore la musica. Mi sta a cuore Niko. Mi sta a cuore Beatrice, mi sta a cuore Silvia, mi sta a cuore il mio motorino, mi sta a cuore il mio sogno che non conosco. (pag. 52, edizione economica 2012)

C’è molto di Alessandro nel Sognatore: c’è la passione per la scuola, l’attenzione per i giovani e le loro problematiche, la voglia di capire il mondo degli adolescenti guardandolo a volte attraverso i loro stessi occhi, altre volte con l’esperienza di chi sa quello che per essi è ancora ignoto.
È un insegnante che crede nel valore formativo della scuola, che non riserva ad essa il solo compito di istruire, trasmettendo nozioni. È un prof che valuta, perché questo è il suo lavoro, ma non giudica. E magari premia anche chi non ha studiato perfettamente la lezione ma ha dimostrato di saper ragionare: Proprio per questo Leo alla fine lo considera un mito.

Non sa risolvere i problemi, quel professore, ma sa aprire gli occhi e far scoprire il mondo ai giovani come Leo. Soprattutto è uno disposto a credere in loro.

Mi lascia lì come un babbeo inebetito. Mi dà già le spalle. Sono spalle esili, ma forti. Spalle di un padre. […] Ho gli occhi rossi di pianto, sono senza forze, svuotato, eppure sono il sedicenne più felice della Terra, perché ho una speranza. Posso fare qualcosa per recuperare tutto: Beatrice, Silvia, amici, scuola … A volte basta la parola di qualcuno che crede in te per rimetterti al mondo. (pagg. 149-150)

C’è molto di Alessandro docente in questo romanzo. Non solo nelle citazioni dotte ma anche nella scelta dei nomi. Beatrice è colei che alla fine, pur inconsapevolmente, salverà Leo. Proprio come la Beatrice dantesca, colei che per il poeta fiorentino incarna la salus, la salvezza, appunto.
Beatrice è il rosso, il colore dei suoi capelli e del sangue che scorre nelle vene, e allo stesso tempo il bianco della vita:

Beatrice continua a non venire a scuola.
Non c’è neanche alla fermata al pomeriggio.
Le miei giornate sono vuote.

Sono bianche, come quelle di dante quando non vede più Beatrice.

Non ho niente da dire, perché quando non c’è l’amore le parole finiscono.

Le pagine diventano bianche, manca inchiostri alla vita. (pag.51)

Bianca come il latte rossa come il sangue non ha una trama scontata, per più di due terzi della narrazione si ha l’impressione di conoscere il finale, quello delle belle favole, dell’ “e vissero felici e contenti”. Ma il bianco e il rosso, filo conduttore dell’intero romanzo, non sono due colori messi lì a caso. Il rosso può essere gioia, può essere il colore dell’inchiostro che solca le pagine bianche della vita scrivendo una trama che non è mai prevedibile, mai scontata. Ma rosso è anche il sangue, il sacrificio.

Io normalmente ignoro le recensioni dei libri che voglio leggere, proprio perché spesso ne svelano la trama, l’evolversi delle vicende, qualche volta anche il finale. Oppure perché, quando la trama è intessuta sul dolore, passa la voglia di leggere, specie se la lettura si profila tutt’altro che di evasione.
Anche in questo caso mi sono accostata al romanzo di Alessandro, il cui blog da qualche mese seguo, senza saperne quasi nulla, con la voglia di scoprire. Avevo già letto il suo secondo romanzo, Cose che nessuno sa, e devo dire che, nonostante i molti tratti in comune e lo stile ineguagliabile, si tratta di due romanzi diversi, unici. Devo anche ammettere che Bianca come il latte rossa come il sangue mi è piaciuto molto di più.

Dall’opera prima di Alessandro D’Avenia si sta girando a Torino il film prodotto da Lux Vide e Raicinema e diretto da Giacomo Campiotti. Luca Argentero vestirà i panni del prof Sognatore e Filippo Scicchitano quelli di Leo, Aurora Ruffino sarà invece Beatrice. Alessandro ha collaborato alla sceneggiatura.

LE MIE (ALTRE) LETTURE

29 pensieri riguardo “LIBRI: “BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE” di ALESSANDRO D’AVENIA

  1. Condivido le tue parole. L’Autore merita questi ed altri commenti positivi. E’ veramente molto valido! Ho letto e apprezzarto entrambi i romanzi (diversissimi tra loro).
    Oltre a scrivere bene, si fa anche ascoltare. Pochi giorni fa, la sera del 23, alcuni miei amici erano a San Vito Lo Capo (TP). Hanno assistito ad un suo incontro brillante in una piazzetta gremita di gente, molto contenta di seguirlo. Mi hanno riferito che ha parlato per due ore di fila conquistandosi tutti con la sua simpatia.

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  2. Io non l’ho mai visto dal vivo ma cerco i video con le sue interviste e i suoi interventi. E’ un gran trascinatore, nulla da dire. Bello e bravo, incarna il Kalòs kai Agathòs degli antichi Greci. 🙂

    Confesso: è stato un bene che abbia letto prima Cose che nessuno sa. Se avessi scelto l’ “ordine cronologico” probabilmente sarei rimasta delusa. Ma anche il secondo romanzo è un gran bel libro.

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  3. Questo “ragazzo” non ragazzo, cara @Marisa, conferma quello che ho sempre saputo ( o sognato ??? ) e per cui mi batto ogni giorno .
    E’ vero … nel “pànta rèi”, è già stata compresa e assemblata tutta la precarietà che – nostro malgrado – ci appartiene, ogni istante di felicità o infelicità che assaggiamo illudendoci, ogni grandezza o bassezza che pure fà parte di noi ….. ma nella complessità che appassionatamente ci appartiene, non c’ è nulla che non possiamo fare o che ci sia proibito ( se non dal nostro miserabile egoismo … ), per ricostruire qualcosa che precario non è, poichè attraversa il tempo e le generazioni, qualcosa che si nutre del passato per dare ali al futuro, che non sopprime – con l’ omologazione – l’ originalità, unica, di ogni singola persona, ma alimenta, struggentemente, la conoscenza e la sostiene con una forza che irride la caducità, esprimendosi con un sentimento che non ha più paura del tempo, non ne è più schiacciato …. ed è per questo immortale .
    Il Prof. @Alessandro D’ Avenia ( bravissimo ! ), è la punta di un iceberg che percorre l’ oceano : noi, ne vediamo solo il fragile picco, ma sotto, celato dal mare, la sua profondità è inestimabile ( poichè è costituita da tutti @Voi docenti che ancora fate della vostra passione ad insegnare un ideale alto, uno strumento di conoscenza che valuta e non giudica, che dà e non pretende ) …. ed è a questa porzione, anche se non tutti la vedono, che dobbiamo affidare ogni nostra speranza !
    Da @Socrate ad oggi, il sogno continua …. e potremo perdere ogni cosa, la vita stessa come ci insegnò il Maestro di Atene, ma mai, ad onta di ogni miserabilità, la parte migliore e più nobile che ciascuno di noi, “ciascuno senza preclusioni”, indubitabilmente custodisce nel proprio cuore ….
    Basta volerlo, basta alimentare il sogno ! 🙂
    @Cavaliereerrante ….

    Ps. Eccellente post …. ottima e motivata recensione .

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  4. non voglio risultare antipatica ma ho trovato il libro “banale” e “furbesco”, di quei libri che fan l’occhiolino al target e infatti vendono e infatti tutti li leggono. E anche lui, non mi piace moltissimo; a scuola facciamo tutti quel che decanta e togliendoci anche i panni del sognatore. Forse è un mio problema ma ho per lui la stessa orticaria maturata per l’altra guru della scuola e della narrativa about scuola, la Mastrocola. Invece consiglio Vecchioni, ha meno da dire e lo fa molto molto meglio. Scusate se sono stata così diretta

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  5. Il nostro professore ce lo aveva assegnato come lettura scolastica lo scorso anno. Devo dire che si è rivelata un’ottima scelta. Il libro mi è gradevolmente sorpreso, forse perchè partivo con aspettative bassissime, non conoscendo l’autore ed immaginandolo, erroneamente, un Moccia bis. Come giustamente fai notare, D’Avenia non c’entra nulla con Moccia (che non sopporta). L’ho trovato molto più sincero e semplice, di una semplicità che coinvolge dal primo momento e lascia il segno. Belle tutte le figure che si incontrano nel romanzo, non “piatte” come quelle di Moccia, ma ognuna con la sua profonda psicologia.
    Ora vorrei leggere il suo secondo romanzo, ovviamente aspettandomi una lettura piuttosto leggera ma al contempo piacevole ed intrigante.

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  6. @ Valentina

    Leggilo con calma, quando hai tempo. Non è, a mio parere, un libro da leggere di corsa.

    @ Cavaliere

    Tutti sognatori, allora! Sempre con i piedi ben piantati in terra, però. In fondo anche il prof Sognatore lo dice: un sogno ha origine da ciò che già si conosce e, soprattutto, si ama.

    Grazie, come sempre, per il tuo commento appassionato. E grazie anche per l’apprezzamento della mia modesta recensione (non lo faccio di professione quindi so di avere molti limiti però mi lascio trasportare da ciò che mi appassiona!).

    @ Gatta Gennara

    Ho sentito molti pareri come il tuo da parte di diversi insegnanti. Mi spiace un po’ perché io onestamente non vedo protagonismo in Alessandro né la volontà di accattivarsi le simpatie con un prodotto preconfezionato, simile ad altri esempi di letteratura per adolescenti (come il già citato Moccia). Poi il mercato è quello che è ed è davvero difficile pubblicare qualcosa che si discosti dalle richieste. Però io non vedo paragoni con la Mastrocola, che detesto con tutto il cuore, perché lei è catastrofica, distruttiva mentre in D’Avenia leggo non solo l’amore per la propria professione ma anche la consapevolezza che la scuola può e deve essere salvata.
    Di Vecchioni non ho letto molto. Mi rifarò seguendo il tuo consiglio.

    La sincerità è dote assai rara e, almeno da me, molto apprezzata.

    @ Scrutatrice

    Non avevo dubbi che detestassi Moccia e che gradissi D’Avenia. “Cose che nessuno sa” è un romanzo molto diverso e, come ho già detto, sicuramente meno coinvolgente e più scontato. Ma vale la pena di essere letto.
    Vorrei recensirlo ma purtroppo l’ho letto in più riprese, non me lo sono goduto e molti particolari non li ricordo più. Magari lo rileggo.

    Non preoccuparti degli errori. Mi fai sentire la solita prof rompi che sta sempre a caccia di errori. Ne commetto molti anch’io, specie quando commento i post altrui, a volte per la fretta altre per la stanchezza.

    @ pompadur

    A uno che consiglia la lettura di Playboy, e quindi non ha nemmeno capito la differenza tra romanzo e rivista, non ho proprio nulla da dire. Fossi in te, comunque, leggerei qualche buon romanzo, se non altro per imparare a scrivere.

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  7. Devo confessare che anche io, come G[atta]G[ennara], non ho amato questo libro – per ragioni in primo luogo stilistiche e linguistiche (piatto il primo, lessicalmente poco interessante il secondo) e forse è in quella che non ho potuto fare a meno di giudicare banalità stilistica complessiva che si ritrova il parallelo con la Mastrocola (che dal punto di vista formale è leggermente più ‘colorata’, c’è da dire, secondo me). Anche la trama (non aggiungo nulla a quanto rivelato da te nel post, ma chi ha letto sa a che mi riferisco) è il classico sistema della doppia capriola (usatissimo dagli autori di romanzi polizieschi – anche quelli di maniera della maniera della maniera, stile quarantasettesima stagione, settimana di ferragosto, del Giallo Mondadori).
    Confermo che Vecchioni, nella sua semplicità schietta (ma non scontata) è anche secondo me molto più robustamente onesto. Ma aggiungerei anche il Domani niente scuola di Bajani, uno dei talenti migliori che la (poverissima, su questo concordo) narrativa italiana contemporanea ha saputo sfornare.

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  8. @ ‘povna

    Grazie per il tuo contributo. Non concordo ma del resto non siamo obbligati a pensarla tutti allo stesso modo.
    Vorrei ribadire, però, che non si possono fare confronti tra narrativa (i libri di D’Avenia) e saggistica (quelli della Mastrocola). Un romanzo è un romanzo e se tratta del mondo giovanile è inevitabile che tocchi anche l’ambiente scolastico. Ma rimane un romanzo.

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  9. Io non parlo dei saggi, ti immagini se – da comparatista – non conosco la differenza tra generi letterari! Parlo della Gallina volante, di Palline di pane, di Una barca nel bosco (oppure di Alberi maestri che, come saprai, gioca con il genere Bildungsroman – anche se secondo me, appunto meglio – esattamente in maniera paragonabile a D’Avenia), che sono tutti romanzi, nonché vincitori anch’essi di diversi premi (il Calvino, tra gli altri, resta un premio ancora tra i meno colonizzati dalle logiche editoriali). Non pensavo certo alla Scuola spiegata al mio cane o a Togliamo il disturbo – saggi che non piacciono nemmeno a me.

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  10. @ ‘povna

    Siccome nel commento precedente avevi fatto riferimento a GattaGennara e ho pensato lei si riferisse ai saggi sulla scuola, facendo il paragone con il prof D’Avenia che traspare dalle pagine dei suoi romanzi, ero convinta tu continuassi questo confronto. Forse ho male interpretato anche il pensiero di Gennara. Mi dispiace.
    Della Mastrocola ho letto solo i saggi che citi e “La gallina volante”. Non mi sono piaciuti.

    Grazie e scusami.

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  11. Marisa: scusami tu, piuttosto, e grazie della risposta. Mi fai venire in mente che forse anche io ho dato per scontato che GG si riferisse ai romanzi e in particolare ho pensato ad Alberi Maestri, romanzo che, parlando appunto di scuola facilita il confronto. Ma è stata una totale illazione mia.
    Comunque mi pare che concordiamo sul giudizio negativo sulla Mastrocola (che condivido). E davvero, se già non lo conosci, leggi Bajani. Da quello che ho letto qui da te condivide uno sguardo aggraziato sull’adolescenza che dovrebbe proprio piacerti, credo.
    Scusa ancora e soprattutto grazie!

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  12. Grazie a te e benvenuto! Scusami ma di solito accolgo così i nuovi lettori ma evidentemente la mail di domenica mi ha fatto proprio andare in tilt.
    😦

    Quanto al libro di Bajani, ho già preso l’appunto. Sarà il mio prossimo acquisto. Se non leggo d’estate che ho più tempo, non leggo mai!

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  13. 🙂 (unica cosa: benvenutA: sono femmina!) e a presto per spunti e discussioni: come capisco la cosa della lettura estiva… (io per fortuna durante l’anno ho il treno…).

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  14. Oddio, scusa! Non è giornata, evidentemente. 😦
    Questa è la dimostrazione che le conoscenze sul web comportano fraintendimenti e imprevisti. O forse sono io che avrei dovuto magari passare da te … Lo farò.

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  15. in ogni caso, ben venga il confronto. Ho dato una scintillina, ne sono contenta. Sì pensavo in primis ai romanzi della Mastrocola (soprattutto “una barca nel bosco”). E’ vero come dici, Marisa, che la Mastrocola è distruttiva. Io la trovo supponente, questo nei saggi di sicuro, con le sue persiane abbassate e la lettura espressiva mentre pensa che gli altri docenti non sappiano fare. E’ vero che Alessandro invece esprima molta passione; ma mi sono sembrati le due facce della stessa medaglia. Due che si pongono “fuori” dal punto che osservano, la scuola. Almeno leggendoli. Mentre Bajani che ho letto da poco su suggerimento di ‘Povna, ha il pregio opposto, un ottimo focus, una struttura aperta, una lingua vivissima. Ma ora la pianto che non ti voglio annoiare, anzi ti dico grazie per l’ospitalità e la tavola rotonda.

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  16. Mia figlia ha letto questo libro io il successivo. Mi è piaciuta la scrittura fluida, la semplicità nel far riflettere! Leggo anche i post di D’Avenia in Facebook, m piace!

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  17. @ Elena

    Come ho detto, a me è piaciuto di più questo che “Cose che nessuno sa”. “Bianca” è sicuramente più profondo e più toccante.
    Io non ho facebook ma seguo Alessandro sul suo blog. Qualcuno dei suoi lettori è diventato anche un mio lettore. Siamo tutti insegnanti …

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  18. Il mio lavoro principale è consulente di marketing e organizzazione. Ho insegnato come “esperta” in una scuola superiore per 7 anni! Mi piace il contatto con i ragazzi!!! A prestoooo

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