SCHETTINO ATTACCATO DALLA “RETE” PER L’INTERVISTA A “QUINTA COLONNA”.

Stasera il comandante della nave da crociera Costa Concordia, naufragata a pochi passi dal porto dell’isola del Giglio, nell’arcipelago toscano, il 13 gennaio scorso, causando la morte di 32 persone, sarà intervistato in esclusiva all’interno della trasmissione di attualità “Quinta Colonna, su canale 5.

Già la scorsa settimana, durante la prima puntata, al comandante della Concordia, appena liberato dagli arresti domiciliari, era stata data la possibilità di diffondere un memoriale. Ora, però, l’annuncio della sua esclusiva a Mediaset ha provocato una sorta di insurrezione in rete (leggi QUA). Si parla, infatti, di un compenso di 50mila euro offerto all’ex comandante Schettino, notizia smentita dallo stesso Salvo Sottile, il conduttore della trasmissione. Addirittura pare che l’Ascom abbia chiesto la confisca preventiva della somma pattuita.

Ora, il mio parere sulla vicenda l’ho espresso più volte e non voglio ripetermi. Quel che mi preme è ricordare ai “signori della rete” che la nostra Costituzione recita: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” (comma 2, articolo 27). Anche se la responsabilità di Schettino su quanto accaduto è fuori da ogni ragionevole dubbio, non capisco l’accanimento dei media su una persona che, a quanto pare, non ha nemmeno diritto di difendersi e di dire la sua. E non si obietti, ora, che le indagini hanno appurato la sua incontrovertibile colpevolezza, perché, fino a prova contraria, non è ancora iniziato un processo (anzi, Schettino non è nemmeno stato rinviato a giudizio) e, comunque, i gradi di Giudizio in Italia sono tre e ci vorranno anni prima di poter definire Schettino davvero colpevole e, nel caso, in relazione a quali reati.

Che poi abbia o non abbia ricevuto un compenso per me è del tutto indifferente. Se i media hanno veicolato l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso non vedo con quale diritto abbiano il coraggio di obiettare in tal senso. Sono loro ad aver creato il “fenomeno Schettino”, fin dalla pubblicazione e divulgazione della famosa telefonata con il Comandante De Falco.

QUI potete leggere il testo dell’intervista … a proposito di esclusive! [dallo stesso sito è tratta l’immagine]

12 pensieri riguardo “SCHETTINO ATTACCATO DALLA “RETE” PER L’INTERVISTA A “QUINTA COLONNA”.

  1. Mi spiace Marisa, non sono d’accordo. I famosi tre gradi di giudizio e la lunghezza dei processi italiani rendono solo inapplicabile qualsiasi forma di giustizia, sia in caso di innocenza sia di colpevolezza delle persone coinvolte.

    Schettino è colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, e una persona con un minimo di coscienza al suo posto si macererebbe nei rimorsi, altro che fare il piacione in tv!

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  2. Accidenti, e io me la sono persa!
    Beh, a onor del vero, mi perdo il 98% della programmazione televisiva generalista, quindi…
    Non mi unisco al coro politically correct che stigmatizza la presenza di Schettino in tivvù, anzi, la trovo logica, quasi inevitabile.
    Logica in quanto la platea di boccaloni che da decenni si pasce di lustrini e finzioni sarà stata ben felice di ingozzarsi con le “rivelazioni” di colui che, a torto o ragione, è diventato ormai un personaggio pubblico.
    Logica in quanto Schettino era sicuro di trovare una sponda mediatica emotiva, manipolabile, disposta ad accettare qualsiasi verità purché essa provenga dallo schermo.
    Logica in quanto i curatori del palinsesto si trovano sempre in difficoltà nei mesi estivi. Allora niente di meglio di qualcosa di controverso, drammatico, pruriginoso, per catturare l’attenzione del pubblico. Erano incerti tra “Cat Woman contro Godzilla” e l’intervista a Schettino. Hanno pensato bene che un po’ di fantasia a briglia sciolta sarebbe stata più gradita al pubblico.
    Io non so se Schettino sia stato pagato per quell’intervista, comunque non sarebbe né scandaloso e né insolito. Quelli che hanno trasmesso quell’intervista hanno venduto degli spazi pubblicitari, anzi, è stata realizzata unicamente per quello scopo assai venale, in quanto se ne infischiano della verità e di Schettino.
    E’ logico che anch’egli ne ricavi la sua fetta, in fondo tiene famiglia (forse ancora per poco) e gli avvocati costano.
    E’ logico che, nel tentativo disperato di riabilitare la sua immagine, Schettino si sia rivolto a una platea di incompetenti. Sarei curioso di sapere quanto ne sa uno spettatore residente a Monza, a Latina, a Gubbio, tanto per citare delle località, di governo di una nave e di marineria in generale. Se cazzare una scotta può far ridere in un film di Fantozzi, la nave alla ruota non è quella che va su e giù per il Mississipi, la manica a vento non si indossa, il passo d’uomo non è un tipo di camminata, quando si scade non c’entra alcuna data, e così via.
    Non è a costoro che Schettino deve rispondere o esporre le sue deduzioni, bensì ad ascoltatori competenti e imparziali. Semmai, verso il grande pubblico, egli dovrebbe fugare ogni dubbio, oppure cercare comprensione, per suo comportamento immediatamente successivo all’evento, le incertezze, le misteriose telefonate, la non presenza a bordo, il drammatico colloquio con la Capitaneria di Livorno, la ritirata in albergo. Quanta distanza con il Comandante Pietro Calamai che, salvati tutti i passeggeri, acconsentì a scendere dall’Andrea Doria solamente perché fu “ricattato” di suoi ufficiali (loro sì ritornati a bordo), i quali gli dissero che se restava a bordo lui sarebbero rimasti anche loro, condividendo un comune destino di morte!
    Una cosa però poteva dirla Schettino: la verità, l’unica che non si vuole che venga (o che resti) a galla.
    La verità è che “l’inchino” è una manovra pericolosa, ma è un rischio che le compagnie volontariamente accettano di correre, pur di soddisfare la brama di svago del pubblico pagante. E’ una manovra che i comandanti devono compiere se vogliono mantenere il loro posto di lavoro. E’ una manovra applaudita da chi sta a bordo e da chi sta a terra, sprovvisti entrambi del minimo buon senso.
    La verità è quella specie di pollai di lusso galleggianti sono una delle tante assurdità che la civiltà consumistica ed edonistica ha voluto. Quelle cosiddette “navi” stanno al mare come il colesterolo LDL sta alla salute.
    E poi non avete idea delle probabilità di malfunzionamento guasto, errore, incidente, su quei mastodonti, la maggior parte dei quali, non sono assolutamente un gioiello della scienza e della tecnica (e inquinano, tanto, tantissimo).
    Se, il destino ce ne scampi, per un qualsiasi motivo a una di queste “navi” capitasse di danneggiare irrimediabilmente un palazzo seicentesco di Venezia, tappa costante e affollata delle rotte crocieristiche, chissà che in tivvù non ci tocchi sentire lo Schettino di turno affermare senza alcun pudore che, solamente grazie alla lunga esperienza e alle sue ineguagliabili doti di comando, ha evitato di centrare il Palazzo Ducale, e perciò gli spetterebbe una medaglia?

    P.S. L’omissione del titolo di Comandante è, nei riguardi di Schettino, assolutamente intenzionale e non derivante da svista o distrazione (lasciatemi almeno questa cattiveria…).

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  3. @ Stelio

    Concordo sul fatto che, ammesso che Schettino sia stato pagato per l’esclusiva, non ci sarebbe nulla di insolito o scandaloso. Ha detto la sua, ci possiamo credere o non credere, possiamo ridere di lui o apprezzare il suo intervento, considerarlo un eroe o uno sciagurato. Dipende dai punti di vista e, fortunatamente, non la pensiamo tutti allo stesso modo. È diventato lo zimbello di tutti solo perché a poche ore dal naufragio la famosa telefonata con De Falco ha fatto il giro del mondo. La sua vicenda personale – non mi riferisco al ruolo di comandante – è stata messa in piazza, farcita di insinuazioni e illazioni ancora da provare. Insomma, ne è uscito un personaggio mediatico – e a ragione non ha aperto bocca finché non gli sono stati revocati gli arresti domiciliari – e ora si grida allo scandalo perché si sarebbe – uso il condizionale perché nessuno l’ha ammesso ed è giunta una sola smentita da Sottile – fatto pagare. Nessuno, però, ha gridato allo scandalo quando Costa Crociere, dopo averlo sostenuto e difeso, gli ha voltato le spalle e negato l’assistenza legale solo perché l’opinione pubblica era tutta contro di lui. È stata una mossa abile e di comodo, al di là di quelle che sono le reali responsabilità di Schettino. Però è la stessa Compagnia a obbligare un comandante a fare l’inchino, che poi, come ha detto ieri Schettino, la manovra era solo di avvicinamento non un vero e proprio inchino, prassi a quanto sembra del tutto normale.

    Io posso ritenerlo un irresponsabile, superficiale, contradditorio … tutto quello che vuoi ma non gli addebito alcun reato. Non è compito mio. Così come non ritengo sia compito tuo omettere il titolo di comandante. Tuttavia, sei libero di dire e fare ciò che vuoi, a patto che questa libertà venga concessa anche a me, naturalmente. E so che tu me la concedi sempre. 😉

    @ Diemme

    In parte ho risposto anche a te nella replica a Stelio.

    La tv genera mostri e, stando alle vicende di cronaca, spesso a torto. Per l’omicidio di Sarah Scazzi hanno tutti sbattuto il mostro in prima pagina eppure ora in galera ci stanno due donne che si struggevano dal dolore per la morte della quindicenne davanti alle telecamere. Dirai: ma è Misseri che si è autoaccusato. Certo. Ma non serviva essere dei criminologi esperti per capire che quell’uomo tutta la verità non la stava dicendo.
    Facciamo altri esempi. Per l’omicidio di Garlasco Alberto Stasi è stato assolto, eppure in molti lo ritengono colpevole. È lui il mostro solo perché la tv l’ha creato con gli infiniti talk show, le ricostruzioni del delitto in studio o la continua messa in onda dei test che avrebbe fatto per dimostrare che le scuole delle scarpe potevano non essersi sporcate di sangue? Non solo: oltre che omicida, lo Stasi è anche un pervertito e un pedofilo, eppure sta a casa sua cercando di rifarsi una vita. Ma per tutti continuerà ad essere il mostro di Garlasco.
    E che dire di Busco, accusato e poi scagionato per l’omicidio di via Poma? Anche a distanza di vent’anni lui doveva essere il mostro perché la tv l’aveva creato tale. Eppure in secondo grado è stato assolto.

    Dici bene: la lentezza della magistratura alla fine non rende giustizia vera. Ma perché, invece, i processi che si fanno in tv dovrebbero emettere sentenze definitive senza possibilità d’appello? E anche quando i processi veri, quelli che si svolgono in tribunale, smentiscono la colpevolezza dell’imputato, per l’opinione pubblica sarà sempre e solo lui il colpevole?

    Il caso di Schettino è, per ovvie ragioni, differente. Però non capisco il motivo per cui chiunque, anche quelli che hanno competenze nautiche limitate alla conduzione del pedalò (o pattino, che dir si voglia) nello specchio di mare antistante le spiagge, possa dire ciò che vuole, mentre Schettino dovrebbe starsene con la bocca cucita a struggersi in silenzio? Perché sei così convinta che lui i rimorsi non li abbia? Perché credi che non abbia una coscienza per il solo fatto di avere accettato di fare un’intervista in tv, con il diritto sacrosanto di difendersi, nel limite del possibile? Immagino tu non abbia visto il programma, ma ti posso assicurare che non ha affatto recitato la parte del piacione. E ti assicuro anche che non ha negato alcuna responsabilità.

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  4. @ Marisamoles

    Ecco, anche la pagina feisbuc ci mancava adesso,,,
    Prossimamente, su questi schermi, il capitano Schettino sull’isola dei famosi (ma non quella del Giglio)! :mrgreen:

    @ Marisamoles & Diemme

    Mi trovo nella spiacevole situazione di dover dar torto a tutte e due (mi piacciono le sfide).

    Schettino non è né colpevole e né irresponsabile.

    Nessuno, anche se fornito della massima competenza in materia, potrebbe buttare là, come se niente fosse, un verdetto di colpevolezza; si tratterebbe di giustizia sommaria.

    Però Schettino è responsabile, in quanto comandante della nave, di tutto ciò che è accaduto, e lo sarebbe anche se in quel momento fosse stato assente. Quanto, e cioè il suo grado di responsabilità (e perciò colpevolezza) verrà stabilito da chi di dovere, nei modi e nei tempi consoni alla legge italiana.

    L’operazione “sbatti il mostro in prima pagina” è stata alimentata da tre fattori.
    Il primo è dato dalla necessità dei media di avere qualcosa di succoso da dare in pasto al pubblico.
    Il secondo è alimentato dalla brama di trovare “un colpevole”, quasi una fame collettiva di coloro che sono schifati da un mondo popolato da emuli di Ponzio Pilato.
    Il terzo è dato dall’eclatanza del fatto, dai numeri e dalle ricadute, economiche e di immagine.
    Vorrei in questa sede tranquillizzare coloro che imputano a Schettino di aver offerto all’estero una pessima immagine dell’Italia. Non c’è pericolo, ci siamo sempre riusciti benissimo da soli. Siamo, come si dice, copertissimi.

    Ciò che mi sento di affermare semmai è che esiste una “macchia”.
    Il comportamento di Schettino, prima, durante e dopo l’evento, non è stato limpido, troppe sono le ombre: omaggio per un isolano a bordo, saluto a un comandante sull’isola, inchino (avvicinamento, sfioramento, quello che è, non stiamo a spaccare il capello in quattro, resta sempre una manovra rischiosa e fuori luogo), telefonate misteriose, incertezze, presenza a riva e non a bordo, versioni discordanti o aggiustate, ecc. Tutto ciò contribuisce a dare un’immagine di Schettino molto diversa quella che, nell’immaginario collettivo (e forse solamente in un mondo perfetto), abbiamo del Capitano e Comandante, del Master & Commander, il quale a bordo è garanzia di sicurezza e protezione, potente e onnisciente, una divinità benevola (per i passeggeri) e terribile (per l’equipaggio).
    Va da sé che nessuno si aspetta un novello Lord Jim, non è più tempo di sacrifici umani, ma Schettino non vada cercando l’assoluzione su un medium troppo facile alla manipolazione.
    Nel tritacarne mediatico ci sono finiti in molti, e più di qualche volta inopportunamente e senza colpa. Schettino, purtroppo per lui, ha contribuito con i suoi comportamenti a farne la preda perfetta, aiutato non poco dalla Costa Crociere che lo ha platealmente scaricato per, mi si passi il francesismo, “pararsi il culo” in vista delle prossime richieste milionarie di risarcimento.

    Però Schettino non è un ragioniere qualsiasi, un contadino, un geometra. Egli aveva una carica, un grado, un compito, altissimi, i quali gli recavano onori, ma anche comportavano oneri, e non sono affatto sicuro che egli gli abbia assolti al meglio.
    Certi comportamenti che ci permettiamo di stigmatizzare nella classe politica, condannata vox populi anche in assenza di sentenze dirimenti (che forse non arriveranno mai), sono inaccettabili in quanto una figura pubblica dovrebbe essere (o almeno apparire) candida.
    Schettino era, per ruolo e per veste, pari a una figura pubblica, perciò si deve rassegnare a una visibilità che lo espone a esami ai quali noi comuni mortali non siamo tenuti, tra questi è fondamentale la garanzia di un’integrità morale e professionale impeccabile, e per il momento mi si consenta di nutrire qualche dubbio…

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  5. E’ vero che si è colpevoli solo dopo 3 gradi di giudizio e che ognuno ha diritto di difendersi, però per rispetto alle famiglie dei defunti io queste interviste le avrei evitate. E’ una questione di rispetto prima che di buon gusto. Questo personaggio ha diritto di rilasciare tutte le inerviste che vuole, in una democrazia è giusto così, ma se tenesse un profilo più basso eviterebbe di dare più dolore a chi sta soffrendo moltissimo!

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  6. @ Stelio

    Io sono nemica giurata di Facebook ma in questo caso il link l’ho messo perché parla di un libro serio che non vuole assolvere in toto Schettino ma almeno insinuare dei dubbi. Sono in contatto via mail con il Contrammiraglio Salvatore Schiano Lomoriello ed è una persona competente di cui personalmente mi fido.

    Comunque, leggendo il tuo ultimo intervento mi pare che stiamo dicendo le stesse cose. L’unica cosa su cui non concordo è che Schettino stia cercando l’assoluzione su un medium troppo facile alla manipolazione. Non ha negato le sue responsabilità, mi pare. Solo non ha voglia di essere considerato l’unico colpevole.

    @ Trutzy

    Hai ragione: il rispetto delle vittime viene prima di tutto. Ma, attaccato su tutti i fronti, cosa poteva fare? In ogni caso a me il suo comportamento durante l’intervista è sembrato pacato, per nulla altezzoso e commosso ogni qual volta venivano ricordate le vittime. Personalmente credo che per rispettare le vittime non sia indispensabile struggersi dal dolore davanti a milioni di telespettatori. E poi posso solo immaginare quale sia il suo stato d’animo, non solo per le preoccupazioni che gli derivano da una possibile condanna, dalla fine della carriera, a poco più di cinquant’anni, dalle ombre gettate sulla sua famiglia … insomma, ben poco di cui rallegrarsi.

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  7. @Stelio, sono tendenzialmente d’accordo su tutto quanto affermato, quindi non vedo dove possa essere la sfida. L’unica cosa su cui non sono d’accordo è l’attesa dei vari gradi di giudizio per decidere se una persona è innocente o colpevole (Franzoni docet, e mica solo lei): non mi pare che ci siano dubbi sul fatto che l’incidente sia dovuto a una manovra rischiosa e proibita, che ci siano state delle vittime, patrimonio umano irrecuperabile.

    Sono colpevoli anche altri? Indubbiamente, ma davvero bisognerebbe essere addetti ai lavori per conoscere tutti i retroscena. In ogni caso, stiamo parlando di lui, non della Costa Crociere, non della Capitaneria di Porto. Schettino mi sta sull’anima a pelle, con quella faccia da piacione coglione, mi ricorda altra gente che ho avuto modo di conoscere, e il suo comportamento fa scopa con l’opinione che ho di lui. Che ora abbia rimorso o meno non m’interessa, come non do giudizi sul fatto che vada in tv o che venga o meno pagato, non è quello il punto. Non m’interessa il rimorso postumo di un incosciente che ha causato la morte di tante persone, o fosse pure di una sola, come non mi commuoverebbe il rimorso di quello che, messosi alla guida di un auto fatto od ubriaco e guidando ad alta velocità, avesse ucciso qualcuno: alle cose bisogna pensarci prima, ci sono cose che capitano, e cose che non devono capitare, e la manovra di Schettino fa decisamente parte di quest’ultime.

    Ah, quasi dimenticavo: dell’immagine dell’Italia all’estero non mi preoccupo certo per questo frangente.

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  8. @ Diemme

    Certo che è colpevole ma bisogna vedere di cosa in particolare e con chi ha condiviso la responsabilità. Quello che volevo dire, e credevo fosse chiaro, è che nessuno dice che Schettino non abbia fatto una cazzata (l’ha detto lui stesso) ma non per questo deve essere giudicato e offeso con epiteti vari. Nemmeno a me la sua persona è simpatica ma non credo si debba giudicare “a pelle” in casi come questi. Nemmeno la Franzoni a me personalmente è mai stata simpatica (non dimentichiamo il caso mediatico che lei stessa ha creato, presenziando in ogni canale televisivo, con i suoi pianti e scene da melodramma a sostegno della sua innocenza, facendo nascere una specie di associazione pro-Franzoni nel suo paese natio; una bella differenza con Schettino che è diventato un “personaggio” grazie a De Falco e alla sua telefonata) però mi ha sempre fatto un po’ pena.

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  9. Cara Marisa, ho seguito l’intervista a Schettino, e sai cosa ho visto…
    Una mediocre Fiction, in cui le due giornaliste si palleggiavano calorosamente la difesa del capitano. Sembravano quasi mogli, amanti , sorelle o parenti dello Schettino
    L’ Italia non è più il Paese dei Santi, Navigatori e Poeti. Si è trasformato nel Paese del gossip, audience e fiction (adesso i “processi “si fanno in TV).
    Ti auguro un sereno inizio
    Bacione
    Mistral

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  10. @ Mistral

    Anche a me ha dato eccessivamente fastidio la performance delle due giornaliste … molto meno delle parole di Schettino. se devo essere sincera.
    I processi si fanno in tv, è vero. Proprio questo mi dà più fastidio. Oltre al fatto che la tv ha un potere di persuasione notevole.

    Buona settimana, dolce amica.
    Un abbraccio.

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