RAZZISTA CHI LEGGE?

cartellone negro lesbica

Stamattina, mentre fumavo una sigaretta in un angolino del cortile “di servizio” della mia scuola, luogo solitario in cui mi sono autoesiliata -non si fa che parlare di dare il buon esempio! Poi i ragazzi fumano più di me ma questo non ha importanza-, la mia attenzione è stata attirata da un cartellone pubblicitario. Prima di tutto ho riconosciuto la donna ripresa nell’immagine fotografica: ho scoperto dopo, grazie a internet che toglie ogni curiosità, o quasi, che si tratta di una deputata del Pd, Anna Paola Concia, la cui faccia mi era nota poiché l’altra sera era ospite a Matrix su Canale 5 e ha stressato parecchio sottolineando, ad ogni pie’ sospinto, che l’articolo corretto da anteporre a “transessuale” è “la” e non “il”. La puntata, manco a dirlo, era dedicata alla triste vicenda di Piero Marrazzo, quindi non potevano mancare i riferimenti ai transessuali (alle transessuali, per far contenta la Concia). Che fosse un tipo strano, l’onorevole Concia, l’avevo capito; che fosse omosessuale avrei potuto anche intuirlo ma, vista l’ora tarda, la mia perspicacia, che anche in condizioni normali scarseggia, era del tutto annullata dal sonno che incombeva inesorabile su di me, ormai sfinita dalle consuete diciannove ore di attività.

Tornando al cartellone, accanto alla gentile signora era ben visibile un uomo di colore che ho poi scoperto essere, sempre grazie all’insostituibile Google, anche lui un deputato, tale Jean Leonard Touadì. Il testo del messaggio recita: CI CHIAMI SPORCO NEGRO E LESBICA SCHIFOSA, MA TI OFFENDI SE TI CHIAMANO ITALIANO MAFIOSO.
La campagna pubblicitaria è curata dall’ARCI che mette in guardia il lettore con parole minacciose: “IL RAZZISMO È UN BOOMERANG. PRIMA O POI TI RITORNA”.

Ora non vorrei fare la moralista dicendo che un tale cartellone non dovrebbe trovarsi ben in vista in prossimità di una scuola (e pazienza la mia che è un liceo, ma ce n’è uno un po’ più in là proprio di fronte ad una scuola elementare); quello che mi sconvolge, essendo stata costretta a leggere il testo, che mi si rimproveri di essere razzista e omofoba. Non solo, che si creda che io possa offendermi se qualcuno mi chiama “italiana mafiosa”. Prima di tutto, sono dell’idea che ogni uomo/donna abbia pari dignità, a prescindere dal colore della pelle, dalla cultura, religione, lingua, provenienza geografica o tendenze sessuali. Poi, anche se le mie origini sono meridionali, non ho nessun legame di parentela con famiglie mafiose o camorriste che dir si voglia. Io non offendo nessuno, purché nessuno offenda me. Se poi il razzismo è un boomerang, allora il suo effetto non mi sfiora nemmeno, perché razzista non sono.

A questo punto qualcuno potrà obiettare che i cartelli pubblicitari sono nelle strade bene in vista, alla portata di tutti –anzi, sarebbe meglio dire all’occhiata …- e che il messaggio non è rivolto al singolo. Certamente. Ma se un cartello mi invita a mangiare una deliziosa crema spalmabile di cui non sono consumatrice perché il mio colesterolo, già alto, andrebbe alle stelle, sarò libera di scegliere se acquistare quel prodotto o no, ma nessuno mi minaccerà mai, attraverso il messaggio stesso, che se non cederò alle lusinghe di quel bel barattolone mi accadrà qualcosa di male.
Ragion per cui, credo che quella di cui sto parlando non sia una pubblicità, sia un monito. E dà per scontato che chiunque legga sia razzista, così come chiunque veda la crema spalmata su una deliziosa fetta di pane fragrante, sia un consumatore. Ma mentre il consumatore del prodotto è considerato solo potenziale, e infatti si invita qualcuno ad acquistarlo, i due onorevoli, tra l’altro nudi, non mi invitano a non essere razzista, bensì danno per scontato che io lo sia e che sia enormemente infastidita dal fatto che qualcuno mi chiami mafiosa, cosa che nella mia vita non è mai accaduto proprio perché non lo sono, né nei fatti né potenzialmente.

Sarò un po’ rompina, ma questo tipo di pubblicità mi sembra alquanto sconveniente, basandosi solo su delle illazioni. Ma sul sito dell’onorevole Concia, le motivazioni che hanno indotto a questa campagna sono tutt’altre:

pensando a quanto ci assomigliamo noi due, lui nero e io lesbica, e quanto si assomiglia lo sguardo degli altri su di noi, ho concluso che il razzismo non ha solo a che fare con la razza. E’ l’atteggiamento di chi ragiona solo per classifiche. Di chi si sente sempre in serie A, e decide che quelli che non gli somigliano dovrebbero giocare in serie B, a prescindere da quanto valgono.
E’ un atteggiamento di immensa presunzione: ma purtroppo, il razzismo non guarda in faccia nessuno, neanche i presuntuosi. Il razzismo, i miei amici pubblicitari l’hanno pensato proprio come un boomerang, perché se lo fai partire, prima o poi torna al mittente.
[…] Quando un italiano, convinto di giocare a pieno diritto in serie A (in quanto maschio, bianco, eterosessuale, benestante, occidentale, cristiano) si sente dare del mafioso all’estero, ecco che si sente vittima. E soffre. E si agita. Ritiene di essere oggetto di razzismo. Non si accorge che è vittima dello stesso criterio che ha finora applicato, sul lavoro, in metropolitana, pensando di avere più diritto a sedersi degli altri esotici passeggeri. Il boomerang che ha lanciato è cioè tornato al mittente.

Certo, il ragionamento non fa una piega ma, come si suol dire, non è bene fare di tutta l’erba un fascio. Perché adottare uno strumento così provocatorio per sottolineare un concetto tanto semplice e facilmente comprensibile? Ogni uomo e donna hanno pari dignità. L’intolleranza è una cosa abietta e chi la esercita su persone che ritiene inferiori, non ha la capacità di pensare. Ma che all’estero noi tutti passiamo per mafiosi solo perché abitiamo in Italia, è solo un luogo comune che non ha troppe conferme, per fortuna. Almeno, non è mai capitato che qualcuno usasse questo appellativo riferendosi a me. Forse perché ho incontrato persone straniere ma intelligenti. Quelli che non capiscono, invece, che il razzismo e l’omofobia sono un’assurdità, nel momento in cui si trovano davanti a un cartellone cui campeggiano i corpi nudi dei due onorevoli, si fanno una risata e passano avanti con la stessa indifferenza di prima, sempre che non deturpino i cartelli o ci sputino sopra. D’altra parte, chi mai andrebbe a deturpare la pubblicità della crema spalmabile?

Leggo su internet che la campagna pubblicitaria risale al giugno scorso, io però ho visto i cartelloni solo oggi. Ora, io so che qui arriva tutto in ritardo –soprattutto la moda- ma forse c’è un’altra spiegazione a questa “rispolverata” pubblicitaria: non è che l’ARCI abbia diffuso nuovamente tale pubblicità proprio ora che è uscito lo scandalo di Marrazzo e dei suoi incontri intimi con un (una, per accontentare la Concia) transessuale? Il sospetto è legittimo, mi pare. Ma se così fosse, sarebbe un tentativo un po’ patetico di legittimare un comportamento moralmente non condivisibile, facendo leva sulla coscienza di ognuno di noi: se condanni il povero Marrazzo, sei intollerante. Non vorrai mica comportanti in modo così spregevole?

7 pensieri riguardo “RAZZISTA CHI LEGGE?

  1. Non avevo neppure io visto questo “cartellone pubblicitario”, abito a Milano e in una città così grande avrei dovuto almeno una volta notarlo: forse lo sponsor non aveva abbastanza denaro per farne molte copie, dopotutto non è come la pubblicità commerciale che rende, questa costa solamente, e poi, a dire il vero non so nemmeno come definirla: pubblicità? messaggio? Provocazione?….

    Analizziamo punto per punto.

    PUBBLICITA’….. pubblicità di cosa? Di due personaggi che vogliono ad ogni costo farsi un nome? Beh, oggi i politici possono scegliere molti modi per farsi pubblicità; prova ne sono tutti gli scoop e i gossip che in questi ultimi tempi riempiono i nostri quotidiani (e che tra l’altro è una pubblicità gratuita).

    MESSAGGIO….. quale dovrebbe essere il messaggio? Che il deputato Toualdi è nato in Congo e la deputata Concia è omosessuale? Beh, anche qui non ci trovo nulla di tanto interesse da essere reso pubblico… sono affari loro.

    PROVOCAZIONE…. Provocare per essere a loro volta provocati???
    E a chi non risponde? (si dirà che non risponde perché è razzista).
    E se risponde??? Beh, allora si dirà che ha risposto perché è razzista.
    Ma cos’è razzismo se non il desiderio di chi si sente diverso e vuole invece che gli altri non lo vedano tale???? (in questo caso il primo razzista di se stesso è lui medesimo).
    Per me vanno bene i trans, vanno bene gli omosessuali e le lesbiche, vanno bene i neri e quelli con gli occhi a mandorla, vanno bene i mussulmani e tutti coloro che non la pensano come me, purché tutti si comportino con onestà, con educazione e con rispetto delle leggi.

    E sempre per mia abitudine, come oramai saprai, termino con un proverbio cinese (ne ho una notevole raccolta):
    “Tutti gli uomini sono simili. Sono le abitudini che li fanno diversi”.

    eli

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  2. @ Eli

    come sempre hai fatto un’analisi dettagliata e non posso che condividere il tuo punto di vista. In particolare approvo quando dici “Ma cos’è razzismo se non il desiderio di chi si sente diverso e vuole invece che gli altri non lo vedano tale???? (in questo caso il primo razzista di se stesso è lui medesimo).”. In effetti lo penso anch’io. Mi ricordo quando i miei bimbi erano piccoli e, se combinavano qualcosa, uno dei due si affrettava a dire, senza essere interpellato: “io non sono stato”. Allora osservavo che la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo. Così penso che certe persone, sentendosi attaccate, credono di difendersi attribuendo agli altri quello che in effetti è il loro stesso pensiero. E’ vero, secondo me, che da quando sono nati i vari “gay pride” è come se gli omosessuali si siano catalogati da soli come “diversi”. Mio marito spesso osserva che se gli eterosessuali non sentono la necessità di manifestare significa che la “normalità” non ha bisogno di scendere in piazza. Come dargli torto?

    Grazie per essere tornata a trovarmi.
    A presto. 🙂

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  3. Le immagini mandano messaggi con la rapidità del fulmine e sull’immagine si basano tutti i cartelloni pubblicitari.

    Quando ho visto quei due mezzi busti nudi, di un lui e una lei non più di primo pelo, col volto felice e sorridente, ho subito pensato “han fatto l’amore con Control”.

    Poi i grigi capelli di lei e le dimensioni del negrone mi han fatto optare per la pubblicità di “Vaginflex, sesso senza paura col nuovo lubrificante vaginale”. Soddisfatti o rimborsati.

    Ma è stato solo un attimo perché quelle braccia incrociate sul petto, sintomo di un certo reciproco distacco, mi han fatto venire qualche dubbio.

    E ho letto: “Ci chiami sporco negro e lesbica schifosa” . E mi è subito venuta voglia di dirgli di sì! Anche se non lo penso e non mi permetterei mai di dirlo.

    Che bella idea per un predicozzo. Giustificato con “ma ti offendi se ti chiamano italiano mafioso”.

    No, non mi offendo, tutt’al più m’incazzo. Soprattutto con quelli che lo sono davvero e che hanno contribuito a creare questo stereotipo.

    Che bei paladini dell’antirazzismo. Lui forse. Ma lei? Esiste la razza delle lesbiche?

    No Marisa, non c’entrano nulla neppure i trans. E’ stato solo un bel modo di apparire e di farsi notare.

    Con la pubblicità della Vaginflex (nome di fantasia, peraltro) ci sarebbero riusciti meglio.

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  4. caro frz,

    mi fai troppo ridere!!! So, però, che non sei né razzista né omofobo, ti va solo di scherzare e anche a me, spesso.

    Come la stessa onorevole Concia dice nel suo sito, posando insieme a Touadì ha voluto attirare l’attenzione sulla somiglianza di due condizioni -l’avere la pelle nera e l’essere omosessuale (chissà perché ma a me dire “lesbica” non piace, mi pare un insulto!)- che possono essere catalogate entrambe come “razzismo”. In realtà hanno solo a che fare con l’intolleranza. Per me, comunque, anche la parola “razzismo” non ha fondamento: il concetto di “razza”, in relazione con l’intolleranza, è stato messo in discussione da insigni antropologi secondo i quali esiste una sola “razza” ed è quella umana. Meglio parlare di “etnia”, al limite.

    Continuo ad essere convinta che la ricomparsa -qui e a Milano, secondo Eli, solo “comparsa”- dei cartelloni proprio in questi giorni abbia una qualche relazione con il caso Marrazzo. Mi sbaglierò, forse, ma la coincidenza mi pare almeno sospetta.

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  5. Razzismo no, intolleranza sì. Ma ormai noi poveri fumatori ci siamo abituati. Infatti, nel post ho scritto che mi sono autoesiliata nel cortile “di servizio”, così come ho detto nell’inciso che alla fine, buon esempio o meno, i ragazzi fumano ugualmente e talvolta più di noi e spesso, putroppo, non solo sigarette. 😦

    Io so di non essere stata un buon esempio per i miei figli ma mi consola il fatto che, essendo la mamma fumatrice di entrambi, uno fuma e l’altro no, gli dà pure fastidio l’odore. Quindi è ovvio che l’esempio vale solo fino ad un certo punto.

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