ESAME DI STATO: E SE ABOLISSIMO IL VOTO FINALE?

Riporto di seguito un articolo di Gianni Mereghetti, apparso su Il Sussidiario.net (11 luglio). L’autore propone di eliminare il voto finale dell’esame che, a suo dire, ha scarsa utilità sia nel proseguio degli studi, sia nel mondo del lavoro, sostituendolo con un giudizio di superamento degli esami che identifichi gli aspetti positivi della preparazione di uno studente, le sue abilità, le capacità sviluppate.

Io sono d’accordo, anzi, abolirei del tutto l’esame che ha dei costi ingenti e spesso, come osserva anche Mereghetti, non serve a premiare il merito e talvolta scontenta anche i docenti.

IL PROF: PERCHE’ NON ABOLIRE IL VOTO DI MATURITA’?

Gli esami di stato finiscono in un letto di Procuste. È questo l’esito di tante ansie e tanto impegno, sia degli studenti sia degli insegnanti: un numero che nella mente del legislatore dovrebbe essere la somma oggettiva del credito scolastico e delle prove e dovrebbe fotografare il valore di ogni studente. Questa è la favola che ci ha raccontato chi ha elaborato questo meccanismo che nella realtà difficilmente va a cogliere il valore reale della preparazione scolastica di ogni studente.

Sarebbe ora di denunciarlo a chiare lettere. Il meccanismo non funziona, il numero con cui si identifica l’esito finale degli esami significa poco o nulla, perché è una somma di prestazioni e molto spesso esito di una mediazione, per cui non si capisce che cosa di fatto abbia acquisito uno studente, che abilità abbia, che capacità sia in grado di esercitare. La fotografia più esemplificativa di questo pasticcio è come tante commissioni arrivano a esprimere il voto del colloquio. Si configura spesso una situazione del genere: gli insegnanti dell’area scientifica valutano il colloquio in modo appena sufficiente, quelli dell’area umanistico-letteraria lo ritengono buono, per cui bisogna mediare e il presidente propone di dare un bel 24.

Che cosa significa quel 24? Nulla, perché come vanno perse le difficoltà che ha lo studente nelle discipline scientifiche, così non vengono evidenziate le sue eccellenze a livello umanistico-letterario. E così il voto finale è l’esito di una somma di tante mediazioni, con la pretesa di identificare il valore complessivo della preparazione di uno studente. Lasciando da parte le ingiustizie che tale sistema produce, la questione seria è che questa forma di valutazione è assurda, è infatti un giudizio di massima sul valore scolastico di uno studente che non può come tale portare alla luce chi sia in realtà quello studente.

Sarebbe ora di eliminare il voto di maturità, che tra l’altro non serve a nulla, perché il mondo universitario lo registra a fatica e il mondo del lavoro non lo ritiene credibile. Al suo posto sarebbe più efficace un giudizio di superamento degli esami che identifichi gli aspetti positivi della preparazione di uno studente, le sue abilità, le capacità sviluppate. In questo modo ad ogni studente verrebbe riconosciuto il suo effettivo valore e potrebbe poi spenderlo o per trovare lavoro o per la scelta universitaria.

L’eliminazione del voto di maturità, oltre ad essere utile per gli studenti, toglierebbe gli insegnanti dalla contraddizione del sistema: un insegnante di storia avrebbe finalmente il pieno diritto di valutare nella sua materia senza poi dover fare strane alchimie per cui il voto finale deve essere la mediazione con la valutazione di scienze e di fisica. Bisogna mettere fine e al più presto a queste somme che non portano all’oggettività, ma solo a confusione e ingiustizie.

8 pensieri riguardo “ESAME DI STATO: E SE ABOLISSIMO IL VOTO FINALE?

  1. Mmmm…non so…di recente ho sentito di concorsi il cui requisito minimo per la partecipazione era il 100 e lode alla maturità…
    E poi credo che ci sia una differenza tra uno studente che esce con 60 ed uno che termina con un bel 100…

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  2. @ Scrutatrice

    Anni fa la mamma di un mio allievo, manager in carriera, mi ha detto che le imprese non scelgono quelli che escono con i voti più alti perché significa che non hanno mai dovuto superare ostacoli mentre nel mondo del lavoro bisogna essere pronti a tutto …. che fosse un modo per giustificare il voto “medio” del figlio? 🙄

    Comunque, anche se c’è una differenza tra chi esce con il 60 e chi esce con il 100 e lode, è anche vero che quel 60 non dice se in qualche materia l’allievo era più preparato mentre decisamente scarso in altre, magari non caratterizzanti il corso di studi (latino e filosofia allo scientifico, ad esempio).

    Per l’esperienza che ho, confermo quanto sostiene l’autore dell’articolo. Metti, ad esempio, che l’insegnante di matematica e fisica abbia proposto, per l’orale, un 19 ma alla fine al candidato viene assegnato un 24 perché nell’ambito umansitico se l’è cavata decisamente meglio, quel voto non mette in risalto le carenze in matematica e fisica … scontentando anche l’insegnante che si adegua ma rimane convinto che quell’allievo sia decisamente scarso nella sua materia.

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  3. Oh !!!! Ce ne hai messo di tempo, ma alla buon ora ….

    E’ da due anni (LINK) che sostengo che quelll’esame dev’essere abolito.

    Non vedo con quale buon senso si pretenda, sulla base di una sola prova, di andare a modificare, di tanto o di poco, il giudizio che i docenti si sono fatti degli allievi dopo averli seguiti costantemente per tutto l’anno.

    Per di più non è un esame che apre le porte a qualcosa.

    L’unica validità è quella di sottoporre i ragazzi ad uno stress-test psicologico in preparazione di quelli che dovrannno affrontare nella vita. Troppo poco e troppo mal concepito per l’enorme costo che comporta.

    Meglio sarebbe destinare quei soldi ad altri fini, visto che la scuola di fondi ne ha sempre tanto bisogno.

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  4. @ frz

    Può darsi che io ci sia arrivata tardi ma la riflessione, attraverso l’esperienza, almeno evita di dare dei giudizi affrettati e spesso privi di fondamento.

    A parte che anche due anni fa non avevo escluso a priori l’abolizione dell’esame, rispetto alla precedente esperienza questa volta ho avuto ancor più la conferma che gli esami possono riservare delle soprese. Diciamo che quest’anno è andata meglio di quanto ci si potesse aspettare a tutti; la volta scorsa invece le sorprese ci sono state anche in negativo. Fatto sta che, come ho più volte detto, il voto dell’esame di per sé tiene conto del curricolo di studi, quindi non è come dici tu: «Non vedo con quale buon senso si pretenda, sulla base di una sola prova, di andare a modificare, di tanto o di poco, il giudizio che i docenti si sono fatti degli allievi dopo averli seguiti costantemente per tutto l’anno». Nell’articolo che ho riportato si metteva in discussione, invece, il voto dell’orale che, al contrario di ciò che accade nei primi due scritti, deriva dalla media tra i voti che ciascun docente attribuisce alla propria disciplina. Funziona così, più o meno, anche la valutazione della terza prova con la differenza, rispetto all’orale, che non verte su tutte le discipline.

    Prima ancora di discutere se sia bene abolire l’esame, quello che si voleva sottolineare era l’incongruenza cui ho accennato e quindi l’eventualità di sostiutire il voto con un giudizio analitico che “descriva” effettivamente lo studente. La cosa migliore, secondo me, sarebbe l’istituzione del portfolio dello studente, già proposto per la scuola dell’obbligo e poi ritirato perché aveva causato polemiche a non finire da parte dei docenti. Ovviamente era una fatica in più non retribuita.
    Per il biennio delle superiori è stata recentemente istituita la “certificazione delle competenze”: potrebbe essere una valutazione da aggiungere al giudizio finale che attesti la preparazione dello studente alla fine della scuola dell’obbligo.

    Tornando all’esame di maturità, personalmente sostituirei le prove scritte con prove di verifica degli apprendimenti intermedie e finale, per aree, ed eventualmente proporrei il solo colloquio per definire il giudizio, non il voto, finale. Il MIUR potrebbe proporre una prova nazionale come test d’uscita.

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  5. Non so se i giudizi affrettati e privi di fondamento siano i miei, ma non capisco come tu faccia a negare che il voto dell’esame rettifica, in più o in meno, di poco o di tanto, quello che sarebbe stato il voto che avrebbero dato, a fini ciclo, all’allievo i normali docenti che, però, si ‘sorprendono’ dei risultati.

    Rendiamo le cose semplici, che sono anche quelle più comprensibili: un bella pagella, con tutti i voti in evidenza, senza nessun esame. Tutto il resto è UCAS (Ufficio Complicazione Affari Semplici)

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  6. @ frz

    Dicevo in generale anche se tu ti ostini ad esprimere giudizi “a pelle” da cui poi non ti schiodi manco a morire. Ma noi due sappiamo benissimo di avere ‘a capa tosta entrambi. 🙂

    Quanto all’osservazione «non capisco come tu faccia a negare che il voto dell’esame rettifica, in più o in meno, di poco o di tanto, quello che sarebbe stato il voto che avrebbero dato, a fini ciclo, all’allievo i normali docenti che, però, si ‘sorprendono’ dei risultati» io ho cercato di spiegartelo ma, visti gli scarsi risultati, ti farò un esempio, dati alla mano. Mettiamo che uno studente abbia ottenuto, alla fine del II quadrimestre, la media del 6,8. Essendo il voto di profitto espresso in decimi e quello di “maturità” espresso in centesimi, se fosse come dici tu allora ci dovremmo aspettare che il voto finale sia 68/100. O no? E, infatti, è no perché è “uscito” con 76/100. Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che ha ottenuto, in una delle prove scritte (rimango sul generico), una valutazione decisamente più alta della media solita (quella in decimi, ovviamente, convertita in quindicesimi) e che al colloquio ha ottenuto un risultato superiore di circa 1 punto e 1/2 rispetto alla media dei voti del II quadrimestre. Ergo: posso negare e, infatti, nego. Ma lo dimostro.

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  7. Va beh, passerò per il ‘generale’ dei giudizi “a pelle” 🙂

    Ti ringrazio dell’esempio, anche se mi pare che la formazione del voto sia, di fatto, più complessa di come la descrivi.

    Ma mi chiedo se sia più significativo quel 68 o quel 76 e se valga la pena di far costare così tanto alla comunità questa rettifica, per la quale, tra l’altro, hanno magari avuto un ruolo determinante i commissari esterni.

    Oltre a tutto, te lo confermo, tutte le volte che mi sono occupato dell’assunzione di neo-diplomati ho voluto sempre approfondire in quali materie il candidato avesse ottenuto i migliori voti nella sua vita scolastica e ben poco mi è semre interessato del voto di matura.

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