L’ELENCO DI STARNONE SULLA SCUOLA LETTO A “VIENI VIA CON ME”: IL TRIONFO DEI LUOGHI COMUNI E DELL’OVVIETÀ


Uno dei noiosissimi elenchi letti durante l’ultima puntata di “Vieni via con me” – programma di Fazio e Saviano vincitore di ascolti per una rete cenerentola come Rai 3 – è opera di Domenico Starnone. Ed è il trionfo dei luoghi comuni e dell’ovvietà, molto lontano dalla situazione della scuola italiana oggi. Si vede che Starnone, ex insegnante e ora giornalista, (ha collaborato e collabora a giornali come L’Unità e Il Manifesto, per cui è stato redattore per le pagine culturali), sceneggiatore (sua, ad esempio, la sceneggiatura del film La scuola, anno 1995, di Daniele Luchetti, e si vede!) e scrittore. Quest’ultima attività gli ha dato lustro ai tempi dell’uscita di Ex cattedra, pubblicato anche su Il Manifesto, in cui racconta la sua esperienza di insegnante negli anni 1985-86, seguito da un’ulteriore pubblicazione per Feltrinelli, la più recente Ex cattedra e altre storie di scuola, in cui, sulla quarta di copertina, descrive il volume come una teca, la custodia di vecchie pagine nate dal gusto di raccontare e dall’amore per la scuola pubblica, un luogo di esposizione per un’esperienza definitivamente conclusa.

Ho letto il libro di Starnone, non sono prevenuta. Per certi aspetti concordo con le sue osservazioni, per altri mi chiedo dove sia questo grande amore per la scuola pubblica e mi rallegro del fatto che quella di insegnante, per lui, sia un’esperienza definitivamente conclusa.
La cosa che mi fa più indignare è che l’elenco, letto da Starnone durante la trasmissione di Fazio, ha iniziato a girare per le scuole e rischia di diventare il vademecum dello studente contestatore, ma molto ignorante, che, pur di andare contro questo governo, impugna la lettera e la stravolge a suo modo. Ovvero, legge nell’elenco tutto ciò che di negativo si dice sulla scuola italiana come se fosse la situazione reale, e tutto ciò che di positivo si osserva come se fosse la scuola ideale, quella che gli studenti vorrebbero e che invece non hanno. Perché? Per colpa di Berlusconi, tanto è sempre e comunque colpa sua. La Gelmini è anche meglio non calcolarla, tanto non pensa con la sua testa ma esegue gli ordini del cavaliere, azzera i suoi pensieri per accogliere quelli del suo mentore. Essì, ormai questo è ciò che si pensa, è ciò che credono anche gli studenti universitari che sono in agitazione contro una riforma che nemmeno conoscono. Non vorrei essere rimproverata anch’io di non pensare con la mia testa, ma sono costretta a condividere il pensiero di Berlusconi quando ha detto: Gli studenti bravi sono quelli che studiano e non protestano. Con questo non si vuol significare che è vietato protestare ma che è doveroso informarsi, leggere, riflettere, ognuno con la propria testa, e poi concludere che non c’è motivo alcuno per protestare. La riforma dell’Università, più di quella della scuola secondaria di II grado, è davvero ottima.

Ma vediamo in che cosa consiste il famoso, e scontatissimo, elenco di Starnone.

1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.
2. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.
3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.
4. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.
5. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
6. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. 3, vai a posto. La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato.
7. La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l’unica vera religione, quella che ti insegno io. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare la testa.
8. La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.
9. La scuola peggiore dice: ah com’era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace, promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio dell’operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.
10. La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.
Da “Vieni via con me” del 29 novembre 2010 (elenco di Domenico Starnone)

Ed ecco il mio elenco:

1. La scuola migliore è quella che valuta i meriti in modo oggettivo. Finché le lodi all’Esame di Stato si sprecano laddove i risultati dell’Ocse smentiscono l’eccellenza, la valutazione non sarà mai oggettiva.
2. La scuola migliore è quella che non boccia se può garantire agli allievi un prosieguo degli studi volto a perfezionare l’apprendimento e a consolidare le conoscenze, competenze e abilità. Promuovere ragazzi con delle evidenti carenze non fa il loro bene ma solo il loro danno.
3. La scuola migliore è quella in cui si permette agli studenti di fare domande a patto che ascoltino le risposte e imparino a rispettare le opinioni altrui.
4. La scuola migliore è quella in cui anche chi sembra nato solo per zappare sia messo in condizione di imparare ad esprimere concetti elaborati, ad usare la testa per aspirare ad occupazioni future anche manuali, purché al “lavoro delle braccia” si accompagni anche quello della mente.
5. La scuola migliore è quella in cui si riesce a far apparire facile anche ciò che superficialmente e sulla base dei pregiudizi viene catalogato come difficile.
6. La scuola migliore è quella che si mette in discussione prima ancora di discutere se un allievo meriti un 3 in matematica o in qualsiasi altra materia.
7. La scuola migliore è quella che insegna sempre a pensare autonomamente, a fare delle scelte in base alle proprie attitudini. Rimane il fatto che deve dare un modello di comportamento senza per questo mortificare le aspirazioni individuali.
8. La scuola migliore è quella che non si va a riprendere chi le è stato tolto perché sarebbe un’impresa impossibile. Può, tuttavia, cercare di convincere chi non apprezza il suo operato che la strada più percorribile è quella della conoscenza, non la strada fatta di asfalto e macchiata di sangue.
9. La scuola migliore è quella in cui la serenità di giudizio è la garanzia di una valutazione in base ai meriti degli studenti e non al 730 dei genitori.
10. La scuola migliore è quella che insegna a dare un senso a quello che si fa in classe e ad apprezzarla più di qualsiasi giorno di “vacanza” rubato.

Di fronte all’elenco di Starnone, tuttavia, mi sento di fare delle osservazioni.

Prima di tutto, non si deve fare di tutta l’erba un fascio: le realtà scolastiche in Italia sono tali e tante per cui è quasi impossibile parlare di “scuola italiana”.

In secondo luogo, non capisco perché la scuola migliore debba essere quella che non boccia. Se mi rivedo nei panni di liceale, ricordo che il mio professore di Latino e Greco era temuto dai ragazzi e apprezzato tantissimo dai genitori perché “picconava”, ovvero non era di manica larga con i voti. Se non studiavamo, ci beccavamo le insufficienze e lui era bravo perché severo. Ora che sono un’insegnante, i ragazzi che hanno un profitto insufficiente sono quelli che non hanno dei bravi insegnanti perché se la classe va male non è colpa degli studenti che non si applicano, ma dei docenti che non fanno il proprio dovere. C’è qualcosa che non va: quando ero al liceo se non studiavo (è solo un’ipotesi perché in realtà ho sempre studiato) era colpa mia e il mio prof era bravo; ora se i miei allievi vanno male in Latino (anche questa è solo un’ipotesi …) è colpa mia perché non sono una brava prof (idem). Ma è sempre e solo colpa mia?

Infine, pur ammettendo che la scuola migliore sia quella che non perde per strada delle “buone teste”, rimane il fatto che se abbiamo le classi costituite da 27-30 allievi, venire incontro alle difficoltà del singolo è praticamente impossibile. Da questo punto di vista il fallimento, però, non è degli insegnanti, ma dell’istituzione. Forse si spera che con i famosi “premi al merito” annunciati dalla Gelmini la situazione possa cambiare? Se agli insegnanti sarà riconosciuto il merito in base ai risultati dei loro allievi, non sarà difficile assistere ad un miracolo: tutti diventeranno dei geni … altro che zappatori!

Visto che ne ho parlato a scuola con i miei allievi, ecco il video di una scena dal film “La scuola” di Daniele Luchetti: “Oddio è caduto Vasco!”

E per dimostrare che le idee di Starnone sulla scuola sono rimaste ferme al 1995, ecco “Nato per zappare”

27 pensieri riguardo “L’ELENCO DI STARNONE SULLA SCUOLA LETTO A “VIENI VIA CON ME”: IL TRIONFO DEI LUOGHI COMUNI E DELL’OVVIETÀ

  1. Capisco che ti sei voluta sfogare e hai fatto benissimo, anche se stai facendo la guerra col fucilino spara tappi, contro i carri armati. Voglio dire con questo che tu potrai al massimo fartri leggere dai tuoi allievi e da qualche centinaio di lettori, mentre lui colpisce 9-10 milioni di persone con la forza della TV.

    Ma questo è stato il leit motiv e la vergogna di tutta una trasmissione alla quale è stato consesso di fare propaganda politica, spesso con mezzucci di basso livello e di facile presa sugli allocchi, senza concedere alcun diritto di replica.

    Questa è stata ed è la cricca di Rai3.

    Vedo solo con piacere che l’audience della quarta puntata è sceso rispetto alla precedente, invece di fare l’atteso boom. Segno che molti ne hanno avuto le p….e piene e hanno usato il telecomando.

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  2. @ frz

    Caso strano, ma facendo zapping ho assistito in diretta alla lettura dell’elenco di Starnone. L’avevo ignorato. Ma quando ho visto che il famigerato elenco sta facendo il giro delle scuole, allora non ci ho visto più. Ho scritto più o meno le stesse cose che ho detto ai miei allievi, così come ho spiegato loro che la nostra è “un’isola felice” di cui non hanno davvero motivo di lamentarsi. Mi hanno dato ragione ed è quello che mi interessa.

    Quanto ai lettori, è evidente, e lo sai anche tu visto che sei un blogger, che quando si scrive su un blog non si ha la pretesa di avere la stessa audience di Vieni via con me. Ma se scrivessimo solo per essere letti, allora non scriveremmo più.

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  3. Ciao, il tuo commento sul mio blog non si vede, non lo so perchè, solo io lo posso vedere. Così ti rispondo qui e ti dico che hai ragione, hai capito che volevo dare il senso della follia, restare a galla nonostante tutto, non impazzire anche se tutto ti spinge a farlo. Ho capito che tu non sei un fan di “Vieni via con me” mentre Loretta è una sostenitrice accanita. Io mi trovo nel mezzo tra le vostre posizioni: ci sono delle cose che mi sono piaciute ed altre no.

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  4. Gentile Prof.ssa.
    Con dispiacere mi avvedo che vi sono insegnanti che si riducono a concordare sull’affermazione, quella sì scontata, oltre che sempliciotta, per cui “gli studenti bravi sono quelli che studiano e non protestano”. Se l’elenco di Starnone si ferma, a suo dire, al 95, temo che questa visione manichea fra studenti bravi e accondiscendenti e studenti contestatori e dunque svogliati e fessi a prescindere risalga, perlomeno, al ’68.
    La cosa che mi sorprende di più, tuttavia, è la superficialità con cui lei bolla l’elenco di Starnone come “il trionfo dei luoghi comuni e delle ovvietà”, per poi stilarne uno suo personale che, glielo confesso, ad un attento esame filologico, mostra in alcuni punti di essere in piena sintonia con Starnone (!), in altri, a parer mio, di aver completamente travisato il senso dell’elenco esposto nella trasmissione.
    Al punto 2, per fare un esempio, l’enfasi di Starnone ovviamente (come rammenterà dal film La Scuola che lei cita) è sulla tendenza inveterata degli insegnanti a “tararsi sui bravi”, cosa che di per sé significa ridurre le possibilità di apprendimento di chi ha più difficoltà! Se lei anziché cogliere questo nesso parla della necessità di bocciare quando è necessario, semplicemente, va fuori tema. Al punto 8 invece, se ci riflette un attimo con calma, quello che lei ha detto è quasi una parafrasi di quanto letto da Starnone (che ovviamente si è espresso per iperboli, per esigenze di brevità e di comunicazione televisiva): affermare demagogicamente che è impossibile per la Scuola riprendere chi le è stato tolto per poi dire che si deve “cercare di convincere, ecc. ecc.” è giocare con le parole e fare inutili sofismi (non le si voleva chiedere di recitare in Mission Impossible insomma, tranquilla!).
    Ciò premesso, non capisco, davvero, la sua presa di posizione contro un elenco così scontato, come dice lei, da essere sacrosanto! In un discorso sulla scuola lei tira in ballo troppe volte la politica: che stia inconsapevolmente “ridirezionando” alcuni suoi convincimenti politici sul luogo di lavoro? Dio non voglia.
    Quanto alla valutazione oggettiva, per applicarla nella Scuola bisognerebbe conoscerla.
    La realtà della Scuola Italiana, ha ragione lei, è assolutamente frastagliata. Ma alcuni punti disastrosi sono comuni: uno di questi è la pressoché totale assenza di competenze docimologiche nei nostri insegnanti (e spesso negli ambiti ministeriali!). Come si può sperare in una valutazione oggettiva, se nessuno viene formato alla docimologia? E vogliamo parlare della valutazione degli insegnanti (che certo non si basa, solo, sul rendimento degli alunni)?! Horribile dictu, vero?!
    Un’ultima considerazione.
    Mi viene da chiedermi, occupandomi da 7 anni oramai di formazione degli insegnanti, quali competenze relazionali possano appartenerle, a giudicare dai toni aspri e da alcuni giudizi che mi sembra lascino trapelare un certo rancore nei confronti del mondo degli studenti.
    Ed ecco un altro punto chiave: fin quando nel nostro paese si penserà che per insegnare è condizione sufficiente avere padronanza dei contenuti da trasmettere, la nostra Scuola sarà sempre una piccola scuola.
    Scuola popolata da tanti insegnanti, di certo sottopagati, sicuramente poco considerati, ma tante volte selezionati senza le giuste competenze socio-relazionali, che invece costituiscono l’ossatura principale del mestiere
    Cordialmente
    LB

    P.S. Consiglio la lettura di Guido Petter, Il mestiere di insegnante. Aspetti psicologici di una delle professioni più interessanti e impegnative, Giunti Editore, Firenze, 2006. Qui una interessante recensione.

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  5. @ Luigi Bruschi

    Mi spiace constatare che Lei non abbia letto con attenzione il contenuto del mio post: quando ho scritto che «Gli studenti bravi sono quelli che studiano e non protestano.» ho anche precisato che « Con questo non si vuol significare che è vietato protestare ma che è doveroso informarsi, leggere, riflettere, ognuno con la propria testa, e poi concludere che non c’è motivo alcuno per protestare». Lei sarà pure un formatore (e non so se sia mai stato anche un insegnante), ma io a scuola ci vivo e da molti anni, vedo con i miei occhi quelli che fanno sciopero e nemmeno conoscono il perché, seguono semplicemente la massa. Se ci fosse più serietà e voglia di informarsi e di discutere, sarei la prima a sostenere le proteste studentesche. Purtroppo, però, la maggior parte degli studenti sciopera per perdere una giornata di lezione, saltando qualche compito e/o interrogazione, e anche quando occupano le scuole o fanno autogestione, una piccolissima e insignificante percentuale ci crede davvero, la stragrande maggioranza se ne sta a bighellonare per i corridoi, invade il bar della scuola (se c’è) riempiendosi la pancia, gioca a pallone in palestra, se il tempo è bello nel parco o nel cortile, oppure sta in aula a giocare a carte. Se questo si chiama protestare, allora sono io che non ho capito nulla. C’è da aggiungere che, se sciopero io mi decurtano lo stipendio, quindi ne subisco un danno, quando scioperano gli studenti ne ottengono solo un gran vantaggio.

    Un’altra cosa non ha ben compreso: io contesto l’elenco di Starnone nel momento in cui cerca di far passare il messaggio secondo il quale la scuola peggiore è in essere mentre quella migliore è un ideale. Anche questo l’avevo spiegato. Mentre il mio si basa su ciò che già c’è, forse non in tutte le realtà scolastiche, ma in buona parte di esse. In altre parole, l’elenco di Starnone non solo si basa su luoghi comuni ma è anche demagogico. Il mio, invece, è il risultato di osservazioni fatte sul campo. Mentre io insegno ancora, lui no. E qui sta la differenza. E poi non si può rimanere indifferenti di fronte ad una persona schierata politicamente che vuol gettare del fango sulla scuola per colpire indirettamente, implicitamente e subdolamente, un governo che, evidentemente, giudica incompetente.

    Lei non sa nulla di me. Non mi conosce, non conosce i miei allievi, non sa quello che dico e faccio a scuola, eppure si permette di insinuare: “In un discorso sulla scuola lei tira in ballo troppe volte la politica: che stia inconsapevolmente “ridirezionando” alcuni suoi convincimenti politici sul luogo di lavoro?” Il punto di domanda e l’esclamazione finale “Dio non voglia” sono puramente retorici. Vede, io sono sempre stata convinta che la scuola debba essere super partes; purtroppo sono gli altri che utilizzano la scuola per la strumentalizzazione politica. Io, nel post, mi sono limitata a fare dell’ironia, rifacendomi a quelle che sono le opinioni comuni di certi schieramenti. Ma, evidentemente, l’ironia Lei non sa coglierla.

    Riguardo alla valutazione, Lei conosce le mie competenze in ambito docimologico? No, non sa nulla, anche perché non ho pubblicato il mio “curriculum vitae”, non ho interesse a farlo. Il mio blog non è un blog didattico ma se parlo di scuola, lo faccio con cognizione di causa.
    E poi, Lei conosce la mia didattica? Sa come insegno, con quale metodo? Sa se, nella valutazione, tengo conto solo del profitto o mi preoccupo di dare un giudizio in base ad altri parametri? Lei non sa che, da anni, mi occupo anche dello Sportello di ascolto e sugli aspetti relazionali sono piuttosto informata. Quindi la sua osservazione su «quali competenze relazionali possano appartenerle, a giudicare dai toni aspri e da alcuni giudizi che mi sembra lascino trapelare un certo rancore nei confronti del mondo degli studenti», appaiono del tutto fuori luogo e prive di ogni fondamento. Anzi, direi che i “toni aspri” e il “rancore” li veda solo Lei.

    Dando un’occhiata al Suo blog, però, mi è apparso tutto chiaro. Lei, formatore degli insegnanti da ben sette anni (io insegno da ventisette anni, guardi un po’), dedica ben poco spazio alla scuola e ai problemi cui devono andare incontro ogni giorno gli insegnanti. Moltissimo spazio dedica, però, alla politica, ovvero a Berlusconi e ai gossip correlati. Peccato, perché la Sua esperienza potrebbe essere molto utile a noi poveri insegnanti che brancoliamo nel buio, potrebbe illuminarci.

    Mi dispiace ma io non mi lascio indottrinare né da Saviano, né da Fazio né tantomeno dagli illustri ospiti che hanno partecipato alla loro trasmissione, tutti schierati e liberi di dire la loro senza subire obiezione alcuna. Mi viene in mente quello spot in cui si chiede: “Ti piace vincere facile?”. A me no, e come vede sono qui a discutere con Lei nonostante io abbia perfettamente capito che secondo Lei non faccio parte di quella schiera di bravi insegnanti che davvero possono cambiare la scuola. No, io sono ancorata a quella “visione manichea” di sessantottina memoria (per chiarire: ai tempi io frequentavo le elementari).

    A proposito delle competenze relazionali, non è Lei che, in un Suo post, ha scritto “saper comunicare in modo adeguato, non agire in base a pregiudizi, mantenere un equilibrio nel trattare gli altri con imparzialità ed uguaglianza,”? Be’, forse è il caso che rifletta un po’ su quello che Lei stesso ha scritto.

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  6. P.S. Grazie per il consiglio di lettura. Al di là delle Sue intenzioni, non lo prendo come un invito ad imparare il mestiere di insegnante , ma come un invito ad approfondire le mie conoscenze. Non sono così presuntuosa da sostenere di non avere più nulla da imparare: nella nostra professione l’autoaggiornamento è un obbligo morale.

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  7. Mi sono permessa di leggere i commenti di Bruschi ed i tuoi Marisa: che dibattito acceso!!! Altro che dialogo siete delle iene!!!! 😀

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  8. Gentile Professoressa.
    Capisco bene il suo risentimento.
    So di avere espresso giudizi volutamente provocatori, per innescare la scintilla dell’autocritica (le assicuro che è stata molto più tranchant lei nei confronti di Starnone di quanto io lo sono stato con lei!).
    Allo stesso modo so bene cosa NON ho detto. E non ho detto, ad esempio, che lei non ha competenze docimologiche. Quello non posso certo saperlo. Mi sono azzardato (senza alcuna pretesa di verità, sarebbe alquanto sciocco da parte mia!) ad istillarle il dubbio sulle competenze relazionali (sulle quali purtroppo non basta “essere informati”), perché, se ci vuole credere, dal suo post traspaiono, come ho già detto, toni amareggiati, talvolta indignati, quando non addirittura denigratori. Come traspare anche, sempre a mio parere, una certa frustrazione in alcune tematiche cardine della scuola: quando lei si chiede “ma è sempre e solo colpa mia?” cosa le si dovrebbe rispondere? Un conto è il disastro nel patto scuola-famiglia (che si è distrutto e dunque non esiste più), che porta troppo spesso i genitori a vedere gli insegnanti come nemici e a fare guerriglie contro di loro, un altro conto è l’inveterata abitudine (molto italiana, aggiungerei) di insegnanti o formatori di considerare che se il messaggio non passa è perché l’alunno è di coccio.
    Mi fa piacere la sua precisazione sulla dicotomia manichea, fatto sta che ha detto lei di “condividere”. E per di più non si capisce perché lei è così certa che il documentarsi da parte degli studenti porterebbe a capire che non c’è nulla da protestare! Temo che la questione sia un po’ più complicata!
    Il fatto che nell’elenco di Starnone poi si intenda dire che la Scuola peggiore è in essere e quella migliore è l’ideale è una forzatura da ascrivere alla sua esegesi personale. La scuola peggiore è in essere come quella migliore e viceversa. Di insegnanti eccellenti ce ne sono, eccome: microrealtà, microcosmi. Perché come abbiamo convenuto non esiste una scuola, ma migliaia di scuole (quasi una per insegnante, mi verrebbe da dire). E questo certo non garantisce quel “modello educativo” (che in quanto modello dovrebbe contenere degli elementi standardizzati trasversali) che pure lei dice di auspicare. E mi creda: nonostante potesse sembrare (e se è stato così mi assumo le mie responsabilità comunicative!), non intendevo ipotizzare che lei non è una buona insegnante (per gli stessi motivi che lei ha rammentato). Il discorso sulle competenze relazionali era, anche quello, una provocazione dovuta all’esperienza: quando si ha troppa rabbia dentro, questo benedetto mestiere diventa ancora più complesso di quanto non sia già!
    Una battuta sullo sciopero, poi me la consenta: il fatto che a lei viene sottratto lo stipendio in caso di sciopero mentre agli studenti, non mi pare di per sé un argomento decisivo sulla questione, che, se ribaltata, potrebbe diventare scherzosamente e paradossalmente “gli studenti non sono pagati per tutti i giorni di presenza, lei sì”…!
    Di nuovo, su Starnone, riesce fuori il discorso politico. E ribadisco: se lei è avvelenata con chi ce l’ha col governo, non potrebbe in tal caso venir compromessa un po’ di quella imparzialità e al contempo venir alimentati un po’ di pregiudizi che ha messo in campo citando la mia frase?!
    Aggiungo che avrei preferito non parlare di politica, in questo nostro scambio dialettico e professionale, e credo di aver tentato di parlare di contenuti: perché lei l’ha ributta necessariamente in politica?!
    Nel mio blog, in ogni caso, perdoni la franchezza, non credo debbo dar conto a lei di cosa scelgo di trattare oppure no!!!
    Formare gli insegnanti è il mio lavoro e credo di dare il mio contributo alla causa della scuola e di chi insegna tutti i santi giorni dell’anno. Il blog è uno svago: dicono non sia salutare continuare a lavorare oltre l’orario di servizio (7.30-18.30, solitamente, per me: tranne oggi costretto a casa da un malanno!).
    Nonostante questo, se lei avesse domande da farmi, sarò ben lieto di risponderle: non mi tiro mai indietro davanti alle tematiche della formazione e dell’istruzione (ed anzi le confesso che intrattengo una fitta corrispondenza quotidiana con moltissimi dei miei “ex-allievi” insegnanti: circa 250 all’anno… lascio a lei il calcolo).
    Se ha curiosità dunque, sono qui: anche se temo che il mio essere antiberlusconiano, alla faccia dei pregiudizi di cui lei più o meno velatamente mi accusa, significhi per lei, a dispetto della mia professione, non avere alcuna voce in capitolo!

    Un’ultima cosa al riguardo. Lei ha detto: “io non mi lascio indottrinare né da Saviano, né da Fazio”, ecc. ecc.

    Un buon insegnante sa che c’è da imparare sempre e comunque.
    Da tutti.
    Soprattutto, mi permetta, da chi non la pensa come noi.

    Ed è per questo che le assicuro, come lei mi ha consigliato, che rifletterò su quello che ho scritto e detto, perché non c’è apprendimento che tenga senza volontà di mettersi in discussione (che è una prospettiva diversa dal semplice aggiornarsi).
    Come mi auguro faccia e farà anche lei.

    Buon lavoro e buon blog.

    E grazie per lo spazio che mi ha concesso.

    LB

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  9. @ Luigi Bruschi

    Nessun risentimento: Lei ha attaccato, io mi sono difesa. E non direi affatto che Lei sia stato meno tranchant di quanto lo sia stata io con Starnone e il suo elenco.

    Fin dall’inizio del Suo commento era chiaro che Lei non apprezzasse il mio modo di vedere le cose e, soprattutto, il fatto che non stravedessi per la trasmissione di Saviano e Fazio come gli altri milioni di persone che l’hanno vista, goduta, elogiata ecc. La mia voce è fuori dal coro, ok. Ma non per questo è così scontato che sia io a non capire come stanno le cose riguardo alla scuola italiana.

    È vero che Lei, parlando della docimologia e di altre cose “tecniche”, non si è riferito a me direttamente, ma era evidente che mi stesse attaccando per vie traverse. Se ho frainteso, mi scuso. Lei ha frainteso molte cose, gliel’ho fatto notare ma è rimasto della stessa opinione. Pazienza.

    Noto, con un certo rammarico, che non riesce a capire quando assumo un tono ironico. D’altra parte, è normale che per iscritto, venendo a mancare il linguaggio non verbale, cogliere l’ironia sia difficile.

    Mi dispiace contraddirLa, ma davvero dalle trasmissioni come Vieni via con me credo di non aver nulla da imparare. Ciò non significa, come ho precedentemente detto, che sia convinta di sapere già tutto e di non aver bisogno di imparare cose nuove. Sceglierò io, se Lei permette, i luoghi, le persone, i modi e i tempi per il mio arricchimento personale e professionale.

    La invito a leggere alcuni dei post dedicati alla scuola: scoprirà che né rabbia né rancore né amarezza né indignazione né denigrazione traspaiono da ciò che scrivo sulla mia esperienza nelle aule scolastiche, nei rapporti con i miei allievi e con le loro famiglie. Io amo profondamente il mio lavoro e, anche se ogni tanto mi permetto di ironizzare – quando scrivo, intendo -, cerco di non farmi contagiare dal malumore, dal senso di impotenza, da quel clima funereo che si respira nella scuola di questi tempi. Se ogni tanto mi sfogo – sempre sul blog, intendo – è perché sono stufa di sentire accuse infondate nei nostri confronti. Gli insegnanti qua gli insegnanti là, hanno tre mesi di vacanza, lavorano quattro o cinque ore al giorno e amenità del genere. I soliti luoghi comuni, insomma. È un peccato che la gente sprechi tanto fiato per pontificare quando non ha nemmeno la più pallida idea di ciò che sta dicendo.

    Infine, se avrà la compiacenza di leggere qualche altro post sulla scuola, mi faccia pure notare, dopo un attento esame filologico (guardi un po’, per formazione sono una filologa!), se mi sono contraddetta oppure ho fallito in ambito esegetico. Non mi offendo, sa. E non dubiti che, se avrò bisogno di qualche consiglio, mi affiderò al Suo prezioso contributo, elargito spontaneamente, anche se Lei è antiberlusconiano. Questo, almeno per me, non è un problema, a patto che ci sia un reciproco rispetto delle opinioni.

    @ Psycho-Trutzy

    Permettiti pure, ci mancherebbe. Il blog è pubblico e non c’è alcun segreto tra me e i miei commentatori.

    I dibattiti accesi sono la mia passione, ma non mi sento una iena. 🙂

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  10. … Mi fa davvero piacere apprendere (vede, almeno una cosa l’ho appresa anch’io dal nostro dialogo!) che la sua formazione è filologica, proprio come la mia (filologia greca, per la precisione: potrà divertirsi a trovare in rete alcune delle mie pubblicazioni “giovanili”, se ne avrà voglia!).
    Mi fido se mi dice che nei suoi post lei usa abitualmente toni pacati e distesi: sarà mia cura verificare, visto che mi invita a farlo!
    Riguardo l’ironia, CNV mancante a parte, non sempre si è in vena di coglierla quando in un dibattito si ritengono altamente stridenti con le proprie alcune convinzioni dell’interlocutore. Lei dice di avermi fatto notare alcuni miei fraintendimenti. Può darsi. Io continuo a pensare tuttavia (non ho cambiato idea su questo, proprio no) che per definire l’elenco di Starnone “un trionfo dei luoghi comuni”, ci vuole una certa dose di pregiudizio (e stavolta non parlo di politica). Esegesi (sempre personale, ovviamente) che vedo avvalorata dalla sua tirata contro chi parla male degli insegnanti (tirata comprensibile, ma a mio giudizio pericolosa se poi viene utilizzata come metro di giudizio delle affermazioni altrui). Ovvio che la fatica quotidiana di sentirsi sempre additati pesi e non poco. Ma questo non deve far indulgere, come a me è parso, nell’innalzare barricate a prescindere su concetti, lo ripeto, tanto scontati quanto sacrosanti (per la serie: l’equazione ciò che è ovvio è falso non sempre funziona).
    Sulla docimologia, lo ribadisco, non ce l’avevo con lei (perché realmente non posso nemmeno immaginare quali siano le sue competenze in materia!), bensì col “sistema” che taglia fuori una fondamentale parte della formazione degli insegnanti, per poi produrre gli obbrobri scolastici dei voti in scala numerica (per lo più usati in modo qualitativo!) che poi finiscono naturalmente per essere mediati in modo quantitativo, producendo sfaceli e confusioni anche nelle menti più sane dei disgraziati giovani d’oggi (fra l’altro avevo introdotto il concetto della valutazione degli insegnanti, su cui lei ha glissato: cosa ne pensa?!).

    Mi chiedo a questo punto se i suoi lettori si staranno annoiando…!
    Glielo dice lei che le dispute tra filologi sono fra le più accese ed insidiose di tutta la storia della letteratura?

    Le auguro buona notte (senza ironia!)

    LB

    P.S. Spero non le dispiaccia se insisto a non scrivere in maiuscolo la forma di cortesia. Sappia che non lo faccio per attenuare il mio rispetto nei confronti della sua persona: provocazioni a parte (la mancanza della CNV limita la comprensione dell’ironia, figurarsi quella delle provocazioni!), semplicemente, non è nel mio stile!

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  11. Gentile Professoressa.
    Mi fa davvero piacere sapere che la sua formazione è filologica: finalmente un punto in comune (per quanto mi riguarda filologia greca e latina, per la precisione: potrà divertirsi a scovare in rete alcune mie pubblicazioni giovanili su Eschilo, Sofocle, Alcmane, se ne avrà voglia!).

    Tuttavia, le dico onestamente che il suo giudizio sulla trasmissione di Fazio e Saviano continua a suonarmi preconcetto e palesemente affetto da pregiudizi: cosa ci sia da essere così contrari ai contenuti della trasmissione, di fatto, continuo a non comprenderlo, né a vederlo argomentato in modo lineare, salvo leggere una stroncatura generale per via di una connotazione del programma che a lei pare politicizzata (il bello è che Saviano è per sua stessa ammissione uomo di destra!) e per il vizio dell’assenza di contraddittorio, che non si vede cosa c’entri con una trasmissione televisiva (mi perdoni, ma Vittorio Sgarbi in Sgarbi Quotidiani aveva un contraddittorio? E Giuliano Ferrara ai tempi di Radio Londra aveva un contraddittorio? E Enzo Biagi aveva un contraddittorio? Per quale stortura intellettuale siamo arrivati al punto in cui per esprimere un’opinione bisogna essere obbligati ad avere contestualmente rappresentata l’opinione contraria?! Francamente non lo capisco).

    Lei dice di avermi fatto notare alcuni fraintendimenti che, mi sembra di intuire, dovevano farmi cambiare idea (infatti si rammarica che questo non sia avvenuto). Fatto sta che non credo che né io né lei siamo qui per convincere definitivamente l’altro. Tendo (non sempre riuscendoci, come tutti, credo) di interpretare qualsiasi confronto come un rapporto win-lose. Se le nostre riflessioni aiuteranno l’altro anche solo a “dubitare”, avremo vinto entrambi.
    Ecco perché ho parlato delle mie come di provocazioni. Del resto glielo concedo, se l’ironia è difficile da intendere in assenza di CNV, figuriamoci le provocazioni!
    E nonostante tutto mi spiace, come mi fa notare per la seconda volta, di non riuscire a seguirla sui binari dell’ironia. Sicuramente “non riesco a capire”, come dice lei. O magari non mi sento particolarmente in vena di cogliere l’ironia di fronte ad alcune dichiarazioni che avverto come pretestuose e, persino, glielo confesso, in qualche modo perniciose.

    Davvero non credo, infatti, che faccia bene alla scuola stroncare l’elenco di Starnone. L’equazione “ovvio”=”fallace” (ammesso che l’elenco possa correttamente definirsi “ovvio”) non è affatto così scontata come lei sembra sostenere.
    Personalmente continuo a ritenere che avrebbe reso un migliore servigio alla causa scolastica non scrivendo “contro”, ma scrivendo “su”. La contrapposizione a tutti i costi, spesso, causa tensioni inutili ed è l’anticamera del fraintendimento.
    Tanto più che come le ho scritto, non mi sembra affatto che le sue idee siano così tremendamente in opposizione con l’elenco di Starnone.
    Ma tant’è: se preferisce stroncare, anziché valorizzare ed aggiungere ad un valore presente – per quanto piccolo – il suo personale valore, è ovviamente padrona di farlo (come lo è di scegliere “modi, persone, luoghi e tempi” per il suo arricchimento personale, ci mancherebbe: le sembrava avessi detto il contrario?!).

    Ciò detto, le ribadisco che sulla questione docimologia non mi riferivo a lei (su cui non ho elemento alcuno per ipotizzare le sue competenze al riguardo), ma al “sistema scuola” che tralascia di formare gli insegnanti in un settore fondamentale come quello della valutazione, da cui dipendono dimensioni chiave per un qualsiasi studente, quali l’autostima, l’autoefficacia, la corretta visione delle proprie performances e la consapevolezza delle aree di miglioramento, ecc. ecc. Già solo il fatto che ci troviamo in un sistema scolastico che prevede il ricorso alle scale numeriche usate per lo più qualitativamente, salvo poi mediare quantitativamente (e inconsapevolmente!) i vari voti, la dice lunga sulla situazione italiana riguardo a questa tematica.

    Mi viene da chiedermi, a questo punto, se comincio a tediare i suoi lettori!

    Glielo dice lei che le dispute accademiche fta filologi sono fra le più accese ed accanite che la storia dell’uomo ricordi?!

    Le auguro buona giornata

    Cordialmente

    LB

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  12. … Non comparendomi il commento di ieri sera, stamani ne ho scritto uno nuovo per risponderle!
    Mi scuso per la ridondanza… Dalla “conflatio” fra i due, tragga pure i concetti che più le interessano!!!

    LB

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  13. @ Luigi Bruschi

    Mi spiace che “tiri tardi” per rispondermi ma mi fa molto piacere di essere nei Suoi pensieri la mattina presto! Nel frattempo, spero Lei abbia dormito. 🙂
    Non si preoccupi per i miei lettori: se hanno voglia di seguire la discussione, bene, altrimenti possono sempre voltare pagina. Potrebbero intervenire anche loro, però.

    Io sono laureata in Filologia e Critica dantesca, per la precisione, ma all’università, essendo amante delle lingue, ho fatto esami di Filologia Italiana e Romanza, oltre che di Storia della Lingua, Glottologia e Linguistica generale. Purtroppo, essendomi inizialmente iscritta a Lingue Moderne, quando sono passata a Lettere ho scelto la Filologia moderna perché nel frattempo avevo perso la pratica con il greco. Me ne rammarico molto ma, d’altronde, gli errori si fanno e si pagano. C’est la vie!

    Visto che noto, sempre con piacere, che il tono della conversazione è cambiato, vorrei chiudere la polemica sul famoso elenco: Lei rimarrà della Sua idea ed io della mia. Tengo a precisare che io non trovo le mie dichiarazioni pretestuose e perniciose: ho detto, e lo ripeto, che Starnone è rimasto fermo al 1995 e l’elenco è ispirato, punto per punto, alla sceneggiatura del film La scuola che pure ho visto e non mi è dispiaciuto. Però dalla finzione alla realtà c’è una grande differenza. Se secondo Lei non argomento a dovere i motivi che mi spingono a non apprezzare una trasmissione come Vieni via con me, allora si vede che, come molti altri, anche per Lei è una ventata di novità ed una trasmissione altamente culturale. Se, sempre secondo Lei, non c’è bisogno di contraddittorio, visto che nemmeno Sgarbi ce l’ha o Biagi ce l’aveva, allora Le dirò che le trasmissioni da Lei citate erano e sono dei one man show molto diversi dal programma di Fazio. Che, poi, Saviano, sia uomo di destra mi giunge nuova. Io ho letto il contrario. Ad ogni modo, non sarà un caso se il programma è stato apprezzato in particolar modo dalle persone politicamente schierate a sinistra. Almeno, è ciò che ho letto qui e là.

    Non ho volutamente glissato sulla valutazione degli insegnanti. Anche ora non replico commentando punto per punto per mancanza di tempo. In ogni caso, il problema della valutazione dei docenti è un problema reale e io non ne sono affatto contraria. Gli strumenti annunciati dal ministro per i famosi premi al merito mi lasciano alquanto perplessa. Comunque ho scritto qualcosa a proposito QUI.

    Le auguro una buona serata e mi scusi se il commento è stringato ma ho due pacchi di compiti da correggere che mi aspettano.

    P.S. Lei può usare lo stile che desidera, comunque io credo che la forma di cortesia, in quanto tale, non possa adattarsi ad uno stile personale, per cui si può scegliere se usarla o meno.

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  14. Gentile Prof.ssa.
    Sulla complessità dell’uomo Saviano (che dichiara lui stesso di essersi formato su autori “conservatori”) rimando ad un’intervista rilasciata a Panorama che può leggere QUI.
    Spero si stupisca almeno un po’ (magari alle osservazioni delle responsabilità delle giunte meridionali di sinistra!) e, magari, che riesca a considerare con maggiore equanimità lo scrittore campano.

    Ciò detto, il fatto che i programmi da me citati fossero degli one man show nulla toglie al principio da me esposto (anzi a parer mio lo rafforza!): l’importante è che vengano rappresentate tutte le opinioni in assoluto, non in ogni singolo programma.
    Sul fatto poi che il programma sia piaciuto più a sinistra, questo è vero ed è la grande sconfitta, sempre a mio giudizio, di questo paese. Fino a quando alcuni valori fondamentali (almeno a parole) saranno considerati (o “percepiti”) SOLO di sinistra, il nostro paese non sarà mai una democrazia compiuta. E’ per questo che guardo con favore ad un Gianfranco Fini che, nonostante i suoi trascorsi, sta tentando di costruire una destra valoriale. E mi auguro con tutto il cuore che vi riesca. Anche perché il gioco dell’alternanza, in una democrazia, è fondamentale e conta più delle appartenenze: chi sbaglia paga, va a casa, e si prova con lo schieramento opposto. Ovunque funziona così. E deve funzionare così. Noi invece continuiamo a giocare sempre e comunque ai Rossi e Neri: e questo è segno di grande immaturità politica. Su questo nostro vizio, ho scritto qualcosa QUI.

    Mi auguro che il peso dei compiti non l’abbia sfinita! E questo è uno dei tanti motivi per cui il luogo comune dell’insegnante “fannullone” è una colossale panzana (me lo conceda: per la mia esperienza, luogo comune molto più di destra, che di sinistra, purtroppo… 😉 ).

    Le auguro buon week-end.

    LB

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  15. Cara Marisa e caro sig. Bruschi

    Ho cercato di seguire la vostra dotta discussione su concetti quali la formazione filologica greca e latina, le competenze in ambito docimologico, la dicotomia manichea, etc, che però trascendono le capacità di comprensione di un povero ragioniere come me  e, probabilmente, anche  quella della maggior parte dei non addetti ai lavori che , peraltro, poi, son quelli che  mandano i figli a scuola e che dovrebbero capire che cosa ci vanno a fare.

    Io, da buon ragioniere guardo i risultati e i numeri dicono che i questi sono mediamente sconfortanti nel contesto internazionale (test PISA), originano dai primi anni di scuola (test Invalsi)  pur lasciando spazio a qualche rara eccellenza (Olimpiadi di Matematica).

    In questo contesto c’è da chiedersi se l’elenco di  Stanone proclamato davanti a dieci milioni di persone sia da prendere come la Nuova Bibbia della Scuola Moderna, o come un elenco di luoghi comuni e di ovvietà, come dice Marisa, o come un elenco di cazzate populistiche e buonistiche, come dico io.

    Non v’è dubbio alcuno che quando Stanone dice “la scuola peggiore è” intenda formulare un preciso atto d’accusa sulla scuola attuale (se no che lo dice a fare?) e quando dice “la scuola migliore è” voglia dire “adesso ti dico io come dovrebbe essere”; mi sono allora chiesto quali siano i messaggi di fondo di questo nuovo decalogo. Eccoli:

    –  Poverino, è la scuola che non ti capisce

    1. La scuola peggiore è quella che si limita a individuare capacità e meriti evidenti. La scuola migliore è quella che scopre capacità e meriti lì dove sembrava che non ce ne fossero.

    – I prof sono scansafatiche di merda che vogliono solo far poco e aver la vita facile

    2. La scuola peggiore è quella che esclama: meno male, ne abbiamo bocciati sette, finalmente abbiamo una bella classetta. La scuola migliore è quella che dice: che bella classe, non ne abbiamo perso nemmeno uno.
    5. La scuola peggiore è quella che preferisce il facile al difficile. La scuola migliore è quella che alla noia del facile oppone la passione del difficile.
    6. La scuola peggiore è quella che dice: ho insegnato matematica io? Sì. La sai la matematica tu? No. 3, vai a posto. La scuola migliore è quella che dice: mettiamoci comodi e vediamo dove abbiamo sbagliato.

    –  I prof sono solo gente piena di boria e con la puzza sotto al naso che zittiscono gli  esseri  inferiori.

    3. La scuola peggiore è quella che dice: qui si parla solo se interrogati. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara a fare domande.

    7. La scuola peggiore è quella che dice: tutto quello che impari deve quadrare con l’unica vera religione, quella che ti insegno io. La scuola migliore è quella che dice: qui si impara solo a usare la testa.

    –  Tutti sono intelligenti allo stesso modo e tutti possono diventar dottori

    4. La scuola peggiore è quella che dice: c’è chi è nato per zappare e c’è chi è nato per studiare. La scuola migliore è quella che dimostra: questo è un concetto veramente stupido.
    8. La scuola peggiore rispedisce in strada chi doveva essere tolto dalla strada e dalle camorre. La scuola migliore va in strada a riprendersi chi le è stato tolto.

    – Finalino: solo la classe operaia sarà quella che andrà in paradiso ..

    9. La scuola peggiore dice: ah com’era bello quando i professori erano rispettati, facevano lezione in santa pace, promuovevano il figlio del dottore e bocciavano il figlio dell’operaio. La scuola migliore se li ricorda bene, quei tempi, e lavora perché non tornino più.

    – … con luogo comune di circostanza

    10. La scuola peggiore è quella in cui essere assenti è meglio che essere presenti. La scuola migliore è quella in cui essere presenti è meglio che essere assenti.

    E’ mandando questi messaggi che si trova la cura per i mali della scuola italiana? Non mi pare,  ed ha tutte le ragioni Marisa ad incazzarsi.

    Basta col buonismo e col vittimismo e la scuola tenti di essere, almeno per chi lo merita, una cosa seria e dia i mezzi e gli strumenti per emergere; Basta coi livellamenti verso il basso per togliere dalle strade incapaci e fannulloni: a questi si diano aiuti di altro tipo (palestre, impianti sportivi, corsi per attività artigianali e chi più ne ha più ne metta).

    Spendo solo più due parole su Vieni Via con Me, trasmissione della quale il sig Bruschi difende il diritto a non aver voluto dare spazio a chi aveva idee contrarie.

    Nulla di male, in principio, se fin dall’inizio lo si avesse definito per quel che è stato: non un “programma di varietà” come dapprima si è cercato di far credere,  non un “programma di intrattenimento” come poi si è ripiegato nel dire e, infine , nemmeno un programma culturale (io di cultura ne ho vista poca), bensì un programma di propaganda politica. Era solo questione di chiarezza. Magari avremmo protestato che la propaganda politica non si fa con i soldi nostri, ma questo è un altro film.

    Quanto a definire Saviano di destra, mi perdoni, sig. Bruschi, ma mi pare che Lei si stia mettendo sullo stesso piano di chi ha definito “la Repubblica” come l’unico quotidiano indipendente.

    Buona giornata.

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  16. @frz40:

    Insisto col ritenere che quando Starnone dice “la scuola peggiore è” intende stigmatizzare alcune storture di “certa” scuola, non di tutta (che come ho già scritto è fatta di microcosmi ed anche di punte di eccellenza). La realtà viene descritta per opposti e non per etichette (il peggio e il meglio, infatti: non la realtà e il sogno.). La differenza è sostanziale. E invalida, purtroppo, tutte le “attribuzioni di significato”, o interpretazioni se preferisce, che lei ha dato all’elenco.

    Qualsiasi esegesi, già di per sé complessa, si complica inevitabilmente quando ai testi si applica una lente sola. Cosa che mi sembra faccia lei.
    “Vieni via con me è propaganda politica? Ergo è tutta monnezza”.
    Mi viene da pensare “Non c’è peggior sordo…”

    Anche lei, insomma, caro frz, continua secondo me a giocare ai Rossi e Neri (e il suo attacco a Repubblica, ne è una dimostrazione patente).

    Se così non fosse, avrebbe dato un’occhiata al link che ho postato su Saviano e credo avrebbe riflettuto sul discorso dell’appartenenza politica.

    Credo. Anzi spero.

    Perché sentir parlare da chi non è un addetto ai lavori di “buonismo” e “vittimismo” non fa ben sperare per nulla.

    Provi a dare un occhio, se ha tempo, a tutto il filone di studi che va da Piaget a Vygotsky, da Dewey a Knowles, passando per Bruner… Altro che buonismo e populismo!

    E’ normale che lei abbia una sua opinione. Non è del tutto appropriato, invece, che pretenda di sapere per certo cosa è giusto o sbagliato conoscendo poco o nulla di processi di apprendimento o di istruzione in sé.

    Confucio diceva: “studiare senza meditare è inutile. Meditare senza studiare è pericoloso”.

    Lei penserà che io ricado nel primo caso. Io temo invece che lei appartenga al secondo.

    E questo, francamente, un po’ mi preoccupa.

    Buona giornata anche a lei.

    LB

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  17. @ Luigi Bruschi

    Dopo aver letto il commento di frz40 mi sono definitivamente convinta che la mia esegesi dell’elenco di Saviano non era per nulla in difetto.

    Vede, caro Bruschi, le persone che non fanno parte del “mondo scuola”, come Lei e come me, ma della scuola sanno quello che leggono a proposito delle indagini Ocse e comprendono in quanto padri e nonni alle prese con figli e nipoti che frequentano la scuola, interpretano la lista come l’avevo interpretata io. Ringrazio frz40 per aver, lucidamente e prendendo le debite distanze, fatto dell’elenco di Starnone un’esegesi perfetta, meglio di quanto abbia saputo e potuto fare io, essendo portata, per deformazione professionale, ad esprimermi in termini “tecnici”, parlando di competenze, abilità, valutazione oggettiva ecc. ecc. Ha usato un linguaggio forse un po’ troppo colorito ma Le assicuro che, dentro di me l’ho usato anch’io, salvo poi esprimermi nel modo più “professionale” possibile, senza trascendere.

    Mi permetta solo un’ultima precisazione. Vorrei tornare al motivo che mi ha spinto a scrivere questo post, dopo aver ignorato le parole di Starnone ascoltate in trasmissione: il fatto che l’elenco abbia iniziato a girare nelle scuole, tra l’altro senza autorizzazione alcuna, e che io l’abbia trovato sulla cattedra. Stava lì e sembrava mi dicesse: ecco, vedi qual è la scuola migliore, mica ‘sta schifezza che ci propini ogni giorno. Dico “sembrava” perché, dopo un veloce ma esaustivo esame di coscienza, mi sono resa conto che io, senza prenderne alcun merito personale ovviamente, faccio già parte della “scuola migliore”. Parlandone con i miei allievi, ho avuto la conferma che anche loro sono d’accordo.
    Quello che mi ha infastidito maggiormente è stato il fatto che quell’elenco volesse essere un atto d’accusa e, esattamente come nella trasmissione di Fazio, non ci fosse diritto di replica. Se l’avessero proposto come argomento di discussione, previo preavviso perché, sa, non è che le lezioni ce le inventiamo sul momento e improvvisiamo, si sarebbe potuto fare, ad esempio, un brainstorming, per vedere quante e quali delle osservazioni fossero condivise, su qual aspetti si potrebbe ancora migliorare, quali azioni mettere in pratica per raggiungere determinati obiettivi … insomma, avrei “perso” volentieri del tempo per discuterne con gli allievi, mentre quell’elenco stava lì solo ed esclusivamente come atto d’accusa che, tuttavia, non era condiviso da tutti ma solo da chi ne aveva proposto, ripeto senza autorizzazione, la lettura. Secondo Lei, sono stati gli studenti di destra? Il problema è che la scuola, come ho già detto, dovrebbe stare alla larga dalla politica perché una buona scuola non è di parte è semplicemente di tutti e per tutti.

    La ringrazio per le letture che mi consiglia: non appena ne avrò il tempo, leggerò gli articoli cui mi rimanda. Evito di esprimermi su Fini e co. perché si aprirebbe un’altra discussione che in questo ambito parrebbe fuori luogo.

    Lei mi augura un buon week-end e La ringrazio. Purtroppo non sarà un week-end di riposo, anche se spero possa essere costruttivo, quindi buono ugualmente: dopo le lezioni mattutine e un’ora di sportello, nel pomeriggio mi aspettano tre ore di colloqui con i genitori. I compiti, quindi, aspetteranno domani per essere corretti, a dimostrazione del fatto che, nonostante qualcuno faccia fatica a crederlo, gli insegnanti lavorano 7 giorni su 7.

    Buona domenica … almeno a Lei.

    P.S. Secondo Lei, il luogo comune dell’insegnante “fannullone” è una colossale panzana più di destra che di sinistra. Secondo me, invece, è una panzana dettata dall’ignoranza e l’ignoranza abita ovunque, non segue orientamenti politici.

    @ frz

    Grazie per il tuo intervento che ha portato la “luce” in questa discussione fra “dotti”. La vox pupuli, anche quella di un ragioniere ( 🙂 ), è sempre la migliore e la più vera.
    Come ho detto sopra, il linguaggio è un po’ colorito ma quando ce vò ce vò! 😀

    Buon week-end!

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  18. @ Marisa.
    Mi scuso per il linguaggio colorito, sai che non mi è abituale, ma i messaggi che sono passati con quella lista sono proprio quelli, se non peggio. Il foglietto che ti sei “trovata” sulla scrivania lo testimonia ampiamente,

    @ Luigi Bruschi.
    Ha fatto BINGO !!!! A me preoccupano molto di più quelli che hanno studiato e hanno meditato volendo capire quel che gli fa comodo. E il solo fatto che definsca un “attacco a Repubblica” le mie parole lo conferma. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. Io al suo posto smetterei di leggere Piaget, Vygotsky, Dewey, Knowles, e compagnia bella e mi dedicherei per un po’ a Topolino. Di me, comunque, non si preoccupi, le assicuro che so interpretare benissimo quel che la gente dice.

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  19. Tranquilla, cara Prof., anch’io nel w.e., come ogni buon formatore, aggiungo tasselli alla mia preparazione (fra l’altro, seguo anche corsi in e-learning come tutor ed è un’attività che spesso ha i suoi picchi nel fine settimana!): di imparare infatti, come recita il proverbio, non si finisce mai e, come diceva il buon Seneca, homines dum docent, discunt .

    Sul resto, francamente, mi taccio.

    Dico solo che trovo francamente davvero singolare il fatto che essendo frz d’accordo con quanto ha scritto, lei si convinca definitivamente che la sua esegesi sia corretta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    E trovo addirittura allarmante pensare che “le persone che non fanno parte del ‘mondo scuola’, come Lei e come me, ma della scuola sanno quello che leggono a proposito delle indagini Ocse e comprendono in quanto padri e nonni alle prese con figli e nipoti che frequentano la scuola, interpretano la lista come l’avevo interpretata io”.

    Se può interessarle, la mia statistica su quello che pensano le persone è assolutamente opposta alla sua.

    Ma, glielo confesso, non pretendo di fare statistica con le mie conoscenze, per quanto vaste. Lei sì?!

    Tant’è comunque, ho promesso che mi taccio: perché davanti al pensiero circolare non resta altro da fare che defilarsi.

    Ringraziando, per l’ultima volta, dello spazio concessomi e del confronto.

    Buon lavoro nel w.e.

    LB

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  20. ciao, parlo da studente, perciò il mio linguanggio molto probabilmente non sarà all’altezza di una persona laureata il filologia e critica dantesca. 🙂
    comunque volevo dire che io mi ritrovo con quello che dice starnone, quando dici «La scuola migliore è quella che non si va a riprendere chi le è stato tolto perché sarebbe un’impresa impossibile. Può, tuttavia, cercare di convincere chi non apprezza il suo operato che la strada più percorribile è quella della conoscenza, non la strada fatta di asfalto e macchiata di sangue.»; da come vedo sembra quasi che ti stia mettendo l’anima in pace, ormai l’hai perso, gli dici «guarda che venire a scuola è meglio di stare in mezzo alla strada»; e se ti sta a sentire bene, sennò ciao. guarda che non è così semplice eh..vai nei dintorni di Napoli e prova a convincere figli di camorristi (o anche i genitori)che la strada non è la scelta giusta..
    dici che ci sono situazioni e situazioni… ma dove?! sono davvero poche le scuola dove avviene ciò che dice starnone di positivo. quando dici: «tutto ciò che di negativo si dice sulla scuola italiana come se fosse la situazione reale, e tutto ciò che di positivo si osserva come se fosse la scuola ideale, quella che gli studenti vorrebbero e che invece non hanno»; secondo me è davvero la scuola ideale, ci sono fin troppi professori che dicono che ciò che insegnano è legge e che bisogna parlare solo se interrogati. la visione cambia da una parte (quella dell’insegnante) all’altra (quella degli studenti).

    ora io ho solo espresso la mia opinione e ho parlato in generale, non sono offese a livello personale perchè non mi permetterei mai, soprattutto verso persone più grandi di me. mi sono permessa di darti del tu, perchè, come ho detto, sono una studentessa e mi sono sentinta abbastanza coinvolta in una discussione dove gli studenti vengono visti come una parte marginale che si fanno abbindolare come degli allocchi da ciò che dice la tv. se io credo ad una cosa è perche la vedo e non perchè me lo dice qualcun altro, ancora meno se qualcuno lo dice in tv (che è diventata solo uno strumento di influenza per le masse).

    PS: non so se mi sono espressa correttamente, perdona i miei errori =)

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  21. @ lastudentessa

    Mi fa piacere che parli per esperienza personale e non perché “te lo dice la tv”, tuttavia quello che asserisci può essere valido per una realtà ma non per un’altra. E non è solo questione di punti di vista (quello dello studente e quello dell’insegnante).

    Se Starnone va in Tv, che a ragione definisci “strumento di influenza per le masse”, sembra però che si riferisca a TUTTA la scuola italiana e non ad alcune zone (solo il punto il punto 8 si riferisce ad una realtà ben precisa di cui tu sei testimone, evidentemente, e su cui non discuto).

    Vedi, secondo me il problema è che la scuola, come istituzione e pubblico servizio, dovrebbe essere rivalutata agli occhi dei cittadini italiani e l’elenco di Starnone certo non agevola questa rivalutazione, anzi, basandosi su luoghi comuni, non fa che avvalorare i pregiudizi e preconcetti secondo i quali nella scuola italiana sarebbe tutto da rifare. E certamente se lo Stato non ci aiuta, noi da soli -intendo studenti e insegnanti – non possiamo fare molto.

    Grazie per il tuo intervento. 🙂

    P.S. come vedi ho messo a posto il primo commento cancellando il secondo. WordPress non legge quanto compreso fra le parentesi uncinate, meglio usare le virgolette tradizionali.

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